.

.

lunedì 10 settembre 2018

US OPEN 2018 - ONESTO BILANCIO E PAGELLONE FINALE




Donne


Naomi Osaka 10. Allora. Il mio paranormale talento di chiaroveggenza è arcinoto (bilancio UO: 14 schedine, 0 vincite, -140 euro e sei anni di galera secondo le nuove leggi), ma già alla sua prima apparizione newyorkese, a 18 anni, lo dissi che questa giapponese un giorno avrebbe vinto il torneo. Semplicemente incontenibile. Un torneo al limite della perfezione. Potenza caraibica e calma nipponica. Non era facile riuscire a mantenersi concentrata nella convulsa finale, dove (caos e scene da Bronx a parte), si dimostra superiore a Serena. Nettamente. Dopo aver steso tutte. Fa molta tenerezza nel dopo partita, quando si scusa col pubblico che l'ha vergognosamente bersagliata di fischi, per quell'omicidio sportivo. Durerà? Serena ha finalmente trovato un'erede? Si sa, nella Wta è facile arrivare al vertice, vincere uno slam, più complicato confermarsi. Lei a differenza di altre, sembra avere qualcosa in più.

Serena Williams 8. Famo subito a chiarì. Aveva ragione. Il demenziale sadismo dell'arbitro nel volerle rovinare la festa e diventare protagonista della serata, è evidente. Lei cade nell'errore di farsi provocare e perdere la testa. La sua reazione non è giusta, né sbagliata. È umana. E avrebbe perso comunque. Anche senza buffonate arbitrali, eeazioni da McEnroe e penality game. Perché l'altra era semplicemente più forte, in tutto. Sbagliate le sue accuse di sessismo, razzismo e quant'altro. Almeno in questo caso ho visto solo un piripicchio con voglia di mettersi in mostra. Di oscenamente razzista c'è solo chi in questi lidi paragona la sua sturiata con quella di Tyson che mangiò mezzo orecchio a Holyfield o col morso di Suarez. Del resto, un Salvini ce lo siamo meritato.
Poi, famo a chiarì il resto: ha 37 anni. Un anno fa è diventata mamma. Ha subito tre operazioni. È tornata e ha fatto due finali slam consecutive, perse perché ha trovato una più forte. Ci sta, alla sua età, non essere più invincibile. E il record di Margareth Court sta diventando un'ossessione.

Anastasija Sevastova 7,5. Gran torneo della lettone dal tennis brioso, cui fa da contro altare l'atteggiamento perennemente svogliato di chi è lì ma vorrebbe starsene su un divano a ruttare birra. È matta come un cavallo, ma le riescono due scalpi straordinari (Stephens e Svitolina). Ormai da top ten. Non male per una che si era stufata del tennis, della fatica e degli infortuni, e poi è tornata quasi per gioco, iniziando dagli Itf.

Aryna Sabalenka A.I.U.T.O. Pesta più forte di un maniscalco con turbe psichiche e urla più forte di Nadal e Sharapova che scopano selvaggiamente, con Serena che fa il controcanto. Pietà. Qualcuno faccia qualcosa per questo scempio. Ma per la Wta è più fastidioso un coaching che una che urla come se la stessero scotennando. Poi, per carità, la giovane uoma di Nehandertal ha colpi da futura numero uno e lo slam ce l'ha nel suo destino.

Carla Suarez Navarro 8. Travestita da Padre Amorth, ci libera dal maligno urlante di Siberia. Sempre compassata, talentuosa e deliziosamente normale, in un mondo di forsennate picchiatrici di 1,90 con la vista annebbiata.

Maria Sharapova 4,5. Imbarazzante come ancora le riservino un trattamento da diva, quando da tempo sul campo (dopo l'affaire Meldonium) esprime un tennis da numero 30 al mondo, con spocchia ancora maggiore. Dovrebbero abolirle il vitalizio.

Elina Svitolina 5. Briget Jones dimagrita per poter giocare meglio sulle copertine. Mentre sul campo era più consistente da paciarotta. Un fantasma. Magra come una Radwanska senza avere la mano di Agnese (ndr, ormai in caduta libera).


Uomini

Novak Djokovic 9. Gommaflex (nuovo nickname, Brad Gilbert suca) è tornato. Roger e Rafa si autoeliminano, ma avrebbe vinto lo stesso, magari sudando un po' di più. Torneo senza sbavature, tranne un innocuo svago nel terzo contro ventrazza Sandgren, a match già vinto. In finale regola senza patemi le sfuriate orgogliose di Del Potro. Il tennis è mobile, come la donna, quindi del diman non v'è certezza, ma con Rafa e Roger fuori uso, Murray e Wawrinka lontani anni luce da una forma accettabile, Del Potro -2.0, Cilic che quello è, e i giovani che diventano vecchi senza sbocciare, lo scucchiato serbo è attualmente il numero uno, senza nemmeno forzare.

Juan Martin Del Potro 8. In finale a New York nove anni dopo quella esplosione feroce del 2009. Nel mezzo una serie di infortuni che avrebbero abbattuto anche un rinoceronte. Fenomenale nella volontà di tornare, anche a mezzo servizio, reinventarsi colpi, soluzioni diverse. In questo Flushing sembra spingere con minore paura anche di rovescio. Che sia ancora da finale slam può significare alcune cose: 1- miracolo sportivo. 2- senza infortuni sarebbe stato un campionissimo. 3- gli altri, dietro, non valgono un cazzo.

Rafa Nadal 7. Niente di nuovo sotto il plumbeo cielo nuovayorchese. È il procugino del Rafa migliore. Lotta fino a sfibrarsi muscoli, cartilagini e tendini che nemmeno sapeva di possedere nella battaglia corpo a corpo contro Thiem, ovviamente vinta (match del torneo). Poi il ginocchio cede definitivamente contro Del Potro. Ammetto di aver tifato per lui, commovente nella resistenza e anche nel gettarsi a rete alla disperata. Un po' per desiderio di morte inconscio, un po' per emulare milanisti che prima di morire diventano interisti "così ce ne sarà uno di meno", e viceversa.

Dominic Thiem 6,5. "Grande promessa". "Futuro dominatore", "campione del domani". I titoli sui giornali si sprecano, dopo che ha ceduto 7-6 al quinto, in modo rocambolesco, contro un Nadal sette anni più vecchio, quasi morto e col ginocchio a pezzi. 'nnamo bene. Ok, magari vincerà il Roland Garros nel 2020 e a seguire, ma la vicenda un po' fa ridere. Quando alla sua età la perdeva Gasquet (3,5 alla sua svolta platinum gay) una partita simile contro un top, fiumi di ilarità sul perdente sommo. Giocatore femmina col reggicalze. Domenico il cafone no, ha la maschia aura da virile dominatore del'avvenire. Che quasi sviene per la paura contro uno semi barellato.

Roger Federer 5. I telegiornali raccomandavano agli anziani di bere tanto e non uscire nelle ore di punta. Lui non deve aver seguito i consigli, e quasi gli viene un coccolone nella calura asfissiante del catino di Flushing Measows. Suda addirittura (non avveniva dal 1997, durante un barbecue a Basilea). Cede a Millman (6,5), uno che batterebbe nove volte su dieci anche a 45 anni. Colpo di caldo o meno, difficilmente avrebbe potuto impensiere nei quarti un Djokovic così presente, al lumite regalarci qualche sprazzo di musica sinfonica nel mezzo di un rullar di tamburi. Questo Roger calante, fa apprezzare ancora di più l'esaltante colpo di coda degli ultimi due anni.

Philipp Kohlschreiber 8,5. All'orfano di ormai quasi tutti i suoi pupilli, resta solo lui e qualche pallido nuovo raggio di luce: uno Shapo Mac sparacchiante che non conosce le mezze stagioni, i fluetti semi vintage dell'imberbe De Minaur. Un altro francese sciampagne, tale Humbert, mancino allampanato e dal fisico adolescenziale, che parte a servire come fosse Ivanisevic e poi ricama niente male. L'immarcescibile Kohli invecchia come il buon vino e mette al suo posto l'imberbe connazionale Zverev (4-). L'attempato mestierante di talento che sculaccia lo spocchioso giovinetto predestinato.

Karen Kachanov 6,5. Anni fa aspettavo Safiullin, al limite Rublev. Invece a emergere in modo sempre più fragoroso tra i nuovi orchi di Russia, c'è questa specie di cyborg. Uno che ha colpi così violenti da strappare di mano la racchetta a molti top 20. Mette in grande difficoltà anche Nadal, cui cede per inesperienza e monotematico schema: spaccare la pallina. Qualcuno deve averlo convinto che se tira uno slice o colpo di tocco, rischierebbe d'essere rinchiuso in un carcere moscovita con la gravissima accusa di omosessualità.

Fabio Fognini 5. Come Federer, fuori per mano di Millmann. Peccato. Con quella mise da harleem globepirlotter avrebbe potuto regalare gioie.




8 commenti:

  1. Grazie, è sempre un piacere.
    Angelo.

    RispondiElimina
  2. Buongiorno Picasso,
    ti leggo sempre con piacere ed interesse da ormai molto tempo...con i tuoi commenti ironici e scorretti e la filosofia romantica con cui vivi il tennis riesci sempre a strapparmi un sorriso e farmi riflettere.
    Sono qui perche volevo leggere il tuo pensiero sull'affaire serena: ero abbastanza sicuro avresti partecipato con piacere al tiro a segno contro di lei...vedo che mi sbagliavo.
    Non ho visto la partita ma solo degli spezzoni dei momenti clou...la scenata in campo prima ed in conferenza stampa con accuse di sessismo ed altro mi sembra quanto di peggio un tennista di vertice abbia prodotto negli ultimi 10 anni(mi ha ricordato bobone bieri vs i giornalisti "sono più uomo io di tutti voi messi assieme")..poi i bovari della rete hanno cavalcato l'onda sui social ed è diventata una questione razziale bianchi contro neri, di genere maschi contro femmine...molto triste.
    Che ne dici?
    Cosa pensi della vignetta di quel disegnatore australiano in cui l arbitro dice alla osaka "perché non la fai vincere?
    Ho visto che ha ricevuto talmente tanti insulti da aver chiuso l account twitter...questo mi spaventa...
    Un abbraccio
    Geremia
    Ps: je suis carlos ramos

    RispondiElimina
  3. Onore a DelPo, che al terzo scontro diretto negli slam quest’anno la spunta su un Nadal dimidiato, e cede soltanto in finale a Nole, che gli è stato obiettivamente superiore.
    L’argentino avrebbe dovuto fare il match perfetto e forse non sarebbe bastato: invece nel secondo set, quando ha avuto sulla racchetta le chance di far girare la partita o quantomeno di scalfire le certezze del serbo, è incorso in 2-3 errori evitabili.
    C’è da dire che ad inizio anno pochi avrebbero pronosticato un così prepotente ritorno del serbo che, piaccia o no, inanella record paurosi (slam vinti, Career master) e si candida di prepotenza a reclamare lo scettro di N. 1.
    Mi è dispiaciuto invece per Murray. Troppo tempo lontano da circuito, e risultati che comprensibilmente stentano ad arrivare. Spero che nel finale di stagione possa dire la sua, e magari rientrare in carreggiata nella prossima stagione.
    Nel tragico epilogo del torneo femminile, ad essere penalizzata, paradossalmente, è stata a mio avviso la giapponese. Sia ben chiaro, Osaka torna a casa con all’attivo il primo slam, peraltro vinto contro la più forte tennista di sempre, un invidiabile assegno e sponsor garantiti per il prossimo triennio. Inoltre in patria la venereranno come una dea, benché i nipponici siano un po’ sessisti, ma sul serio, non come il chair umpire. Se quindi appellarla “poverina” mi sembra eccessivo, è innegabile che le abbiano scippato la gioia di un momento epico ed irripetibile, che con ogni probabilità (concordo con te) si sarebbe guadagnata anche senza il game regalato.
    Sciocca Serena, demenziale il regolamento e eccessivamente rigida - per eufemismo - la sua applicazione da parte dell’arbitro (quante volte fanno finta di non sentire), poco sportivo lo stadio, cretino patentato chi ha condotto la premiazione.
    Saluti!

    RispondiElimina
  4. Pic, ma gli australian open? Attendiamo trepidanti

    RispondiElimina
  5. Ouuuuuuuuuu attendiamo commenti australiani Picasso

    RispondiElimina
  6. Kohli per mille anni5 marzo 2019 alle ore 11:19

    Picasso, tutto bene?

    RispondiElimina
  7. Picasso! Che fine hai fatto? Di tanto in tanto vengo a vedere se c'è qualche nuova perla delle tue e sempre deluso vado via; ieri c'era la tua Townsend contro la Halep, 104 discese a rete e vittoria con lacrime!

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.