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sabato 20 giugno 2009

Tabelloni e pronostici Wimbledon. Per chi vuole diventare ricco con le scommesse (non solo con le corse dei cavalli)



Nadal alla fine s'è arreso. Non sarà al via dei Championships di Wimbledon, a causa di ginocchia logore e martoriate dal suo tennis forsennato e da una programmazione semi-schiavista. Nadal senza ginocchia e piedi al top, è come Leconte senza braccio. Un Seppi qualsiasi. Ce ne faremo una ragione. “Dai e dai, lo spagnolo l'è sciupà” direbbe Jannacci, paonazzo in viso, dopo un'adorabile ciucca. Per alcuni, gli amanti viscerali dell'orrido e forzuto ad ogni costo (per rendere meno avvilente la propria bruttezza fisica o interiore), Wimbledon non il più veritiero tecnicamente. Probabile. Nella realtà oggettiva, rimane uno slam che mai ha incoronato vincitori paradossalmente insignificanti, ma ha rafforzato dinastie nobili o coronato grandi carriere. Nemmeno con la trasformazione dell'erba in pastura verde per vacche ogm, si è invertita la rotta. Certo, innegabile come abbia agevolato il successo dell'indomabile diavolo della tazmania maiorchino (che con l'infida erba dell'84, avrebbe penato con un Kriek qualsiasi, e benedetto la madonna per raggiungere i quarti. Piaccia o non piaccia ai Nadalisti.). Ma benchè terricolo nato, Nadal è campione di ben altra lignaggio ripetto agli Abert Costa, Ferrero, Muster, Gaudio, trionfatori sulla terra parigina. Quindi, mai un vincitore estemporaneo ai championships. Ecco perchè Wimbledon è Wimbledon.
La rinuncia (dolorosissima) dello spagnolo, spiana la strada ad una scontata finale tra sua maestà Federer ed Andy Murray. Con altrettanto scontata vittoria del messia celeste, con altro record marziano e suicidio delle emozioni. Piaccia o non piaccia (questa volta) ai “Federeriani” accecati. Due (flebili) ostacoli alla prevedibile finale. Che il giovin signore elvetico sia rilassato psicologicamente, o regalmente satollo, dopo i bagordi Parigini. Che Murray paghi la eccessiva Andy-mania scoppiata nel regno unito, dopo la sua vittoria del Queens. Anche se (ad occhio e croce) pare più avvezzo a sopportare le popolari eccitazioni collettive, di un Tim Henman qualsiasi. Che poi gli Inglesi tifino uno scozzese, somiglia molto a Berlusconi che sostiene Di Pietro, tra una farfalletta giuliva, uno stornello napoletano e l'altro. Ma ciascuno ha le sue tragedie. Tecnicamente, lo scozzese ha un gioco che ben si adatta alla superficie erbivora, con schemi d'attacco variegati ed imprevedibili. L'importante è che non si ostini nell'approccio (esclusivamente) soporifero, da novello Krickstein. Diventando egli stesso vittima masochista della sua attitudine ad anestetizzare l'avversario. Come il ragno che si intrappola nella sua tela.
Passando ad analizzare il tabellone, dal basso. Il primo (ipotetico) quarto vedrebbe Federer-Verdasco. L'elvetico inizierà con due algide-semi-esibizioni-dimostrazioni tennistiche, che tanto gli garbano. Primo ostacolo impegntivo dovrebbe essere rappresentato da Kohlschreiber, al terzo. Il tedesco, giustiziere di Djokovic a Parigi, ha un rovescio che non merita, e ben si adatta alla superficie. E se dimentica di avere lo stesso agonismo di una tartaruga di mare, può dare fastidio a tutti. Può persino strappargli un set (uhuh). Ottavo affascinante (ma anche scontato e cruento quanto lo sgozzamento di un vitello da latte recalcitrante), con Soderling. C'è curosità nel vedere se lo svedese sarà ancora nella versione “Psycho Killer” parigina, o sia tornato isterica ed allucinata comparsa. Già al primo turno avremo una risposta, vedendo come affronterà Gilles Muller, mancino lussemburghese con un gran servizio e voleè, sempre periglioso nel tre su cinque. Al limite, da quella parte, potrebbe resistere Feliciano Lopez, solito orpello perdente e assai gradito a frotte di fanciulle trepidanti ed obese, sugli spalti. Difficile che avanzi Verdasco. Lo spagnolo, alla scarsa forma abbina una sconcertante attitudine erbivora. Nei due tornei di preparazione, sembrava un trottolino spaesato su infidi lastroni di ghiaccio. Già al secondo turno, il francese Mahut, uno dei pochi talebani purissimi del servizio e voleè, potrebbe insegnarli le regole basilari del corano erbivoro. Più che il mancino iberico, nei quarti con Federer si appaierebbe la sagoma imponente ed i muscoli luccicanti di Jo Tsonga. Sfortunato il pugilatore-tennista francese. C'erano sicuramente spiragli più invitanti, creati dal vuoto Nadal. Tranne un morbidissimo Bolelli (almeno Koellerer dovrebbe batterlo) al secondo, dalla sua parte stazionano il bombardiere Ivo Karlovic e il canadese Dancevic (freschissimo e brillante finalista ad Eastborne), cristallino e perennemente inespresso talento, dal debordante gioco d'attacco, e con la personalità di un cincillà in fase d'accoppiamento. Vediamo, disse Nostradamus grattandosi le palle.
Il quarto da cui dovrebbe uscire il semifinalista (docilmente brutalizzato) del monarca svizzero, è reso incerto dal bizzarro rimodellamento del tabellone. Djokovic-Blake (o il gibbone dormiente Cilic) dice il seeding. Per la serie “la fortuna aiuta gli insipienti”, cammino irrisorio per il serbo, che pure ad Halle ha dimostrato quanto poco valga sui prati. Lento come un bue muschiato artritico, macchinoso come MazingaZ, prevedibile quanto un film dei Vanzina, noioso come una pellicola cecoslovacca. Ha pescato un tabellone che pare una tonnara di urticanti terricoli, e mestieranti inespressi. Benneteau, francese completo ma senza picchi, l'incostante americano da veloce Fish o l'altro indolente slavo Tipsarevic, occhialuto malinconico, dovrebbero comunque bastare per metterlo in difficoltà. Dovesse passare indenne da simili grotteschi personaggi, in ottavi potrebbe spuntare il resuscitato belga Xavier Malisse. Talento naufragato nelle steppe del circuito a causa di infortuni in sequenza, risorto dal lazzaretto quando non lo si aspettava più, passando brillantemente le qualificazioni. Se il suo fisico rabberciato non reggesse, per la serie “la fortuna aiuta gli insipienti, 2 – la vendetta”, in ottavi può arrivarci financo Tommy Robredo, che sul veloce ha senso, almeno quanto l'On. Binetti in un partito democratico e riformista. Risalendo, proverà a beneficiare del vuoto “chiappa volitiva” Blake, sempre più versione eremitico prigioniero di Juantanamo, ma il cui bel tennis radiocomandato e le gustose pirouette da marionetta snodabile, dovrebbero bastare. Seppi al primo turno, non ha scampo. Sebbene il trasparente altoatesino sull'erba giochi meglio che altrove (e con questo ho detto tutto). Ma ancora più dell'americano dalle terga sovrumane, o dello stagionato Ljubicic a sfruttare il buco del tabellone, dovrà essere Tommy Haas. Suona quasi come imperativo categorico. Se il tedesco mantiene la stessa forma di Parigi ed Halle, prevedibile ottavo rutilante con Blake e nei quarti potrebbe ischerzare nuovamente il serbo. Per la gioia di chi crede ancora che l'elegante gesto tecnico possa tramortire l'ottusa ed inguardabile forza bruta, costruita da maniscalchi pazzi. Una delle ultime occasioni per il buon Tommy.
Una selva di attaccanti semi-vintage e rattoppati, proveranno ad insidiare il cammino dello scozzese, prima del quarto (assai immaginifico) Murray-Simon. Prima l'americano Kendrick, poi Gulbis. Il giovane lettone viene da una stagione tragicomica, ed è sempre più avviato ad una carriera da eterno Marat Safin potenziale, con soli picchi negativi. Al terzo, possibile incrocio con un altro cavallo di ritorno clamoroso: Taylor Dent, gradevolissimo e pachidermico americano tutto servizio e voleè, che dopo tre anni da invalido civile, si è rimesso in mente la folle idea di ritornare. Meno esplosivo del passato, ma già buono sul cemento americano in primavera, ottimo e convincente nelle qualificazioni (Olivier Rochus è uno scalpo notevole). Il terzo turno è alla sua portata, e sarebbe una bella vittoria per il tennis. Negli ottavi, lo scozzese troverebbe poi Marat Safin o Stanislao Wawrinka (fresco trionfatore a Lugano, con tanto di prestigiosissima coppa a forma di gruviera). L'ex grande-comunque grande e il medioman perenne, supponente coi deboli e gallinella spaurita con le forti personalità. Ora, il russo dalla mente problematica e braccio che masturba gli animi più sensibili, può perdere anche contro l'americano Levine, o un altro falegname capitato per caso. Ma sicuramente, qualcosa regala sempre. Spesso un flaconcino di maalox. Altra puntata de “le ultime pennellate di una artista schizoide”. Poi Simon nei quarti, il francese sempre più versione pupazzetto di cartapesta con le giunture tenute assieme dal nastro adesivo. Prossimo over trenta a vita. La poltrona del francese se la contenderanno “mano de piedra” Fernando Gonzales, che gioca il suo tennis “ignorante” anche su erba, ma con minori risultati. Oppure Youzhny, se il russo col rovescio che rapisce i sensi riuscirà nell'impresa di giocare tre partite di fila come è capace. Già al primo turno, lo squilibrato russo ha un impegno ostico, con Ferrero. Esperto spagnolo, che oltra ad essere stato uno dei più deboli vincitori dello slam e numero uno (nell'anarchico interregno Sampras-Federer), è un terraiolo che gioca meglio sull'erba. Bello e nulla più, il confronto di primo turno tra il 37enne maghetto Santoro, che proverà a far valere le ultime stilettate velenose e ricami scucchiaiati della carriera, e l'altro vecchio bucaniere del circuito, il tedesco Kiefer, innocente espressione da ergastolano ricercato da 15 contee, e ancora osso duro per molti.
Ultimo quarto, quello che accoppierebbe Del Potro-Roddick. Il bombardiere di Tendil, occhio tagliente e braccio veloce come un pistolero del far west, è un'incognita sull'erba. Il mio intuito da cane da tartufo con raffredore da fieno, mi suggerisce che ai quarti ci arriva comunque. Si contenderà il posto con Lleyton Hewitt, che non sarà più quello di qualche anno fa, ma con l'anca nuova è tornato a discreti livelli (da top 30). Possibili outsiders: l'accecato picchiatore russo Tursunov, Zverev, che pure sui prati dovrebbe trovarsi come un uccellino cinguettante, e Picasso-scasso Petzschner, che già vincerebbe il torneo della sua galassia sconclusionata, battendo il doppista americano Ram al primo turno. Nessuna incognita, ma brutale certezza, quella che riguarda i nostri Potito Starace e Fabio Fognini. Il primo sull'erba non vince neanche se gioca a rubamezzetto con un raccattapalle dodicenne, ma il tabellone gli ha messo di fronte l'ultima possibilità: Acasuso. Uno che sul verde è più spaesato di lui. L'altro ci esalterà spaccando qualche racchetta. Pare di vedere Arrese convinto di essere Safin o McEnroe. Terribile. Nei quarti, Del Potro potrebbe agganciare il baseball-tennis di Roddick, sempre se Chardy (in ascesa) non gli faccia lo sgambetto, se “flatulenza arricciata” Melzer (folgorato dalla madonna di fatima) non diventi all'improvviso un giocatore di tennis, se Berdych non cominci a tirare dentro le righe, se Dimitrov, diciottenne bulgaro con le stimmate del campioncino, esplode, se Stepanek (possibile ottavo, comuque), non faccia valere la sua esperienza ed attitudine erbivora. Se, appunto.
Le donne? Boh. Cercherò di vedere qualcosa abbassando il volume della tv. Tocca fare un monumento a Martina Navratilova (immensa sul campo ed anche fuori), e quello che ha detto sul grottesco ed insopportabile concerto “grugnitorio” cui stanno riducendo la wta. “Farfalletta volleatrice” Martinez Sanchez, sfortunata a trovare subito la solida Radwanska, ma se vince, ottavi in saccoccia. Per il resto, solito tentativo dell'adorabile mammuth Dinara Safina, di acciuffare il primo slam. Uniche avversarie (superfavorite), le sorelle Wlliams, che a Wimbledon tornano sempre a fare sul serio.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.