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domenica 19 gennaio 2025

AUSTRALIAN OPEN 2025 - Day 8 - Alcaraz-Djokovic infiamma Melbourne






Giornata azzoppata sul nascere, senza troppi sussulti e ipotetiche belle sfide abortite dalle malvagie circostanze. Riponevo qualche speranza in un match almeno gradevole, se non combattuto, fra Draper e Alcaraz. L'inglese però ci arrivava completamente spremuto dalle cruente battaglie dei giorni scorsi e regge solo due dignitosi set prima di gettare la spugna stravolto. Lo stesso dicasi di Fokina che, a livello meramente concettuale, averebbe avuto tennis e variabili per infastidire Tommy Paul. La Fokina però dopo le sfiancanti rimonte dei turni precedenti è versione morticello di Marbella, e raccatta tre eroici games. Testardo e ammirevole nel voler continuare da fermo, senza interrompere il massacro. L'americano non si è impietosito, anche perché è uno essenziale, senza troppi picchi e nemmeno bassi, che vince quando c'è da vincere e quasi mai se deve fare l'impresa. Anche per questo, difficile possa riuscirci nei quarti contro Alexander Zverev, in un match che immagino moderatamente orrido, tendente al soporifero. Il pallettarone tedesco ha tenuto a bada senza strafare le sfuriate mancine dello stambecco fotonico Humbert, riuscito a sciogliere il braccio solo per una decina di minuti, buoni vincere il secondo set. 

Quello tra Alcaraz e Djokovic era l'accoppiamento di quarti di finale più atteso già dal momento della compilazione dei tabelloni. Il serbo ci è arrivato dopo tre set di pura accademia cine-tennistica con cui ha regolato Lehecka, solo un filo più solido del connazionale Mahac nel turno precedente. Entrambi avversari con cui va a nozze e appena più utili dell'allenamento con la macchina sparapalline. Ora per Nole ci sarà Alcaraz e la musica sarà diversa. Il ragazzino è vittima di cagotto per l'emozione è maturato. E nemmeno la vittoria alle Olimpiadi fa molto testo, perché tre su cinque, quel ritmo Nole non potrà tenerlo rimanendo vivo. Lo sa anche lui che attualmente, in condizioni normali, perderebbe nove volte su dieci. Ha bisogno di un diversivo extra tennistico. Qualcosa che sparigli le carte e cambi un canovaccio già scritto. Ecco quindi che continua la sua personalissima battaglia contro fluttuanti nemici immaginari. Ad ogni incontro, la sfida diventa più avvincente e surreale. Un campionario di occhiatacce, urla, polemiche e battibecchi con spettatori ubriachi che nemmeno lo calcolano e che va a cercarsi di proposito, ditino all'orecchio per dire "Adesso mi applaudite? Non lo volete ammettere che sono il goat, voi del gran sistema mondiale anti-Nole?". Col culmine, in piena trance stanislavskiana, del gran rifiuto all'intervista finale (piccato, a suo dire, verso un giornalista irriverente). Obiettivo centrato: se i fischi erano una decina abilmente ricercati, diventano di tutto lo stadio. Lo si era già scritto in tempi non sospetti, Nole non potendo avere il pubblico dalla sua, puntava ad avere tutti contro nella parte del super cattivissimo delle fiction di quart'ordine. Un finto disturbo paranoide della personalità misto a sindrome dell'inesistente accerchiamento, per trovare nuova linfa e motivazioni extra. Non bastassero già Nato, establishment politici, lobbie delle case farmeceutiche, ora anche il pubblico scorretto, lo spingerà un'impresa ancora più difficile contro tutto e tutti. Leggendaria. Titanica. Già vedo il titolo del kolossal "Nole. L'uomo che sconfisse il mondo". Basterà per battere Alcaraz? Se in condizioni normali aveva una possibilità su dieci, riuscisse a trasformarla in corrida potrebbe averne addirittura tre.



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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.