Ottava giornata - Dal vostro inviato al settimo cielo. Che sogno, che sogno! L’Italia che si desta dopo un incubo ultra quindicennale. Alle 15,00 lo sapremo…
Aspettando le prime notizie pomeridiane da qualche sondaggista lampadato, il risveglio italico riguarda la racchetta. Fabio Fognini abbranca come un istrione i quarti di finale nel tabellone maschile, Francesca Schiavone prevale di tecnica e coraggio sulla serba Jelena Jankovic. Qui non ci sono sondaggisti, ma solo storici e statistici con l’esaurimento nervoso ad elencare qualche numero epocale. 15 anni dall’ultimo quarto maschile in un major. Oltre trenta o cinquanta (non mi sovviene) dall’accoppiata in entrambi i tabelloni. Numeri da far girare la testa, che prima o poi andavano sfatati. E quale migliore occasione di questa, con un tabellone maschile che ha visto aprirsi voragini inattese, e quello femminile simile ad una storica ecatombe nella quale nessuna delle prime quattro teste di serie approda nei quarti di finale.
La giornata ha visto Roger Federer, leggero ed autoritario come i bei tempi, regolare per l’ennesima volta Stan Wawrinka. Avanza nei quarti, l’ex monarca, senza aver ancora ceduto un set. Lo attende il vincitore della battaglia da horror vacui tra David Ferrer e Gael Monfils, interrotta per oscurità (e fors’anche per estenuazione) coi due che, simili ad orridi guerriglieri della notte, correvano e tiravano in sprezzo all’estetica da oltre tre ore. Senza nessun problema Novak Djokovic, che regola il nuovo Gasquet. Buono il francese della cura Piatti, da primi dieci almeno, ma ancora troppo poco per infastidire il serbo invincibile. Procede tracotante e sicuro verso quel record d’imbattibilità di John McEnroe. La cosa mi provoca gran turbamento e fatalistiche riflessioni sul degrado dei nostri tempi. Ma non voglio incupirmi.
Tra le donne, piccola-grande sorpresa il tonfo di Vera Zvonareva, ultima superstite delle prime quattro teste di serie. Battuta e sbattuta da Anastasia Pavlyuchenkova. Brava la giovane russa che fa e disfa tutto lei. Sassate di rovescio e di dritto della pingue Anastasia, e Vera stesa in terra, come un buffo e bellissimo manichino isterico che si affloscia. Vince alla distanza anche una ritrovata Svetlana Kuznetsova su Daniela Hantuchova, ed il curioso botolo d’oltralpe Marion Bartoli dopo il ritiro di Gisela Dulko.
Ma, tornando alla notizia d'apertura (di ogni tg internazionale), il vero boom viene dall’Italia della racchetta: due eroi nostrani approdati di filato ai quarti. Nella seconda settimana che per gli ometti sembrava quasi una di quelle stanze proibite. Per me e per l’apprezzamento personale, da medio spettatore apolide, sarebbe stato perfettamente uguale avere nei quarti Haider-Maurer o Sania Mirza. Assai più bello invece poter vedere Kohlschreiber o Maria Josè. Ma tant’è, occorre comunque una seriosa riflessione. Senza fastidiosi sventolii di bandiere, però. In quella sezione di tabellone lasciata libera dalle premature uscite di Berdych e Youzhny, Fabio Fognini si giocava lo storico ingresso tra i migliori otto dopo tre vittorie in sicurezza. Sicure, ma scontare. Contro avversari alla sua portata (da Atp 250 e contro i quali, negli Atp 250, avrebbe forse perso), e fiaccati da battaglie precedenti. Ultimo ostacolo prima dell’impresa era Albert Montanes, 32enne spagnolo di lungo corso e vecchia volpe dei campi in terra battuta. Niente di che. Un confronto difficile, ma alla portata del nostro impettito alfiere. Ed il match è la consueta e prevedibile girandola di emozioni intermittenti. “El rato” iberico, chiamato così per quell’inquietante somiglianza con simpatico ratto di terra, si conferma osso duro. Corre, sguscia, non regala nulla e si prodiga ogni tanto in smorzate da vecchia lenza, pregevole arma letale del suo terricolo repertorio. Il nostro procede a fiammate. Grandi accelerazioni, tramontane di colpi vincenti appaiati a passaggi a vuoto incresciosi. Tra un’imprecazione ed una smorfia d’insostenibile simpatia mortale. Pare lì per caso, concedere a noi mortali scampoli della sua svogliata esistenza di fuoriclasse assoluto. Il “McSafin” nostrano si trova sotto due set a uno, anche un break si svantaggio nel quarto. Ed è lì, nella mia fallimentare attività di scommettitore, che comprendo quanto Fognini vincerà. I bookmakers (che non possono conoscere l’indole semaforistica del ligure) lo quotano a 22,00. Cinque "pippi" ce li metterei, ma non faccio in tempo, perché il ligure ha già recuperato lo svantaggio e la quota è fatalmente scesa. Il tempo di girarmi e quello piazza cinque games di fila portando il ratto al quinto. Nella solita, follemente prevedibile girandola altalenante di emozioni d’accatto, Montanes scappa ancora. Che ratto sarebbe, altrimenti? Fognini gioca al gatto col ratto.
Il nostro inizia a dialogare fitto-fitto con l’omino del cervello. Di filosofia mediorientale dello smoccolo, presumo. Pare averla vinta lui. Lancia la racchetta in aria, fa smorfie irridenti verso il modo. Ma tanto la vince, quando riprende l’ispirazione è più decisivo ed incisivo di un regolare avversario che si fa riprendere al momento di servire per il match. Le sue fiammate, pur estemporanee e senza gran capacità di variazioni, sembrano poter indirizzare il match dalla sua parte. Tecniche considerazioni inutili, perché l’incontro si trasforma in epopea autentica. Dalla napoletana sceneggiata ad un film drammatico, il nostro si esalta nelle battaglie. Geniale, se per un tennis fatto di accelerazioni normali, nelle trovate. Un vero istrione, funambolo della “situation”. Si può discutere, detestare o odiare, persino amare (in un picco di masochismo). Ma è fuori discussione come questo ragazzo abbia carattere. Brutto o bello, lo possiede. E’ come Cassano, senza talento cristallino, ma con un buon braccio. Spesso sconfina in un ego talmente grande da farsi fagocitare nel senso del ridicolo, ma quando conta lo tira fuori. Annulla due match point, poi si blocca. Crampi, intervento del fisioterapista. Un problema muscolare, dicono. Indubitabile la menomazione. Ha chiaramente le gambe bloccate dai crampi, e lo si vede da come riprende a servire e giocare da fermo. Serve a due all’ora, e rischia vincenti da fermo, senza che l’allocco iberico riesca a sfruttare il momento. Nessuno può discutere il problema fisico patito, fin troppo evidente. Crampi e malanno alla gamba sinistra. Ma è da premio Oscar la leggendaria interpretazione dell'infermo, da fantasioso italiano artista della sceneggiata. Come la colorisce con spennellate geniali da raffinata commedia dell'arte, e si addentri nel dramma per disorientare l’avversario. In questo Fognini ha un talento superiore alla norma. E’ un crescendo di situazioni surreali. Annessi una caterva di “falli di piede” chiamatigli con un pizzico di sadismo. Ma è in quelle situazioni che si esalta. Arranca, si trascina, fa plateali gesti ad indicare come non riesca a muovere la gamba. Poi vi si appoggia e spara un dritto vincente. Quindi un rovescio lungolinea. Cinque match point salvati prima delle vittoria, 11-9 al quinto, dopo cinque ore di lotta. Ora si trova nei quarti, contro Djokovic, senza nulla da perdere o da dover dimostrare. Che sia l’unico italiano imprevedibile e che non ti dona mai la sensazione di mediocre scontatezza, malgrado tutto, lo si sapeva da anni.
Solo un rapido accenno all’altra eroina tricolore, che il tornio mi attende, implacabile. Francesca Schiavone riesce ad ingarbugliare il podistico “pallettarismo” di Jelena Jankovic e si qualifica per i quarti. Tecnica superlusso, grinta e simpatica che volge dalla parte opposta. Ad est. Ma anche lei, come il collega di cui sopra, ha carattere da vendere. Dopo mesi di sconfitte, batte una top ten proprio a Parigi. Ed ora, in questo tabellone falcidiato e che vede le più in palla tutte a scannarsi dall’altra parte, può giocarsi le sue carte. Ultimo regalo della complice Dea Bendata è la sconfitta di Vera Zvonareva, tennista assai sofferta dall’italiana, come testimoniavano i precedenti. Finale alla portata, ora. Giovin russa basculante (Pavlyuchenkova) o vecchia russa di ritorno (Sveta la sexyssima), permettendo.
Il RG dei suicidi sportivi e noi sfatiamo la maledizione tennistica 40enne, come siamo messi male ma questo lo sappiamo già. Esattamente come te per me ci potrebbe anche essere chiunque.
RispondiEliminaMentre vedevo la Zvonareva perdere, (cit. tifo per ella.)convinta vincesse d'esperienza come hai scritto anche tu ho decisamente pensato che l'hai "benedetta"! Comunque la wta è messa stile circolo di frosinone, può vincere chiunque tirando la monetina ora che non c'è nemmeno Kim a mettere ordine. Poteva essere il momento di Vera invece sarà il momento di qualche signorina esile, bassa e delicata.
Per i signorini, bah io spero che Murrey approfitti del "buco" di tabellone e arrivi a prendersi la rivincita di Roma, poi si vedrà
Jess
Ciao Star,
RispondiEliminaBah...ne ho benedetti tantissimi. Come per magia, appena entrano (anche un po') nelle mie grazie, cominciano ad esser perdenti d'antologia (con Vera ero avvantaggiato, perché lei lo è già per natura). Ora provo a rendermi simpatico Djokovic (con una benda), e speriamo in bene...=)
Murray decideva oggi se giocare, ma credo giochi. Quanto a battere Nadal (dopo pupazzo troicki), non sarei così ottimista (vediamo se lo "benedico", ma quì è più difficile.) =)
Le ultime parole famose, Andy l'ha ripresa per i capelli ed a domani in verdetto! Misteri del tennis
RispondiEliminaps: facevo parte di quei sognatori che ha avuto l'allucinazione da sveglia di vedere Riccardino mettere le cose a posto.
Appendi una bandiera serba vicino al pc
A beh, è già pronta...assieme a quella inneggiante alla tigre Arkan. Temo quel figuro sia immune a tutto, anche alle macumbe...=)
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