.

.

domenica 26 gennaio 2025

AUSTRALIAN OPEN 2025 - Day 15 - Dominio Sinner









Dal vostro inviato, che non rinunzia a una bella mattinata italiana di sole quasi primaverile in riva al mare, mentre dall'altra parte del mondo si sfidano in finale Jannik Sinner e Alexander Zverev. Le moderne diavolerie tecnologiche non mi impediscono di guardarla, baciato dal sole e con l'odore salmastro dell'acqua scossa da onde placide. Il numero uno e il numero due (per caso), non erano comunque garanzia di finale equilibrata, anzi. Bisognava davvero fare uno sforzo di fantasia estremo per vedere possibili pericoli per l'italiano che, come uno squalo, parte subito fortissimo per mettere le cose in chiaro. È evidente fin da subito come si affrontino due auto di cilindrata diversa. Zverev, che tutto in rosso sembra Shummi gigante, fa una fatica disumana a stare al passo del nostro eroe, rosso carota naturale di capelli e in una delicata divisa giallo Titti. Basta vedere i colpi del tedesco. Strappati, forzati, portati con ampiezza esagerata specie nel drittone. Massimo sforzo per minimo risultato, perché la pallina viaggia meno rispetto a quella di uno Jannik che invece scocca saette infuocate col minimo sforzo. Colpi puliti, quasi senza fare fatica.
Sinner porta a casa il primo set, Zverev nel secondo mette sul campo ogni risorsa fisica e mentale per stare in scia. Fa quasi tenerezza il tedescone, alla terza finale e sempre alla ricerca del maledetto primo slam. Ma, tra tutte, questa sembra la più impossibile. Il pallettarone tedesco si esprime al suo massimo, serve bene. Di più non può, col suo gioco macchinoso e prevedibile. Dovrebbe trasformarsi in Federer o Nadal, ma è una cosa che non si può fare. Le sue caratteristiche sono quelle, fino a due o tre anni fa riuscivano a dare fastidio ad un Sinner ancora in costruzione. Ora che l'italiano è una macchina quasi perfetta, gli fa il solletico. Invano prova a indirizzare lo scambio nella diagonale del rovescio, ma il nostro è rapido come un satanasso e bravissimo ad uscirne con il lungolinea. Una variazione, lo scolastico ma efficacissimo drop shot vincente. Se non bastasse, un dritto a campo aperto, a tre quarti della velocità.
Zverev ha una piccola possibilità quando, dopo essersi issato con immane fatica al tiebreak del secondo set, si porta avanti 2-1 con mini brek. Forse lì, chiedendo aiuto al servizio, una delle sue armi migliori, avrebbe potuto cercare un guizzo. Tutto inutile perché il terminator italiano lo vince in scioltezza e prende il largo anche nel terzo. Ciò che stupisce di Sinner, ammesso ci sia ancora qualcosa capace di stupirmi, è la calma con cui cucina le sue prede. Non è un killer feroce e violento, ma sempre misurato. Non si fa prendere dalla foga, fa sempre la scelta giusta. "Spacca la pallina" squilla un Supermac sempre incontinente ai microfoni. In realtà il più delle volte evita la bordata come fino a un paio di anni fa, quasi trattenendosi. Tira a 3/4 di velocità (che è comunque il doppio degli altri) e le volte in cui, in piena sicurezza, lascia andare il braccio la palla nemmeno la vedi uscire dalla racchetta. 
Domina il terzo, con uno Zverev che issa bandiera bianca, e chiude dando impressione di superiorità disarmante. Terzo slam, più una serie di record sul cemento che snocciolano alla tv e che nemmeno ricordo. Riguarda vittorie consecutive coi top ten senza perdere un set, ed altro ancora, superando gente come Federer, Nadal, McEnroe, Djokovic. Ad oggi, non vedo nessuno capace di avvicinarlo. Tra tutti, l'unico che con le sue variazioni può minarne le certezze è Alcaraz. Ma lo spagnolo rispetto a due anni fa non sembra aver fatto i progressi, tattici e mentali, dell'italiano.


Nessun commento:

Posta un commento


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.