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giovedì 9 settembre 2010

US OPEN 2010: MA IL TENNIS, DOVE'?




Day 10 (Diario dell'internato che si finge "pirla")


Appiccio l'arnese prodigiosamente multimediale, e due secondi dopo una bella PallMall che brucia la gola. E sullo schermo ecco il testone prominente di Novak Djokovic che si scuote, come ad indicare un tragico abbandono alla fatalità malvagia. Respira profondamente. Gonfia il petto e poi espira lentamente. Pare stremato ed un filo avvilito. Nel culmine di un'impresa da cinque set. Quattro ore, forse cinque. Che fortunato che sono. Mi trovo nel bel mezzo di una partita da scansare come fosse l'ebola, ma almeno combattuta ed avvincente. Poi esce il risultato: Il serbo è avanti due set ed un break nel secondo, con l'orridissimo primitivo della racchetta Gael Monfils. E vien da chiedersi se il serbo, che pur non brilla per acume ed intelligenza, sia riuscito a capire l'evolversi del match che sta giocando. Se ne è a conoscenza. Oppure recita il solito copione, di quello che ha deciso di far credere un'impresa titanica, quella che è un'agevole passerella. Di una finzione scenica al limite dell'oscar, talmente marcata che non puoi cascarci. Un pò come quegli impiastri che ti riempiono di complimenti infidamente ridicoli.
Poi qualche scambio di tragica crudezza. Novak sembra in palla. Solido e centrato. E' un dato di fatto come l'unico a procurargli qualche serio grattacapo sia stato Philipp Petzschner, l'imbianchino. Monfils è la solita marionetta di caucciù, che rischia (in tre games) di scorticarsi vivo. Lo vedi sbattere con veemenza contro i tabelloni, finire nelle aiuole, provare una variante del "colpo sotto" di Federer, con tanto di elevazione da Michael Jordan e palla che finisce fuori dallo stadio. 7/6 6/1 6/3 Djokovic, o qualcosa di simile.
Già vi vedo dopo un titolo simile. Bastava aspettare le quattro del mattino e ammiravi il messia elvetico Roger Federer danzare in scioltezza come Capitan Acab nella tormenta, ed infierire con una punizione esemplare sullo svedese Robin Soderling. Proprio lo psicotico svedese che in quel di Parigi, con strafottenza omicida lo aveva steso nei quarti, ora vittima di merletti e tempesta. Casualità forse. O alla fine non è poi così tanto eretica l'affermazione dello scriba Clerici, che definiva lo scandinavo un "terraiolo". Certo è, che dopo gli affanni che continua a mostrare negli slam, tranne Parigi, il dubbio che i rimbalzi alti della terra si adattino meglio ai suoi terrificanti sbraccioni, s'insinua lento. Che poi l'argilla ne attutisca la forza dirompente, è un altro conto. La fottuta coperta è sempre corta.
Vedendo due/tre hilights nemmeno il Mago Merlino, Laura Golarsa o il Fabretti riuscirebbero a farsi un'idea precisa. Figuriamoci prendere per buona la cronaca scritta di qualche derelitto che non conosce nemmeno la differenza tra un rovescio in back ed uno in top. Ma certo è che Federer sembra in gran spolvero. Un torneo di illibata perfezione il suo. Senza intoppi o grandi amnesie del recente passato. Ora la prova del nove contro il serbo, in solide condizioni d'inguardabile forma legnosa.
Ma il titolo è pensato e sembra fatto apposta per i due quarti di parte alta del torneo femminile. Osservo inerme qualche scambio di Kanepi-Zvonareva. E penso che nel challenger di Itaparica del 1997, al primo turno, s'era visto qualcosa di più interessante. Chessò, una variante tattica. Un preziosismo tecnico (pure casuale). Talmente basito che provo un diversivo: Seppi-Naso nel Masters 1100 abarth di Genova. Almeno si ride. Provo a capire cosa diavolo può esservi nella mente degli italianisti vittime del logorante autoerotismo, per eccitarsi con simili match. A quel punto, meglio la cellulite scomposta di Kaia. La ragazzona estone pare danzare come una falena di 118 kg. Si aggrappa quel rovescio mostruoso reclinando la testa, quasi sospinta dall'inerzia della forza della gravità. Poi spara un dritto dentro e dieci fuori. Imbarazzante, ma vale pienamente le prime 15. Ne approfitta Vera Zvonareva, russa eccitante e gustosa come una bicchierone d'acqua liscia al mattino. Potente ma non troppo, lobotomizzata ma mica tanto, buona atleta ma non come altre, bella ma non certo a livello delle pin up di prima pagina, vincente ma non troppo, istericamente masochista ma non ai limiti dell'internamento come altre. Insomma, ha una gran completezza di niente. Come Flavia Pennetta, per farvi capire. Solo che rispetto alla nostra riesce a fare molte più cose nella media. Ogni tanto azzarda pure un'estemporaneo cambio di ritmo. Follia. Tanto basta alla ragazzona con le guanciotte piene, l'espressione imbronciata e gli occhi di ghiaccio assassino, per arrivare in semifinale a Flushing Meadows dopo la finale a Wimbledon. E meritare di essere tra le prime 5/6 al mondo. Ma il tennis, ribadisco, dov'è?
L'altro quarto ha visto la bambola bionica Caroline Wozniacki liberarsi di Domika Cibilkova. Incurante della minaccia incombente di tornado, la danese con le unghie laccate di giallo a far pandant con le mutande, fa un sol boccone delle minuta ed arcigna slovacca. Un botolo compatto di un metro e sessanta, ex girlfriend in sequenza di Monfils e di Melzer (per raccontare la tempra della piccoletta) che ha davvero poche armi per frantumare il muro di cemento di Caroline.

2 commenti:

  1. hola Pic, vuoi sapere dove è il tennis? :P beh guardati la partita di misha contro stanislao :P li c'è il tennis, si stanno sciabolando a suon di rovesci classicheggianti che paiono oasi nel deserto :P
    Ora che il mio boscaiolo è stato abbattuto devo necessariamente tifare Misha (anche se stanislao non mi spiace affatto).
    Certo è che, se misha vince gli us open prendo il basso mi metto alla finestra canto tutta A ja ljubljiu SSSR dei CCCP mentre lui fa il saluto del soldatino :P

    saluti Pic

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  2. Ciao Drac. Ma certo, visto solo gli ultimi due set (mi sarò risparmiato qualche travaso di bile). Ma alla fine ce l'ha fatta Misha. Ora spero solo che sia in condizione per fare un bel match con Nadal. Non ci spero molto, ma chi può dirlo.
    Wawrinka? Per addentrarmi in un discorso tecnicissimo, meglio di altri...ma mi sta molto sulle balle. =)
    Ottimo "affintà elettive col compagno...". Peccato Giovanni Lindo sia definitivamente uscito fuori di senno. Ora dedica anche delle canzoni a Ratzinger. Che strana cosa la mente. Ciao. =)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.