Faccio pubblico outing: da qualche anno seguo la Wta con distacco vagamente nauseato. La fine dell'impero Williams ha causato un vuoto di personalità, ancor prima che tecnico, incapace di attrarre il pubblico medio al quale appartengo. Il quadro attuale ne è lo specchio fedele. Si vive la pallida rivalità tra la tigre di Minsk Sabalenka e Iga Ansia Swiatek, senza alcun sussulto. La prima da anni è vittima di paturnie esistenziali e psicodrammi sportivi. Recentemente, per sua stessa ammissione, è svuotata, senza fame. E una tigre senza fame, somiglia a un gattone che fa le fusa. Forse il desiderio di maternità dichiarato qualche mese fa inizia a prevalere su quello di tirare palline. La seconda sembra invece prigioniera di demoni opposti, che producono risultati simili. Appare ogni volta più ossessionata e ossessionante, chiusa nel suo guscio impermeabile al resto del mondo. Una macchinetta tira colpi nascosta da una visiera. Non so quanto c'entrino mental coach e tutta la stramba ciurma-staff al seguito, ma i suoi incontri sono ormai pura angoscia ansiogena. Non c'è niente di umano e coinvolgente, per chi guarda e (temo) nemmeno per lei. Per il resto, Coco Gauff è sempre incapace di fare il salto definitivo, e chissà se mai lo farà mai. Un pietoso velo su Elena Rybakina, che pure avrebbe il talento per vincere altri slam, ma è bloccata dell'arcinota storiaccia col coach Vukov. Roba da indagine Wta, non resta che aspettare e sperare si faccia chiarezza. Per il bene della ragazza, prima umano, poi sportivo. Gli unici barlumi di speranza in questo grigio torpore, restano Ons Jabeur e Karolina Muchova. Due talenti scintillanti che hanno sfiorato il grande successo, prima di ricadere vittime di infortuni e una testa che non segue troppo il talento. Rivederle lottare per la vittoria di uno slam è un miraggio, più che una previsione.
In un simile quadro post apocalittico, la vittoria di Mirra Andreeva nel 1000 di Dubai, è parso un miraggio. La speranza di nuova linfa per l'intero movimento agonizzante. Sorella minore e più forte di Erika, pure top 100 (una vicenda che lascia ricordi di Serena-Venus). La coppia di sorelle più forte in circolazione, più delle coetanee Fruhvirtova e meno glamour delle Kudermetova. Poco mi interessano i record di precocità e altri onanismi numerici che i più si affannano a snocciolare. Nemmeno il talento, che pure c'è, ben evidente. Quello che più mi colpisce di questa ragazzina siberiana non ancora diciottenne, con la fronte prominente e il viso da Giamburrasca, è la maturità da veterana con cui sta in campo. E una personalità da dominatrice. Lo si dice da almeno tre anni, e solo vicende imponderabili potranno impedirlo. Lei e Sinner monopolizzeranno le scene per un decennio almeno, difficile sbagliarsi. Un'altra siberiana da numero uno, dopo Masha. Se dio vuole, opposta in quasi tutto. A Dubai vince, e non lo fa per un colpo di fortuna o tabellone monco: sgretola una dopo l'altra tre vincitrici di slam: Vondrousova, Swiatek e Ribakyna, prima di disinnescare la danesona Tauson in finale. Praticamente il vertice della attuale, smunta, Wta piegata in una settimana. Manca solo Sabalenka, che pure aveva battuto lo scorso anno a Parigi. Ma se neppure la personalità vi interessa, oltre al suo gradevole tennis da contrattaccante, malgrado dica di ispirarsi a Ons Jabeur (quando dorme), non si può non rimanere incantati dalle sue interviste surrealmente naif. Una giovane vecchia. Tra citazioni di LeBron, musica di Micheal Jackson (se non i Queen!), l'idolo Federer, ma anche Nadal post Australian Open '22 (cosa che mi accomuna a lei). E pure Djokovic, altrimenti si offende. Ma la teenager nata nella profonda Siberia di Krasnojarsk, ha anche un altro idolo sportivo: Diego Armando Maradona. Uno che giocava quando i suoi genitori nemmeno erano nati. A chi le chiedeva, un paio d'anni fa, dei suoi obiettivi, rispondeva con candore e modestia non comuni: Quanti slam ha vinto Djokovic? 22, 23? Beh, io voglio vincerne di più. Non bastasse, c'è poi la perla che la rende piccolo idolo: 'La tattica? - squittisce -, sì con la mia allenatrice (Conchita Martinez) la studiamo nei minimi dettagli, a seconda dell'avversaria. Ma poi in campo non faccio niente di quello che mi ha detto, gioco come mi viene.".
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