Day 3 - Dal vostro sobrio inviato che, senza
drogarsi o svernare in un manicomio, vorrebbe vedere la Madonna, topi diventare cigni ed arrotine danzare
tennis sulle punte
Perde come prevedibile Seppi (nominalmente) nel tabellone maschile. Sconfitte che rasentano la ridicolizzazione per Errani e Schiavone. Cede di schianto l’arrotina emiliana, grottesca top ten senza tennis, senza colpi, catapultata in quel calderone fatto di folli deliri e vaneggiamenti visionari di chi ha la mente offuscata dal tifo e gli occhi ricoperti di prosciuttato nazionalismo. Hanno fatto di una volenterosa ragazzotta “pallonettara” qualcosa che non è e non sarà mai. Basta leggerli, ascoltarli. Ci sono svitati che credono nelle divinità più disparate, altri venerano i serpenti, a molti si svelano madonne avvolte da luci abbaglianti. Agli adepti del tennis italiano a tutti i costi invece, appaiono cose che noi umani non possiamo comprendere. Eventi che trascendono la normalità di menti sobrie. E quando hai simili visioni senza farti d’oppio, significa che il manicomio è la tua residenza normale. Riescono a vedere Bolelli che gioca da top ten a Recanati contro un numero 600, scorgono nitide essenze di talento naturale e vincenti a iosa in una onestissima mestierante costruitasi con ossessivo lavoro, a 25 anni, a suon di trottate, una classifica importante.
Oggi Errani naufraga
contro una Venus Williams ormai al tramonto, ma ancora capace di buoni colpi di
coda. Appariscente, con treccine pitturate dai colori della sua bandiera,
sinuosa, glam ed elegante, ed in possesso di un tennis ancora fulminante, la
trentatreenne americana è sempre un'attrazione. Malgrado l’età e la malattia che ne ha limitato i
risultati. Sexy e fascinosa, mai avrei creduto di potermene innamorare
sportivamente in modo così completo. Sarà anche per quell'attitudine sorridente e scanzonata, di chi vuol prendere gioiosamente quel che resta. O perché la parabola del campione al tramonto conserva sempre un fascino di malinconicamente attraente per gli animi di un cinismo assai sensibile come il mio, non saprei. Tragico e forse fin troppo crudele
parallelismo col trattorino italiano, inguardabile sotto ogni punto di vista. Impietoso
anche il punteggio: Quattro games e due generose noccioline, lasciate per
strada da Venere. Basta leggere qualche sito straniero. Si sprecano gli
aggettivi: Venus "stende", "passeggia", "annichilisce", "schianta". Solo i numeri dipingerebbero un’umiliazione per la tennista italiana. Sportiva, ovvio. Quelle di
altro tipo sono tutte per chi dipingendola come talento, senza capire il miracolo autentico che ha fatto ottenendo risultati da fantascienza rispetto ai suoi mezzi, la offende più di chi la definisce "pallonettara". Il resto, non
dipende da lei. Se una Venus gioca al 30% o una Babos a 100%, non ha nessuna
arma per capovolgere la situazione, se non correre e sperare che l’altra
sbagli. Storia vecchia, semplice.
Ora attendiamo la solita pontificazione dell’italiana, avvezza ad autoglorificare il lavoro da cantiere (già meno peggio questa
consapevolezza, rispetto agli svolazzi da “Fantaghirò” dannunziano dei
giornalai). Ne ha per tutti, di solito. Sono passati sotto i suoi arrotati aculei Balotelli e la “fighetta” Federer, colpevole di non lavorare come un
muratore. E chissà chi altri aveva nel mirino se avesse battuto Venus. Forse Maradona,
a suo tempo reo di non allenarsi, di avere un talento pazzesco e non correre
come Gattuso. Non lo escludo.
Perde in
modo netto anche Francesca Schiavone, contro Vera Zvonareva. Ok, ci aveva già
perso dieci (10, eh) volte in carriera, ma contro la russa versione spettrale
degli ultimi mesi e psicofisicamente ectoplasmatica, qualche chance di
capovolgere la situazione poteva averla. Per assurdo. Io ci ho anche provato nell’altro
pezzo, a portarle buono. Possa iddio fulminarmi se non dico il vero. L’italiana
proprio non riesce a giocare, contro Vera. Qualcuno, in preda a compulsive crisi
isteriche ha provato a tirare in ballo pressioni psicologiche, patimenti mentali,
ed eventi esoterici. Altrimenti non si spiega. Forse Francy la vede imbarazzantemente
troppo più bella ed il paragone le crea sconforto d'animo? Bionda, sexy, col ceruleo l’occhione
gelido ed incandescente, le apparirà una crudele presa in giro. Magari è così. Anzi, non pensate a ragioni diverse. Addirittura tecniche. A quanto il gioco di
Zvonareva tolga il fiato e non dia tempo a Schiavone di organizzarsi. Soprattutto coi rimbalzi veloci e bassi dell'erba. Non ci
provate nemmeno, perché la nostra è il Dio femmina (fate uno sforzo) della racchetta e può solo perdere per
gli svaghi della mente. Che ci vuoi fare,
sarà per la prossima volta. Tanto, come Berlusconi ne ha 27 da compiere, Schiavone ha anche 23 anni, lo sanno tutti. E
non azzardatevi a voler leggere l’età al contrario, dicendo che oltre ai due
Roland Garros, le percentuali di sconfitta con le più forti sono simili a
quelle che ha con Zvonareva.
Rapida carrellata sugli altri risultati. Federer passeggia in sourplace su quel Benneteau
che invece il mese scorso era stato a due punti dalla vittoria, quasi
impedendogli d’entrare nella storia. Tanto per ribadire quanto quella storia a volte corra lungo un sottile e tagliente filo, un nastro, un punto. Passeggia anche Gasquet, eroica resistenza
da deo dell’olimpo storpio per Petzschner, che cede solo al terzo set contro
Tipsarevic. Avanzano Isner, Almagro e Cilic. Tra le donne, tranne la rinata
Clijsters (finché dura) e il carrarmato Serena che secca violentemente l’altra
Radwanska, solita altalena orripilante: La trucicomica
Azarenka lascia un set alla modesta figlia illegittima di Pippo Franco, Begu, ed ora trova la splendida Maria Josè Martinez Sanchez, novella sposa. E voglia il cielo che si/ci faccia un regalo di nozze.
Un set per strada lo lascia anche Kvitova, alla quadrumane cinese Peng e la
Lisicki ad una giovane carneade tunisina.
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