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mercoledì 8 settembre 2010

US OPEN 2010: L'ESPERIENZA DI VENUS, SBARRA LA STRADA ALLA SCHIAVONE



Day 9 (diario dell'internato dormiente)




Il sonno, malvagiamente dolce, mi coglie inesorabile ai primi games del secondo set del match tra Venus Williams e Francesca Schiavone. Colpa della tarda ora, della maratona tra Querrey e Wawrinka, prolungatosi all'eccesso, o dell'estremodisinteresse. Fate voi. Assisto all'ultimo set e mezzo della sfida tra Sam e Stan, con la bacinella a portata di mano per ogni evenienza. Si giocano entrambi il primo accesso in un quarto di slam, ma posso anche sbagliarmi. Un equilibrio stupefacente. Il povero Sam, ragazzone dalle spalle scoscese e le inesistenti labbra da joker, è un tennista normale. Si sposta tutto con rapida goffaggine nel lato sinistro per tirare il suo dritto. Ogni tanto viene avanti e gioca delle volée brutte ma spesso efficaci. Espressione di una normalità docile, ed inguardabile. Con lo stesso carisma di un pompelmo. L'altro, lo svizzero minore, è il solito torello dal poderoso rovescio ad una mano. Persino più eccitato del solito e denso di protervia. Detestabile malgrado un tennis maledettamente più attraente di quello dell'americano. Insomma, proprio non so chi preferire al fianco di Misha Youzhny nei quarti. Il russo, con la solita piccola distrazione, ha comunque fatto il suo dovere affettando Tommy Robredo "el torpe".
Talmente annoiato dalle loro evoluzioni, che leggo le statistiche. Io i numeri li spulcio solo quando sono annoiato e tendo allo stato di coma vigile. Tutto pari, incredibilmente. Persino percentuali di servizio. Di punti vinti con la prima, con la seconda. Approcci a rete e percentuale di punti vinti di volo. Incredibile. Alla fine la spunta Stan. Grande eccitazione al suo moderato angolo, col "panzetta" Lundgren felice assieme ad un manipolo di ceffi che paiono i resti in decomposizione di un gruppo metal anni '70. Amen. Preghiamo.
E finalmente inizia la sfida più interessante per i nostri colori. Ma anche per chi dei colori se ne sbatte. Venus Williams, pur con molte incertezze, scappa via avanti di un break. La venere d'ebano ha un bel vestito aderente ed elastico color rosa intenso, tutto tempestato di civettuoli strass. Ad ogni inzio punto se lo abbassa con gran pudicizia da illibata fanciulla al ballo delle debuttanti, coprendo la mutanda lamellata simile quasi fosse un reggicalze. Ma tra un vezzo e un altro tira anche delle gran carocchie di stampo antico.
La nostra risale con coraggio, tutta elettrizzata come un pupazzo a molle senza fianchi. Dagli spalti si sente un illuminato incitamento in italiano: "Dai francesca che è COTTA!". Le urla belluine di Venus che pare una fiera selvaggia nella savana, e i rantoli mostruosi in due tempi della nostra, che nemmeno uno scaricatore di porto con la sciatica (ahhhhh-uhiiiiihhhhhoooo). I fendenti dal fondo dell'americana e i prodigiosi cambi di ritmo e rotazione dell'italiana. Non si sa chi preferire, devastati da quel concerto sonoro imbarazzante. Tennisticamente meglio, dieci volte, Schiavone. Molto più divertente. Più elegante e femminile da guardare la sinuosa Venere. Insomma, ci sarebbe da prendere la nostra ad occhi chiusi, non fosse per quell'insostenibile indisponenza sotto traccia che la ex "leonessa" (chiamatela ancora così e vi prenderà per cialtroni, alzando il sopracciglio) emana incurante, e che riequilibra il tutto. E allora, vinca chi vuole vincere. Sono mica un patriota io. Ho una concezione estrosamente internazionale per cui tifo chi mi suscita buone sensazioni, al di là della bandiera. Deve avere la mia stessa idea il pubblico yankee. Sarà una folle impressione, ma dagli spalti sembrano partire più incitamenti per l'italiana. Un paradosso, per molti. Forse per quel mal celato odio verso le sorellone coloured uscite dal ghetto, capaci di dominare e diventare miliardarie in un mondo di ricchi di professione. ma sulla questione ci sarebbe dascrivere un trattato. Conquista tutti il tennis dell'azzurra, che è puro lustro per gli occhi. Un dritto frullato in modo tremendo, e due secondi dopo splendido attacco in back di rovescio e volèe stoppata. Una completezza difficilmente rinvenibile in altre ragazze-tenniste.
Le due sono al tiebreak. Dopo un inizio sciamannato, l'italiana recupera da 0-4 a 4-4. C'è pure il tempo per un attacco ed una volèe che Francesca si scava letteralmente dall'ombelico. Un punto che sembra far venire giù l'Arthur Ashe. Ma è solo una fiammella. Venere abbranca d'esperienza e potenza il primo set. Va via avanti di un break nel secondo. Ed è lì che Morfeo mi punisce a morte. Ma il match è ormai finito. Alla fine sarà 7-6 6-4 Venus. Malgrado i dati anagrafici decretino una sostanziale parità, ha prevalso la maggiore esperienza dell'amaricana a giocare simili partite, a grandi livelli. In semifinale incrocerà Kim Clijsters. Una specie di finale anticipata. Non fosse che la vincente, temo, perderà da Caroline Wozniacki.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.