.

.

lunedì 17 marzo 2025

Pagellone Indian Wells, Mirra Andreeva a star is born. Jack Draper, forse






Nella Neverland del tennis a Indian Wells, in pieno deserto, va in scena il "Quinto slam". Un appasionante torneo in cui i protagonisti sembrano squilibrati tamburellisti alla rincorsa di palline che rimbalzano altissime sul cemento sabbioso, spostate da refoloni mostruosi di vento desertico. Viva gli Internazionali di Roma, anche se i campi si stanno sgretolando, i tennisti devono pagarsi il biglietto del 492 sbarrato e si cambiano in promiscue baracche arrugginite, non hanno acqua per lavarsi, etc.

Stante l'arcinota assenza del numero uno Sinner (i cui adepti, ululanti come le vedove di Timbuctù, si sono prodigati in riti sciamanici contro tutti i nemici del nostro, e del popolo), qui era di casa Carlos Alcaraz (5). Spagnolo favoritissimo ma, a causa dei feroci riti dei carotas o perché continua impunemente a sfarfalleggiare, cade sulla buccia di banana di Jack Draper. Carlitos è un caso che molti evitano di trattare. Il regresso rispetto al passato a me sembra clamoroso. Fisicamente è lo stesso, la mano e il talento sono sempre formidabili, ma tatticamente non ha portato molto in più rispetto a quando è esploso ancora teenager. Le amnesie mi sembrano aumentate, e l'agonismo miseramente affievolito. A tratti gioca come un Bublik che finge di essere grintoso. Dopo attenta analisi tecnico-tattica-psicologica, sono arrivato alla conclusione che l'adorato cabezon potrebbe essersi imbattuto nel terrificante e disumano mostro che mina sicurezze, indebolisce e devasta tutto ciò che gli capita a tiro, e alla lunga tende ridurti allo stato larvale: la figa. (P.s se una delle lodevoli lottatrici contro il patriarcato leggesse, chiedo venia: era una battuta).

Jack Draper (8). La settimana da Dio di Jack Draper. Il ragazzo bello come un attore di fiction adolescenziali, educato, che ogni mamma vorrebbe dare in sposo alle proprie figlie tossiche, mette in fila Fonseca, Fritz, Shelton, Alcaraz e Rune, infilzati con la sua acuminata lama mancina. A dispetto del proverbiale carisma da barbabietola, il suo tennis d'attacco è sempre godibile e più robusto rispetto al passato. Se sia un bagliore casuale o la nascita di una nuova stella ai livelli più alti, ce lo diranno i prossimi mesi.

Holger Rune (7). Malgrado una mattanza cruenta nella finale con Draper (mai iniziata), può uscire soddisfatto dal torneo, tornando ai livelli che gli competono. Ha talento (meno di Alcaraz), è potente (ma meno di Sinner), è odiato (ma molto meno di Medvedev), però si candida per essere terzo o quarto incomodo. 


Danilo Medvedev 7
. Come si fa a non adorarlo. Sua la cosa più bella del torneo: si gioca l'accesso alla semifinale con il rampante pollo da combattimento Fils (0-). Una battaglia punto a punto, con il russo che prova ad arginare l'impeto dell'iper eccitato pestatore francese. Sopporta le sguaiate esultanze del galletto, le urla ridicole, l'atteggiarsi a gladiatore del Colosseo. Sbadiglia, si gratta il culo. Rintuzza le bordate Arthur come un gattaccio spelacchiato attaccato ai suoi maroni, si gratta il culo di nuovo, annaspa simile a una pertica storta in balia dei mulinelli di vento desertico. Tollera ancora pazientemente altre urla belluine di Fils e quegli inverecondi pugni roteanti sull'errore dell'avversario. San Danilo accetta ghandianamente anche che l'altro chieda (ridendo) un Mto avanti 6-5 al terzo, perché una caccola nel naso gli dà fastidio. Lui non fa un piego. Con lo sguardo perso nel vuoto, cova la sottile vendetta del genio. Non perde la testa, serve quattro bombe e poi nel tiebreak arriva a match point. Nastro fortunato ed esultanza folle mai vista prima, nemmeno dopo aver vinto uno slam: saltella giulivo come un pupazzo di gomma con le molle sotto i tacchi, gli occhi da pazzo e i radi capelli scomposti, in faccia all'insopportabile avversario. Tranne poi ricomporsi in un nano secondo, fare la finta espressione contrita e scusarsi: "Sorry, non dovevo esultare così". L'altro frantuma la racchetta. Artista vero. Clonatelo. Perde in semifinale da Rune, ma sta tornando.





Tra le donne, Mirra, fortissimamente, Mirra Andreeva (9). Dopo l'exploit a Dubai, la ragazzina siberiana conferma a Indian Wells la sua candidatura ad essere numero uno assoluta dei prossimi anni. E lo fa mettendo in riga le due ammorbanti dominatrici di cartapesta degli ultimi anni: robottino Swiatek mandata in tilt con variazioni e angoli, la pachidermica Sabalenka, senza strafare, alternando colpi con saggezza da veterana e aspettando che l'altra sbarellasse come da copione. Sciorina colpi puliti, mai banali o uguali, facendo un decimo di fatica rispetto alla forzuta bielorussa. Ben diretta da Conchita Martinez, la diciassettenne sembra già non avere punti deboli.

Sabalenka (5). Parsa in palla fino alla finale, che è l'essesima esibizione da galleria dell'orrore. Urla disumane da scaricatore di porto coi peli irsuti sulle spalle, roncolate furiose, moine, faccette cretine, smorfie, solite battute da "simpatica per forza" nel post partita. Mandata al manicomio da Mirra, che la sposta senza gru, la cucina a puntino, e la stende. Più che una tigre, un elefante. Non fosse che l'elefante, animale intelligentissimo, avrebbe abbozzato una qualche strategia.

Swiatek (2). Già detto in tempi non sospetti: la polacca è una bomba ad orologeria. Il suo modo ansiogeno, ossessivo e compulsivo, di stare in campo, mi mette a disagio. Fa paura. Perde come spesso succede, in lotta, se trova un'avversaria che non le faccia giocare palle sempre uguali. E fin qui niente di strano. Agghiacciante invece è la sua improvvisa esplosione d'ira, con pallina volontariamente scagliata su un raccattapalle. L'avessero fatto McEnroe o Connors, sarebbero stati squalificati per mesi. L'avesse fatto Moutet: radiato a vita. Qualcuno faccia qualcosa. Ormai è pericolosa per se stessa e per gli altri.




2 commenti:

  1. E' stato un bruttissimo gesto quello di Iga ma non ha tirato sul raccattapalle

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Giuseppe, sì. Non ha tirato sul raccattapalle, ma verso il raccattapalle. E già si era lamentata con l'arbitro, perché la deconcentravano. Cambia poco, è fuori controllo. Per me gesto da squalifica, anche se non l'ha colpito. Paradossalmente, sarebbe stata squalificata se tirando da un'altra parte lo avesse preso per sbaglio. Regola demenziale.

      Elimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.