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domenica 9 febbraio 2014

FED CUP 2014 – LA GIOVANE, VIOLENTA, ITALIA







Privati della telecronaca del cantastorie Fabretti (gli esegeti del Sommo Vate lo danno alle prese con la punzonatura della sei giorni di mountain bike in Val di Non), c'era ben poco d'interessante o comicamente avvincente nel confronto Stati Uniti-Italia di Fed Cup, in scena nel gelo di Cleveland.
Il sostituto si fa apprezzare per un “Karin pecca di generosità, appena avanti di due break ne cede uno” (ne sa, ne sa, ma deve farsi ancora le ossa). Aspettiamo però il Vate Faber 2, sperando il suo sia solo un turno di riposo, come per le nostre big.
Restava il sadico interesse nel vedere Capitan Barazzutti alle prese con Camila Giorgi, ragazzina tennisticamente autistica, cresciuta in una campana di vetro e ascoltando solo le parole (temo deliranti) dello scapigliato babbo-domatore Sergio, a grandi linee: «Tira forte e vicino le righe. E se sbagli, spara ancora più forte, fortissimo finché non la spacchi la pallina. Cazzo». In attillata maglia-muta da sub nera già strepita in panchina, pazzo, frenetico. Un mix inquietante tra Branduardi e Casaleggio con sobria capigliatura elettrizzata, Telespalla Bob e Keith Richards. Urla qualche consiglio. E quelle sono ancora al palleggio di riscaldamento. L'avversaria chiede un lob e Super Vicky bombarola le tira un tracciante nei denti. Sergio esulta. Barazza, sgomento, si sbraccia: «E' il palleggio Cami, è il palleggio! Ma questa intende l'italiano?» rivolto a Palmieri, che nicchia.
Camila Giorgi affrontava Madison Keys, diciottenne ragazzona dai mezzi fisici e tecnici notevoli e dentatura che rimanda al «Dentone» di «sordiana» memoria, numero 37 al mondo. Speranza concreta del tennis yankee, come la nostra Camila lo è di quello italiano, malgrado abbia quattro anni in più, vissuti alla catena di babbo Sergio (intanto sedato dal medico sociale azzurro con anestetico per cavalli imbizzarriti).
Poi si inizia, e lo spettacolo è emozionante. Rasenta la fantascienza. L'italiana parte come una forsennata. Gambe ben piantate e una pioggia di missili terra aria sul cemento di Cleveland, letteralmente crepato come Dubrovnik dopo un attacco della contraerea serba.
Il sapiente Barazzutti catechizza la nostra «Chucky bambola assassina». Mai visto così ciarliero e parco di consigli, tracimante in logorrea da abuso di bardolino. Lui che sovente in panchina si assopisce facendo ristoratori sonnellini, stavolta mima colpi, movimenti e tattica. Pare di sentirlo «Brava Cami, ma lavorala quella seconda. Piazzala profonda la risposta, senza rischiare. Cambi di ritmo e via. Ah, anche qualche smorzata, appena puoi. E non ti scordare il back in difesa». Quella tutta composta e col piglio da scolaretta dopo lezione di matematica, fa cenno d'aver inteso tutto. Pronti, via: bum-bam-pum-sbadabam. Missili da ogni verso che s'infrangono sul rettangolo. Dentro, per oggi. E va benone così. Madison, molle e indolente come cavallona stracca dopo una lunga corsa, osserva lo spettacolo, allibita. Deve sembrarle crudele vedere una che tira tutto e non difende mai, stesso «vizio» che spesso le rimproverano, per via di una pigrizia atavica nei coscioni. Camila le gambe le avrebbe, semplicemente non vuole - difendere - perché non contempla l'avversaria nella sua non idea di tennis e suo gioco perfetto.
I soliti mirabolanti scienziati parleranno di «miracolo Barazzutti», capace di erudirla tecnicamente. Già me le vedo le notizie, appena oscurate da: «Le toghe rosse ora iniziano a esagerare: complotto anti m5s» sul FQ/Il Giornale, ad opera di Scanzi-Travaglio/Sallusti-Berpietro.
L'Italia travolge gli Usa col buon apporto anche di Frankenstein Knapp, ingobbita e devastante, proveniente dai monti tirolesi come Seppi (ma più virile e violenta del felino caldarense): potente come Zoeggeler, semovente e rude, giocandosela punto a punto con Masha a Melbourne aveva dimostrato una crescita notevole. A Cleveland è brava a scardinare le modeste difese di McHale e Riske.
Scelta quanto mai azzeccata di Barazzutti, far riposare le protagoniste degli ultimi anni. Un cambiamento dal fortissimo impatto, non solo generazionale, ma anche tecnico, rispetto alla tradizionale e laboriosa scuola italiana. Interessante (almeno quanto un editoriale di d'Arcais su Micromega sgargarozzando un bianchetto) sarà vedere come integrerà il nucleo storico, appagato e in là con gli anni, col nuovo, veemente e affamato. Io opterei per la seconda via, ma non sono Barazzutti. Per mia sfortuna (economica), e fortuna (tricotica).

4 commenti:

  1. "Un mix inquietante tra Branduardi e Casaleggio con sobria capigliatura elettrizzata, Telespalla Bob e Keith Richards. "

    STO ANCORA RIDENDO.
    Grazie Picasso.

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  2. Più che scegliere tra vecchio e nuovo secondo me Barazzutti finirà per mischiare le une e le altre. Errani e Vinci anche per via del doppio sono necessarie, e poi due tra Knapp, Giorgi e Pennetta. Unica tagliata fuori è la Schiavone.

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    1. Penso anch'io e di positivo c'è avere diverse alternative, tutte competitive. Dipenderà da tanti fattori, tra cui lo stato di forma del momento, e (non tralascerei) la volontà del nucleo storico di spendersi nella manifestazione.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.