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venerdì 21 gennaio 2011

AUSTRALIAN OPEN 2011 - Il nuovo Gasquet, perdente senza brio. Federer dirompente


Day 5 - Dal vostro indefesso inviato nella stiva, cui il grande capo consigliò: “vai, scrivi per blog, fai il pazzo…”

Federer trionfale, passeggia sul dimesso Malisse. Tra il dominatore dell’ultimo decennio tennistico, e quel pigro talento svogliato che in quello stesso decennio avrebbe potuto sostare a pieno diritto tra i top 5, era lecito attendersi un match spettacolare. Divertente. Un minimo emozionante. Invece Roger Federer schianta un pur decoroso Xavier Malisse in tre rapidi set. Non fa nemmeno in tempo ad abioccarsi, come gli era capitato nel turno precedente. Troppo netta ed inequivocabile la differenza presente, passata e futura tra i due, malgrado il belga con lo shignon ed il ventre pingue dell’indolente, in questo inizio stagione sia tornato a livelli di tennistica decenza da top 30. Molto bene l’elvetico monarca, che se non si assopisce smarrendosi nel ristoratore sonnellino di Alice nel paese delle meraviglie, quasi vergognandosi per un tennis così nettamente superiore, rimane tennista difficilmente arginabile per tutti. Qualche iberico miliziano con l’accetta in mano non sarà d’accordo con questa improvvida dichiarazione, ma io così la penso. Inarrivabile per i top, figuriamoci per quel belga convinto d’esser un Dio, se solo lo volesse sul serio. E che ora si contenta di dir messa in una parrocchia di periferia.
Tabellone spianato per Federer, almeno fino alla semifinale. Prima Tommy Robredo negli ottavi, ed è inquietante come “el torpe” spagnolo sia costante nell’approdare inutilmente alla seconda settimana negli slam. L’iberico, con un minimo di sorpresa, e delittuoso scempio di stolte credenze sull’estetica, fa un sol boccone dell’elegante ucraino Sergiy Stahovsky. Tennista inadatto a questo mondo malvagio. Poi eventualmente Andy Roddick, in grande difficoltà per due set col talento zoppo d’Olanda Robin Haase. Sempre che l’americano riesca a fare fuori uno Stanislas Wawrinka in gran spolvero, che si disfa del tennis orridamente squinternato ed esasperante di Gael Monfils, miracolato del primo turno e sempre più prodigioso atleta (buono per qualsiasi sport, che non sia il tennis).

Gasquet e quell’insana voglia di voler fare una tac ad un cadavere. Uno ci prova ogni anno, ogni torneo, a tenere viva la flebilissima fiammella di accecata speranza verso il niente. E lui, Richard cuore di drago, ogni volta s’impegna rendere evidente la nostra infermità. In Australia poi, nel recente passato aveva elargito alle platee mondiali gemme di un delirante suicidio ancestrale. Sconfitte splendidamente congegnate, con trame sofisticatamente thrilling. E con lo stesso, inevitabilmente increscioso, finale. Dalla maratona persa con (ei fu) “mano de pietra Gonzalez”, alla mirabolante dipartita dello scorso anno con Misha Youzhny. Quello attuale è invece un Gasquet senza un minimo di anelito vitale, seppur perdente. Sempre più involuto tecnicamente e defunto psicologicamente (che non sarebbe nemmeno un male, quest’ultima dipartita dal suo angosciante io). Come un Seppi qualsiasi (ok, non esageriamo, c’è sempre una mano benedetta di mezzo, oltre alla noia mortifera) s’è adeguato ad una carriera da buon top 40. Che batte in scioltezza Dancevic e Mandarino, e si scioglie come frenetica quaglia con l’esaurimento nervoso, al cospetto di Thomas Berdych (avessi detto Sampras), che altri non è che buon picchiatore lobotomizzato. Senza nemmeno l’ingannevole comparsata pseudo eccitata, che tanto rendeva buffo il personaggio. Trionfa il ceco, contro un Richard assolutamente fuori fase, quasi catechizzato e castrato a dover svolgere uno scolastico compito in classe. Lui che invece, in ipotesi, saprebbe solo dipingere una tela immortale.
Per il resto, Djokovic suda (si fa per dire) solo un set, prima che il suo delfino/triglia Troicki si arrenda ad un infortunio (elongazione scomposta dell’ipotalamo, può darsi). Nicolas Almagro e Nando Verdasco dopo essersi salvati per un pelo al turno precedente, fanno i gradassi come due bulli di periferia contro il vecchio e dignitoso croato al crepuscolo Ljubicic ed il giapponese Kei Nishikori. Pronti però a tornare belanti caprette, ed abbassare l’inquietante crestino di fronte al “potente” di turno.

Donne. La caduta delle dee. In un torneo femminile che fino ad ora non ha regalato troppe emozioni, le più forti arrivano dalle dipartite di Justine Henin contro Svetlana Kuznetsova, e di Venus Williams, che dopo l’infortunio patito nel turno precedente non entra nemmeno in campo contro la tedescona Petkovic. Due grandi eroine del tennis contemporaneo, ormai dirette con mestizia verso il malinconico vialetto del tramonto sportivo. Tra un infortunio e l’altro, e l’ingannevole finale dello scorso anno a Melbourne, la minuscola fata turchina di Belgio non sembra più in grado di competere ad alti livelli. Rende tutto tragicamente evidente Svetlana Kuznetsova, che poco avvezza ad inutili fronzoli picchia sodo, abbatte l’ex regina senza lasciarsi impietosire e procede ingrugnata per la propria strada.
Avanzano invece Caroline Wozniacki, Victoria Azarenka, Na Li e Francesca Schiavone. Vedo qualche games della milanese, impegnata contro Monica Niculescu. Imbarazzante affresco di un’approssimazione anacronistica. Qualcosa che si stenta a creder reale. La rumena (non si comprende grazie a quale ancestrale coincidenza sia arrivata tra le top 100) palesa limiti inquietanti. Tira una specie di dritto choppato accompagnato da un ghigno atroce, neanche stesse cocendo una omelette. Goffi errori che farebbero sorridere anche se palesati in un circolo tra ottuagenari dopolavoristi con la sciatica. Servizio impietoso con la pallina che (è successo realmente, non è frutto dell’lsd) non arriva nemmeno alla rete, ed altre faccende indescrivibili. Certo, la rumena ha gran carattere, almeno. Francesca Schiavone, finalmente tirata a lucido, pare avviata ad una scontata “biciclettona”, quando comincia ad andare fuori misura. L’altra continua a tirare di volano col dritto e si eccita tutta. Serve tre volte per il secondo set, prima che l’italiana riprenda in mano le redini della partita e chiuda al tie-break. Svetlana Kuznetsova, negli ottavi, ci dirà di più sulle sue reali ambizioni.

6 commenti:

  1. La foto di Richard in copertina è molto significativa, trovo. :-)
    L'atletismo esasperato di Monfils oggi ha retto solo un set. O forse la sua calotta cranica dall'interessante cuoio capelluto. In compenso - dopo cinquantotto tentativi, credo - è riuscito a far entrare in campo il "between the legs" del Rogerone. (Dettaglio: Roger di solito ci fa i punti con quella mossa, non li subisce).
    Ottimo commento su Verdasco e Almagro.
    Ma, infine, avrei una domanda: Picasso, credi che Tomic riuscirà a strappare almeno un set a Nadal domani?
    Ciao, buona serata ;-)

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  2. Io faccio parte di quelli che ci crede ogni anno, ogni torneo, quasi ogni 15 :(, accadrà qualcosa che farà cambiare qualcosa in quella testa vuota, ed invece non accade, non ancora ;), io aspetto che vinca uno slam. Richard si lascia stendere come la focaccia precotta dell'ld ed anche secondo me è involuto tecnicamente, è lagnoso, è nervoso, è fuori posto.

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  3. @Ciao Fabio,
    ammetto che la vittoria di Wawrinka non m'è diapiaciuta affatto. Già troppo che quel ginnasta caucciù sia arrivato al terzo turno dopo il mezzo miracolo con De Bakker. E daje e daje, na su 150 deve per forza riuscire. Anche Schiavone lo ha provato ancora. Lo manca sempre di uno zinzinello. Poi lei è agevolata dal non avere impedimenti per così dire mascolino (o forse no). Ma non addentriamoci in gineprai governativi...=)
    Tomic...ora, l'australiano mi sta meno simpatico di un'emicrania mattutina post-sbronza. In tutta franchezza avrei preso Nadal 3-0 tutta la vita (anche con quota attorno all'1,20). Tanto Jurgen mi sta facendo perdere l'ennesima puntata. Diobò.
    Ciao a te, alla prox.
    @Star,
    e allora crediamoci ciecamente. Diventeremo più buffi degli evangelisti che girano porta a porta con una simile professione di fede. =)
    ("fuori posto" mi sembra una osservazione stringente)
    Boh, oltre ad una involuzione tecnica, mi sembra un castrato (più del solito). Attento come uno scolaretto a dover fare le addizioni. Sarà solo una sensazione. Credo sarebbe più competitivo se lasciato libero e brado. Voglio dire, risulterebbe un perdente più divertente...=)

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  4. p.s.: Ci è comunque andato vicino. Però, in prossimità del pranzo, per evitare rigurgiti preventivi, preferisco vedere il doppio da circo Medrano Rafter/Leconte-Cash/Arthurs. A scanso di equivoci.

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  5. Ciao Picasso!!!
    Come farei se non ci fossi tu, visto che di questo Australian Open ho visto giusto due partite e mezza pur essendo una borghese abbonata a Sky? (ancora per poco però...) :p
    Grazie per le tue sempre utilissime cronache, nessuna sorpresa finora quindi... Insomma Gulbis fuori così a brucio è davvero troppo, anche una maga magò come me questa non se l'aspettava, magari al terzo turno to'...
    Roger splendido splendente, ho visto la partita con Simon (sì ok qualche partita l'ho vista confesso) e ho temuto ripiombasse negli antichi sonnellini, non può proprio farne a meno eh?
    Attendo i tuoi aggiornamenti, ciao Picasso!
    PS: ma per fare il pazzo e dire cazzate hai chiesto almeno 5 milioni di euro? :PPP

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  6. Ciao Silvietta,
    ben ritrvata. Sì, in fondo poche sorprese. Forse Tsonga, Gulbis e Davydenko un ottavo potevano arraffarlo. E un Del Potro pieno di mestizia.
    Federer bene, tranne quel passaggio a vuoto col francese. Vedremo, disse il saggio.
    Non posso svelare le cifre. Debbo dirlo solo innanzi agli inquirenti. Se voglio andarci, però. Mica è un obbligo. =)
    Ciao, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.