Day
11 – Dal vostro inviato tramite microchip inserito nei lepidotteri
che Berdych prova impunemente a stecchire
Finale
femminile Li Na-Cibulkova, che se qualche illuminato scommettitore
l'avesse prevista mettendoci sopra un copeco, ora potrebbe svernare
alle Bahamas. L'esperta cinese dispone agevolmente di Eugenie
Bouchard, una delle sorprese del torneo. Prosegue invece
l'incontrollata e folle marcia di Dominika Cibulkova che asfalta
(anzi bituma e prematura, come la supercazzola) Sant'Agnese Martire
Esorcista del Male. Cotechini di trenta centimetri al posto delle gambe,
pancetta da terzo mese di gravidanza e atroci «ohhh-lllèèè» a profusione da mandriana che libera i buoi, ma c'è poco da fare:
questa gnappa slovacca alta una racchetta e mezzo manico (junior), ha trovato
due settimane d'ispirazione violenta. Si può poco e finirà per
vincere il torneo. Unica, vana, speranza: che ripercorra le orme lagrimanti dell'altra eroina involontaria, Lisicki. Agnese l'incompiuta, se non
vince slam in cui sono fuori Serena, Masha e Vika (per sua stessa
manina umiliata e rispedita alla gara di rutti e scorreggioni a Gold Coast), non si capisce quando ci riuscirà. Lo dico io: mai. Poco ce ne cale, la vittoria sulla trucida bielorussa rimane il momento più alto del torneo femminile. Gemma imperitura. E poi, se sono vincenti ci piacciono meno. Aspettando la
«mammasantissima» Vera Zvonareva.
Torneo
maschile enormemente più interessante e incerto. Berdych e «Stan
The Man» (o «Stanimal» se volete) Wawrinka, se le danno di santa ragione. Posta in palio altissima, occasione della vita per
entrambi, tensione e match brutto. Ci vuol pazienza, calma e sangue
freddo. Berdych, bardato da fantino gigante della contrada del Bruco
o stopperone della Spal (sperando questa moda orripilante non
dilaghi) mena, e sugli spalti la girlfriend vestita allo steso modo, trepida come una madonna ceca addolorata. Lo svizzero
la porta a casa, agguantando la prima, meritatissima, finale di
Major.
L'attesa
però, inutile sottolinearlo, è per l'altra semifinale in programma
domani. «La» semifinale: Federer-Nadal, dualismo che ha
caratterizzato gli ultimi anni e uno dei duelli più avvincenti della
storia tennistica. Oltre che il più medagliato. Solo un paio di mesi
fa sembrava un confronto al capolinea: Nadal lanciatissimo e tornato
numero uno, Federer sulla soglia dei 32anni, reduce dalla peggior
stagione della sua carriera, costretto a guadagnarsi il Masters di
fine anno con le unghie. Curioso invece come a Melbourne ci giungano
con stati d'animo opposti. Svizzero rigenerato dal nuovo coach, ma soprattutto da una ritrovata condizione fisica e confidenza col nuovo
strumento. Il resto vien da se, convinzione mentale e nuove danze
punitive inferte con sadica dolcezza a Tsonga e Murray. Ora, ancora
lui, Rafael Nadal, ostacolo per l'ennesima rinascita, possibile liberazione finale. Contro l'omaccione esasperato ed esasperante, che
a Melbourne non ha destato grandi sensazioni. E quando mai. Tra
polemiche iniziali, lamentele sulla superficie veloce, e la regola dei
venticinque secondi tra un punto e l'altro pretesa, «ad personam Rafinho», un po' più flessibile. Sempre polemico e con
l'atteggiamento da accerchiato che tanto aiuta, se Mourinho ha
insegnato qualcosa. Ha bisogno di sentirsi solo e con nemici
immaginari da combattere, ormai spelacchiato, stravolto, rantolante,
fasciato come un reduce di guerra, con le piaghe sulle mani da fraticello San Pio Rafito da Manacor. Ma non molla un centimetro e un
punto. Mai.
Sentivo
fantasiose e avvincenti teorie su questo confronto. Rinnovato. Per me
non cambia niente rispetto a quando Federer giocava come (e anche meglio)
di quanto mostrato con Tsonga e Murray. Se tiene mentalmente e
fisicamente tre set allo stesso ritmo esibito nei giorni scorsi,
vince. Se cala e tentenna di fronte alla maschera spaventosa
dell'altro perdendo sicurezza, finirà per perdere. Come sempre. Le cose sono più
facili di quello che si pensa. Monsieur de Lapalisse Cerchiobott Cirìn Pomicìn.
Evviva, Stanislas, fils de paysans vaudois fa la sua prima entrata in una finale di Slam. Bravo, anche se la partita non ha paragone con quella che ha giocato contro il Djoker. Comunque, con la pazienza e la costanza c'è l'ha fatta a stendere il 1.98 m di "campione" ceco con tutti i suoi 21 aces. Berdych, alla fine, si è lasciato persino trasportare in un largo sorriso.
RispondiEliminaRoger Federer dice che con Stefan Edberg si analizza minuziosamente il gioco degli avversari e si discute molto, che è questo l'aiuto che gli dà. E poi, diamine, non può permettere che Stan disputi la finale contro un non-svizzero. (Chauvinista ? Siiiii.)
D'altra parte è anche vero che il Rafito por Dios non molla, non molla, non molla ( Giorgio Conte - Sombrero). Beh, io oso sperare che il Rotschi non tentenni e inserisca il superturbo e lo lasci inserito. Domani a quest'ora lo sapremo.
"Monsieur de Lapalisse Cerchiobott Cirìn Pomicìn", c'est génial !
Ciao Picasso, un saluto divertito
Anna Marie
Buona vittoria. Temevo molto questo incontro, specie per quella rilassatezza inconscia che si ha dopo un grande successo (con Nole). Invece ha dimostrato maturità anche in quello.
EliminaVisto la fine. Match brutto sì, nervoso. Era una grande occasione per entrambi. Bravo lo svizzero a portarla a casa.
Non so nemmeno a che ora giochino Rafa-Roger. Ma al 99% lo vedrò in replica la sera.
Ciao a te Anna Marie
L'incontro è domattina alle 9,00. D'accordo con le ultime righe. leggo troppe, molte a sproposito, interpretazioni di questo match come se fosse cambiato tutto e Federer di anni fa non era potenzialmente capace di vincere. Godiamoci questo incontro e, da tifoso di Roger, sperando vada bene. Alberto
RispondiEliminaNon so a quali ti riferisci, ma ne ho lette un paio. Sì, alcune stucchevoli (simpatizzo assai anche io per Federer, ma la spocchia di alcuni suoi tifosi-giornalisti è imbarazzante). Alla fine il gioco è questo. Se ne parla, si ipotizza, si fanno ipotesi. Il più delle volte sono sbagliate, e se ci si azzecca è pura casualità. Chi crede davvero di sapere come andrà, è pazzo e non lo sa ancora.
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