Day 5 – Dal vostro maramaldo inviato, intimamente convinto che l’Italia sia davvero un “paese di merda”. Per una volta che quel povero avanzo di ospedale psichiatrico dice la verità e fa autocritica, perché criticarlo…
Pennetta-Sharapova: storia di boccagli e morsi a cavalle imbizzarite. Commovente e a tratti fastidiosissimo, è l’afflato intimamente masochista del pubblico yankee nel voler sorreggere l’indemoniata siberiana in ginocchio. “Di più, di più…ancora!!!”, sembrano chiederle anelando un ultimo belluino sforzo. E quella raglia come un’asina pazza, mentre partorisce l’ennesima roncola subumana. Sempre più forte e fuori di sei metri, con accecata rabbia orba. Piazzata atrocemente in mezzo al campo, con la faccia paonazza e livida di boria, appare incredula e pregna di regal stizza. Non si capacita, ma non ha altra via d’uscita, un piano B, una esecrabile alternativa. Quale alternativa, ella che è una regina: deve rimanere lì piantata in mezzo al campo come una statua di gesso e tirare fortissimo. Pare ripeterselo mentalmente mentre, lei alta 1 metro e 90 buoni, cammina con quegli assai ridicoli piccoli passetti come se tra le bianchicce natiche celasse il gran segreto del mondo da non voler rompere o disvelare. Con la testa bassa e lo sguardo contrito e fisso verso il niente, non degna di un umanoide sguardo il mondo che la circonda. Superiore, altera e meditabonda, si concede solo un algida occhiata all’avversaria, prima dell’ennesimo doppio fallo terrificante o di un’altra sequela di insensati randelli.
Flavia Pennetta ieri aveva invece lo sguardo e la calma dei forti in prossimità dell'omicidio perfetto. Sembrava lei, la ex numero uno capace di vincere slam. Non si lascia impressionare da quel tornado di urla laceranti e pallate dementi senza sosta. Ha più esperienza dell’inglesina Heather Watson, che pure aveva messo a nudo i limiti di Masha Sharapova. Ribatte e rintuzza con sapienza, a volte le basta rimanere ad osservare lo scempio si Siberia. Gioca malissimo, quella cosa bionda. Un malissimo che confina col tragicomico. Ma non è una novità, spesso vince ugualmente, malgrado i sessanta errori gratuiti a partita e la solita dozzina di doppi falli. Bisogna solo essere pazienti, provare a spostare la cariatide con colpi angolati e colpire quando occorre, in contrattacco. Pare facile, ma non tutte ne sono capaci e spesso la lasciano lì, comodamente al centro del campo a sfoderare il suo armamentario bellico. La brindisina è brava a non perdere la pazienza o smarrire quel piano tattico.
Già a Wimbledon, malgrado la sconfitta contro Marion Bartoli, avevo intravisto l’idea di voler provare a cambiare qualcosa nel suo tennis, troppo spesso uguale a se stesso ed inevitabilmente vittima delle avversarie: Una volta le picchiatrici più pesanti di lei, un’altra quelle (rarissime) capaci di variazioni tattiche. Il cambiamento si vede anche a New York, qualche drop e cambio di ritmo, persino la convinzione che a rete non ci sono famelici piranas in attesa. Niente male, se unito ad una buonissima tenuta dal fondo, e resa mentale. Quando lo scambio si allunga, la squilibrata dall’altro lato sbaglia, o è Flavia a chiudere molto bene. La pugliese non si lascia impressionare dal ritorno dell’uragano urlante, che come una cavalla scossa del Palio di Siena liberatasi riccio imbevuto, prova a rientrare due volte. Prima vincendo il secondo set, poi recuperando da 1-4 nella terza e decisiva partita. Flavia è bravissima a metterle il boccaglio una volta per tutte. Perché a tremare come una principiante è paradossalmente la favorita russa, con un ultimo game al servizio da inserire in un museo sull’orrore pavido.
Già a Wimbledon, malgrado la sconfitta contro Marion Bartoli, avevo intravisto l’idea di voler provare a cambiare qualcosa nel suo tennis, troppo spesso uguale a se stesso ed inevitabilmente vittima delle avversarie: Una volta le picchiatrici più pesanti di lei, un’altra quelle (rarissime) capaci di variazioni tattiche. Il cambiamento si vede anche a New York, qualche drop e cambio di ritmo, persino la convinzione che a rete non ci sono famelici piranas in attesa. Niente male, se unito ad una buonissima tenuta dal fondo, e resa mentale. Quando lo scambio si allunga, la squilibrata dall’altro lato sbaglia, o è Flavia a chiudere molto bene. La pugliese non si lascia impressionare dal ritorno dell’uragano urlante, che come una cavalla scossa del Palio di Siena liberatasi riccio imbevuto, prova a rientrare due volte. Prima vincendo il secondo set, poi recuperando da 1-4 nella terza e decisiva partita. Flavia è bravissima a metterle il boccaglio una volta per tutte. Perché a tremare come una principiante è paradossalmente la favorita russa, con un ultimo game al servizio da inserire in un museo sull’orrore pavido.
Pennetta vince, Gudemus. Ora pro nobis.
Prospetti e scenari dagli occhi a mandorla. Il tabellone per l’italiana ora si apre ad orizzonti inattesi alla vigilia. Specie viste le prestazioni balbettanti nei tornei americani, che ne mettevano in dubbio la reale tenuta fisica dopo i problemi alla spalla. Che anche lei abbia imparato a concentrare tutte le energie psico-fisiche negli slam? Ora sulla sua strada c’è la cinese Shuai Peng (come da previsioni, vincitrice sulla picchiatrice tedesca Goerges). Il match con Peng è insidioso, perchè la quadrumane cinese è tignosissima tipa che non lascia niente per strada, e perché questa volta l’italiana potrebbe godere addirittura dei favori del pronostico. Poi per lei un quarto regalato dal cielo, dove attenderla ci sarebbe la vincente del sorprendente confronto tra Niculescu e Kerber. La tedesca in buona forma, e una rumena clamorosamente buffa con quell’arrembante back di dritto (!) artigianale ed unico nel circuito. Vietatissimo poi per l’azzurra pensare che verso la finale ci sarebbero solo le due perdenti somme Stosur e Zvonareva, con Lisicki. La russa e la tedesca in forma demolente, si ritroveranno di fronte per un ottavo che vale tranquillamente la semifinale.
Murray ad un passo dal burrone. Nadal aspetta Nalbandian. Due ciance anche sugli ometti della parte bassa. In quella alta ci sono Djokovic, Federer, Fish, Berdych, e Tsonga. In quella bassa invece rimangono Nadal, Murray e qualche spiffero. Ma c’è ancora qualcuno che nega squilibri di sorta nel tabellone. L’iberico deve sgroppare solo due set in sourplace per battere un malfermo Nicolas Mahut. Il francese aveva già dato tutto nella maratona col colombiano Farah e si ritira dopo due set. Ora lo attende David Nalbandian, uscito trionfatore dal match con l’altro vecchio pirata Ljubicic. Difficile che l’argentino possa riuscire nel miracolo, ma visto che si è in fase di preparazione alla Davis (unica ragione di vita sportiva dell’argentino), hai visto mai…Sempre dalla parte di Rafa si autoelimina quello che poteva essere una schizoide minaccia, Ernests Gulbis, battuto in quattro set dall’esperto mancino Gilles Muller. Poi ci sarebbe l’inferiore Ferrer, certo come no. Facile il suo successo su James Blake.
Salvo per il rotto della cuffia Andy Murray. Lo scozzese si ritrova sotto di due set, in piena balia dei bei colpi aggressivi dell’orange Robin Haase. Vedo poco, intento all’assalto alla diligenza siberiana, ma l’olandese si conferma gran puledro di razza (pur perdente, ma va beh). Solo un anno fa, in contemporanea a Flushing Meadows, questo ragazzone si dibatteva tristemente nei challengers su terra italiani. Vincendoli. Mica per pavido conto bolelliano da ragionier Fantozzi, ma solo perché quel ginocchio dissestato e che lo aveva tenuto fuori per oltre un anno non gli consentiva adeguata tenuta sulle superfici dure. Un po’ forse deve averlo pagato anche ieri, perché dopo due dominanti set spumeggianti arretra, lasciando spazio alla rimonta dello scozzese che avanza 6-2 6-0 4-1 (pesante). Poi all’improvviso ecco la sindrome “dolgopoloviana” che s’impadronisce delle sue carni riottose e sdegnate. Come Dorando Petri Murray rischia il clamoroso capottamento sul traguardo e di vincere il premio “allocco d’oro”, strappandolo di diritto a Viktor Troicki. 4-4 e palla del 4-5 per l’olandese. Andy esce ancora dalla buca, perché quell’altro ha l’istinct killer di un cerbiatto zoppo, e chiude. Dalla parte dello scozzese da rimarcare l’uscita di Stanislas Wawrinka, trafitto 7-6 al quinto dal talento pigro Donald Young. Il moretto predestinato a soli 15 anni, inizia a dare segnali di vita dopo sette anni. Meglio tardi che mai.
Caro Picasso,
RispondiEliminaWawrinka gioca malaccio da oramai alcuni mesi. Peccato, perché l'anno scorso agli US Open e poi ancora a gennaio agli AUS Open aveva dimostrato un'ottima tenuta fisica e mentale. Questi degli ultimi tempi sono match davvero regalati. Per il bene del Tennis, in particolare dell'arte del rovescio, spero che si riprenda.
Murray, lasciamo perdere: alterna momenti di tennis STRATOSFERICO a black-out totali.
Tranne il suo spirito attendista (che non ho mai potuto digerire e che come al solito lo condannerà anche stavolta, e ben prima della finale), mi ricorda sempre di più Federer. Capace del meglio come del peggio. Con la differenza che Federer non ha più niente da dimostrare a nessuno. Murray invece è teoricamente ancora alla caccia del suo primo Slam. Dico "teoricamente" perché vedendo partite come quella di ieri sera, si capiscono molte cose legate alla sua attitudine e al suo scarso carisma (malgrado un talento immenso). Lo vincerà mai, uno Slam?
Sul capitolo-Nadal, lasciamo perdere. Non solo si è beccato il tabellone più ridicolo della storia del Tennis (ancora più ridicolo del Roland Garros e degli US Open dell'anno scorso, che non è poco) ma oltretutto i suoi eventuali-pseudo-potenziali-avversari si sono GIÀ auto-eliminati. PUTTANA TROIA.
Ciao Fabio,
RispondiEliminaquello finale è un sibillino francesismo che lascia intendere un certo qual velato disappunto fatalista? =)
Tabellone in discesa, ed ideale per trovare la forma, quello di Nadal. Cucitogli addosso. Ma come diceva il profeta-filosofo di Cusano Milanino, "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco". Sparatemi pure, ma io credo nelle bulimiche risorse magheggianti di Nalbandian (ok, per oggi ne ho sparate abbastanza).
Di Wawrinka ho visto niente, ma sì, pare in netto calo. Lo scorso anno aveva raggiunto un livello da top 7/8 pieno.
Murray invece visto un poco più di niente, solo qualche scambio. Certo, gli manca ancora la personalità del campione. E quella convinzione che può darti solo la vittoria di uno slam (ma arriverà mai? è questo il dilemma). Poi ha anche un tennis molto difficile, tecnico-tattico ed ingarbugliato. E se in giornata no, è più soggetto alla sconfitta del classico "corri e tira".
Porca puttanezza la troiezza (dotta cit. di Lino Banfi). =)
Murray è stato bravo a tirarsene fuori ma Haase la partita se la sarebbe meritata. Io non credo che allo scozzese manchi la personalità mentre concordo sulla "giornata no", gradevole o meno credo che quella ce l'abbia ed alla grande, credo che gli manchi proprio la totale fiducia nei suoi mezzi. Fino all'anno scorso credo che in fondo pensasse che aveva anche "altro da fare", da quest'anno penso non trovi le energie e la formula giusta per diventare vincente, ma certo se non si sblocca finirà per accartocciarsi. Incomincio a sospettare e non lo scoprirò mai che sia meno acido di quel che sembra, che la spocchia e la sicurezza che mostra siano facciata ma che in fondo dentro di sè non ha.
RispondiEliminaOggi ho visto la Vinci massacrata da una Petkovic che atleticamente (e stop!) è un portento ma la nostra sbarellava dritti a destra e a manca. Quanto è stato bello veder eliminare la grande "campionessa" (a detta di giornali e utenti web) bionda? Splendido!
Anche io credo nelle risorse di Nalbandian.
Sto guardando Haas, siamo in bilico ma so che non può reggere 5 set, forse nemmeno 4...o la chiudeva in 3 con lo stalliere d'argentina, ma va bene così, è un piacere lo stesso.
Jess
Se uno ha grande personalità e scarsa fiducia nei suoi mezzi, è come dire che è pazzo, o mentalmente disabile. Al limite sembrerebbe un Fognini =)
RispondiEliminaQuello che ha personalità e carattere, ha la piena convinzione dei suoi mezzi. Acquisisce l'assoluta sicurezza. E lui, maschere di facciata a parte, non ce l'ha per niente.
Comunque ho capito il senso della tua frase. La personalità è un concetto astratto e soggetto a diverse interpretazioni. Per me solo vincendo uno slam, se la può prendere, quella sicurezza. Un po' come è avvenuto per quel serbo lì quest'anno (lasciando perdere la fortuita parentesi del 2008). Ricordiamoci cosa combinava contro gli Stepanek, i Kohli o gli Haas.
A proposito del Tommy, sì, ne ho ampiamente scritto due minuti fa. Aveva pochissime chance di vincere. In tre o in quattro (rapidi) set. pazienza.