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mercoledì 26 gennaio 2011

AUSTRALIAN OPEN 2011 - Nadal, il colosso che diviene argilla


Day 10 – Dal vostro inviato, che invita tutti i lettori a cena. Spero qualche migliaio di euro cadauno bastino


Nadal infortunato, perde. Tanto tuonò, che alla fine piovve nel plumbeo cielo dell’Australia. Peccato che sia sera, ed il cielo è spaventosamente bruno come la dantesca selva tremebonda. Tra urla di faine e gracidar di ranocchie. La tanto attesa sorpresa arriva in extremis. Nell’ultimo degli otto match dei quarti di finale dei due tabelloni. Laddove meno la si attendeva. Giusto in tempo per coprire di ridicolo ed esporre al pubblico ludibrio un povero pazzo con le scarpe bucate ed i vestiti lisi, che aveva azzeccato i risultati dei match precedenti. Proprio quel malato mentale che da queste ripugnanti pagine, invocava la grande sorpresa. Ed eccola servita, la sorpresa. Quasi irridente. Surreale nella sua ciclicità.
Rafael Nadal cede a David Ferrer, abbandonando il torneo con malferma mestizia. Si arrende, prima che ad un avversario già preparato e ben disposto al supplizio, alle falle di un fisico disumano. Paradosso, forse. Ormai si è abituati, quando si commenta o legge delle vicende del campione di Manacor, a consultare trattati di medicina per non risultare impreparati. Col rischio di dover trasformare tutto in qualcosa di meno interessante di una puntata di “Medicina 33”. Ed allora immaginatemi pure, con lo stesso sguardo ammiccante ed occhietto vispo di Luciano Onder mentre disserta di piorrea duodenale e dilatazione pigmentosa duodenale.
Partiamo, addentrandoci con solerzia nel mare magnum della medicina articolare applicata al tennis. Il match inizia e finisce dopo nemmeno tre games, quando il numero uno avverte la gaglioffa fitta al poderoso bicipite femorale della coscia sinistra. Immediato l’intervento di inservienti, luminari, barellieri, stregoni e sciamani pazzi. Tutti attorno al prezioso muscolo ferito del gladiatore. Scuotono il capo. Abbassa il testone anche Rafa. Ma continua. L’incontro si trasforma inevitabilmente in lenta agonia per il numero uno al mondo. Faccia rassegnata e volto da pugile suonato alla dodicesima ripresa. E dall’altra parte non c’è Tyson, ma Francesco Damiani. Non corre bene, è fin troppo evidente anche a chi ha gli occhiali a civetta. Ed è un susseguirsi di occhiate piene di mestizia al suo angolo. Nessuno dei proverbiali balzelli esagitati e torvi sguardi da guerrigliero colpito da itterizia fulminante. Il negrieri al suo angolo provano ad aizzarlo, come fantini che si accaniscono nerbando un cavallo che muore sul rettifilo. Ferrer fa il suo lavoro, come è solito. Niente di stupefacente o sopra righe che non può possedere. Grugnisce, randella, zappa e sbuffa di cinofila abnegazione. Il cocker rassegnato alla castrazione si trasforma in rottweiler nella stagione degli amori. Toccava vedere anche questo. Quello che si presentava match scontato come una puntata di Porta a porta ed ammaliante quanto la faccia di Cicchitto (che ai tempi di Lombroso avrebbe preso dodicimila anni di galera da scontare in catacombe putrescenti), si trasforma in via crucis senza via d’uscita. Un tragico confronto a specchi rotti. Il treruote ronzante a pieni giri supera di slancio la fuoriserie col motore a pezzi.

Tra l’elegia funebre e la normale alea di un tennis estremizzante. E’ menomazione vera stavolta. I miei polli ormai li capisco da uno sguardo, prima ancora che da una sgroppata malferma o un uncino troppo corto senza poter poggiarsi alla gamba ferita. E in quello sguardo non c’è nemmeno un centesimo del lottatore deciso a provare una rimonta impossibile. E’ solo una triste passerella. Per dirla tutta, non v’è traccia del leprotto indemoniato con la faccia da furbo scugnizzo, che sul punto di soccombere fermò la corsa di un povero pittore svitato, sul centrale di Wimbledon. Quella fu sceneggiata reale da “alemerolao” (Alemao+Merla) d’altri tempi, con Zio Toni travestito da Carmando. Trucco scafato di chi aveva coscienza di poter battere un avversario debole, con una semplice furbata d’esperienza. Allora il suo sguardo sanguinario cercava quell’asfittica preda sacrificale simile ad un quadro di Picasso. Stavolta il ragazzo di Manacor ha gli occhi di uno squalo in gabbia. Inerme. Impossibilitato a fare niente, se non a remare sotto i colpi zappati del mandriano, che tutto ingobbito continua nella sua agricola mestieranza da top ten.
L'iberico continua senza abbandonare, ma non forza nulla. Per non levare meriti al connazionale, o per onorare al meglio il “premio fair play 2010”. Cede ancora una volta al suo fisico. La stessa macchina che messa a punto gli ha consentito di raggiungere traguardi impensabili, ogni tanto lo tradisce. Sta nella normalità delle cose. Uncina, corre ed arpiona come un forsennato. Due o tre volte l’anno, specialmente su campi duri, finisce per sfibrasi inesorabilmente. E’ nella normalità delle cose, per chi ha fatto dell’iper muscolare esercizio tennistico la ragione dei suoi successi. Deve metterlo in conto. Perde in tre set, ed al solito minimizza l’accaduto nelle dichiarazioni post partita, riempiendo di sperticate lodi David Ferrer. Inutile e dannoso continuare a citare simili malanni come scusante ad ogni (rara) sconfitta. Si ricadrebbe in una pericolosa spirale di dissennato niente. Vittime della sindrome dei tanti che si ripetevano sconsolati: “Safin, ah signori miei…ma se solo fosse andato a letto alle 5,00 e non alle 7,45 di mattina, oggi vinceva facile…”, o altri che squillano tutt’ora, contro ogni evidenza sensoriale: “Gasquet eliminato ancora, ma se al posto del cervello avesse una padella con ribollenti fagioli borlotti, avrebbe vinto già due slam…”, per chiudere con i più originali: “Date un braccio, un fisico ed una testa a Seppi, e quello non ne perderà più una…”. Nadal ha costruito i suoi trionfi su una cannibale mentalità da gran combattente, perfettamente simbiotica con l’esplosività di un fisico prodigioso. Quando qualcosa si inceppa nel pacchetto, diviene essere umano. Soggetto alla umana sconfitta. C’è chi perde di testa e chi perde di fisico. Amen.
Ora debbo lasciarvi. Ho un cineforum sul cinema iraniano, assieme a dodici novizie delle Pie Orsoline. Berremo decaffeinato caffé guatemalteco e coca-cola light, dissertando anche di fisiognomica ed ascetico distacco dai piaceri delle carni. Ad Arcore.
Semifinali:
Uomini
Murray-Ferrer. Ier notte avevo previsto la vittoria di Murray su Nadal. Ora che Nadal è fuori, lo scozzese rischia di perdere, contro un avversario che spesso ha patito. Per il bene dello spettacolo e di una finale un minimo interessante, si spera che Murray vinca. 3-1, forse.
Federer-Djokovic. Già detto ieri. Nella normalità delle cose, l’elvetico vincerebbe senza molti preamboli. Qualora il match si trasformi in pugna rusticana, diviene 50-50.

Donne
Na Li-Wozniacki. La cinese fino ad ora è quella che più ha impressionato. Per carattere e costanza negli implacabili anticipi. Wozniacki poteva anche perdere dalla Schiavone e non è parsa troppo brillante nelle sue pur ossessionanti sgroppate. Dovrebbe vincere Na Li. Se il mondo ha un senso. Ma sapete bene il senso di questa retorica frase
Clijsters-Zvonareva. Ovvia favorita Kim Clijsters. Testa e colpi da numero uno, e nemmeno un set lasciato per strada. Malgrado il poco rassicurante bardamento alla paffuta coscia sinistra. Il cuore mi direbbe Vera, tifando per una sua ennesima finale. Ma sarei già appagato da una sbarellante e larmante crisi isterica dell’idolessa russa. Mi piace così
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4 commenti:

  1. Oggi ho visto e sentito molte persone sconcertate e dispiaciute dell'accaduto.
    "Povero Nadal, uscire di scena così è proprio ingiusto".
    Io, francamente, pur sforzandomi, non sono riuscito a dispiacermi di quanto successo.
    Anzi, ho goduto non poco. E trovo la cosa buona e giusta!
    Eccheccazzo! Non è normale, dico io, che ad ogni Slam gli vada sempre tutto bene.
    Oggi invece - grazie al cielo - qualcosa s'è inceppato nella routine di Nadal (fondata sul suo enorme culo - che sempre smutanda - ancor prima che sul fisico).
    E io ringrazio grandemente Iddio.
    Ad ogni modo, per come si sono messe le cose, vedo Murray grande favorito per la vittoria finale.
    Simpatia e stima, da parte mia, sono per Federer e Murray.

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  2. Fabio,
    la tua è crudeltà gratuita...=) come ho scritto sopra, con lo spagnolo bisogna metterle in conto queste disavventure. Chiede tanto (quasi tutto)al fisico, e non può reggere per mesi allo stesso livello. O peggio ancora, può rompersi. Specie sul duro. Ogni tennista ha il suo tallone d'achille, a seconda delle sue qualità.
    Un dubbio però mi attanaglia, e forse rafforzerà la tua (mi sentirei di definire ENORME) stima verso Nadal: Visto il suo atteggiamento dimesso e senza nessuna chance di poter vincere la partita (a meno di eventi soprannaturali), se al posto di Ferrer ci fosse stato un altro, avrebbe continuato o si sarebbe fermato? Io penso che abbia continuato solo per non svilire la vittoria del connazionale. Sarà.
    Ciao, a presto.

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  3. Ciao Picasso!!!
    Eh... Nadal, confesso che ogni volta ho un moto di intima soddisfazione quando lo vedo sciancato, il tennis muscolare e forsennato mi risulta del tutto.... disgustoso eheh...
    Ho assistito alla sconfitta di Roger, alla fine battaglia rusticana fu, e lo svizzero ha avuto la peggio come spesso gli capita in questi casi.
    Speriamo vinca Murray pur con tutta la sua esondante simpatia.
    Visto che il mondo riesce ad avere ancora un senso, la Li ha vinto :D ma speriamo vinca Kim.
    Posso unirmi all'iraniano cineforum ascetico nel tuo postribolo? Mi accontento di una birrina giuro :p

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  4. Ciao Silvietta,
    ben ritrovata. Se vuoi venire, ogni mercoledì e venerdì c'è il cineforum nella stanza del divago dopocena. Assolutamente necessaria una maglia dolcevita. Sia mai che gli invidiosi parlino di cose peccaminose.
    Visto, visto...Nole è sempre lui. Spero gradirai la foto che ho scelto. Ne riassume un pò tutto. A proposito di fisiognomica.
    Certo, la cinese ha vinto, ma c'è mancato poco. Kim dovrebbe frcela, poi ormai ho rinunciato alle scommesse. Mi sono diretto al challenger di Bucamarango. =)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.