Day 12- Dal vostro moderato inviato, che tra qualche giorno inizierà a collaborare per “Il Giornale”
Murray, a fatica, raggiunge Djokovic. Alla fine ce l’ha fatta, Andy Murray. Non senza patemi e difficoltà, viene a capo del cane rabbioso Ferrer dopo quattro set tirati. Dio m’è testimone, vedo solo qualche scampolo nel mentre mangio una mela annurca per pranzo, e sorseggio un poco di Coca-cola light. E’ atroce. Increscioso. Spaventoso, vedere come il trattore spagnolo riesca a reggere, ed anzi, all’inizio meni persino una danza squinternata. Una danza asfissiante. Vanga come con un aratro medievale, randella tutto ingobbito e con la mascella squadrata, esalando grevi latrati di rabbia cinofila allo stadio ultimo, mentre chiude con un dritto vincente. Poi mozzica un asciugamani e se ne va a sedere per il cambio campo, col ciuffo scomposto da ciwawa. E Murray? Ha sempre patito lo spagnolo, dicono i bene informati. Forse allo stesso modo in cui patisce se stesso. Le difficoltà dello scozzese sono tutte nell’espressione di mamma Jude. Una sfinge sulle tribune, stretta in una tutina fuxia che ben fa il paio col colorito delle severe gote. Pare trattenga il respiro per minuti interi, prima di esplodere tutto il livore accumulato. Il suo rampollo fatica, malgrado le evidenze persino un po’ crudeli. E' una coupè costosa, guidata da un hooligan svogliato col braccio fuori dal finestrino, che fatica a superare una tignosa 127 fiat a pieni e ronzanti giri.
E fatica Murray, inspiegabilmente. A tratti lo vedi liberare il braccio e partorire soluzioni deliziose. Dense d’incanto finale. Poi rimane abbiocco dietro la riga, in balia del volenteroso zappatore. Il riassunto del match sta tutto in una smorzata di Murray. La fa seguire da un delicato lob al volo recuperato dalla disperata corsa ingobbita di Ferrer. Andy chiude con una raggelante volèe affossata a rete. Fa più umana simpatia l’ex muratore di Spagna che ha preso da quel braccio ruvido come cartavetra e da un fisico normotipo tutto quello che c’è da cavare, rispetto al talento svogliato e qualche giocata fulminante di un ragazzo che ha dipinto nel volto spigoloso il sentimento di ripugnanza verso il mondo. Dura un minuto e mezzo, poi si rinsavisce. E non si può che sperare nella vittoria dello scozzese, per farci avere una finale con spunti tecnici un po’ più interessanti.
Ed alla fine fu Murray-Djokovic. La sfida sul campo. Ed ecco la tanto attesa e sospirata finale del primo slam stagionale. A dirla tutta, la mia attenzione è volta soprattutto all’elettrizzante confronto di quarti di finale ad Honolulu. L’uomo normale, la pera travestita da tennista dei circoli (al secolo Jess Witten) che a 27 anni s’infila una maglia della salute e vuole fare il tennista di professione, se la vedrà col sempre guizzante Robert Kendrick. Immarcescibile trentaduenne simile a un divo di “Beautiful”, che ha indotto Obama alla riforma del sistema medico. Fibrillo all’idea di questo match a metà tra la clinica della mutua e una comica di Benny Hill.
Poi certo, c’è anche la finale dell’Australian Open. Se la giocano i due eterni aspiranti al trono. Gli “eletti”. I “prescelti” (dai rispettivi e sempre pacati e modestissimi entourage) a dominare il tennis al posto di Nadal e Federer. Una cosa che avverrà definitivamente, un giorno o l’altro. Per il logorio degli altri due, mica per altro. Djokovic ha in se la convinzione d’esser arrivato all’atto finale dopo aver spazzato via Federer. Murray approfittando della dipartita sportiva del numero uno iberico. Ma per un motivo o per l’altro, cambi della guardia o meno, eccoli lì. Il serbo petto gonfio, tre anni dopo la prima vittoria in un major, proprio a Melbourne. L’altro proverà a fare suo il tanto agognato primo torneo dello slam, dopo le due finali perse da Federer negli ultimi due anni (a New York e Melbourne).Piaccia o meno, al di là delle rispettive convinzioni esibite, questa finale può rivestirsi di significati che vanno oltre il semplice esito di un match. Lo scozzese può finalmente levarsi l’asfissiante blocco da Slam. Il serbo dimostrare che quella vittoria del 2008 non è stata frutto di coincidenze particolari ripetibili ogni duemilatrecento anni. Tecnicamente più completo, ed esteticamente gradevole, Murray. Più forte mentalmente e nelle imitazioni, Djokovic.
Sfida nella sfida sulle tribune. Ma c’è anche una sfida parallela. Non meno palpitante: quella dell’embolo sul punto di partire. Schizzerà prima quello di mamma Murray o quello di babbo Djokovic?. Entrambi moderati, e mai sopra le righe. Due domatori che seguono con animo sovraeccitato le evoluzioni di quei puledri che hanno cambiato loro la vita. In comune il color melograno maturo dei loro volti. La truce mamma scozzese, severa ed algida. Contenuta a viva forza da due infermieri camuffati al suo fianco, ma pronta ad esplodere in scatti veementi, quasi fosse la sorella illegittima della Santanchè che parla delle pie novizie dell’Olgettina, giammai prostitute come quelle faccette nere che insozzano le nostre strade. L’altro, mite e contenuto quanto “er canaro”, una specie di ultrà della Stella Rossa Belgrado, vagamente intellettuale, sempre in bilico tra prolasso e scoramento.
Che le grate siano aperte.
Murray, a fatica, raggiunge Djokovic. Alla fine ce l’ha fatta, Andy Murray. Non senza patemi e difficoltà, viene a capo del cane rabbioso Ferrer dopo quattro set tirati. Dio m’è testimone, vedo solo qualche scampolo nel mentre mangio una mela annurca per pranzo, e sorseggio un poco di Coca-cola light. E’ atroce. Increscioso. Spaventoso, vedere come il trattore spagnolo riesca a reggere, ed anzi, all’inizio meni persino una danza squinternata. Una danza asfissiante. Vanga come con un aratro medievale, randella tutto ingobbito e con la mascella squadrata, esalando grevi latrati di rabbia cinofila allo stadio ultimo, mentre chiude con un dritto vincente. Poi mozzica un asciugamani e se ne va a sedere per il cambio campo, col ciuffo scomposto da ciwawa. E Murray? Ha sempre patito lo spagnolo, dicono i bene informati. Forse allo stesso modo in cui patisce se stesso. Le difficoltà dello scozzese sono tutte nell’espressione di mamma Jude. Una sfinge sulle tribune, stretta in una tutina fuxia che ben fa il paio col colorito delle severe gote. Pare trattenga il respiro per minuti interi, prima di esplodere tutto il livore accumulato. Il suo rampollo fatica, malgrado le evidenze persino un po’ crudeli. E' una coupè costosa, guidata da un hooligan svogliato col braccio fuori dal finestrino, che fatica a superare una tignosa 127 fiat a pieni e ronzanti giri.
E fatica Murray, inspiegabilmente. A tratti lo vedi liberare il braccio e partorire soluzioni deliziose. Dense d’incanto finale. Poi rimane abbiocco dietro la riga, in balia del volenteroso zappatore. Il riassunto del match sta tutto in una smorzata di Murray. La fa seguire da un delicato lob al volo recuperato dalla disperata corsa ingobbita di Ferrer. Andy chiude con una raggelante volèe affossata a rete. Fa più umana simpatia l’ex muratore di Spagna che ha preso da quel braccio ruvido come cartavetra e da un fisico normotipo tutto quello che c’è da cavare, rispetto al talento svogliato e qualche giocata fulminante di un ragazzo che ha dipinto nel volto spigoloso il sentimento di ripugnanza verso il mondo. Dura un minuto e mezzo, poi si rinsavisce. E non si può che sperare nella vittoria dello scozzese, per farci avere una finale con spunti tecnici un po’ più interessanti.
Ed alla fine fu Murray-Djokovic. La sfida sul campo. Ed ecco la tanto attesa e sospirata finale del primo slam stagionale. A dirla tutta, la mia attenzione è volta soprattutto all’elettrizzante confronto di quarti di finale ad Honolulu. L’uomo normale, la pera travestita da tennista dei circoli (al secolo Jess Witten) che a 27 anni s’infila una maglia della salute e vuole fare il tennista di professione, se la vedrà col sempre guizzante Robert Kendrick. Immarcescibile trentaduenne simile a un divo di “Beautiful”, che ha indotto Obama alla riforma del sistema medico. Fibrillo all’idea di questo match a metà tra la clinica della mutua e una comica di Benny Hill.
Poi certo, c’è anche la finale dell’Australian Open. Se la giocano i due eterni aspiranti al trono. Gli “eletti”. I “prescelti” (dai rispettivi e sempre pacati e modestissimi entourage) a dominare il tennis al posto di Nadal e Federer. Una cosa che avverrà definitivamente, un giorno o l’altro. Per il logorio degli altri due, mica per altro. Djokovic ha in se la convinzione d’esser arrivato all’atto finale dopo aver spazzato via Federer. Murray approfittando della dipartita sportiva del numero uno iberico. Ma per un motivo o per l’altro, cambi della guardia o meno, eccoli lì. Il serbo petto gonfio, tre anni dopo la prima vittoria in un major, proprio a Melbourne. L’altro proverà a fare suo il tanto agognato primo torneo dello slam, dopo le due finali perse da Federer negli ultimi due anni (a New York e Melbourne).Piaccia o meno, al di là delle rispettive convinzioni esibite, questa finale può rivestirsi di significati che vanno oltre il semplice esito di un match. Lo scozzese può finalmente levarsi l’asfissiante blocco da Slam. Il serbo dimostrare che quella vittoria del 2008 non è stata frutto di coincidenze particolari ripetibili ogni duemilatrecento anni. Tecnicamente più completo, ed esteticamente gradevole, Murray. Più forte mentalmente e nelle imitazioni, Djokovic.
Sfida nella sfida sulle tribune. Ma c’è anche una sfida parallela. Non meno palpitante: quella dell’embolo sul punto di partire. Schizzerà prima quello di mamma Murray o quello di babbo Djokovic?. Entrambi moderati, e mai sopra le righe. Due domatori che seguono con animo sovraeccitato le evoluzioni di quei puledri che hanno cambiato loro la vita. In comune il color melograno maturo dei loro volti. La truce mamma scozzese, severa ed algida. Contenuta a viva forza da due infermieri camuffati al suo fianco, ma pronta ad esplodere in scatti veementi, quasi fosse la sorella illegittima della Santanchè che parla delle pie novizie dell’Olgettina, giammai prostitute come quelle faccette nere che insozzano le nostre strade. L’altro, mite e contenuto quanto “er canaro”, una specie di ultrà della Stella Rossa Belgrado, vagamente intellettuale, sempre in bilico tra prolasso e scoramento.
Che le grate siano aperte.
Niente d'aggiungere alla tua perfetta analisi. :-)
RispondiEliminaComplimenti per la foto di copertina (e per tutti questi articoli fenomenali).
È impressionante, e molto caratteristica, l'apertura della cavità orale di mamma Judy.
E credo che sia ancora in fase di estensione! :-)
Ciao Picasso!!!
RispondiEliminaMannaggia, Murray se l'è dovuta sudare contro quel mastino ringhiante, che strazio tutta una partita con quei versi, insostenibile...
Match non esattamente gradevole, Ferrer avrà un brutto gioco ma non molla, tremendo, Murray bravo come al solito ma taaanto falloso. Contro la marionetta di legno serba sarà dura perchè quello è un altro che compensa con la ferocia agonistica e la foto che hai messo ieri parla da sola °__°
Mi ricomplimento per le foto e per il titolo, lo so, sono noiosa ma -aprite le grate-:))
RispondiElimina-Per il logorio degli altri due, mica per altro-
Questa credo sia una cosa si ripeta ciclicamente nel tennis, il classico "interregno", prima che sopraggiunga il nuovo monarca e il secondo disturbatore in carica.
Mammaa Murray con la tuta versione british di Donatella Versace era "splendida", mentre gli gridava "come on-come on" con il pugnetto era inquietante. Mandava influssi positivi al bambin dalla tribuna, brava mamma!
Come doveva Murray ce l'ha fatta ma Ferrer è caduto combattendo come un vero cagnaccio.
Come hai già scritto la finale sarà densa di significato, uno deve mettere i sigilli, l'altro deve sbloccarsi. Non so perchè ma "a naso" per me vince il serbo, puro intuito (probabilmente sbagliato), sempre secondo me Murray vince solo se parte deciso a farsi lo slam e pensando con non essendoci i 2 temuti questo lo può battere davvero o per forza della disperazione. Probabilmente vincerà chi lo vorrà di più, va detto che Nole riposerà un giorno in più avendo giocato una semifinale meno dura. Vedremo. Spero solo papà Djokovic indossi la sindone del figlio, a quello ci tengo.
Eccezionale la maglietta del babbo di Djokovic, veramente oltre. Il figlio giocherà come un assatanato, ed ora i miei pronostici: o Djoko in 4 o Murray in cinque. Perché? Boh.
RispondiElimina@Fabio,
RispondiEliminama grazie. Eh già, mamma Jude non si tiene. Mozzica anche. In queste ore starà puntigliosamente catechizzando il figliolo sulla tattica di giuoco. E gli ha sequestrato il nintendo. =)
@Silvietta,
ciao, faticato tanto, forse troppo lo scozzese contro un Ferrer così melodioso e piacevole. Accattivante quanto lo scorbuto. Favorito il serbo, ma si sa mai. Visto che immagine tranquillizzante e che sguardo mansueto? Sono sicuro di aver scorto gli stessi occhi in qualche documentario in bianco e nero. =) Ad ogni modo, tra Franckenstein jr. ed il Vampiro formaggino, sarà una gran bella finale (crediamoci pure).
@Jess,
l’idea che questi possano in futuro essere effettivi numeri uno, mi suona ancora assai sinistra. E gli altri li vedo ancora un pelo d’avanti. Ferrer ha di buono (o tremendamente insostenibile), il fatto che non molla una palla. Visto che bel confettino di prozac, mamma Jude? =) Anch’io (come i bookmers), vedo il serbo leggermente in pole. Trovo incredibile che non si riesca a far giocare le due semifinali (almeno, se non i quarti) nello stesso giorno. Si è passati dal “supersaturday” al sabato del villaggio. Molto bella la maglietta con la sindone, a NY portò mica tanto bene…
@Fabio Severo,
Papà Djokovic è avanti di vent’anni, almeno. Di galera. Anche gli scommettitori vedono favorito il serbo (1,66 contro 2,30). In perfetto equilibrio invece la previsione embolo. Io credo parta prima quello del babbo serbo. La mamma scozzese è una che dà soddisfazione sulla distanza. =)
Mah, ho letto praticamente ovunque che i favori del pronostico sono del serbo.
RispondiEliminaTuttavia non ne sarei così sicuro.
Murray deve domare la sua mente, altrimenti perde in partenza; detto questo, se tante volte ha perso delle buone occasioni di vincere confronti importanti, altre volte ha vinto dove era visto come sfavorito. Ad esempio l'apertura del Final Master 2009 con Del Potro, fresco vincitore degli US Open; oppure il recente master di Shangai con Federer, dove impartì - proprio in finale - una lezione di tennis allo svizzero.
Murray ha tutte le carte in regola per vincere il confronto: ma - un po' come il Rogerone - dovrà fare anzitutto i conti con la sua mente.
Chi vivrà vedrà.
Ah, ma infatti Fabio, non è che i pronostici vengano sempre rispettati. Anzi. Molto dipendeà dal fattore nervoso, e da quanto i due sentiranno la tensione. Nole ha, secondo me, una maggiore solidità mentale. Murray può invece, tecnicamente, fare più cose. Non dare punti di riferimento al serbo che si eccita e sbarra gli occhi sul ritmo da rissa a quattro mani.
RispondiEliminaPoi, ovvio, vedremo come va a finire. =)
Già che siamo in tema, propongo un filmato sconcertante - pubblicato stamane - ove la gaia famigliola Murray, mamma compresa, improvvisa un censurabile "numero musicale" facendosi delle orribili, grasse risate.
RispondiEliminaAl vostro godimento: http://www.yfrog.com/0bws5z
Oh, grazie. Sempre bene accetti questi contributi. Ove la mostruosità trascende nel senso comico.
RispondiElimina(quota Murray scesa 2,25. Quasi, quasi, dopo aver visto questa gemma...). =)