Day 11 – Dal vostro inviato, infiltrato nel party a Bukingham Palace, con fiorellata camicia imprestatami da Formigoni
Il
plumbeo cielo londinese e la pioggia a catinelle, costringono gli organizzatori
a far disputare le due semifinali sotto il futurista tetto. Nell’atmosfera indoor
iniziano a menare le danze Novak Djokovic e Roger Federer. Mezza finale
anticipata che si rivestiva di notevoli significati a cascata. Il numero uno al
mondo contro l’ex numero uno e dominatore del passato con all’orizzonte la
possibilità (utopia fino a qualche mese fa) di riprendersi la finale di
Wimbledon, stampando il record (ben 8, staccando Becker e Sampras), provare quindi
a vincerla per appaiare Sampras a quota sette successi, quindi tornare al
numero uno al mondo, battendo proprio il record dell’americano discendente
dalle divinità elleniche, come settimane di permanenza in vetta alle
classifiche. Ce n’è, insomma. Volendo uno può metterci anche il numero di games
vinti negli slam, provocando la sua divertita reazione. Il numero di corde usate
o la percentuale di sbarazzini ciuffi scrollati. Un coacervo inumano di numeri
tali da mandare in sollucchero l’estasiato il veneratore del Monarca col calcolatore
in mano. Federer è un record che cammina, simile a monumento o simulacro vivente.
Innegabile, mostruosamente abbagliante e tutto il resto.
Sarà, ma di tutto
questo bailamme alfanumerico, rischia di fregarmi una enorme ceppa barzotta. O
meglio, mi interessa in modo relativo rispetto ad altro. I record potranno anche essere superati, l’emozione di un
successo, di un match rimane unica. E per questa mia esecrabile colpa , in qualche forum
(quello di Rita Dalla Chiesa è il migliore), rischierei i ceppi come si deve agli infedeli. Accusato d’esser un turpe nadalista infiltrato col labbro leporino
biecamente nascosto dietro un foulard asturiano. Sarà, ma da estasiato
ammiratore mi incuriosisce di più la calda emozione del momento. Un Federer
opposto al nuovo dominatore del tennis mondiale, in possesso di un tennis così
estremo, brutale ed antiestetico. Il confronto è fascinoso, unico. L’occasione
irripetibile per lo svizzero, di mettere le cose in chiaro: Battere il nuovo
dominatore e guadagnarsi una finale che potrà consentirgli di riprendersi
quello che moralmente ha sempre sentito suo. Dimostrare che a 31 anni è ancora
lui il più forte su quel campo, dopo i bocconi amari ingoiati negli ultimi anni. E questo va
oltre il possibile cumulo di record che pure potrebbero scaturirne. Gli altri,
i tifosi avvinti dall’amorevole morbo rivestito di materna premura, avrebbero
preferito che al posto del serbo ci fosse stato un malleabile Gasquet
di marzapane, facile preda per l’onnivoro elvetico dal palmares immacolato e celestiale. Un controsenso proprio del tifo, irrazionale come tale.
Ma
poi sul campo sono solo due uomini, ed i numeri aleggiano solo in lontananza, come
contorno e conseguenza. Ci sono i colpi,
c’è la classe di un dritto che parte facile e radente in contro tempo, opposto
agli strappate sbraccioni serbi. Federer è tirato a lucido, dopo le
incredibili vicissitudini dei turni precedenti. Quasi perfetto ed impeccabile. Inizia
col piglio delle grandissime occasioni. Nemmeno un timido alito di vento pare
azzardarsi a scomporre il suo regale ciuffo, neanche un velo di umano sudore su
quel volto di cera. E’ lì che svolazza entrando dentro il campo, scrolla e
sciorina colpi da antologia. Serve in modo magnifico, prime vincenti e seconde
incisive con cui tiene sempre in mano il pallino del gioco. Sta lì il segreto
del Federer odierno. L’arma che gli consente d’esser sempre l’uomo solo al
comando. Volteggia in fuga, mentre l’altro arranca in una agricola
difesa con gli occhi appallati. E stavolta, rispetto al recente passato, non
gli riesce di allungare lo scambio. Di trasformare i match in plebee corride
nelle quale spesso lo svizzero finiva per disunirsi in modo fatale, perdendo
ogni filo logico. Vuoi perché Federer riesce a chiudere subito, vuoi perché il
serbo è inevitabilmente un gradino sotto quel furore di fisica esaltazione
dello scorso anno. Sotto tono, sotto traccia. Sotto terra, quasi.
Il punto che dipinge
la storia di questo match sta in uno dei pochi scambi prolungati,
sulla diagonale rovescia, che Roger affronta magnificamente, per poi chiudere
con un rovescio lungolinea di brutale bellezza. Parte anche una mezza standing
ovation, e molti applausi stile foca di una Mirka in visibilio. Nel box
opposto, sezione staccata dell’Ucciardone, dietro la grata di protezione, la
bocconiana fidanzata di Nole non si rassegna. E’ più invasata lei del
fidanzato, per dire. La si vede persino esalare un roboante “ajde” ed agitare i
pugni al cielo su un “occhio di falco” benevolo. Col suo docile boyfriend sotto
due set ad uno e 4-1 nel quarto. Temo che la ragazza non comprenda alla perfezione le
regole del gioco. O forse anche lei spera che quella sindrome “gasquettiana”, altre
volte impadronitasi dello svizzero, possa ripetersi. Ma “oggi è un altro giorno" e Roger piantato mentalmente nel match, con l’obiettivo fissato nel mirino
di precisione svizzera. Quando sente odore di record o di immortalità, si
esalta e raramente fallisce. Perché a ben vedere, questo incredibile successo è
solo un ulteriore passo verso la vittoria del torneo, i record e tutto il resto.
Nella finale di domenica se la vedrà con Murray, che ha regolato in quattro set
Jo Tsonga. Avvilente epilogo, col transalpino che regala due set all’avversario
e poi prova una incredibile, quanto improbabile, rimonta. Servizi, fiondate di dritto, volée, persino un sontuoso passante disperato di rovescio ad una mano, come massima esplosione dell'anarcoide improvvisazione. Lotta e si tuffa come portiere,
interpretando a meraviglia il tennis da prati, Tsonga. Perderà, e perde ancora. Ma signori, che eccitazione dei sensi.
Ginocchia sbucciate, dita ammaccate, persino pudenda colpite a morte dal vigliacco
passante ravvicinato dello scozzese. Ad un certo punto, quando riprende il
break di svantaggio nel quarto, mi assale la malsana idea di volerlo vedere
istrioneggiare ed aizzare il pubblico inglese, portandolo dalla sua parte. E
poco ci manca che ci riesca anche. E’ lì che gioca punto a punto, nella
tensione dell’attimo. Si carica, poi sorride divertito al suo angolo. La leggerezza. L’altro
si trascina come orrido cencio, lancia ripugnanti urla di esultanza fuori tempo
e poco dopo smoccola insulti e bestemmioni al suo angolo, come perenne adolescente insicuro
che non riesce a staccare il primordiale cordone ombelicale. Sarà, ma il confronto mi appare
crudele. Tsonga è un inno al gioviale e spumeggiante tennis d’attacco, Murray
un’elegia al recalcitrante tennis difensivo con dormienti picchi di ricercatezza. Il primo un inno alla vita, il secondo elegia di morte. A prevalere, come spesso accade, è il secondo.
E domenica, come una specie di virtuoso ibrido tra un’urticante salamandra ed
un baccalà essiccato, contenderà il titolo a Federer.
Di prima mattina un giro su Tennis e Psiche significa per me iniziare la giornata col sorriso tra le labbra. Che ritorna periodicamente ripensando alla sezione distaccata dell´ Ucciardone.
RispondiEliminaCi mancava la sfinge di Lendl, ma qualcosa bisogna lasciare per la finale, no?
Con o senza occhiali, rimane il piú antipatico in tribuna, a braccetto con lo scozzese in campo dai denti sconnessi, s´intende.
Speriamo in una domenica da ricordare.
Luca
Ola Luca,
EliminaAh guarda...l'angolo serbo è un poco più esagitato di quyello scozzese. Un po' come gli ultrà della Stella Rossa con quelli dell'Oldham. Per dire.
Ah beh, la simpatia contagiosa rimane una prerogativa der teribbbbile Ivano.
Ciao, a presto.
Deve vincere Federer domani. Non potrei lontanamente concepire Murray vincitore, non potrei vedere quel ragazzino acerbo e dall'aria afflitta, che al massimo potresti trovare su uno skateboard e con una bottiglia di birra sulle rive del Serpentine, alzare la coppa domenica. Non lo voglio, e forse non lo vorrebbe neppure lui, abituato com'e alla sua immagine di talento eternamente perdente. Probabilmente sotto sotto non lo vogliono neanche i londinesi, che non possono non desiderare la vittoria del Re e la sua incoronazione, statisticamente definitiva, a più grande tennista della storia. Se vincesse Murray sarebbe una sconfitta per il torneo e per il circuito. Saluti Mich
RispondiEliminaNon ero io ma non importa, è un analisi interessante, che condivido. Intanto Serenona con le mutandone viola sta dando spettacolo!
EliminaSi, l'immagine di Murray è sempre quella. Uno spocchioso ragazzino viziato. Da sempre cerco di rinvenire qualcosa di buono in lui, rispetto ai vari Rafito e Nole...ma davvero da mesi continua le sue tragiche pantomime. Bocca aperta, annaspa, urla a quei brutti cattivi che non lo fanno uscire la sera...un po' ridicolo e stucchevole, ormai.
EliminaCiao Mich, alla prossima.
@ Klimt,
EliminaSì, m'ero confuso coi nick e con l'altro post.
Certo, per un set e mezzo con il motore a 3/4, Serana l'ha rullata di giustezza. Agnese faceva quasi tenerezza.
Ora s'è un po' incartata.
Ho notato che la politica del blog sta cominciando a diventare insofferente nei confronti di Murray, che - è bene dirlo - pure io ho "mollato" dopo la finale di Miami. Un cretino su tutta la linea. Inoltre il suo tennis mi pare abbia subìto notevoli involuzioni in questo 2012. Se ripenso a quando, ancora acerbo (non che ora sia tanto più maturo), si affacciò fra i grandi del tennis mondiale, con quel suo mix di ottima difesa e improvvisi attacchi/accelerazioni, mi viene rabbia. Guardalo ora. La propositività non sa più dove sta di casa.
RispondiEliminaIn finale cosa succederà? Consacrazione dell'immortalità di Roger o della dannazione eterna di Murray?
Spero per il primo, ma, chi lo sa, forse il secondo potrebbe finalmente liberarsi dei suoi gravi fardelli mentali e cominciare a giocare un po' più sciolto, e soprattutto a competere con i vari Djokovic e Nadal.
Tra l'altro, simpatico il termine "nadalista", ma avrei preferito "nadaliota". Rende di più l'idea del quoziente intellettivo del tifoso-ultrà, l'utente medio di livetennis, per intenderci :)
Ciao Picasso, e forza Serena!
Sì Fabio, ho mutato la linea editoriale, con l'ausilio del redattore (l'omino nel mio cervello).
EliminaCercavo(e cerco tuttora) di cogliere quello di prezioso che c'è nel tennis dello scozzese. Soprattutto quando si era avvinti come l'edera alle battaglie rusticane tra Nole e Rafa. Ed ancora oggi, tra Murray e Ferrer, tendo a prendere il primo.
Ma ripeto come sopra, da tempo ormai lo trovo insostenibile. Le pantomime, il trascinarsi, le scuse, l'atteggiamento da eterno adolescente snob.
Bah, ripeto, ieri nel confronto diretto, Tsonga rimandava alla gioia del tennis, Murray alla morte.
Ciao Fabio, alla prossima.
Sono nervoso, sono molto nervoso
RispondiEliminaCalma e gesso. Molta calma e gesso.
Eliminatsonga è davvero gioia sia tennistica che umana, per quello che si riesce a intravedere, ci sono rimasta male, conoscendolo ho sperato la rimonta ma l'altro è un pò maturato da quel punto di vista. E' bello perchè attacca e gioca d'istinto e anche se per vedergli vincere qualcosa gli suggerirei un allenatore, mi ripeto che forse la sua bellezza sta proprio nell'istinto di gioco, però ogni tanto è davvero troppo impulsivo dovrebbe pensare un attimo, giocare un colpo per ragionare
RispondiEliminaStranamente per federer era peggio tsonga, murray è più battibile, è vero che le ha prese anche da lui ma non ha la personalità di Tsonga e lo svizzero ha sistemato il mirino. Io spero in una mattanza, credo che la realtà sia che nella bruttezza generale si sia voluto vedere nello scozzese qualcosa che in realtà è appena accenato o, che forse c'era da giovanissimo ma ha già venduto l'anima al diavolo da anni e da quando ha rinforzato il fisico e si è messo a difendere definitivamente ne abbiamo le prove, poi credo non sia così tragico come appare ma alla luce del suo comportamento è odioso.
jess
Tsonga è un istintivo per natura. So che è un controsenso rispetto a quello che dico per altri, ma Provassero a cambiarlo non sarebbe più lui. Fa dell'imprevedibilità e dell'assalto continuo il suo pregio. Attacca sempre, ed è un bene.
EliminaEd a me, ora posso dirlo, m'è rimasto solo NY2012. prima d'iscrivermi al circolo delle libertà più vicino. Ho già contattato la roscia Brambilla. :)
Ciao, a presto.