.

.

lunedì 30 luglio 2012

LONDRA 2012 – VENUS WILLIAMS, E LE ITALICHE VISIONI SENZA OPPIO




Day 3 - Dal vostro sobrio inviato che, senza drogarsi o svernare in un manicomio, vorrebbe vedere la Madonna, topi diventare cigni ed arrotine danzare tennis sulle punte


Uno squarcio di sole malato, illumina la terza giornata del torneo olimpico sui prati dell’All England Club. Il tennis si sa, è da sempre la nave ammiraglia dello sport italiano alle Olimpiadi. Che puntualmente affonda. Peggio delle "Costa Crociere", coi tanti “schettini” visionari che abbandonano la nave. Quella delle loro intelligenze è già relitto da tempo. Forse la meno attesa dai cantori bardati di fez, ci salva dal naufragio totale: Flavia Pennetta regola infatti in due set l'insidiosa bulgara Pironkova e accede agli ottavi di finale. Unica e sola, come particella di sodio, a difendere i colori azzurri nel singolare. Rimangono i doppi, con Errani/Vinci alla prova di fuoco delle Williams sister.
Perde come prevedibile Seppi (nominalmente) nel tabellone maschile. 
Sconfitte che rasentano la ridicolizzazione per Errani e Schiavone. Cede di schianto l’arrotina emiliana, grottesca top ten senza tennis, senza colpi, catapultata in quel calderone fatto di folli deliri e vaneggiamenti visionari di chi ha la mente offuscata dal tifo e gli occhi ricoperti di prosciuttato nazionalismo. Hanno fatto di una volenterosa ragazzotta “pallonettara” qualcosa che non è e non sarà mai. Basta leggerli, ascoltarli. Ci sono svitati che credono nelle divinità più disparate, altri venerano i serpenti, a molti  si svelano madonne avvolte da luci abbaglianti. Agli adepti del tennis italiano a tutti i costi invece, appaiono cose che noi umani non possiamo comprendere. Eventi che trascendono la normalità di menti sobrie. E quando hai simili visioni senza farti d’oppio, significa che il manicomio è la tua residenza normale. Riescono a vedere Bolelli che gioca da top ten a Recanati contro un numero 600, scorgono nitide essenze di talento naturale e vincenti a iosa in una onestissima mestierante costruitasi con ossessivo lavoro, a 25 anni, a suon di trottate, una classifica importante.

Oggi Errani naufraga contro una Venus Williams ormai al tramonto, ma ancora capace di buoni colpi di coda. Appariscente, con treccine pitturate dai colori della sua bandiera, sinuosa, glam ed elegante, ed in possesso di un tennis ancora fulminante, la trentatreenne americana è sempre un'attrazione. Malgrado l’età e la malattia che ne ha limitato i risultati. Sexy e fascinosa, mai avrei creduto di potermene innamorare sportivamente in modo così completo. Sarà anche per quell'attitudine sorridente e scanzonata, di chi vuol prendere gioiosamente quel che resta. O perché la parabola del campione al tramonto conserva sempre un fascino di malinconicamente attraente per gli animi di un cinismo assai sensibile come il mio, non saprei. Tragico e forse fin troppo crudele parallelismo col trattorino italiano, inguardabile sotto ogni punto di vista. Impietoso anche il punteggio: Quattro games e due generose noccioline, lasciate per strada da Venere. Basta leggere qualche sito straniero. Si sprecano gli aggettivi: Venus "stende", "passeggia", "annichilisce", "schianta". Solo i numeri dipingerebbero un’umiliazione per la tennista italiana. Sportiva, ovvio. Quelle di altro tipo sono tutte per chi dipingendola come talento, senza capire il miracolo autentico che ha fatto ottenendo risultati da fantascienza rispetto ai suoi mezzi, la offende più di chi la definisce "pallonettara". Il resto, non dipende da lei. Se una Venus gioca al 30% o una Babos a 100%, non ha nessuna arma per capovolgere la situazione, se non correre e sperare che l’altra sbagli. Storia vecchia, semplice. 
Ora attendiamo la solita pontificazione dell’italiana, avvezza ad autoglorificare il lavoro da cantiere (già meno peggio questa consapevolezza, rispetto agli svolazzi da “Fantaghirò” dannunziano dei giornalai). Ne ha per tutti, di solito. Sono passati sotto i suoi arrotati aculei Balotelli e la “fighetta” Federer, colpevole di non lavorare come un muratore. E chissà chi altri aveva nel mirino se avesse battuto Venus. Forse Maradona, a suo tempo reo di non allenarsi, di avere un talento pazzesco e non correre come Gattuso. Non lo escludo.

Perde in modo netto anche Francesca Schiavone, contro Vera Zvonareva. Ok, ci aveva già perso dieci (10, eh) volte in carriera, ma contro la russa versione spettrale degli ultimi mesi e psicofisicamente ectoplasmatica, qualche chance di capovolgere la situazione poteva averla. Per assurdo. Io ci ho anche provato nell’altro pezzo, a portarle buono. Possa iddio fulminarmi se non dico il vero. L’italiana proprio non riesce a giocare, contro Vera. Qualcuno, in preda a compulsive crisi isteriche ha provato a tirare in ballo pressioni psicologiche, patimenti mentali, ed eventi esoterici. Altrimenti non si spiega. Forse Francy la vede imbarazzantemente troppo più bella ed il paragone le crea sconforto d'animo? Bionda, sexy, col ceruleo l’occhione gelido ed incandescente, le apparirà una crudele presa in giro. Magari è così. Anzi, non pensate a ragioni diverse. Addirittura tecniche. A quanto il gioco di Zvonareva tolga il fiato e non dia tempo a Schiavone di organizzarsi. Soprattutto coi rimbalzi veloci e bassi dell'erba. Non ci provate nemmeno, perché la nostra è il Dio femmina (fate uno sforzo) della racchetta e può solo perdere per gli svaghi della mente. Che ci vuoi fare, sarà per la prossima volta. Tanto, come Berlusconi ne ha 27 da compiere, Schiavone ha anche 23 anni, lo sanno tutti. E non azzardatevi a voler leggere l’età al contrario, dicendo che oltre ai due Roland Garros, le percentuali di sconfitta con le più forti sono simili a quelle che ha con Zvonareva. 
Rapida carrellata sugli altri risultati.  Federer passeggia in sourplace su quel Benneteau che invece il mese scorso era stato a due punti dalla vittoria, quasi impedendogli d’entrare nella storia. Tanto per ribadire quanto quella storia a volte corra lungo un sottile e tagliente filo, un nastro, un punto. Passeggia anche Gasquet, eroica resistenza da deo dell’olimpo storpio per Petzschner, che cede solo al terzo set contro Tipsarevic. Avanzano Isner, Almagro e Cilic. Tra le donne, tranne la rinata Clijsters (finché dura) e il carrarmato Serena che secca violentemente l’altra Radwanska, solita altalena orripilante: La trucicomica Azarenka lascia un set alla modesta figlia illegittima di Pippo Franco, Begu, ed ora trova la splendida Maria Josè Martinez Sanchez, novella sposa. E voglia il cielo che si/ci faccia un regalo di nozze. Un set per strada lo lascia anche Kvitova, alla quadrumane cinese Peng e la Lisicki ad una giovane carneade tunisina.

Nessun commento:

Posta un commento


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.