Day 5 – Dal vostro inviato, sul jet di
Gulbis. Sperando cada.
Le facce di Laura Robson, Lleyton Hewitt, Andy Roddick
ed Ernests Gulbis, come simbolo di questa appassionante edizione degli Us Open.
Sorrisi, battaglie, ritiri e minchioni sommamente inutili. L’adolescenziale incredulità
della teenager Laura Robson che pare aver visto la beata vergine Maria alla
fine di ogni match, invece ne ha solo seccato un’altra, Na Li, di gran
giustezza. E continua a guardare sbigottitamente submentale, come non fosse
cosciente delle proprie azioni. Sì, hai vinto tu, nessuna essenza ultraterrena. Rivelazione
del torneo, questa mancina inglesina con un futuro assicurato, ben più della
pur solida marcantonia Stephens.
C’è poi il volto livido, di tradizionale
color viola tumescente del vecchio Hewitt, in furiosa lotta nel quinto set
contro l’attaccante spelacchiato Muller. Tra passanti e gran colpi d’incontro.
Lontano parente di quello che vinceva slam ed era numero uno, fisicamente
tenuto assieme per miracolo, ma una volta in campo poco importa. Viene a capo
dell’avversario dopo cinque set di maratona terrificante, esalando i roboanti “c’mon”
della casa, distillati con più saggezza. Lascia tutto sul cemento, il vecchio “rocchio
47” che nell'ultima istantanea di commossa esultanza pare voler comunicare al mondo che ha ancora i “pugni nelle mani”. Perché mica importa se si lotta per un secondo
turno, o per la finale. Essenza purissima di agonismo, l’australiano.
Ma questo
è soprattutto l’ultimo Us Open di Andy Roddick, come Hewitt protagonista dell’ultimo
decennio tennistico. In piena notte decido di assistere al suo match, convinto
che non sarà l’ultimo, ma non si sa mai. L’americano dimostra ancora buona
condizione, e senza strafare frustra in scioltezza le evoluzioni difensive del
giovane australiano Tomic che rema, tra slice di rovescio e goffi dritti
partoriti manco stesse spadellando le caldarroste. Sempre con quell'esacerbante espressione compassata, da gaggio. Insomma se gli attuali eroi furoreggiano, i vecchi prossimi al ritiro sono
ancora in grado di dare lezioni tennistiche alle nuove leve travestite da impiastri
ancora acerbi. Poca cosa questo Tomic, pochissima. Dopo Wimbledon 2011 mi
ero convinto potesse almeno avvicinare i primi, sbagliando clamorosamente. Roddick appare quasi liberato dall’aver dato alle stampe la notizia dell’addio, lo si vede
anche dall’intervista finale. Ora attende Fognini, facilmente impostosi su
Garcia Lopez. Sarà il fantastico italiano a
porre fine alla carriera dello yankee? Chi può dirlo. Penso di no, ma
una cosa è certa: dopo il centrale di Parigi, quello di Londra, il ligure proverà
le sensazioni anche di quello newyorchese. Insomma, c’è sempre lui, unico
italiano da slam. Piaccia o non piaccia, o ripugni, è così.
Sorrisi, battaglie,
ritiri, si era detto. Mancherebbero i minchionazzi. Ed allora come non guardare la
faccia da sommo ebete tennistico di Gulbis? Facile, fin troppo scontata la
profezia fatta la volta scorsa: Dopo aver rovinato il torneo ad un tennista
vero come Tommy Haas giocando in modo fantascientifico e con misconosciuto
ardore, questa mezza controfigura di tennista ridicolo si suiciderà contro l’americano
Johnson (“niente di che” al cubo). E così è stato. Tutto troppo prevedibile,
ormai. Fate qualcosa. Arrivo a dire: lasciatemi Roddick e prendetevi Gulbis.
E
adesso andiamo di rutilanza, con una carrellata dei match di giornata. Ancora
gran battaglie, e divertimento: Wawrinka deve sudare le proverbiali sette
camice ed arrossare quei brufoli orrendi sul volto deturpato, per venire a capo di Darcis,
una specie di ananasso belga talentuosetto ed in buona forma. Lo svizzero
recupera e vince 7-5 al quinto. Tipsarevic domina Brian Baker, miracolato
americano ritornato al tennis dopo cinque anni da infermo. Isner continua a
soffrire, ma vince contro il finnico Nieminen. Avanti facilmente Djokovic,
Gasquet e Ferrer, vincitore sull’elegantissimo orange Sijsling, mentre Del Potro
lascia un set ad Harrison. Pura anarchia
tennistica che si sposa con ridanciane parabole, tra Dolgopolov e Baghdatis.
Vince il primo in quattro set, ma che meraviglia può ancora generare questo
sport. Mentre sull’Arthur Ashe sono tutti in apprensione per vedere cosa
succederà all’eroe Roddick, in un campo secondario stanno dando vita ad una
battaglia ferocemente bella, Benoit Paire e Philipp Kohschreiber. Cinque set e
cinque ore di maratona, tra rovesci sviolinati del cincillà tedesco, brutali
accelerazioni e circensi colpi estemporanei del naif francese che urla alla
luna monologhi deliranti. La spunta il più esperto tedesco, 7-6 al quinto. Sempre nella notte newyorchese, ci vuole tutta la milizia da vecchio lupo dei campi di Benneteau,
per domare le giovanili impertinenze del diciottenne statunitense Novikov. Tra
Sock e Johnson, che crescono come tennisti-battitori
di baseball, questo ragazzino con la faccia imberbe da Kraijcek e l’incedere a
spalle scoscese, se ancora ne capisco qualcosa, è il più talentuoso di tutti.
Dà almeno un paio di piste agli altri ragazzi americani più grandi di lui. Quello con la maggiore facilità di colpi
e più brio tennistico. Tra accelerazioni al fulmicotone e cucchiai smorzati di
dritto assai notevoli.
Nel tabellone femminile, già detto della dipartita di Na
Li, prosegue invece la campionessa uscente Stosur che batte la storta
Lepchenko. Ora però ora si ritroverà quella Laura Robson “ammazzagrandi” di cui sopra. Avanti
sicure Kvitova e Bartoli (sempre più vezzosa). Nessun problema per le urlatrici
svitate Azarenka e Sharapova, con la siberiana che si abbatte con una scure su una
sconosciuta ragazzotta americana cellulitica, tal Bourdette, il cui nome rimanda ad
onomatopeiche gelatine budinose.
Partita bellissima tra Baghdatis e Dolgopolov, mi sono divertito come un matto. Peccato che mi sia perso Kohli-Paire.
RispondiEliminaConcordo in toto sull'inutilità dannosa di Gulbis. Averci Tommy Haas adesso ci aspettava un meraviglioso terzo turno con Gasquet!
Ciao Klimt, sì. partita fantastica, tagli, rabone, slice, fiammate improvvise. Tennis assolutamente irrazionale. Il cipriota la poteva portare al quinto, prolungando la goduria.
EliminaPaire-Kohli, visto nella notte piena. Il francese ha retto alla grandissima, tra deliri e soluzioni impossibili. Ma alla fine ha vinto il più esperto. Anche lì, tra i due però, si cadeva sempre bene. :)
Ciao, a presto.
E io cosa leggo per il Day 6 ? Dimmi la verità, non starai mica battendo la fiacca.
RispondiEliminaCiao Picasso, ti auguro una buona domenica e ti concedo il meritato risposo.
Anna Marie
Bontà sua...molto umana.
EliminaIl problema è che:
1) non ho obblighi editoriali, su come e quando scrivere e se mi va di farlo e per il mio piacere personale. Al limite qualcuno può pagarmi per non scrivere, e ci sarebbe anche.
2) scrivo al solito di mattina, nella mezz'ora post caffè. Normale che in settimana lo faccia alle 8,00. Durante il week end, bontà sua, mi conceda di farlo alle 13,00. :)
Ciao, alla prossima.
E se penso che il mio marito mi ha detto di non rompere le scatole di domenica. Ma spero che vorrai perdonare questa mia (scherzosa) intrusione nel tuo ritmo quotidiano.
RispondiEliminaA proposito di Ernests Gulbis: Thomas Haas avrebbe probabilmente avuto i mezzi per battere l'americano Johnson.
E' proprio un dispettoso, questo Gulbis.
Ciao, terrò conto dei tuoi orari, sarò umana.
Un cordiale saluto
Anna Marie
Di niente.
EliminaIl giullare di corte è a sua completa disposizione. E degli altri due/tre lettori.
Ma ti preparo...quando non vedrai più on-line questo blog, non venirmi a frustare.
Tutto molto surreale. :) Scherzo eh, comunque ciao e buona domenica a te.