Giornata 0 – Dal vostro inviato, sempre dalla parte degli emarginati
La notizia, ferale e spiazzante nella sua spartana freddezza, mi ha colto nel pieno di un sobria serata di fine maggio. Nudo e con un copricapo color arancio esultavo e danzavo sul balcone: “Abbiamo spaccato! Abbiamo spaccato!”, gridavo nell’euforia, accennando dei passi di danza mentre dallo stereo uscivano le struggenti note della quarta sinfonia di Mahler.
Festeggiamenti che duravano da 26 ore, interrotti da quella funesta nuova. Schiavone che impettita, tracotante e sprizzante ormoni maschili da ogni bulbo pilifero, arriva in semifinale? No, ma chi se ne impippa, volendo usare un francesismo a tono. La mia parte femminile mi impedisce proprio di poterne parlare. Visto niente, ma gioca bene. Oh, si. Ero impegnato a guardare un più distensivo filmato sulle scimmie marsupiali dell’Amazzonia che si librano in volo di ramo in ramo, durante la stagione degli accoppiamenti, richiamando brutalmente la compagna con lancinanti urla di pre-morte. E’ in semifinale, dove trova il tragico schizzo di una natura malvagia, Marion Bartoli. Pure lì confronto da ardimentoso documentario, girato da qualche pionieristico ed avventuriero reporter addentrandosi nei meandri della jungla. Vincerà e a questo giro, visto l'andazzo invece della incresciosa lode al sultano vincente, le consiglieranno una spirituale visita al Papa, e così via...La notizia riguardava Federer? Oh no. Non me ne vogliano i monarchici, tra le cui fila il Tranfolanti (nome inventato per pietosa privacy), collega del tornio che tira fuori la linguetta alla fine di ogni mezza frase come un'iguana disturbata, tace per scaramanzia. Ma fa la faccia dell’estatica speranza. Credo si potrà parlare delle nobili gesta dell’elvetico in questo fine settimana. E di Murray che sciorina sprazzi di classe eccelsa ad un passo dal baratro contro l’ineffabile pupazzo con le occhiaia da Pierino travestito da Panda, Troicki? No, anche qui ci sarà tempo.
La funerea novella riguarda un tennista che non è impegnato sui campi di Parigi. E nemmeno nei challengers, a pensarci bene: Daniel Koellerer. Ai secoli ed agli annali di questo sport, noto come “Crazy Dani”. Pittoresco e squilibrato ceffo da romanzo noir che avevo già dipinto in questo affresco. Articolo che mi sarebbe anche valso il premio “strega”, ci fosse una giustizia e meritocrazia nel mondo. E se solo la “strega” non mi ricordasse il primo coma etilico durante la gita di quinta liceo. Ultimamente Dani aveva ripreso a giocare, ripartendo addirittura dai futures. Un paio di tornei vinti passeggiando per riaffacciarsi tra i primi quattrocento del mondo, dopo il lungo stop a causa di una misteriosa squalifica. La mai ben chiarita vicenda di scommesse illegali e qualche link di un sito di scommesse, criminosamente inserito nel suo sito personale. Perché Daniel Koellerer ha anche un sito personale. Ce l’hanno proprio tutti. Anche Porro ce l’ha. “La zuppa” credo si chiami, in un picco di raffinatissima autoironia di destra. Vicenda e faccenda densa di tragicomica e surreale mestizia, quella di Dani. Annessa altro stop per “coaching”, mentre il luciferino tennista austriaco era intento in una tranquilla e proficua pausa orinante. C’è da chiedersi se tutto ciò sia reale, fantozziano o criminalmente persecutorio. Perché ve lo vedete uno come Koellerer che, come scolaretto con la nocca al collo, ha assolutamente bisogno delle ciance del coach per sapere se gli deve tirare in back sul dritto o sul rovescio? Delirio puro.
Dani era ripartito da basso. Avvolto da una nuvola di zolfo e con quella bella espressione da sadico criminale nel braccio della morte in un penitenziario del Texas, mentre irride un nuovo arrivato. Qualche giorno fa trovai un suo match inserito nel palinsesto delle scommesse di un famoso portale. Solo il suo, in un torneo semi parrocchiale, mentre furoreggiava un Masters 1000 e una mezza dozzina di challengers più importanti. Vuoi vedere che stanno provando ad incastrarlo? Pensai nella mia innata dietrologia. Ed il fesso ci ricascherà, conclusi.
Ora la notizia definitiva: Squalifica a vita, compresi dodici anni di purgatorio alle porte degli inferi, avvolto da fiamme spaventose nelle quali ello si farà una salubre doccia. Pena di morte sportiva per Daniel Koellerer, da praticare con scenica sedia elettrica. Hanno liberato lo sport dal demoniaco male. L'impresentabile e spaventoso Belzebù che turba gli animi. Potranno assistere, compiaciuti, quelle centinaia di tennisti-mezzecalzette che negli anni hanno subito le vessazioni, angherie e mascalzonate di questo personaggio nobile nella sua essenza scientemente disgustosa. Un ripugnante eroe d’altri tempi. Tutti lì, con le facce subnormali, finalmente liberatisi di quel male assoluto. La banalità del male, che derideva la pochezza di chi lo circondava. Bisognerebbe saperne di più sulle motivazioni, per potersi fare un’idea. Ma se ne può anche fare a meno, perché un’idea romanzata ce l’ho e me la tengo a prescindere dai fatti, che potrebbero solo rovinarla. Sono le basi del giornalismo, queste. Cazzo (ah, non si scrive cazzo). Sono per mia malata natura portato ad identificarmi con gli emarginati. Difendo a prescindere drogati, puttane, senzatetto, pazzi, malati, cani rognosi con gli occhi malinconici (“me perdo, in quell'occhi senza nome che cercano padrone…”, cantava il sommo poeta di Trastevere) e adesso anche Koellerer. Il resto o i fatti, contano poco. E' la solita questione biecamente classista. Ho la nitida idea di un abuso di potere nei confronti di un pazzo indifeso, debole e fuori controllo, ad opera di un’autorità che invece glissa su qualsivoglia nefandezza degli atleti di vertice. Tranne poi che un bontempone in crisi di notorietà, la racconti qualche anno dopo. Narrano (quelli del nucleo anti truffa) di attività del tennista austriaco, volta ad indirizzare i risultati sportivi. Nei confronti di terzi. Voglio dire, tutti conoscono lo stato mentale alterato del tennista austriaco. Ma se tutto ciò fosse lontanamente vero, lo squilibrio delirante dell'infermo austriaco avrebbe raggiunto picchi di surreale masochismo. Ho provato ad immaginarmi quel “male assoluto” che cammina col volto di un demonio sadico, e lucidamente intenzionato a truccare una partita. E sempre con la sua faccia da rassicurante malattia mentale con vaghe tendenze omicidiarie, chiedere all’avversario o al coach di questi: “Allora amico, me la fai perdere questa partita, o no?”. E’ la punta dell’iceberg, il picco di una vicenda pervasa da pazzia ed una stordente insensatezza di fondo.
E’ finita così, nel modo più surreale che si potesse immaginare. Tutto in linea. In tanti saranno contenti, altri un po’ meno perché nella pochezza di molti tornei challengers, le mirabolanti trovate sceniche di “Crazy Dani” erano tra le poche cose interessanti. Tra nefandezza e meraviglia, ed il talento vero di un attore dalla psiche inferma. Istrionico interprete dell'oscuro possedimento, capace come nessuno di trasformare ogni match in furiosa battaglia da psichiatria criminale. Ogni tanto sconfinava in scazzottate vere, ma era il rischio del mestiere. Provocazioni, sputi e derisioni. Un pazzo che fa il pazzo, e vittima del metodo Stanislavskij finisce per diventarlo davvero, pazzo. Cosa farà ora? Con quella faccia che rigetterebbe anche la macchinetta per le foto segnaletiche, potrebbe intraprendere la carriera da attore. Non lo escludo. Ci sarà però l’appello a questa sentenza di pena capitale sportiva. E chissà se avrà i soldi per farlo, l’appello. Mi viene alla mente il povero Xavier Malisse in lacrime, che gridava al mondo di non aver danari per appellarsi ad un’altra sentenza paradossalmente ossimorica. Non si era fatto trovare ad un controllo. E cosa vuoi che ne sapesse dei controlli, un anti atleta come Xavier. Siccome so che legge quotidianamente il mio blog, mi appello all’avvocato Marazzita, (in seconda istanza a Ghedini, appena trova un po' di tempo nella sua parlamentare attività di difesa sultanica). Solo lui può salvarlo, con patrocinio gratuito però.
In attesa di nuove, non resta che pensare, con un filo di magone, a scene che mai più rivedremo su un campo da tennis. Sport che ammazza chiunque sia colpito da diversità. Lui con le cuffiette dell’I-pod che passeggia per il circolo tennis, mentre l’avversario serve a campo vuoto ed esulta. Da solo. Poi Dani, condotto a braccia, torna, e vince anche. E come scordarlo giubilante, al centro del campo. Attorno vola di tutto. Fischi, ragli, roboanti pernacchie, volano bottigliette, cartacce. Lo insultano perché durante la partita ha computo la qualunque bassezza confinante con lo sport. Lui, commosso, si inginocchia, si guarda attorno con lo sguardo tipico di chi ormai vive mondi paralleli. E li ringrazia. “Siete un pubblico fantastico!” altre salve belluine ed inferocite. Qualcuno vuole anche entrare in campo a suonargliele quattro. Ma lui, sempre lucido e sincero. “Tornerò anche il prossimo anno, per questa gente meravigliosa”. Poi chiude dedicando il successo alla madre, deceduta pochi giorni prima. La grandezza risiede nella capacità di gesti opposti e contrastanti, che non corrono mai lungo una banale retta uguale a se stessa. Il pugno ed una carezza. La piuma ed il “fero”. Un dritto violento ed una smorzata. Uno scrittore che partorisce versi sboccati o violenti, e delicate prose melancoliche. Quel musicista capace di delirante rock virulento e di una ballad struggente. La grandezza sta in questo bipolarismo. Insomma, risiede nella pazzia. L’assioma si conclude dichiarando Koellerer un grande. Idiota o genio. Decidete voi cosa. A lui continuerebbe a non fregare nulla. Sempre e comunque.
Ora me lo immagino sulla sedia elettrica sportiva prima di friggere, mentre gli calano sulla zucca lo strumento. Lui che con lo sguardo inquietante abbozza l’ennesima espressione irridente, o si commuove pensando ad una giunchiglia appena sbocciata.
Se volete, lasciate la vostra firma per chiedere al governatore del penitenziario il rinvio dell'esecuzione.
Se volete, lasciate la vostra firma per chiedere al governatore del penitenziario il rinvio dell'esecuzione.
Io firmo.
RispondiEliminaRadiazione ridicola che rispecchia perfettamente l'ingiustizia che ci circonda. Simile alla sospensione della tennista 18enne num 400 per il diuretico...mai toccheranno chi "rende" ma devono pur far vedere che "vigilano".
(Hanno perso il feudo-culla...ho goduto parecchio)
Jess
Ah, ecco, Murray sta facendo delle robe divine
RispondiEliminaRidicola è la parola giusta. Anche se mi confermano le accuse, di scommettitori ce ne sono tanti...e continuano a giocare dopo stop di qualche mese. Il problema di questo, è che si chiama Koellerer, e non sapevano come disfarsene dopo le tante "raccolte di firme" dei colleghi perché non lo sopportavano. Cambiando "ramo", persino uno come Mariano Puerta, due volte pizzicato a farsi di nandrolone ed altre robe, hanno evitato la squalifica a vita. Ed ha deciso lui quando e come ritirarsi, l'anno scorso.
RispondiEliminaChiaro che nel tennis come quasi ovunque finiscono per punire mezzi figuri, mentre al top non potrebbero mai....lo show è lo show. Mamma che show.
(hanno perso il feudo, ed ora dovrebbero solo spedirli su Plutone, con un missile). =)
della serie 'forti con i deboli'...
RispondiEliminacrazy dani andava preservato almeno per due ragioni:
- l'aver fatto questo punto contro del potro a new york nel 2009 (da 0:53)
http://www.youtube.com/watch?v=0glgho94LLY&
- e questa reazione a una sconfitta con petzschner (da 2:20)
http://www.youtube.com/watch?v=FaaezNd7ykg
qui poi è tutto grottesco: lo stadietto deserto, l'esultanza di picasso, e koellerer sullo sfondo che nello stesso istante spezza a metà la racchetta sul ginocchio mentre si dirige a stringere la mano al vincitore (come vorrei fare spesso anche io al circoletto mio, magari una di quelle sere di febbraio, sotto le luci mosce di un campo di terra fracica, dopo il 150esimo dritto in rete e il 40simo doppio fallo)
Sì, han dato il buon esempio per dimostrare l'estrema pulizia morale e fisica di questo sport (da alcuni giocato producendo strano sudore verde fluorescente).
RispondiEliminaIl punto con Del Potro me lo ricordo. Lì fece il giullare, lo show-man simpaticone per tutto l'incontro. Il punto finale contro Petz, visto in diretta (match epocale, due pianeti che s'incrociano). Annessa racchetta spaccata sulla coscia e stretta di mano come nulla fosse. Avrebbe voluto urlare di dolore, ma stoicamente non lo fece. Poi non giocò per due mesi (presumo per frattura della rotula causata da quel gesto.)