L’orgoglioso volo di Roddick spezza il veemente incantesimo Raonic. Una domenica come un’altra. Ad attendere che “l’atomica ci spazzi via”. Che l’ennesima mummia orientale pennellata col nero di seppia venga spedita all’inferno. Al limite immaginando un manipolo di imbiancati sepolcri fascisti inviati dove meritano: All' isola dei famosi (versione brutalmente finale), circondati da piranhas e squali tigre che ne sdegnino le ripugnanti carni, perché a tutto c’è un limite.
Ma per fortuna c’è il tennis. Mi godo la finale del torneo di Memphis. Mica Flushing Meadows. Protagonisti: il rampante canadese nato a Podgorica Milos Raonic ed il vecchio Andy Roddick, ancora competitivo a livelli medio alti. Un po’ ci avevo sperato, che alla finale col giovane Milos arrivasse Juan Martin Del Potro. Ma il pistolero di Tandil si è arreso ancora in semifinale, come a San Josè. Flebili segnali di risveglio, nel lento cammino che lo riporterà ai vertici. Si spera. Per lo intanto, tra antiche fucilate, acciacchi e grandi pause, positiva la riscoperta della t-shirt. Senza le proverbiali canotte scopri ascelle si evita l’agghiacciante effetto “Franchino” di fantozziana memoria.
La finale non disattende le aspettative, fatte di prevedibilibili missili e bombe terra aria. Il vecchio Andy, semovente, influenazato ed orgoglioso, proprio non ci pensa a lasciare il campo al giovin fenomeno cresciuto in riva all’Ontario. Raonic è alla seconda finale consecutiva, dopo la vittoria di San Josè. Non saranno dei Masters 1000, ma il chiaro indizio di una stella sul punto di deflagrare in tutta la sua potenza. Solo gli accecati e i “Nandi Verdaschi” (ancora rintronati dalla seconda tramontana di scoppole ricevuta), possono non rinvenire nel ragazzone canadese le stimmate del futuro campione. Parla, il povero Nando, ancora sotto shock, di “altro sport”. Talmente annebbiato da mettere in mezzo Karlovic, dimostrando gran demenza, in campo, ma soprattutto fuori. Giocherà anche un altro sport, ma che tennis signori. Non solo grappoli di ace, ma un martellamento sapiente anche a rimbalzo ed una manciata di volèe piazzate con mano sapida. Faccia tipica dell’imberbe ragazzetto accigliato, ancora sconvolto dall’improvvisa crescita adolescenziale, questo graffino senza muscoli e dalle spalle strette continua nel suo mestiere anche contro Roddick. Servizi devastanti ed alabarde di dritto imprendibili, che partono dalla sua racchetta con velocità impressionante. Senza grande sforzo o bisogno di muscolature da big jim. Aziona il virtuoso braccio e via. Dovrebbe essere il dogma principale per distinguere il talento dall’arte tennistica costruita (capitolo 1, primo comma).
Quasi inevitabili i due tie-break emozionanti. Un normale svago di gioventù di Raonic regala il primo all’americano. Nel secondo è però Milos a salire in cattedra, dimostrando un’altra peculiarità impressionante: Carattere e forza mentale non comuni per un ventenne. Ancor più sorprendente se si pensa che gioca contro un intero palazzetto, e che dall’inizio del match il suo avversario ha messo in scena un’opera di nonnismo tennistico di dubbio gusto, condizionando giudici di linea ed arbitro. Ed i suoi connazionali, una spintarella gliela danno ben volentieri, con over rules imbarazzanti e doppi rimbalzi non visti sotto il naso del giudice di sedia. Ma il canadese annulla tre match point, come fosse cosa naturale, portando il match al terzo.
Il ragazzone sembra mollare, a due quindici dall’1-5 nel set decisivo, prima dell’ennesima rimonta che lo riporta sul 5-5. Ora l’esperto yankee ha la faccia dell’incredulità allibita, mescolata alla frustrazione. E’ l’altro segnale inequivocabile. Il vecchio campione che dona la nitida sensazione di ammirata impotenza. Espressione sgomenta che leggevi nei lineamenti scavati del vecchio Supermac contro il diciannovenne Sampras, incapace di arginare quel tennis che pareva congegnato sulla luna, tanto era devastante. Ecco, dividete per cento i due personaggi di ieri, mettete il cemento di Memphis al posto di quello, ai tempi ancora verde, di Flushing Meadows, ed avrete lo stesso passaggio di testimone. E’ ancor più frenetico Roddick, una marea di tic e quell’imbarazzante ravanarsi i gioielli di famiglia, degno di un battitore della major league che ha appena sputato il tabacco masticato. Ma a perdere non ci sta. Match point, il quinto o il sesto, si è perso il conto. Ecco l’altro che esplode l’ennesima minella di dritto anomalo ad uscire, presa della rete ed ottima volèe piazzata, che Andy agguanta disperatamente, quasi scavandola dal cemento e trasformandola in vincente passante in tuffo carpiato. Il colpo dell’anno, sicuramente. Con tanto di ruzzolone scarnificante e berretto che svolazza via scoprendone la chierica da calvizie incipiente.
Sul palco della premizione v’è la nitida fotografia del match. L'Andy calante, affaticato e sanguinante, felice d’aver portato a casa il match contro la nuova “sensazione” del tennis mondiale, ed aver vinto il trentesimo titolo in carriera. Il ragazzone canadese contento per la seconda finale consecutiva. Gioca da top venti. Diverrà top ten. Amen.
Ma per fortuna c’è il tennis. Mi godo la finale del torneo di Memphis. Mica Flushing Meadows. Protagonisti: il rampante canadese nato a Podgorica Milos Raonic ed il vecchio Andy Roddick, ancora competitivo a livelli medio alti. Un po’ ci avevo sperato, che alla finale col giovane Milos arrivasse Juan Martin Del Potro. Ma il pistolero di Tandil si è arreso ancora in semifinale, come a San Josè. Flebili segnali di risveglio, nel lento cammino che lo riporterà ai vertici. Si spera. Per lo intanto, tra antiche fucilate, acciacchi e grandi pause, positiva la riscoperta della t-shirt. Senza le proverbiali canotte scopri ascelle si evita l’agghiacciante effetto “Franchino” di fantozziana memoria.
La finale non disattende le aspettative, fatte di prevedibilibili missili e bombe terra aria. Il vecchio Andy, semovente, influenazato ed orgoglioso, proprio non ci pensa a lasciare il campo al giovin fenomeno cresciuto in riva all’Ontario. Raonic è alla seconda finale consecutiva, dopo la vittoria di San Josè. Non saranno dei Masters 1000, ma il chiaro indizio di una stella sul punto di deflagrare in tutta la sua potenza. Solo gli accecati e i “Nandi Verdaschi” (ancora rintronati dalla seconda tramontana di scoppole ricevuta), possono non rinvenire nel ragazzone canadese le stimmate del futuro campione. Parla, il povero Nando, ancora sotto shock, di “altro sport”. Talmente annebbiato da mettere in mezzo Karlovic, dimostrando gran demenza, in campo, ma soprattutto fuori. Giocherà anche un altro sport, ma che tennis signori. Non solo grappoli di ace, ma un martellamento sapiente anche a rimbalzo ed una manciata di volèe piazzate con mano sapida. Faccia tipica dell’imberbe ragazzetto accigliato, ancora sconvolto dall’improvvisa crescita adolescenziale, questo graffino senza muscoli e dalle spalle strette continua nel suo mestiere anche contro Roddick. Servizi devastanti ed alabarde di dritto imprendibili, che partono dalla sua racchetta con velocità impressionante. Senza grande sforzo o bisogno di muscolature da big jim. Aziona il virtuoso braccio e via. Dovrebbe essere il dogma principale per distinguere il talento dall’arte tennistica costruita (capitolo 1, primo comma).
Quasi inevitabili i due tie-break emozionanti. Un normale svago di gioventù di Raonic regala il primo all’americano. Nel secondo è però Milos a salire in cattedra, dimostrando un’altra peculiarità impressionante: Carattere e forza mentale non comuni per un ventenne. Ancor più sorprendente se si pensa che gioca contro un intero palazzetto, e che dall’inizio del match il suo avversario ha messo in scena un’opera di nonnismo tennistico di dubbio gusto, condizionando giudici di linea ed arbitro. Ed i suoi connazionali, una spintarella gliela danno ben volentieri, con over rules imbarazzanti e doppi rimbalzi non visti sotto il naso del giudice di sedia. Ma il canadese annulla tre match point, come fosse cosa naturale, portando il match al terzo.
Il ragazzone sembra mollare, a due quindici dall’1-5 nel set decisivo, prima dell’ennesima rimonta che lo riporta sul 5-5. Ora l’esperto yankee ha la faccia dell’incredulità allibita, mescolata alla frustrazione. E’ l’altro segnale inequivocabile. Il vecchio campione che dona la nitida sensazione di ammirata impotenza. Espressione sgomenta che leggevi nei lineamenti scavati del vecchio Supermac contro il diciannovenne Sampras, incapace di arginare quel tennis che pareva congegnato sulla luna, tanto era devastante. Ecco, dividete per cento i due personaggi di ieri, mettete il cemento di Memphis al posto di quello, ai tempi ancora verde, di Flushing Meadows, ed avrete lo stesso passaggio di testimone. E’ ancor più frenetico Roddick, una marea di tic e quell’imbarazzante ravanarsi i gioielli di famiglia, degno di un battitore della major league che ha appena sputato il tabacco masticato. Ma a perdere non ci sta. Match point, il quinto o il sesto, si è perso il conto. Ecco l’altro che esplode l’ennesima minella di dritto anomalo ad uscire, presa della rete ed ottima volèe piazzata, che Andy agguanta disperatamente, quasi scavandola dal cemento e trasformandola in vincente passante in tuffo carpiato. Il colpo dell’anno, sicuramente. Con tanto di ruzzolone scarnificante e berretto che svolazza via scoprendone la chierica da calvizie incipiente.
Sul palco della premizione v’è la nitida fotografia del match. L'Andy calante, affaticato e sanguinante, felice d’aver portato a casa il match contro la nuova “sensazione” del tennis mondiale, ed aver vinto il trentesimo titolo in carriera. Il ragazzone canadese contento per la seconda finale consecutiva. Gioca da top venti. Diverrà top ten. Amen.
Soderling continua a fare piazza pulita, Almagro reuccio del Sud America. Dopo Rotterdam, Robin Soderling si prende anche il torneo di Marsiglia e continua a fare incetta di bottini minori, malgrado fosse debilitato da una fastidiosa influenza. Prende tutti a schioppettate, dalle gradevolissime quaglie volleante Mahut e Llodra, fino al ritrovato “robocop” Tursunov. In finale, lo psicotico svedese viene a capo di un match complicato contro Marin Cilic, in ripresa dopo un lungo periodo di tremebonda sosta letargica. Cosa avrà fatto Goran Coach Ivanisevic (la parola coach può destare ilarità, ma così è) per ridestare “il brutto addormentato nel bosco”? Lo immagino gli occhi appallati delle migliori occasioni che gli elargisce gioiose racchettate nelle rotule, come ai bei tempi, quando le frantumava sui campi. L’immagine è impagabile. Nota di merito anche per Misha Youzhny, che nel palazzetto francese lotta come un vecchio leone sdentato con le paturnie. Batte uno Tsonga in crescita ma sempre minimale e poi, in perfetta sintonia con le locuste intente a danzare un valzer tirolese nella sua scatola cranica, s’arrende a Cilic.
A Buenos Aires secondo successo di fila anche per “Ciccio brutto” Almagro, autentico leoncino indomabile nella tournè sudamericana. Brutto come un allucinogeno incubo notturno post funghi avvelenati ed in forma scoppiattante, Nico emerge nel solito nugolo di terricoli arrembanti. Tra cui il vecchio ed attempato serpente d’argilla Juan Ignatio Chela in finale, ed il costante Tommy Robredo in semifinale, cui un ligure sta ancora correndo dietro con la sua migliore espressione da schiaffeggio immediato, e gli grida dietro “Hombre de mierda! Hombre de mierda!”. E intanto quello continua a fare risultati che lui può solo immaginare nei suoi sogni da campioncino. Sempre a Baires, altra inutile e sonnecchiante comparsata di David Nalbandian cui sembra restare soltanto il mundialito per club e la Davis. Inquietante ritorno al mondo del tennis Atp anche per Josè Acasuso, ultimamente protagonista solo a Bucamarango ed altri challengers sudamericani con in palio una pecora viva. Raggiunge i quarti di finale (battendo anche Dolgopolov, tra gli altri), con quell’espressione un po’ così, che rimanda ad atmosfere degne di Gabriel Garcia Marquez. Quasi richiamato a malavoglia su un campo da tennis, sudato e reduce da un afoso pomeriggio passato in un bordello colombiano, con le eliche del ventilatore al soffitto che girano stanche.
Wozniacki, la reginetta dei non-slam. Ritornata nel suo habitat, Caroline Wozniacki ritrova anche una forma impressionante. Stende tutte o meglio, conduce alla follia ogni avversaria incrociata nel ricco torneo di Dubai. Bardata di bianco-orange come la nipotina di Renè Van de Kerkhof, in semifinale ridicolizza Jelena Jankovic (o almeno, più di quanto la sgroppante serba non lo sia già, quando gioca le sue obbrobriose volèe in pavido e goffo indietreggiamento). Poi in finale manda al manicomio anche Svetlana Kuznetsova. “Una nuova Caroline, più aggressiva!” squilla lo speaker. Ma certo, come no. Una serie di corse furiose e recuperi disperati, con la pallina deposta nei pressi della riga di fondo. La sempre più vezzosa e femminile Svetlana va fuori giri. Solito portamento maschio, volto ingrugnito ed urla belluine degne di un cinghiale maschio prossimo alla castrazione senza anestesia. Una, due, tre, quattro accelerazioni accompagnate dal rantolo tremebondo, prima di tirare la quinta in piccionaia e maledire la Danimarca, il mondo, il tennis, la bellezza fisica…
A voi il match del secolo: Seppi-Petzshner. Qualche nota a margine, forse più importante di quello che accade nel centro nevralgico. A Delray Beah si giocherà un torneo Atp. Intanto su quei campi,come aperitivo, il quasi 52enne John McEnroe, non vuole smetterla di regalare gioie e leziosi ricami brizzolati. Batte Jay Berger (l’uomo che serviva passandosi la racchetta dietro la schiena col rischio di decapitarsi ogni volta), e poi la spunta col “giovane” Todd Martin 3-6 6-3 12-10 nel super tie-break. Ora forse giocherà la finale, magari contro l’altro eroe immortale Pat Cash, pure lui autore di uno scalpo eccellente, ai danni dell’altro “giovanotto” Mark Philippoussis (quello che voleva tornare nel circuito professionistico, e 12 mesi fa ci ha pure provato).
Questo cappello mi serviva per fortificarmi spiritualmente, prima di discorrere dell’atroce niente. A Dubai infatti tornano a giocare quelli forti (da Federer a Djokovic). Ma tra emiri, petrol dollari, costruzioni fantascientifiche e cammelli spetazzanti, ecco che spicca un primo turno da far accapponare la pelle. Per il disgusto che sconfina nel raccapriccio. Petzschner-Seppi. Un geniale artista del nulla col cervello in perenne cortocircuito, contro l’eroe caldarense dalla pavida attitudine alla sconfitta. I gran colpi congegnati da una mente instabilmente defunta, opposti alle smunte fiatelle agonizzanti di un madioman codardo. Mentre scrivo e mangio un gambo di sedano (appagante e sostanzioso), vedo il risultato. Seppi domina, 6-3 4-2. Poi l’altro accende per cinque minuti il cervello, e finisce per vincere 3-6 7-6 6-2. Il funambolico talento morto da top 150, con rari picchi tennistici da primi venti (bastano i soliti 5 minuti, in media), non può che prevalere contro la mediocre normalità da top 60. Checchè ne dica qualche povero pirla-portinaia nipotino dei gerarchi, che prima o poi incontrerò di persona. E “non lo sputo perché sennò lo profumo” (Citando Cettolaqualunque).
Questo cappello mi serviva per fortificarmi spiritualmente, prima di discorrere dell’atroce niente. A Dubai infatti tornano a giocare quelli forti (da Federer a Djokovic). Ma tra emiri, petrol dollari, costruzioni fantascientifiche e cammelli spetazzanti, ecco che spicca un primo turno da far accapponare la pelle. Per il disgusto che sconfina nel raccapriccio. Petzschner-Seppi. Un geniale artista del nulla col cervello in perenne cortocircuito, contro l’eroe caldarense dalla pavida attitudine alla sconfitta. I gran colpi congegnati da una mente instabilmente defunta, opposti alle smunte fiatelle agonizzanti di un madioman codardo. Mentre scrivo e mangio un gambo di sedano (appagante e sostanzioso), vedo il risultato. Seppi domina, 6-3 4-2. Poi l’altro accende per cinque minuti il cervello, e finisce per vincere 3-6 7-6 6-2. Il funambolico talento morto da top 150, con rari picchi tennistici da primi venti (bastano i soliti 5 minuti, in media), non può che prevalere contro la mediocre normalità da top 60. Checchè ne dica qualche povero pirla-portinaia nipotino dei gerarchi, che prima o poi incontrerò di persona. E “non lo sputo perché sennò lo profumo” (Citando Cettolaqualunque).
1 21/02/2011 ATP - Dubai - Andreas Seppi vs Philipp Petzschner (Vincente incontro) Philipp Petzschner 2.00 Nessuno VincentePuntata 30,00 Vincita totale 60,00
Bravo davvero il canadese. Oggi intanto, gasquet dispone agevolmente del predestinato dimitrov, grazie ai 1500 errori gratuiti del bulgaro. Ancora troppo acerbo? Oggi intanto e giunta la notizia del ritiro di ancic. Grossa perdita...cosa ne pensi?
RispondiEliminaBravo davvero, milos. Ieri, intanto, e giunta notizia del ritiro di mario ancic. Grave perdita, a mio parere. Cosa ne pensi?
RispondiEliminaCiao Pic! Anche io avrei voluto Del potro in finale e mi ha fatto un po' di tenerezza quando ho visto che non è riuscito a battere Roddick, anche se si vedono all'orizzonte giornate migliori. In effetti non sono mai stata fan di Roddick, per niente, ma ne riconoscevo i meriti, il Roddick di oggi invece poteva essere battibile, ma in casa sua d'orgoglio (il nonnismo è stato imbarrazzante) e con un argentino non al meglio l'ha spuntata. Raonic ha perso palesemente d'inesperienza, è un tennista valido se non si brucia, essendo molto potente è visto come "picchiatore" ma non lo è, il suo tennis si guarda anche volentieri però lui è proprio brutto :(
RispondiEliminaSoderling (Mahut non ne è uscito stracciato, anzi, anche se ha perso) si segue sul canale dove si fa fatica a vedere la pallina per come è bassa la qualità del segnale, e mentre lui vince i commentatori passano il tempo a parlare così bene di Cilic e del suo allenatore, della sua famiglia, del suo angolo e della Croazia...bah, andiamo controcorrente e si parla bene del perdente?!? Davvero esagerati e ridicoli e si sa perchè anche se non me ne frega niente, ma sono faziosi, non sanno niente di tennis e non fanno mezzo commento tecnico, da domani anche queste paritite in streaming selvaggio o senza audio.
L'immagine finale è deliziosa, Petz doveva vincere!
Attendo gustose cronache da Dubai, lì non si spara sui manifestanti, sono tutti ricchi e felici, per fortuna c'è il tennis!
Ot: ho visto finalmente Dimitrov - con Gaquet che ha vinto perchè ha potuto fare il galletto, è sembrato un tennista. Hai ragione è Federer costruito in laboratorio, ha lo stesso modo di muoversi, si posiziona nella stessa maniera, alza la palla e muove la mano uguale ecc...lo avranno rimbambito con video 24h su 24h da almeno 5 anni. Avrà pur talento ma posso essere sincera, mi mette tristezza, non c'è niente di particolare o soggettivo, almeno, al momento.
@Anonimo,
RispondiEliminaciao. Boh, non ho visto il match. Che sia ancora acerbo, Dimitov, mi pare normale. Poi Gasquet, per quanto surreale pusillanime talentuoso, se in giornata normale, i primi venti li vale sempre. Quindi la sconfitta non mi stupisce poi molto. Sul modo in cui è maturata, non posso dire di più. Quanto ad Ancic, per la verità aveva smesso già da tempo. Che sia una gran perdita, probabile. Rispetto a quello che poteva dare e che per motivi fisici non ha potuto. Dopo quella semifinalele a Wimbledon, è comunque stato un pò troppo esaltato.
Ciao, alla prossima.
@Star/Jess,
Brutto Raonic? Può essere, ma è ancora un "bambino" come diceva quell'allenatore dall'esondante simpatia simile ad orchite. Non riesco a vederci bruttezza adulta. Al limite mi rimanda all'inquietante bambino di un film thrilling-horror. =)
Ma dove l'hai visto il torneo di Marsiglia, di grazia? Ho osservato qualcosa su Bet. Si vedeva la pallina e non si ascoltavano nefandezze sparse. Eh s', come scritto nell'articolo precedente, Mahut ha lottato. Quando gli entra il servizio, è un brutto cliente per tutti.
Su Dimitrov diedi la mia sentenza già 3 anni fa, dopo averlo visto una mezz'oretta. Effettivamente sembra davvero costruito. Bene, ma sempre costruito, attorno ad un bel talento di fondo.
Ciao, alla prossima.
Il mio "brutto" a Raonic era purtroppo davvero superficiale e superfluo riferito all'aspetto fisico. Adulto o bambino, per me è brutto, che con il tennis fortunatamente non c'entra niente.
RispondiEliminaL'ho visto su supertennis-il canale della federazione- num 224 della parabola, ci mancherebbe è utile vista la copertura del tennis generale, ma si vede male e i commentatori non si possono sentire.
Ma figurati, quasi esclusivamente di belli&brutti (tennisticamente ed esteticamente) narrano i miei pezzi. Quanto a supertennis, io ho visto un pò Memphis, non sapevo trasmettessero anche Marsiglia. Al di là di tutto, rimane positivo il fatto che trasmettano parecchi eventi, snobbati in passato dalle altre tv. A sto giro hanno atteso la premiazione, correndo il rischio di sentire i ringraziamenti al malvagio Pistolesi? =)
RispondiEliminaHanno inquadrato Pistolesi 78456 volte e loro l'hanno nominato una, e per tutto il tempo solo un'altra volta hanno detto: -Soderling ringrazia il suo angolo-, ma le lodi a Cilic e al coach di Cilic smisurateeee. Nulla contro Cilic, ma in genere anche immeritatamente i cronisti penalizzano troppo chi perde, sembrava invece che stesse facendo di Robin un solo boccone: "questo coach (credo Bratt?!?) si sceglie proprio dei cavalli di razza" O__o, sono scoppiata a ridere.
RispondiEliminaPetz ha vinto dando 6-0 al primo a Kohl ma andando cmq al terzo set, è fuori.
Jess
L’ho già scritto dopo l’affare Rotterdam. I dissidi con la fit sono roba vecchia. Poi il fatto che Pistolesi fosse considerato inadeguato per forgiare l’immenso talento-fiatella di Bolelli, mentre ora dopo aver portato a livelli impensabili Berrer, guida un top player VERO, ha lasciato il segno. Cazzi loro, comunque. Anche nel tennis v’è una specie d’informazione Minzo-style.
RispondiEliminaQuestione Petzschner-Kohli. Avevo avuto una soffiata dall’omino morto del cervello del Petz, che vinceva in 3. E pensare che alcuni invertebrati luminari avevano parlato scritto e pontificato sull’occasione persa da Seppi (ma davvero pensano che il caldarense sia Murray o Agassi?). Lo capiscono anche due occhi rubati alla sartorialità spiccia, che un Petzschner col cervello acceso al 5%, Seppi lo batte ad occhi chiusi. Citando il sommo Pino Scotto, “ma datevi fuoco, merdacce!”. =)
A testimonianza del Petz in 3:
1 23/02/2011 ATP - Dubai - Philipp Kohlschreiber vs Philipp Petzschner
(Scommesse sui set) Philipp Petzschner vince 2 - 1 7.00 Nessuno Vincente
2 23/02/2011 ATP - Dubai - MD - Golubev/ Seppi vs Llodra/ Zimonjic
(Scommesse sui set) Michael Llodra e Nenad Zimonjic vince 2 - 0 1.61 Nessuno Vincente
3 23/02/2011 ATP - Acapulco - Carlos Berlocq vs Alexandr Dolgopolov
(Scommesse sui set) Alexandr Dolgopolov vince 2 - 0 1.80 Nessuno Vincente
4 23/02/2011 WTA - Doha - Flavia Pennetta vs Lucie Safarova
(Scommesse sui set) Flavia Pennetta vince 2 - 0 2.10 Nessuno Perdente
5 23/02/2011 WTA - Doha - Dominika Cibulkova vs Vera Zvonareva
(Scommesse sui set) Vera Zvonareva vince 2 - 0 1.80 Nessuno Vincente
400 euri svolazzati per quel set vinto dalla Berdych in gonnella, ma grande (inutile) soddisfazione prendere Picasso a 7,00. In stile col personaggio.
Anche a me ha sconvolto il titolo: Seppi quanti rimpianti! :£
RispondiEliminaHa perso oggi dal berdych in pantaloncini..non sa nemmeno lui come, ma è imbarazzante come guardandoli giocare era palese che potesse "ridicolizzarlo", in realtà lo faceva, ma ha perso cmq, amen!
Golubev gioca il doppio con Seppi, già va male, lo vogliono rovinare
Non l'ho vista, ma sconfitta comunque prevedibile. Per quanto aveva gia dimostrato di poterlo battere e mandare al manicomio con slice e smorzate folli (Monaco 2010) o di poterci giocare per tre ore punto a punto (New Haven 2009). E Berdych non è mica nato a Caldaro.
RispondiEliminaPiù che "occasione mancata", dovevano scrivere: "Peccato che dopo un set e mezzo il tedesco si sia messo a giocare, altrimenti l'italiano poteva addirittura vincere.". Se solo sapessero che i match spesso dipendono da quelli con maggior talento, e non dalle mozzarelle filanti. Ma tu lasciali scrivere, chi se ne fotte in fondo. Pensa che tre anni fa, con uno di quelli BRAVI, PREPARATI E STIMATISSIMI da tutti, ebbi un divertente scambio di battute riguardo a Petzschner e Bolelli. Su chi avesse maggior talento e futuro nel breve. Io, per gioco e scherzandoci, riconoscendo gli enormi limiti mentali di un tennista sminchiato che malgrado tutto, è evidentemente migliore di quell'ameba orrenda. L'altro invece, ci credeva veramente, con pedante convinzione (almeno lo avesse fatto per riderne, era un altro conto). Ora il tedesco fulminato lo scorso anno ha fatto quattro Sf in tornei Atp su quattro superfici diverse. Vince doppi in sequenza (tra cui Wimbledon), ha anche prtecipato al Master di Londra. Questa settimana vittoria Qf a Doha dopo aver vinto il doppio a Rotterdam. L'altro non vince nemmeno giocando da solo, perchè finirebbe per farsi brekkare dal maestrale. Se ci penso, posso solo riderne. Sono solo braccia ed occhi rubati a palta e calcestruzzo.