Circo tennistico diviso tra Santiago, Acapulco e Dubai. Tralascerei il torneo cileno, poco più di un challenger, impreziosito dalla inutile presenza del numero due al mondo Alexander Zverev, cui forse avranno anche stracciato l'ingaggio per giusta causa. Un tour sudamericano così inutile non si vedeva da quello dei Mötley Crue nel 2020. Se questa è l'ambizione e lo stato di forma degli inseguitori, Sinner rischia di rimanere numero uno anche senza giocare fino al 2027. Grande spettacolo invece ad Acapulco. Tra tequila, tacos e sombrero, si affrontavano in semifinale Shapovalov e Davidovich Fokina. Match di cartello. Il canadese che sta mettendo la testa a posto e reduce dalla striscia monstre di 8 vittorie di fila (pare vada ripetendo, con lo sguardo allucinato, a chiunque incroci: Djokovic e Federer l'hanno mai fatta una striscia simile? Eh?) opposto al rampante Fokina di inizio anno, tra gladiatorie battaglie in Australia e l'artistico suicidio nella finale di Delray Beach contro un Kecmanovic ormai intento a mettersi lo shampoo sotto la doccia. Una gemma, tra le tante della carriera del biondo iberico. La semifinale si preannuncia quindi epica. I due paiono due polli da combattimento messicani. Tronfi, fieri, impettiti, scossi da un tragico agonismo di carta pesta. Bombarde insensate dello spagnolo, fiammate poderose del canadese, improvvisi colpi di genio, ricami e pallate in tribuna. Break e controbreak che farebbero impallidire anche un match di Itf femminile a Brazeville. Nessuno dei due arretra di un centimetro. Nessuno accetta l'ignominioso epilogo della vittoria. Sia mai. Qualsiasi cosa, ma l'insopportabile onta della vittoria proprio no. Vinco io geometra? no, vinchi lei ragionere. Un po' rimanda alle leggendarie battaglie del passato tra Gasquet e Verdasco. Anzi, qualcuno narra che i due siano gemelli nati da un passionale rapporto contro natura tra Nando e Richard, dopo un torneo di Bordeaux. A differenza dei loro genitori però, questi due non si detestano. Anzi, paiono due compagnoni che si fanno forza autocommiserandosi. Sul 7-6 4-2 Fokina, nemmeno quotavano il proverbiale controbeak, marchio di fabbrica del talento iberico: la Dorando Petri move. Puntuale contro beak, chiunque (da Kecmanovic a un 68enne giocarore di Pickleball con la gotta) avrebbe vinto il secondo e chiuso 6-1 al terzo con una chesterfeld in boccs. Shapo no. Lui è diverso, e cede al tiebrek del secondo. Superfluo aggiungere che in finale Fokina viene bistrattato dal soldatino essenziale Machac. Uno coi gamboni da Lou Ferrigno, che vince quando c'è da vincere.
Torneo d'inquietante noia si annunciava a Dubai, e così è stato. Sublimato da una finale per sromaci forti. Dopo aver assistito a Tsitsipas-Auger Aliassime uno dovrebbe recarsi alle autorità competenti e consegnarsi spontaneamente, perché ormai è capace di tutto. Vince il greco, che si rialza dopo mesi di torpore esistenziale. Presenza del tutto simbolica quella di Djokovic, preso a sberloni a mano piena da Berrettini. Percosso brutalmente. Nessun dramma però, era nei piani. L'obiettivo (ossessione) del serbo è lo slam 25. Complicato Parigi, ogni sforzo e la preparazione predisposta dal suo battaglione di specialisti, sarà rivolta a Wimbledon. Nutrizionisti, medici, paramedici, proctologi, Ris, psicologi, fisioterapisti, assaggiatori anti avvelenamento, anatomopatologi, cavie umane, hanno stilato una tabella di marcia impeccabile. Da quanti nanogrammi di pera lessa con gocce di veleno di rospo e sangue di vipera nicaraguense mangiare ad intervalli di due ore, al numero di passi e respiri da fare al giorno, fino all'ibernazione notturna in una bara appartenuta al barone Wurdalak (citazione colta). Niente sarà lasciato al caso. Immaginate ora Bublik, che prima della finale di un 250 non saprebbe mai rinunciare a un triplo big mac e due litri di birra, e capirete che è un altro sport. Pur continuando a risalire, continua a mancare a Berrettini il definitivo salto di qualità che lo riporti ai livelli pre buco nero (che non è quello della Satta, sia chiaro). A proposito di gossip pruriginoso, il corrierone dedica spazio al quasi stalking di una 19enne cantante sanremese verso il nostro martello. Ora, che io abbia visto il Festival Sanremo e non mi sia accorto della presenza di questa qui, me la fa considerare abbastanza trascurabile. Tiepidi segnali di risveglio di Medvedev. Vince due buone partite, perde da Griekspoor un match già vinto, con 4 match point a favore. Qualcosa si muove però, comprese scenate, urla e frasi sconnesse all'arbitro, tra cui: "Coi russi sempre due pesi e due misure". Frase che pare sia piaciuta molto al neo presidente russo Trump, che potrebbe intervenire presso l'Atp.
In realtà è un'altra la vicenda che mi ha colpito di più durante la settimana. Sempre più uomini si dicono schiavi, feticisti, i più svitati praticano corsi on line di bondage finendo per strozzarsi o finire al policlico come delle trote intrappollate nella rete. Con gli occhi da pazzi su facce da citrulli, se vedono una bella donna per strada, invece del banale e obsoleto "Michia che bel culo c'ha quella", se ne escono con frasi tipo: "mmh...da quella lì mi farei calpestare col tacco 12, cospargere di cera bollente e prendere a sprangate nella nuca". Qualcuno è autenticamente deviato, altri lo fanno per sfuggire alla lapidazione delle femministe che lottano come leonesse contro il patriarcato sublimato dal becero cat calling, la maggior parte per darsi un tono. Vogliono fingersi così potenti, economicamente e intellettualmente, che almeno nel sesso godono facendosi umiliare, per sperimentare la sensazione di inferiorità. In realtà sono solo dei Fantozzi che si fanno prendere a sberle. Perché il preambolo? Perché d'improvviso si prende il proscenio Madame Aneke Rune. Una che incarna alla perfezione l'immagine che ho di Mistress. Sadica padrona con aderente vestito di pelle nera, frustino in mano, sguardo malvagio e tagliente, infierisce sul citrullo schiavo di cui sopra che ulula di dolore. Sale in cattedra col suo tacco 18 sul caso Sinner lanciando frustate a destra e manca col gatto a nove code. E Wada e Itia carponi. Le dichiarazioni che non ti aspetti, ma che denotano intelligenza. Perché da Mistress saggia, sa bene che la buffonata costruita attorno a Sinner, può capitare a chiunque. Anche al suo dolce pargolo Vitus. E gli indignati di oggi, un domani non potrebbero dirsi vittime, ma solo imbecilli patentati. Sferzante, accavalla le gambe algida e sensuale, e denuncia come siano inquietanti e pericolose le attuali norme. Paradossale essere puniti per una contaminazione da 0,0000000001 nanogrammi di sostanza proibita che non farebbe effetto nemmeno su un moscerino rachitico. È preoccupata, Mamma Mistress Aneke, perché una quantità così bassa di sostanza proibita può entrare nel corpo degli atleti in qualsiasi modo. Una bistecca allevata con steroidi, frutta, semplice contatto fisico. Queste norme e la folle gestione del caso Sinner rischiano di gettare nel panico atleti che ormai hanno paura di tutto. Per essere sicuri dovrebbero vivere in una campana di vetro, o andare in giro avvolti da un enorme preservativo. Uno come Marat Safin, oggi, rischierebbe di essere fermato perché positivo a 126 tipi di droga diverse, a causa di contaminazione con le safinettes che lo attendevano in albergo. Bene Aneke, nel mare di idiozie a buon mercaro sparate da molti atleti (spiace che Wawrinka, di solito mai banale, si sia unito al branco dei qualunquisti), una voce razionale, pragmatica, forse solo normale.
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