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mercoledì 11 maggio 2011

INTERNAZIONALI DI ROMA – SPLENDIDI RAGGI DI SOLE, PRIMA DEL TERREMOTO



La seconda giornata degli Internazionali al Foro, e bagnata da un’atmosfera di trepida attesa per quel terremoto che devasterà la capitale. Gli unici a credere al vaticinio sono un drappello di leghisti avvinazzati. L’intellighentia del carroccio ha infatti impedito alla delegazione padana di giungere nella capitale per ritirare l’onorevole stipendio. Come Obama e la Clinton che innanzi ad uno schermo assistono all’uccisione del fantasma di Bin Laden, Bossi e prole guardano gli eventi. Assai fiduciosi. “Babbo, babbo, ma lo terremoto ucciderà soltanto Roma o tutta la terronia intiera?”, fa il giovin trota. Il senatùr, lucidissimo, risponde con un terrificante rantolo inumano, simile ad aerofagia cerebrale. Tanto per non crederci, i premierissimo in persona sverna in sardegna portandosi dietro due dozzine di escort lapponi, ed il Pontefice si reca sinistramente a Venezia.


Romina riprende il suo svolazzo. L’avevamo lasciata un paio di settimane fa. Qualche immagine rapita dal torneo di Estoril, ed una avvilente sconfitta con la modestissima Kudryavtseva. Bardata e fasciata come reduce di una campale battaglia delle guerra di secessione. Braccio, cosce, gambe, ginocchia. Tutta un fascio di elastici da “pronto soccorso” sopra una silouhette pingue come i bei tempi. Veniva da chiedersi, nel vederla gettar via il match e trascinarsi per il campo, se fosse giusto. Se non fosse realmente il caso di porre fine a quel gratuito spettacolo della sofferenza. Rimandava ad idee di "vie crucis" cruente, Romina. Ed è stata solo l’ultima di una interminabile serie di sconfitte senza appello, in un 2011 che doveva invece segnarne il ritorno nel tennis delle grandi. Dimenticando, spesso, che è già un miracolo vederla ancora sui campi. Una sfortunata rimonta conclusa male con Maria Kirilenko a Melbourne, poi solo sconfitte. Ma la frizzante arietta romana riesce sempre a rigenerare la svizzerotta. Lei così simile ad Heidi dei monti, con le belanti caprette drogate di rughetta alpina che salutano e fanno “ciao”. Un paradosso, forse. Come irrazionale è l‘intera carriera di questa bionda ragazzotta italo-svizzera. Proprio ieri, adeguatamente nascosta da telecamere e curiosi, piazza la gran stoccata. Batte in tre set la quotata Kaia Kanepi, estone donnone da top trenta che tira le sue roncole ad occhi chiusi incassando le testa tra le spalle e via. Con un guizzo inatteso Romina riprende il suo svolazzo proprio laddove la sua incredibile storia di smorzate folli e tennis pazzesco ebbe inizio, cinque anni fa. Ora avanti con la gazzella slovacca Hantuchova. Sempre sfavorita, ma hai visto mai. “ a ‘culo tutto il resto”, citando il sommo maestro di Pavana.

Maria Josè, Greta e le altre. Si è gia tristemente conclusa invece l’avventura romana di Maria Josè Martinez Sanchez. L’iberica farfalletta volleante che lo scorso anno aveva incantato il Foro a suon di candidamente impunite smorzate e mancine volèe deliranti, ha infatti ceduto alla russa Makarova, una giovane mancina di stampo sovietico, con l’espressione di sciapa afflizione bionda. Comodini volanti e fantasia sottozero. Il mondo a volte e malvagio, e le belle fiabe “come tutte le più belle cose, durano solo un giorno, come le rose”, riadattando l’altro Maestro. Il primo turno ci aveva però lasciato in dono un’altra bella storia dal sapore antico. Greta Arn, bionda ungherese e romana d’adozione per amore, a 32 anni si prende la bella soddisfazione di battere Svetlana Kuznetsova al termine di un interminabile tie-break del terzo set, dopo tre ore e mezza di rusticana battaglia a ciapa-no. Rimanda ad un tennis piacevolmente normale, Greta. Gentile, elegantemente sobria, composta, intelligente tatticamente, mai sopra le righe e spesso piegata con le ginocchia in terra per far partire gli ordinati fendenti asciutti. Quest’anno ha addirittura vinto il suo primo torneo Wta. La sua compostezza la spunta su una Kuznesova tremebonda nel suo maschio furore confusionario, sempre più stralunata e strappata. Sembra da mesi vittima di un esaurimento nervoso, la vezzosa Sveta. Più sbaglia e più esala urlacci degni un sollevatore di pesi kazako col testosterone a palla cui sono spuntate sei ernie per lo sforzo. Inguardabile, insostenibile. Terrificante, semplicemente. Urge un sano ritiro.

Paolo Lorenzi, alla maniera dei vecchi eroi. Gli Internazionali d’Italia sono da sempre scenario ideale per tennisti azzurri in vena di estemporanei exploit. Avevano iniziato benissimo Filippo Volandri e Potito Starace, il primo capace di stendere l’olandese De Bakker, l’altro di ridurre a miti consigli quella sagoma spenta che da un paio di mesi Dolgopolov manda in giro al suo posto. Niente da fare invece per il rientrante Andreas Seppi contro Juan Monaco (forse, con un simile avversario, doveva metterla in rissa da saloon e scappare), Flavio Cipolla (troppo netto il divario col vecchio Ivan Ljubicic) e Fabio Fognini. Il ligure, secondo un consolidato canovaccio, ci tiene a dimostrare che, malgrado l’incerta condizione fisica, il divario tra lui e quelli bravi non è poi così grande. Perde in tre set da Wawrinka, ostentando anche un bel pancino da partoriente al quarto mese di gestazione plurigemellare. Il vero ed unico eroe del tennis italiano a Roma ieri, è stato però Paolo Lorenzi. Entrato in tabellone senza wild card, ma superando le qualificazioni con eccellente scalpo di Pablo Andujar (ricordate il gran fenomeno podistico che arrestò Starace in finale a Casablanca?). Compito proibitivo poi, nel primo turno nel tabellone principale. Abbinato niente meno che a Thomaz Bellucci, nuova rudimentale sensazione del tennis lobotomizzato. Un match che in condizioni diverse, non avrebbe storia. Invece sul Pietrangeli accade l’incredibile. L’italiano è vestito in verde-oro con la tenuta del Brasile, neanche fosse Zico al Mundial ’86. Uno sberleffo involontario, forse, alla carioca giraffa mancina. Lorenzi gioca un match tutto orgoglio, tenacia ed abnegazione. E’ scaltro come una faina, l’italiano. L’altro pensava ad una scampagnata, s’innervosisce e comincia a sparare i suoi agricoli colpi dove capita, con la missione di abbattere i secolari Pini che circondano l’impianto. Imbarazzante, stucchevole, piacevole quanto una tambureggiante nevralgia. Paolo invece infiamma il pubblico con una commovente difesa a Forte Apache, e appena può fa anche serve and volley gettandosi a rete con coraggio. Bliz e volèe come zampate timidamente ardimentose. Ride, quando gli entra un colpo impensabile. Niente da dire, solo applausi per questo trentenne toscano che non ha il talento di Bolelli o l’ego di Fognini ma “tiene le uevas”, mi diceva un amico spagnolo. Nella mia personale classifica dei tennisti italiani precede Cipolla (poi il vuoto: al terzo posto c’è il Mago Zurli, quarta Arisa, quinto l’orsetto sbrodolino). Ora per Lorenzi c’è il premio di una carriera, dopo quello di aver giocato Wimbledon lo scorso anno: Rafael Nadal da fronteggiare con dignità, sperando di vincere qualche games.

L’altro sport di Malisse e Murray. Solo il tempo di godere qualche scambio serale tra Xavier Malisse ed Andy Murray. Match bellissimo, tecnicamente pregevole e dall’esito scontato. L’attempato belga non ha niente da perdere e gioca come sa, sembra avere l’argento vivo in quel braccio benedetto. Tira colpi con una naturalezza disarmante. La “naturalezza”, questa sconosciuta. Gli dei gli donarono un talento fuori dal comune, e lui s’è venduto le meningi in onore di qualche oziosa divinità pagana. Murray gioca al gatto col topo, facendo spesso la parte del raffinatissimo topo. L’impressione netta è che l’incontro, magie del belga a parte, non lo perderà mai, nemmeno se continuano sei ore. Ma è una sequela di delizie da entrambe le parti. Slice, ricami in recupero, ricami a rete, tagli, sciabolate, smorzate, cross stretti, dardi contro tempo, passanti in corsa, una lussureggiante “veronica” stoppata si stampo belga. Quanto lusso, inutile. Perché il titolo se lo giocheranno Ferrer, Djokovic e Nadal.

4 commenti:

  1. Ferrer o Federer? =) Spero il secondo, o altrimenti il terremoto citato accadrà davvero... e forse sarebbe meglio così per il tennis :O

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  2. No-no. Intendevo proprio l'egagro muratore ingobbito. Per dare maggiormente il senso del degrado...=)

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  3. Ah ok, mi scuso allora per non aver compreso la finezza! Probabilmente il mio subconscio non mi permette di immaginare tali deleteri scenari ;)

    Alla prossima allora, nella speranza che il corretto svolgimento del torneo sia garantito, nonostante la presenza dei cremosi seggiolini... (problema messo in risalto da Volandri, mica uno qualsiasi!)

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  4. Beh, non è che siamo poi così lontani da questo scenario apocalittico. Ci consola sperare nella profezia dei Maya. Poi occorre sempre prepararsi al peggio. Io ad esempio, guardo spesso "Porta a Porta", per preparami alla dipartita terrena. =)
    Volandri...mi perdo sempre certe chicche. Ma Purtroppo (o per fortuna) seguo, quando posso, su Bet365. E lì c'è un tizio, chiaramente fuori dalla grazia di Dio, che non sa nemmeno quendo è break o semplice servizio mantenuto. E si eccita tutto. Impressionante.
    Alla prossima, Siro.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.