La notizia è di quelle che provocano
una paralisi aortica o una peristalsi rettale: Mamma Rai, dopo decadi di
tombale censura, opziona il Roland Garros 2012. Siticazzi, vien da ripetere
strofinando gli occhietti cisposi. Tornano alla mente indimenticabili sequenze ormai datate venti, venticinque anni fa. L’ora di pranzo ed un eroico italiano
smilzo e talentuoso che scuoteva la criniera e tra un giubilante balzello e l’altro,
arrivava ad un passo dall’impresa di battere il titubante e macchinoso Ivan
Lendl da erba. Paolo Canè, sul centrale di Wimbledon, sospinto dalle coronarie
in apnea del Bisteccone Galeazzi. Perché un tempo l’Italia aveva anche tennnisti
divertenti, e trasmetteva lo sport della racchetta.
Ma, avendo una
madre così premurosa e lungimirante dall’esser più felice se a scuola non ci
andavo e rimanevo a casa, ci si poteva imbattere anche in una mattutina diretta
che dava sul futuro: un diciassettenne tappo della chinatown americana (Michael
Chang, si chiamava) contro il diciottenne Pete Sampras, altro americano, nato
nelle terre degli dei greci. L’assonnato bisteccone appariva infastidito da quel ragazzotto immaturo, così poco adatto alla liftata arte
della terra battuta, da quasi predirgli un futuro buio ed apatico. Però, lui ed
Adriano Panatta divertivano. Lontani da tecnicismi si lanciavano in
cialtronesche e godibili scene da bar. Annessi i rutti. Dominò il testone cinese dalle gambe
segate, con un imbarazzante triplice 6-1, ma il futuro diceva ben altro
trasportandoci nei lidi dell’antica Grecia. E sono tante, tantissime le scene legate al
tennis, targate tv di stato. È perché se volevi vedere quello sport, oltre che
giocarlo in sconnessi campetti improvvisati, rimaneva solo quello. L’infinito match londinese
tra un volleante nero americano (Todd Nelson) ed il già esperto australiano
McNamee, finirono 15-13 o 21-19 al quinto, non ricordo per chi, ma non è
importante.
Erano begli anni, dove, col fumoso mistero buffo che avvolgeva quelle vicende lontane e la voce del cronista che si udiva lontana manco fosse un inviato di guerra, si poteva aguzzare la fantasia. Provare ad inventare cosa avvenisse negli altri campi, assecondando i risultati che il bisteccone sciorinava, quasi godendo nello storpiare nomi in serie. Mentre sul centrale Bettina Fulco ed una francese improponibile si lanciavano in pallonetti liftati in serie, sull’altro campo si poteva solo immaginare l’eroica impresa del quasi quarantenne Jimmy Connors che in rimonta batteva l’haitiano Ronald Agenor al quinto. Oppure rimanevi malissimo per qualche battaglia brutalmente segata, e ti libravi in pindarici voli di fantasia. Si arrivava a tragici 27-25 al quinto, capriole, risse, Johnny Mac che, nel pieno di una ispirata crisi di nervi, sgozzava l’inumano robot ceco e poi si metteva ad ascoltare musica sinfonica tra gli applausi del pubblico e gli infermieri.
Scordatevi le tecnologiche modernità, era praticamente altra era. Verbo e sostantivo. Alle 19,00 in punto la Eri-Eiar doveva lasciare spazio al notiziario tg o ai cartoni animati. E peccato se si mozzava un’appassionante battaglia sul 4-4 del quinto set. Si poteva, al limite, fare una patriottica eccezione al tassativo palinsesto, se sul centrale vi fosse stato un italiano in missione di conquista straniera. Tolto il citato caso di Canè, mai. Il tennis seguito in questo barbaro modo primitivo, lasciava sconcertati. A meno che non si volesse tramutare l’orrore in qualcosa di creativo, con le immaginazioni drogate di cui sopra.
E mentre scorrono nella mente obnubilata dal vino scadente, conchiudi il ragionamento con una massima di antropologia applicata alla botanica: Il mondo è cambiato in modo impressionante se si pensa che ora, con una modesta connessione internet, si può tranquillamente seguire un Itf, o le qualificazioni di un challenger delle Martinica.
A cosa serve questa lunga e (immagino) noiosa cappellata (versione allargata del famoso "cappello") da vecchio bacucco nostalgico? Ad un beneamato cazzo, credo. Solo che la notizia della Eri-Eiar nuovamente in pista nel tennis che conta, mi ha traumatizzato. All’apparenza non sembrerebbe certo un male, visto quanto ci si è lamentati per la sua ultradecennale latitanza. Ma, c’è un ma. Un “ma” agghiacciante. Provo a chiedermi, perché. E la risposta è ben evidente. I lungimiranti vertici di Viale Mazzini a questo giro non vogliono farsi trovare impreparati, ricadendo nella figura da cioccolatai fatta lo scorso anno e nel 2010. “Se la Francy nostra arriva ancora in finale che facciamo?”, si saranno detti. Comperiamo i diritti della finale all’ultimo secondo a prezzi esorbitanti con tanto di epica presentazione in stile kolossal con la voce da peperino adenoideo di Fabretti sulla colonna sonora de “Il Gladiatore”? No, basta improvvisazione, meglio essere previgenti. Tanto la Francy farà un grande Roland Garros, ne sono certi. Potrebbero avergliela tirata in modo clamoroso. Vedermo. O magari l’italiana ormai a livelli di tennistico lamento calante, non ha nemmeno di bisogno di simili jatture.
E dunque, come si faceva coi temi di quarta elementare, occorre una bella conclusione. Una conclusione forte. La conclusione è tutto. Eccovela: Non basta mica comprare i diritti di una trasmissione sportiva, per fare il bene di quello sport. Ma bisogna soprattutto servirla in modo dignitoso. Con commentatori competenti e copertura decente. Altrimenti è uno sfregio ulteriore, più grave del silenzio. E visto che mancano due mesi soltanto, sarà difficile sfuggire alle solite aberranti farneticazioni cabarettistiche del duo Grande/Fabretti o ad agghiaccianti differite dei match degli italiani. Si accettano scommesse. Benedicendo in anticipo Sky, Eurosport e i pirateschi streaming selvaggi.
Erano begli anni, dove, col fumoso mistero buffo che avvolgeva quelle vicende lontane e la voce del cronista che si udiva lontana manco fosse un inviato di guerra, si poteva aguzzare la fantasia. Provare ad inventare cosa avvenisse negli altri campi, assecondando i risultati che il bisteccone sciorinava, quasi godendo nello storpiare nomi in serie. Mentre sul centrale Bettina Fulco ed una francese improponibile si lanciavano in pallonetti liftati in serie, sull’altro campo si poteva solo immaginare l’eroica impresa del quasi quarantenne Jimmy Connors che in rimonta batteva l’haitiano Ronald Agenor al quinto. Oppure rimanevi malissimo per qualche battaglia brutalmente segata, e ti libravi in pindarici voli di fantasia. Si arrivava a tragici 27-25 al quinto, capriole, risse, Johnny Mac che, nel pieno di una ispirata crisi di nervi, sgozzava l’inumano robot ceco e poi si metteva ad ascoltare musica sinfonica tra gli applausi del pubblico e gli infermieri.
Scordatevi le tecnologiche modernità, era praticamente altra era. Verbo e sostantivo. Alle 19,00 in punto la Eri-Eiar doveva lasciare spazio al notiziario tg o ai cartoni animati. E peccato se si mozzava un’appassionante battaglia sul 4-4 del quinto set. Si poteva, al limite, fare una patriottica eccezione al tassativo palinsesto, se sul centrale vi fosse stato un italiano in missione di conquista straniera. Tolto il citato caso di Canè, mai. Il tennis seguito in questo barbaro modo primitivo, lasciava sconcertati. A meno che non si volesse tramutare l’orrore in qualcosa di creativo, con le immaginazioni drogate di cui sopra.
E mentre scorrono nella mente obnubilata dal vino scadente, conchiudi il ragionamento con una massima di antropologia applicata alla botanica: Il mondo è cambiato in modo impressionante se si pensa che ora, con una modesta connessione internet, si può tranquillamente seguire un Itf, o le qualificazioni di un challenger delle Martinica.
A cosa serve questa lunga e (immagino) noiosa cappellata (versione allargata del famoso "cappello") da vecchio bacucco nostalgico? Ad un beneamato cazzo, credo. Solo che la notizia della Eri-Eiar nuovamente in pista nel tennis che conta, mi ha traumatizzato. All’apparenza non sembrerebbe certo un male, visto quanto ci si è lamentati per la sua ultradecennale latitanza. Ma, c’è un ma. Un “ma” agghiacciante. Provo a chiedermi, perché. E la risposta è ben evidente. I lungimiranti vertici di Viale Mazzini a questo giro non vogliono farsi trovare impreparati, ricadendo nella figura da cioccolatai fatta lo scorso anno e nel 2010. “Se la Francy nostra arriva ancora in finale che facciamo?”, si saranno detti. Comperiamo i diritti della finale all’ultimo secondo a prezzi esorbitanti con tanto di epica presentazione in stile kolossal con la voce da peperino adenoideo di Fabretti sulla colonna sonora de “Il Gladiatore”? No, basta improvvisazione, meglio essere previgenti. Tanto la Francy farà un grande Roland Garros, ne sono certi. Potrebbero avergliela tirata in modo clamoroso. Vedermo. O magari l’italiana ormai a livelli di tennistico lamento calante, non ha nemmeno di bisogno di simili jatture.
E dunque, come si faceva coi temi di quarta elementare, occorre una bella conclusione. Una conclusione forte. La conclusione è tutto. Eccovela: Non basta mica comprare i diritti di una trasmissione sportiva, per fare il bene di quello sport. Ma bisogna soprattutto servirla in modo dignitoso. Con commentatori competenti e copertura decente. Altrimenti è uno sfregio ulteriore, più grave del silenzio. E visto che mancano due mesi soltanto, sarà difficile sfuggire alle solite aberranti farneticazioni cabarettistiche del duo Grande/Fabretti o ad agghiaccianti differite dei match degli italiani. Si accettano scommesse. Benedicendo in anticipo Sky, Eurosport e i pirateschi streaming selvaggi.
e se guardandosi allo specchio la Schiavone ammetta di essere arrivata alla frutta e ci evita il prevedibile tracollo al secondo turno?
RispondiEliminaPrevedo una finale Berthel, o Bethel come si chiama la nuova tedesca...una Kutznetsova più alta e longilinea con la psoriasi... contro l'elegantissima Bartoli.
Anche Fabio Volo in contemporanea farebbe più telespettatori.
Ciao caro!
Per le rigide leggi della tv, non è stato possibile vedere niente. la nostra eroina ha perso da Pervak. Sconfitta ampiamente prevedibile. Tolte le due finali parigine e la maratona australiana contro una Sveta chiaramente fuori di melone, la sua è una carriera da buonissima top 20 che ha azzeccato due grandi slam. mentre nei restanti 50 ha accumulato 4 quarti di finale Il resto è fuffa.
EliminaBarthel la sponsorizzo da due anni. Viso orridamente deturpato a parte, non gioca malaccio. Ma anche lei mi pare fuori. Il marsupiale transalpino, non saprei. Svolazza di albero in albero...=) Ciao Bruno, alla prossima.
gliela hanno tirata di sicuro,anche se mi sa che non ce ne sarà bisogno.Pero la notizia e di quelle che fanno piacere,ora spero che la cronaca sia affidata al duo storico(per nostalgia o allergia a fabretti fai tu)anche se il tennis di una volta con leconte,noah,wilander e i pomeriggi ad aspettare che spiovessse per vedere mc enroe e lendl erano un'altra cosa.
RispondiEliminamarco (il solito)
Ho letto recentemente che "si riservano (addirittura, aggiungo io) la facoltà di trasmettere quarti, semi e finale". Sott'inteso: Li trasmetteranno solo in caso di presenza italiana (cioè mai. Loro invece pensano al 2011 col miracolo fortunoso Fognini e Schiavone).
Eliminama più di tutto è imbarazzante come una rete che acquisisca i diritti di un torneo, presenti come EVENIENZA (legata a chissà quali sorti) la trasmisione dai quarti in poi.
La dice lunghissima su come tratteranno il torneo.
Non penso si sfuggirà a Fabretti, Grande e fors'anche Vaccari. Figuriamoci ai tagli barbari.
Continuo a benedire gli straming, eurosport e sky.
Ciao Marco, alla prossima.
no la vaccari no! a tutto c'è un limite dai....era orrenda 25 anni fa quando ripeteva il "questa e bella" del bisteccone figurarsi adesso,manco solo che giochi perez roldan e siamo a posto.
RispondiEliminamarco
Non vedo chi altri potrebbero trovare all'ultimo minuto. Mi ricordo un Seppi-Starace a Bolzano, commentato da Ignazio Scardina (credo fosse lui o uno morto da sei anni). Se già il tennis ghiacciava il sangue ai polsi, il commento era da rigor mortis autentica. ecco, forse Scardina o Pizzul potrebbero candidarsi. Forse anche Zazzaroni e Gene Gnocchi.
RispondiEliminaALLORA SPERO IN UNO SCIOPERO DEI GIORNALISTI RAI.MARCO
RispondiEliminaEcco, questa è una speranza lecita.
RispondiEliminaIntanto ho mandato un c.v. alla rai.
Magari commento io, incurante di querele e fucilazioni nel petto. =)