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giovedì 23 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – ASPETTANDO NADAL-FEDERER, «STANIMAL» WAWRINKA GIA' IN FINALE








Day 11 – Dal vostro inviato tramite microchip inserito nei lepidotteri che Berdych prova impunemente a stecchire


Finale femminile Li Na-Cibulkova, che se qualche illuminato scommettitore l'avesse prevista mettendoci sopra un copeco, ora potrebbe svernare alle Bahamas. L'esperta cinese dispone agevolmente di Eugenie Bouchard, una delle sorprese del torneo. Prosegue invece l'incontrollata e folle marcia di Dominika Cibulkova che asfalta (anzi bituma e prematura, come la supercazzola) Sant'Agnese Martire Esorcista del Male. Cotechini di trenta centimetri al posto delle gambe, pancetta da terzo mese di gravidanza e atroci «ohhh-lllèèè» a profusione da mandriana che libera i buoi, ma c'è poco da fare: questa gnappa slovacca alta una racchetta e mezzo manico (junior), ha trovato due settimane d'ispirazione violenta. Si può poco e finirà per vincere il torneo. Unica, vana, speranza: che ripercorra le orme lagrimanti dell'altra eroina involontaria, Lisicki. Agnese l'incompiuta, se non vince slam in cui sono fuori Serena, Masha e Vika (per sua stessa manina umiliata e rispedita alla gara di rutti e scorreggioni a Gold Coast), non si capisce quando ci riuscirà. Lo dico io: mai. Poco ce ne cale, la vittoria sulla trucida bielorussa rimane il momento più alto del torneo femminile. Gemma imperitura. E poi, se sono vincenti ci piacciono meno. Aspettando la «mammasantissima» Vera Zvonareva.
Torneo maschile enormemente più interessante e incerto. Berdych e «Stan The Man» (o «Stanimal» se volete) Wawrinka, se le danno di santa ragione. Posta in palio altissima, occasione della vita per entrambi, tensione e match brutto. Ci vuol pazienza, calma e sangue freddo. Berdych, bardato da fantino gigante della contrada del Bruco o stopperone della Spal (sperando questa moda orripilante non dilaghi) mena, e sugli spalti la girlfriend vestita allo steso modo, trepida come una madonna ceca addolorata. Lo svizzero la porta a casa, agguantando la prima, meritatissima, finale di Major.
L'attesa però, inutile sottolinearlo, è per l'altra semifinale in programma domani. «La» semifinale: Federer-Nadal, dualismo che ha caratterizzato gli ultimi anni e uno dei duelli più avvincenti della storia tennistica. Oltre che il più medagliato. Solo un paio di mesi fa sembrava un confronto al capolinea: Nadal lanciatissimo e tornato numero uno, Federer sulla soglia dei 32anni, reduce dalla peggior stagione della sua carriera, costretto a guadagnarsi il Masters di fine anno con le unghie. Curioso invece come a Melbourne ci giungano con stati d'animo opposti. Svizzero rigenerato dal nuovo coach, ma soprattutto da una ritrovata condizione fisica e confidenza col nuovo strumento. Il resto vien da se, convinzione mentale e nuove danze punitive inferte con sadica dolcezza a Tsonga e Murray. Ora, ancora lui, Rafael Nadal, ostacolo per l'ennesima rinascita, possibile liberazione finale. Contro l'omaccione esasperato ed esasperante, che a Melbourne non ha destato grandi sensazioni. E quando mai. Tra polemiche iniziali, lamentele sulla superficie veloce, e la regola dei venticinque secondi tra un punto e l'altro pretesa, «ad personam Rafinho», un po' più flessibile. Sempre polemico e con l'atteggiamento da accerchiato che tanto aiuta, se Mourinho ha insegnato qualcosa. Ha bisogno di sentirsi solo e con nemici immaginari da combattere, ormai spelacchiato, stravolto, rantolante, fasciato come un reduce di guerra, con le piaghe sulle mani da fraticello San Pio Rafito da Manacor. Ma non molla un centimetro e un punto. Mai.
Sentivo fantasiose e avvincenti teorie su questo confronto. Rinnovato. Per me non cambia niente rispetto a quando Federer giocava come (e anche meglio) di quanto mostrato con Tsonga e Murray. Se tiene mentalmente e fisicamente tre set allo stesso ritmo esibito nei giorni scorsi, vince. Se cala e tentenna di fronte alla maschera spaventosa dell'altro perdendo sicurezza, finirà per perdere. Come sempre. Le cose sono più facili di quello che si pensa. Monsieur de Lapalisse Cerchiobott Cirìn Pomicìn.



4 commenti:

  1. Evviva, Stanislas, fils de paysans vaudois fa la sua prima entrata in una finale di Slam. Bravo, anche se la partita non ha paragone con quella che ha giocato contro il Djoker. Comunque, con la pazienza e la costanza c'è l'ha fatta a stendere il 1.98 m di "campione" ceco con tutti i suoi 21 aces. Berdych, alla fine, si è lasciato persino trasportare in un largo sorriso.

    Roger Federer dice che con Stefan Edberg si analizza minuziosamente il gioco degli avversari e si discute molto, che è questo l'aiuto che gli dà. E poi, diamine, non può permettere che Stan disputi la finale contro un non-svizzero. (Chauvinista ? Siiiii.)
    D'altra parte è anche vero che il Rafito por Dios non molla, non molla, non molla ( Giorgio Conte - Sombrero). Beh, io oso sperare che il Rotschi non tentenni e inserisca il superturbo e lo lasci inserito. Domani a quest'ora lo sapremo.

    "Monsieur de Lapalisse Cerchiobott Cirìn Pomicìn", c'est génial !
    Ciao Picasso, un saluto divertito
    Anna Marie

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    1. Buona vittoria. Temevo molto questo incontro, specie per quella rilassatezza inconscia che si ha dopo un grande successo (con Nole). Invece ha dimostrato maturità anche in quello.
      Visto la fine. Match brutto sì, nervoso. Era una grande occasione per entrambi. Bravo lo svizzero a portarla a casa.
      Non so nemmeno a che ora giochino Rafa-Roger. Ma al 99% lo vedrò in replica la sera.
      Ciao a te Anna Marie

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  2. L'incontro è domattina alle 9,00. D'accordo con le ultime righe. leggo troppe, molte a sproposito, interpretazioni di questo match come se fosse cambiato tutto e Federer di anni fa non era potenzialmente capace di vincere. Godiamoci questo incontro e, da tifoso di Roger, sperando vada bene. Alberto

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    1. Non so a quali ti riferisci, ma ne ho lette un paio. Sì, alcune stucchevoli (simpatizzo assai anche io per Federer, ma la spocchia di alcuni suoi tifosi-giornalisti è imbarazzante). Alla fine il gioco è questo. Se ne parla, si ipotizza, si fanno ipotesi. Il più delle volte sono sbagliate, e se ci si azzecca è pura casualità. Chi crede davvero di sapere come andrà, è pazzo e non lo sa ancora.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.