Day 4 – Dal vostro vigile e solerte inviato. Nel caldo umido di un internet point bengalese
Ti accorgi d'essere pazzo, o esserlo in modo differente dagli altri quando prima di tornare a casa e per non perderti le fasi finali di un match, ti fermi in un internet point gestito da due
simpatici indiani col testone quadrato, la riga al lato e la fronte impralinata
di sudore. Sembrano Leander Paes in camicia scozzesina. Tra odori di spezie orientali, e la calura opprimente appena
mitigata da un ventilatore del 1957. Manca solo una sigaretta beedie fatta con
foglie di tabacco arravogliate e la musica di Sandokan. Mi sintonizzo alacremente su uno streaming, per seguire le fasi finali
del match tra Tsonga e Raonic. In un locale indiano, becco proprio il link in
italiano. A casa invece trovo sovente esotici streaming del Qatar o del
Botswana. Ma bene, le due in cabina di commento casalingo (pare che le trasferte costino troppo) sembrano due sciure attempate che in
spiaggia sghignazzano, fanno battutine sui fisici e le pendule carni dei bagnanti, prima di andare
a mangiare un gelatino al baretto. Si divertono un mondo nello stucchevole
richiamo all’Isner-Mahut quasi come biblico riferimento alla primigenia colpa e
che le costringerebbe al lavoro supplementare. Perché in effetti, sul set pari,
Jo ed il giovane canadese hanno dato vita ad una terrificante battaglia di
servizi. Quasi impossibile fare il break, o solo avvicinarsi. Il giovane
canadese è addirittura più sicuro, calmo, serafico. Tutto si potrà dire di
questa gigantesca pera ancora imberbe e col volto da Potsie Weber versione
inquietante, ma ha davvero una mentalità già matura. Sembra non conosca la
paura, riuscendo a giocare benissimo sotto pressione. Quasi venti volte ha
servito per rimanere nel match. E lo ha fatto in modo incredibile, sfondando
con grande perizia e senza strafare.
Sono 20-20 o 21-21 è lo stesso e le due carampane, anche simpatiche alla fine,
si lanciano in rutilanti scommesse ridendo di gusto. Jo soffre, annaspa, ma regge.
Rischia di lasciare su quell’erba molte delle energie che potrebbero servirgli
per giocarsi le medaglie. Sbuffa, ma tiene botta, tra un drittone fenomenale,
una zampata arpionata a rete e la solita, atavica, lentezza elefantiaca in
risposta. Oltre ad un rovescio sfarfallato nell'indecisone se giocarlo ad una o a due mani. Per assurdo sembra più a suo agio sull’erba il giovane canadese.
Anche lui goffo nel muoversi, ma più pulito e puntuale ad attaccare la rete. Ecco, è un Del
Potro che bastona in modo folle e con grande facilità di violenza, meno solido, ma che attacca di più. Sempre con
quella faccia da preadolescente garbato ed un po’ impacciato che da sempre mi
ricorda il primo timido Sampras versione Forrest Gump fatto in casa. La spunta d’esperienza, e prima che calino
le tenebre, un pur pesante Jo Tsonga. Più scafato a questi livelli. Può essere un segnale.
Buona sensazione lasciata ancora da questo canadese, oltre che per il tennis, per un
carattere non comune. bello, magnifico e conciliante con la genuina essenza di questo sport è il sorriso che condisce il saluto dei due a fine partita. Grandi agonisti, ma sempre gentili e puri. Poco a che vedere con le occhiatacce torve, i pugni violenti, gesta da tagliatori di gola in guerra e le urla malate del 90% degli esagitati tennisti moderni. Boccate d'ossigeno, questi due ragazzi.
Ora il francese trova Feliciano Lopez giustiziere di
Monaco. E sulla sua via Djokovic che dopo il balbettii del primo turno schianta
in modo cruento Andy Roddick. Per lui altro ottavo con un protagonista vintage:
Quell’irriducibile ex “Rusty il selvaggio” che come prevedibilmente
imprevedibile, uccella il pennellone croato Cilic. Tipo forte, ma soggetto alle
lezioni da parte di vecchi marpioni come l’aussie e Haas due settimane fa. Facile facile anche Murray sul finnico mancino Nieminen. Passa anche Nishikori sui resti di Davydenko, mentre Baghdatis ridicolizza per
l’ennesima volta Gasquet, sempre più Mozart del tennis incrociato con un coniglio
narcotizzato. Sbuffa e col volto assente, quasi scocciato, dichiara che “non
sarà certo questa l’ultima mia sconfitta”. Come non credergli.
Tra le donne
soffre Sharapova contro la teenager di casa Robson. La Sharapova minore
Kirilenko invece, fa fuori l’altra moretta britannica Watson. Niente da fare
per Maria José Martinez Sanchez contro l’orrido uragano ululato della
trucicomica Azaranka. Momento incredibile per il tennis tedesco al femminile
(per qualcuno nettamente inferiore a quello italiano). Giovani, violente e
feroci. Avanti tutte: Goerges, Kerber e Lisicki. Continua anche la fiaba di
Venus Williams a forza quattro (games lasciati per strada), che tratta la
canadese Wozniak quasi come Errani. Vanno avanti invece le due coppie di doppio
italiane, Errani-Vinci e Schiavone-Pennetta. Maggiori possibilità di medaglie per
queste ultime, con le prime che s’imbatteranno nelle sorellone Williams.
Bene, due delle tre che prevedevo sul podio son tornate a casa (Radwanska e Paszek). Mi tocca sperare nella Cerbera :) Meno male che non scommetto mai per principio :)
RispondiEliminaScommettere fa bene, ma "con moderazione". :)
EliminaCerbera sarebbe Azarenka? pronostici tra le donne non ne ho fatti, ma rimango della mia teoria svalvolata. Serena e Kim se tengono, si giocano le finali di tutti e quattro gli slam. Soprattutto la belga però, lo sappiamo che si tiene assieme col nastro adesivo. Sharapova dietro. Tutte le altre sgallettate, a giorni alterni, ad inseguire.
Cerbera, per assonanza, è la Kerber :)
EliminaAh, boh. A memoria, dovrebbe battere Azarenka (e oggi Venus) per entrare nel giro medaglie. Poesse tutto. Certo è che questo "essere" ha raggiunto un equilibrio terrificante tra roncola e difese malate. Difficile da battere.
EliminaGioca il misto con Petzschner.