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mercoledì 22 gennaio 2025

AUSTRALIAN OPEN 2025 - Day 11 - Sinner va veloce, Sonego lottatore






Mi trovo costretto a fare outing. Sarà perché invecchio e il progressivo rimbambimento mi fa sragionare, ma devo ammettere che Lorenzo Sonego mi sta simpatico. Un tempo, una partita del tennista piemontese mi avrebbe provocato orchite fulminante con conseguente ricovero d'urgenza. Perché possiede tutte, ma proprio tutte, le caratteristiche per farsi detestare: urla come un baritono gorgheggiante, pugnetto compulsivo ed esultanze sopra le righe, un tennis senza grossi sussulti che da ragazzo me lo faceva definire "Il Seppi bruno". Invece Lorenzo, a pelle, mi fa parecchia simpatia, perché sembra un bravo ragazzo, intelligente in campo e fuori. Ho seguito quindi con afflato simil patriottico la sua inattesa cavalcata australiana. Caso strano delle vita ha voluto che per l'accesso in una (sorprendente) semifinale, trovasse sulla sua strada Ben Shelton, uno che tende invece a starmi sulle balle per gli stessi motivi, con aggiunta della ripugnante canotta. Starò mica diventando un patriota dannunziano, nell'età della senile demenza? No, poi lo lo guardo un po' e mi bastano due scambi per esaltarmi perché, a differenza dell'italiano, Ben è un tennista elettrico. Spavaldo, fiero, arrembante, caciarone e istintivo, rozzo ed elegante, spumeggiante e suicida. Una specie di Tsonga mancino, ma con più margini e meno limiti per una carriera di alto livello. A Melbourne ha mostrato chiari segni di una crescita-maturità tattica, che mi fanno sperare non venga accantonato tra le tante belle meteore alla Shapovalov. Belle, affascinanti, ma clamorosamente effimere. Con Sonego si sviluppa un match prevedibilmente combattuto in quattro set. Lo porta a casa giustamente l'americano, che ha qualcosa in più a livello di tennis rispetto a Sonego, pur migliorato tantissimo nel servizio e nell'attitudine attaccante. Ora l'obiettivo sarà non sfigurare contro Sinner in semifinale. Se provasse solo a divertirsi, potrebbe uscirne un match godibile anche per chi guarda.

A proposito di Jannik Sinner, dopo il set lasciato a Rune e il malore che tanto clamore ha fatto in Italia (letto influencer di cucina su tik tok fare minuziose analisi psicologiche e mediche sul problema, con tanto di diagnosi, prognosi e cura omeopatica), ha letteralmente brutalizzato il malcapitato Alex De Minaur con un decrescente 6-3 6-2 6-1. Fa quasi tenerezza l'operaietto con le orecchie a parafango. Tanto docile, amabile e ammirevole. Taglia e cuce il campo con una grazia dallo stile vagamente retrò. Abilissimo con la sua mano chirurgica a mettere in atto i suoi piani tattici, da riuscire ad arrivare al numero 8 al mondo e nei QF in tutti e quattro gli slam. Con Sinner, ovviamente, tutto questo non solo non basta, ma non è nemmeno sufficiente per organizzare una dignitosa difesa ed evitargli una stesa epocale. Messo al tappeto in modo brutale senza avere nemmeno il tempo di pensare a cosa fare. L'australiano ormai è la vittima sacrificale preferita dall'italiano, che oggi andava veloce. Il suo computer è stato programmato sul "fai alla svelta" e ha eseguito alla perfezione, senza dare nemmeno una possibilità all'australiano di esaltare il pubblico e senza sprecare inutile sudore. 

Mi accorgo solo dopo 11 giornate che c'è anche il torneo femminile. Me ne scuso, ma perse anzi tempo Muchova e Jabeur, tolto uno sfumato interesse per l'ammirevole Paolini, trovo ben pochi spunti nell'attuale Wta. Siamo ben lontani dai fasti di un passato ricco di personaggi affascinanti, chi per l'orrorifico intrinseco, chi per la leggiadria del loro tennis. Anche come risultato sportivo, si va verso quella che era la finale più attesa: Sabalenka-Swiatek. Match non solo valevole per la vittoria dello slam ma anche la prima piazza mondiale. Ostacoli non insormontabili per le due in semifinale, Badosa (che è pure amica di Sabalenka e quindi con una variabile psicologica da tenere presente) e Medison Keys in grande spolvero per la polacca.



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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.