.

.

sabato 9 gennaio 2010

Younes El Aynaoui, e il crepuscolo del tennista in un sorriso


Storie di ritiri annunciati, declini, ritorni impossibili, addii tristi o sorridenti, albe funeste e stridenti tramonti che illuminano vialetti oscuri e sterrati. Quando si parla di addii nel tennis, saltano inevitabilmente alla mente le istantanee di Andre Agassi, a metà tra l'omino della michelin e un pirata pingue e pelato, fatto a fettine da un Becker che non era Boris ma tal Benjamin. O quelle al limite dell'imbarazzante, di Guga Kuerten, malconcio e fermo sulle gambe, sul quale Ljubicic faticava ad infierire. Andando in là coi ricordi, si potrebbe pensare al rabbioso ed epico Jimbo Connors, o ad un frustrato ed indomito Supermac, nel ribattere l'oscena gioventù di un Kulti qualsiasi. Se non si vuole sforzare troppo la memoria, basti rispolverare le recenti gesta di Marat Safin, che saluta giostra e giostrai prima ancora di compiere trent'anni, perchè stufo, con una prestazione sontuosa.
Ha scelto il Qatar Younes El Aynaoui, per salutare il suo mondo. Una bella platea, un ultimo "shot" di pura esibizione, del giramondo affabile nato in Marocco, che ha frequentato anche le parti nobili della classifica e vinto qualche torneo. Passerella meritata, per un atleta diventato vera e propria icona del movimento tennistico arabo. Tennista amatissimo dai suoi colleghi (per capire quanto non sia una cosa scontata, chiedete a Wawrinka o Soderling), che in realtà aveva già smesso cinque anni fa, a causa di un fisico logoro e cigolante. L'inaspettato ritorno in tono minore, a trentasei anni, con qualche discreto risultato (una semifinale a Monaco e lo scalpo eccellentissimo di Del Potro), sempre e soltanto tirando di dritto, perchè col rovescio, al massimo, affettava l'anguria. Una bella carriera, costruita attorno ad un discreto talento incostante, gran servizio, accelerazioni di dritto a go-go, pregevoli colpi d'attacco e colpidi volo ben trattati.
Fulgido esempio di signorilità e del tennis vissuto come passione, e secondo solo a Jimmy Connors, come longevità. Ma Jimbo era un caso a parte, perchè a 43 anni vinceva ancora partite contro giovanotti allibiti. Poi lo scorso anno, l'implicita decisione di ritirasi, resa evidente dalle altalenanti apparizioni nel circuito veterani, tra avvilenti sconfitte col sempre vispo 48enne Jarryd, e qualche vittoria contro altri signorotti panciuti. A Doha, ha ricevuto il giusto tributo per una carriera lunga, e costantemente retta sul filo conduttore della sportività, al limite qualche crisi, ma esclusivamente autoflagellante. Saluta in modo dignitosissimo, riuscendo addirittura passare un turno. Con lo stesso sorriso che lo aveva accompagnato, dopo aver perso 21-19 al quinto, contro Roddick. Chapeau.
Fabrice Santoro ha detto basta a novembre, davanti al suo pubblico, in quel di Parigi. Con una classifica ed un livello di gioco ancora decorosamente alti, malgrado le trentasette primavere. Carriera irripetibile per "the magicien", tascabile fantino che si reinventò tennista mago. Col dubbio, se partecipare o meno all'Australian Open, stabilendo un ulteriore record: diventare l'unico capace di giocare tornei dello slam a cavallo di quattro decadi. Oltre a quello surreale, di essere l'unico tennista ufficialmente ritirato, che gioca ancora. Un autentico fantasma magico, fedele al suo personaggio. Ha appena appeso la racchetta, ma deve ancora decidere il maghetto. E che sarà mai, basta scendere in campo a Melbourne, raccogliere qualche punto e tanti applausi, penserà qualcuno che non conosce il personaggio. Perchè Fabrice vuole restare competitivo fino all'ultimo, e tirar palline davanti alla gente solo se in grado di ben figurare e poter vincere ancora partite. Senza questo piglio, non avrebbe avuto la stessa carriera leggendaria, con quel fisico da lucertolina invisibile. Sceglierà all'ultimo momento, sperando ci regali gli ultimi sprazzi di magia iridescente.
Accanto a queste storie, velate da un filo di malinconia antica, ne ritroviamo alcune legate al declino doloroso, altre che spesso trascendono nel triste svilimento del tennis a pura mestieranza. A voi, inserirli nell'una o nell'altra categoria. C'è Schuetteler, che a 35anni si ostina ancora a voler sgozzare orride palline, per i campi. Il trentenne Xavier Malisse, balga isterico, risalito faticosamente tra i primi cento, dopo due anni all'inferno. Improvvisamente rigettato nel purgatorio dei dannati, con una squalifica di due anni per doping presunto, sul groppone. Rimane il suo singhiozzante addio al tennis, la cruda confessione di non potersi permettere avvocati e costosi ricorsi (non tutti si chiamano Richard, e sono nati in Francia), e la successiva sospensione della squalifica, che almeno per quattro mesi, gli consentirà ancora di delirare sui campi. Ci sarebbe anche l'ultratrentenne Carlos Moya, ex numero uno, ed ex fedifrago signor Pennetta, che prova a rientrare. Gaston Gaudio, tornato lo scorso anno, confessando candidamente, quanto il tennis rappresentasse solo una comoda scorciatoia per il sesso facile, senza l'annoso fastidio di dover chiamare delle costose entreineuses. Penso ad un drappello di cani e porci (o se volete, Canas e Puerta), che senza più rimpinzarsi di nandrolone a merenda, ora remano per challengers sudamericani.
Greg Rusedski ha gia smesso da un pezzo, ma viste le difficoltà di schierare al fianco di Murray qualcuno migliore di Jack lo squartatore o un beone raccattato in qualche pub, si è proposto come doppista di lusso. Peccato che Greg non abbia ricevuto inviti in nessun torneo, e si sia visto sbattere la porta in faccia anche dal Wurdalack di Scozia (garbato come consuetdine), con un sibillino "niente vecchi", più o meno. Per chiudere in bellezza, l'esempio avvilente di Mark Philippusis, australiano con alle spalle una finale di Wimbledon ed un'ottima carriera, stroncata da gravi infortuni alle ginocchia. Qualche maldestra partecipazione al circuito senior americano, e il trentatreenne bombardiere, ischerzato con un doppio 6-4 da un arzillo cinquantenne brizzolato e smoccolante (al secolo John McEnroe "the genius"). Niente di così strano, se non per l'imbarazzante dichiarazione di voler tornare seriamente nel circuito professionistico. Motivazione? Affari andati male, fallimenti che lo hanno ridotto sul lastrico. Senza nemmeno la lungimiranza di impiegare qualcuno dei milioni guadagnati, aprendosi un'attività paracadute, per la vecchiaia. Chessò, non dico una scuola tennis, una manciata di appartamenti al centro di Melbourne o un locale per miliardari eccentrici, ma almeno un chiosco di grattachecche, o una bottega di liquirizie smozzicate.

5 commenti:

  1. Ciao Picasso! Bell'articolo molto suggestivo! Ho visto una delle ultime partite di El-Aynaoui, non quella contro Roddick, chapeau davvero a questo signore del tennis, vista la sua carriera più che dignitosa.
    Quindi Malisse fuori sul serio? La Wickmayer (parlando di presunti dopaggi) è tornata in grande spolvero invece, battuta Flavietta nostra ad Auckland, nonostante ciò sono contenta per lei, devo riuscire a vederla meglio però, ricordo che a NY ha fatto bene, prima di gridare alla nuova Henin voglio verificare bene!
    E sì Philippousis è riuscito a mangiarsi tutti i denari guadagnati, fa davvero tristezza vedere quanto a volte il talento non è ben collegato a un cervello ben funzionante fuori dal campo!
    A proposito di cervelli un po' così, ho saputo che Marat è diventato vicepresidente del comitato olimpico russo... ohibò! Vorrà mica diventarmi una persona seria proprio adesso che può dare libero sfogo a tutta la follia che c'è in lui? Non possono farmelo diventare un impiegato del catasto!
    Picasso tu e il tuo micio oracolare cosa prevedete per la stagione che viene? O almeno per i prossimi mesi venturi? Io ho un paio di ideuzze eheh ;)
    A presto!
    PS ce la farò a eliminare la foto natalizia devo solo capire come fare mannaggia!

    RispondiElimina
  2. Silvia, a Malisse è stata sospesa la squalifica fino ad Aprile, come alla Wickmayer. Solo che il povero squilibrato va perdendo nelle qalificazioni contro dei ciabattini, e l'altra invece, le passa e vince pure i tornei. La nuova Henin, per carità...è una picchiatrice ossessa, dal fisico mostruoso (muscolato, mica come il povero mammuth Dinara) ancora rudimentale. Ma come risultati, se non la fermano ad Aprile, sarà la sorpresa del 2010. Da prime 5 al mondo, facile-facile. Assieme alle due connazionali.
    Marat ambasciatore in cravatta? L'ho detto io che è anticonformista.
    L'oracolo ha le idee ben chiare, ed infallibili. Ma non le scrivo, perchè mi dilungherei troppo. Conviene farne un post, prossimamente.
    Ciao, a presto.

    RispondiElimina
  3. Sapevo che mi avresti aggiornata su Malisse ;) mannaggia a lui, sapevo della revoca della squalifica e mi chiedevo ma che fine ha fatto?
    E sì Marat ha deciso che è ora di timbrare il cartellino... se non stupisce che Marat è?
    A proposito e Moya muscoli d'acciaio? Mica è riuscito a rientrare vero?
    Non mi osavo chiederti un post oracolare a richiesta, mi sembrava poco carino, attendo fiduciosa allora :p
    Ce l'ho fatta nuovo avatar floreale!
    A presto buon week end!

    RispondiElimina
  4. Secondo me sta cosa della vicepresidenza del comitato olimpico russo durerà al massimo due mesi^^

    RispondiElimina
  5. @Silvia,
    Moya è tornaato ed ha perso. Non chiedermi contro chi. Credo un fruttarolo che passava di lì per caso. Sul post oracolare, qualcosa ho scritto. Ma è semplice. Un sunto: Del Potro vincerà l'AO. Nadal il RG. A Wimbledon, vedo Petzschner su tutti. E negli UO, vincerà Federer. Il Masters di Londra, Bolelli. =)

    @Marty,
    Sin troppo fiduciosa. Anche due settimane. =)

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.