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venerdì 7 marzo 2025

Nick Kyrgios, perché?

 





Un ritorno attesissimo dai più grandi feticisti, onanisti, malati mentali del pianeta. Me compreso, ovviamente. Colto da sadica morbosità, ho infatti puntato la sveglia alle 4 di notte per assistere all'esordio di Nick Kyrgios ad Indian Wells. Di questo almeno non dovrò rendere conto al mio psicologo, perché la sveglia ha suonato ma ho continuato a dormire. Le premesse lasciavano presagire già tutto. Immagini di Nick lagrimante, che stringeva il polso malconcio e abbandona l'allenamento. Già, perché ora vorrebbe allenarsi. E allora, una domanda mi è sorta spontanea. Perché Nick? Ad ogni modo, l'avversario sembrava l'ideale attore non protagonista della prevedibilissima scaneggiata austro-napoletana del dolore: Botis Van de Zandschulp. L'uomo più buono del mondo. Uno che gioca anche un bel tennis, con l'agonismo di un raccoglitore di margheritine da campo, e con cui è impossibile litigare o fare polemiche. Che avrebbe abbracciato fraternamente anche Crazy Dani Koellerer intento a spegnergli una sigaretta sulla mano col ghigno mefistofelico. Insomma, l'orange era sparring ideale per il teatro di Kyrgios, prima della scontata vittoria per k.o.tecnico. E così è stato. Per quasi un'ora Kyrgios esprime il suo solito bel tennis insensato. Botte, fulmini e saette, nella più assoluta assenza di costrutto tattico e condizione fisica da torneo di rutti. Tanto veloce di braccio, quanto pigro e impresentabile di gambe. E lì il polso c'entra poco. Anarchia virulenta, condita da smorfie di sofferenza, in un dolente trascinarsi da via crucis. L'olandese imperturbabile, col consueto atteggiamento di chi si trova lì per caso, porta a casa il primo set e scappa nel terzo, mentre l'altro arranca. Fino a dove si spingerà? Vorrà fingere di morire in campo, per amore del tanto detestato tennis? La cosa servirà a qualcuno? Farà piacere, emozionerà il pubblico? Sono scene già viste in Australia, ormai hanno perso anche un barlume di pathos. Sai già come andrà a finire, col australiano che piange inconsolabile sulla seggiola dopo il ritiro. Perché l'ostinazione di tristi, malinconiche passerelle strappalacrime? Perché voler trasformare tutto in patetico, dai dissing social, fino al tennis giocato? Ormai si è capito, purtroppo: il suo polso si è rotto in modo gravissimo e, pur ricostruito, non gli consente più di essere competitivo a buoni livelli. O almeno di farlo senza soffrire. Urge quindi una qualsiasi decisione. Fermarsi fino a quando non sarà a posto. O, ahinoi che amiamo le schegge impazzite, in modo definitivo, riciclandosi come influencer a tempo pieno. Non siamo preparati ad una stagione di melense comparsate come svago dai social. 

E allora torno alla quintessenziale domanda: Perché Nick? Perché accanirsi sul tennis, sul proprio corpo martoriato, sulla sensibilità dello spettatore? È tutto spettacolo, ok. Ma uno spettacolo ormai prevedibile e triste, senza via di uscita. L'unica risposta sensata che mi viene in mente, fa riferimento proprio al suo essere. È la degna conclusione di un personaggio controverso, che ha fatto del paradosso il suo stile di vita. Per indole e, a volte, in modo artificioso. Un decennio da professionista farcito da grandi match e buchi neri, memorabili battaglie coi fab four, alcune addirittura vincenti. Grazie ad un ego smisurato, pur nell'anarchia sconsiderata del suo tennis, o forse anche grazie a quella, era uno dei pochi a saperli impensierire. Però finiva lì. Non avrebbe mai potuto diventare un numero uno. Non aveva la testa da numero uno, la voglia di soffrire ed allenarsi, da numero uno. Odiava il tennis, giocava perché costretto. Fiero e spavaldo, lo ripeteva ad ogni piè sospinto. Amava invece il basket, fosse per lui avrebbe giocato sempre in tenuta Nba. E allora perché invece ora, che il suo fisico non è più in grado di giocare, si ostina a volerlo fare? Non perché ha scoperto di amarlo all'improvviso, folgorato da San Jimmy Connors, ma per l'esatto contrario: lo odia a tal punto da volerlo avvilire in questo modo. Non so se la mia lettura può avere un senso, dovrebbe rispondere un bravo strizzacervelli. Altrimenti tocca rispolverare la storia di quel tale che per una vita intera ha rifiutato di scopare, perché il sesso non gli piaceva. A 80 anni, una volta impotente, si è iscritto a un sito di incontri di sesso e si imbottisce con dosi equine di viagra, accettando di schiattare per infarto.





2 commenti:

  1. Ottima interpretazione. Probabilmente odia anche il pubblico del tennis.

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    1. Ciao Bruno, ben riletto. Sì, sicuramente. Credo sia un caso irrecuperabile.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.