“Na-na…na-na-na-na, he-he-hè! Cuore-batticuore, mi
è sembrato di sentire un rumore” partivano a palla
le immortali note di un capolavoro di Raffaella Carrà, durante il cambio campo.
Binaghi in tribuna sorride col piglio del monarca bonario, dona alla plebe un
ammaliante sorriso ed abbraccia con lo sguardo quelle deserte tribune bardate a
festa. Pare, a livello di pettegolezzo, sia stato lo stesso poliedrico sultano durante una notte insonne
ed in vena di eccentrica ispirazione musicale, a scegliere la scaletta musicale.
Suadenti ed indimenticabili note che allieteranno gli spettatori assenti, durante
i cambi campo, e faranno conoscere allo straniero avversario la magniloquenza
musicale del nostro paese. Prima Raffa, poi i Ricchi e Poveri, Pupo e, in un brioso crescendo d’entusiasmo, Lorella Cuccarini nell’acme della pugna. Uno sente
quelle canzoni, e già capisce tutto. Altrove, dove manca la nostra tradizione,
ti sparano nelle orecchie Lady Gaga, i Muse e Bob Sinclair. Non c’è che dire, la
Fed Cup è appuntamento immancabile, col
contorno del commento di mamma Rai a rendere tutto più tragicomico e surreale.
L’effetto d’involontaria comicità, mentre si prova a fare le capriole
all’incontrario per risultare goffamente credibili, è ciò che più mi fa
sorridere e pensare alle miserie della vita. Una telecronaca di Fabretti è
meglio di un film di Woody Allen.
Nella calda cornice di una Biella innevata,
giungono le ragazze della nazionale italiana, impegnata nel primo turno di Fed
Cup contro le modeste ucraine. Per spezzare le reni a queste smunte ragazzotte
bionde dell’est abituate alle modernità dei campi veloci, la nostra federazione
ha fatto predisporre un vasto strato argilloso nell’impianto coperto. Un
esperto di caccia&pesca potrebbe domandarsi sbigottito: “Abbiamo quattro tenniste top 20/30 in grado
di giocare benissimo sul veloce indoor, affrontiamo una squadra troppo scarsa
per essere vera e con una sola giocatrice capace di entrare, per caso, tra le
prime cento, e ci abbassiamo ad una scelta così provinciale? Cos’è il nostro,
innato desiderio di rendersi ridicoli?”. Certo che sì, ci abbassiamo, ci
abbassiamo. Siamo italiani veri, ed affrontiamo Nadal o le ucraine sulla terra.
E via con “mamma-ma…mamma-maria…ma-ma-ma-ma-mà!” dei tonanti Ricchi e Poveri, a darci la carica.
Ecco dunque che si gioca sulla terra. Ahi voglia
che facciano dire a Pietrangeli quanto la terra battuta sia superficie per
vecchi, qui dobbiamo solo pensare a battere le nemiche bolsceviche e sfruttare
il gran tennis terricolo del nostro fenomeno ragliante, Francesca Schiavone. Tutti proni e
genuflessi verso questa quasi lattante tennista di 32 anni, ancora all’inizio
di una carriera splendida. Federazione, capitano, giornalisti, spettatori,
appassionati, tutti. Occorre abbandonarsi col corpo e colla mente nelle mani
della nostra immensa eroina giovane, la leonessa d’Italia. La campionessa del
mondo della terra battuta. Colei che detiene il tennis nel palmo della mano e che due anni fa vinse il Roland Garros, a
Parigi (Ah…Parigi!). Devo mica ricordarvi cosa significhi un pomeriggio di
pioggia a Parigi, magari baciando la donna che amate?
Il nostro condottiero capellone e ciarliero più
che mai, ha regalato qualche gemma muta, nel pre partita. E’ ancora tutto
eccitato per gli esorbitanti successi burocratici del nostro tennis ed aver
“incentivato” (suo illuminato verbo) Romina Oprandi ad andarsene,
accompagnandola alla porta. Rea, la povera ignara, di avere
talento e di aver battuto Francy. C’è sempre Francy, la sua Francy, nel cuore e
nell’anima. Quella di cui, in un bizzarro conflitto d’interessi, è (è stato? boh!) anche
allenatore. Mentore, factotum, consigliori o non-si-sa-ben-cosa. Nessuno lo
capisce. E’ emozionantissimo, il capitano di ventura, nell’accompagnare la sua
leonessa in campo. Talmente contrito che, nel sedersi sulla seggiola emana una scorreggina
trattenuta. Dietro a lui Sergio Palmieri ha un attimo di mancamento.
Il match è tragedia vera. Lesia Tsurenko, giovane ucraina numero 120 al mondo, mette alla
frusta la rumorosa icona avvolta da un’aura messianica. Uno due, via. Servizio
e gran fendente, di dritto, come di rovescio. Persino qualche bliz contro tempo a rete. Schiavone piallata, come
insignificante marionetta frullante. Spenta, scarica, vuota, irritante,
distaccata. E’ fatta così la gran campionessa combattente. Quando si accorge
che l’altra la sta annichilendo in modo imbarazzante, impedendole anche di
giocare, quella si assenta a se stessa. Prende il vestito dell’istrionica
pianista smemorata, volendo farci capire d’essere in giornata di poca
ispirazione, che altrimenti non c’e n’era proprio per nessuna, ma proprio. Mica
è l’altra che sta ridicolizzando i suoi orripilanti frulloni (uno corto e l’altro
fuori). Il fulgido esempio di varietà (dimenticata)
allora si lancia in uno spettacolo insostenibile, fatto di sopraccigli alti,
sufficienza, derisione. Ad un certo punto sghignazza e scherza con quelli della
panchina, rifiutandosi persino di rincorrere palline sulle quali a Parigi (ah,
Parigi…) ma anche a Sydney o Mumbasa ci si sarebbe fiondata come stessero scuoiandola. E’ questa
l’eroina della patria? Se aveva questa motivazione, perché non schierare Karin
Knapp? Lì ci vorrebbe coraggio, a perdere (ma quando mai, bastava ed avanzava) con Karin Knapp o Annalisa Bona (simpatica per il nome). Meglio questa “cosa”
inguardabile.
Raccapricciante e disgustoso scenario,
addolcito dall’ironia inconsapevole del duo-cabaret ai microfoni. Mentre l’ucraina fa
a fettine l’arrotante ragnetto comatoso, i cantori sembrano smarriti.
Sbigottiti. Fabretti glissa. Vorrebbe inventarsi le caratteristiche tecniche di
Tsurenko, ma si contiene. In un refolo di sincerità di rimando, Rita Grande
confida di non conoscere questa ragazza dell’est (ovvio, non è umiliante
ammettere di non sapere chi sia una over 100). “Una tennista semplice, dal tennis banale”,
pare sia stata la sentenza (accompagnata da un “pfui” di sufficienza) del
capitano coraggioso, alla ignara commentatrice. Qualcuno poteva avvertirlo che
siamo nel 2012. Che le tenniste “banali” stanno dominando il tennis femminile,
e che una simile sempliciotta, se in buona giornata, può tranquillamente
piallare l’urlante campionessa variopinta in condizioni psicofisiche da
oltretomba. Un altro invece (se non un Picasso, almeno uno che ha visto appena
5 minuti Tsurenko a Melbourne), potrebbe financo rivelargli di come questa
smunta biondina dai fianchi larghi, due settimane fa (mica due anni fa), col
suo ordinato tennis piatto e geometrico, condito da intelligenti attacchi,
aveva messo alla frusta Daniela Hantuchova andando avanti un set ed un break,
prima che la slovacca la domasse d’esperienza ed umiltà. “Umiltè” che invece
l’italiana che danza sulle acque, non sa nemmeno cosa possa significare. Continua infatti nel suo snervante
spettacolo, e vince in tutto tre games d’accatto.
Ma è nella conferenza stampa che la messianica
aura saibabesca della Schiavone si sublima. Con un fil di voce
e parlando senza muovere le mandibole, abbaglia lo scribacchino adorante, obnubilandoci le meningi. Col piglio da stregona rapita dagli dei che
inventarono il tennis superiormente talentuoso, insegna alla suburra il mondo
tennistico. Narra le sensazioni intrinseche del gesto poeticamente sportivo,
con afflato di demenza insostenibile. Descrive cosa ella prova nel colpire la
pallina, l’impulso divino e palpitizio sanguigno che le consente di muovere
quel budello che diviene un tutt’uno col braccio, provocandole spasmi rettali e
godimenti ascetici che nemmeno una dedica al dio Onan al chiaror della luna di
maggio. In sintesi: "Ma che cazzo potete capire voi?". Ogni giorno, in questo viaggio incredibile, ella conosce cose nuove e
sbalorditive del suo prodigioso fisico e sul tennis. E continua, in un profluvio
di somme minchiate. Roba che se John Lennon le avesse dette nel periodo di delirio acido, lo
avrebbero arrestato. Poi ad una coraggiosissima domanda sulla clamorosa
sconfitta, si rabbuia un poco. Stavolta ci risparmia il canonico “la più brutta
partita della mia carriera”, ma dona altre gemme. “Mi spiace perché nella Fed Cup si gioca anche per la squadra….”.
Ovazione e commozione dell’uditorio. Qualcuno si inginocchia. Altri la
scongiurano di giocare anche l’altro match, perché perdere con lei è sempre
dolce.
Se dobbiamo sprofondare o salvarci, meglio che
sia la reincarnazione di Sai Baba a deciderlo. E infatti, l’impavido
capitano la ripresenta, perché proprio vuole una eroica Caporetto. Questa
Bondarenko capace di raccattare tre games contro Errani (che si limitava a tenere la pallina carica ed in campo), è tennista improponibile. Ma nonostante un tennis al
limite dell’indecenza reale, è capace di menare le danze. Schiavone conferma una condizione imbarazzante, ma sembra decisa a lottare. Addirittura, lei. Chiaro,
quando capisce che l’altra è abbordabile e la lascia giocare, lotta, pugna,
spalanca la fornace, si prodiga in balzelli d’eccitazione. Ma la condizione ed
il suo tennis, infarcito di un’arroganza senza eguali, sono ai minimi infinitesimali.
Ecco come una, anche gradevole, tennista, dopo ultradecennale carriera da top
venti/trenta che stenta a vincere tornei minori e vanta appena due quarti di finale come
miglior risultato negli slam, per colpa di due settimane di tennistica
irrazionalità, diventa un supponente ed insostenibile sabba nero, guru del
tennis. Tutta colpa di Vespa, di quel disgustoso “porta a porta” ove fu leccata anche
dall’untuoso lustrascarpe, per poi concludere l’affossamento con la visita alla
corte dello stimatissimo despota satiriaco. Così, è finita, senza mai essere
iniziata. Ieri non riusciva a battere nemmeno quella cosa irrealmente scarsa
che sta dall’altra parte della rete (Bondarenko Kateryna). Perde il primo,
annaspa nel secondo, in un mare di rifrulli esasperatamente fuori misura.
In cabina il duo arriva al delirio mistico. Il vate Fabretti,
nel suo particolare mondo fatto di topi-ragno con la sinusite che danzano una “capoeira”,
riesce a vedere un servizio in chop della Schiavone. Poi si spinge al dotto
consiglio tecnico-tattico. Quasi si costerna e non si capacita di come la
nostra non riesca a mettere in atto la “tattica variopinta”. Quale?
Secondo il sommo: “Un colpo in top ed uno in back, uno in top ed uno in back…”. E
via, verso orizzonti ed arcobaleni d’insipienza assoluta. Così la immagina lui, l'imprevedibilità. Amen. Si delineano i
contorni di una tragedia sportiva, sul 7-6 5-1 Ucraina, con tanto di meritata
pomodorata ad accogliere la squadra in aeroporto. E l’ardimentoso capitano che
fa? Guarda la sua eroina. Sbadiglia, si stropiccia gli occhi cisposi ed
abbottati di sonno. Quindi il picco geniale: “Vai Francy”, accompagnando
l’ordine supremo con svogliato rovescio mimato nell’aere.
Il match Schiavone lo avrebbe praticamente
perso. Contro chiunque. Non contro questa ucraina indecente, che inizia l’agghiacciate
danza della codardìa: Servizi a venti all’ora come nemmeno la sora Cesira al
circolo ultranovantenni di Cinsello, doppi falli con palla che non raggiunge la
rete, obbrobriosi pallonettoni senza peso stile “quattro anni e primo giorno
con una racchetta in mano”, spesso anche fuori misura. Non ne mette più una dentro. Da
7-6 5-1 a
7-6 5-7. Il capitano, muto fino ad allora, diventa un guerriero appena le cose si raddrizzano. Agita rabbiosamente i pugni al cielo. In cabina si arriva al
delirio incontenibile. “QUESTA E’ FRANCESCA
SCHIAVONE, PER CHI NON LA
CONOSCESSE !” afferma il cantore italico, con tono solenne, rotto dall'emozione. Dopo circa mezz’ora, anche in lui, s’insinua il dubbio (temo abbia un gobbo, o un suggeritore): “Che dici Rita, l’ucraina
ha pagato un pochetto di tensione?”, “Può anche essere…” chiosa, appena dubbiosa, Rita Grande. Talmente fuori di senno, il maramaldo, dall'autonominarsi esperto degli aspetti mentali, mentre la sua compagna lo è della tecnica pura. Ecco allora che lo psicologo sportivo si eccita per un belluino raglio dell'italiana. "Hai visto Rita, eh? Che urlaccio! Bellissimo!".
Ma sul campo la più brutta partita femminile
degli ultimi 232 anni, si dipana in tutta la sua bruttura. Bondarenko piange
disperata. Schiavone riesce nell’impresa di far scappare nuovamente via sul 4-2
un’avversaria già morta, che frignando scrutava il vuoto con sguardo assente.
Impressionante. Il Barazza le prova tutte per scuoterla. Le fa leggere un
foglio (forse una poesia di Flavia Vento recensita da Sandro Bondi), poi si fa toccare
la pelata. Fabretti è proprio commosso, non si tiene nelle mutande. Quasi piangente esclama: “Guardate, come
un papà con la figliola…”. Silenzio agghiacciante. Francesca pare
rinfrancata. E’ stata dura ma ora lo sa come vincere una simile battaglia
contro una che non ne tiene mezza in campo: “Provare a tenere la pallina nel
rettangolo, che tanto l’altra è ormai paralizzata dal terrore”. E ce la fa, nel
tripudio generale. L’anchorman ha la vista annebbiata, dopo due servizi
vincenti ed una risposta cannata dell’ucraina, invoca un personalissimo “game
perfetto”. “Si dice così, in gergo…”,
ribadisce, nel caso l'immane stronzata fosse sfuggita.
Simbolo della gran fortuna e del pericolo
scampato, è la successiva sconfitta di Sara Errani, letteralmente asfaltata per
un set e mezzo da Tsurenko. Ancora lei, sontuosa, che mi fa invocare e pregare San Shevchenko cerbiatto di Ucraina, affinché il miracolo si avveri. Poi all'italiana si gira un ginocchio e deve abbandonare, col
cotechino ferito. Tutto rimandato al decisivo doppio. Esito scontato, ma in
cabina si arriva all’apoteosi. Avete idea di cosa possano partorire dopo 7 ore
di diretta, se già da lucidi vaneggiano nel loro mare di frescacce? Oltre ogni
confine. Le due azzurre finiscono per dominare al terzo set, ed il maramaldo
con la voce da topo Gigio castrato e con le adenoidi, dopo aver, invano,
tentato di mascherare per due giorni la faziosità, esplode in una giubilante
risata: “hahahah…Così, così, così si
fa….però poverina, proprio in faccia l’ha presa…hahaha”, a commentare un
siluro di Pennetta che colpisce l’ucraina in piena bocca. Quindi, ormai
rilassati, all’ultimo cambio campo: “Guardate,
guardate, Roberta sta addirittura cantando…” (sulla canzone sparata dagli
altoparlanti, l’indimenticabile capolavoro della Cuccarini “Vola, con tutto il
fiato in gola…la notte volaaaa…”). In un sussulto di pietà, la sua partner lo
ferma…”Ha solo detto: forza…”.
Impagabile. Già aspetto la semifinale contro la
Rep. Ceca. Quando queste tizie saranno
presumibilmente squartate dalla sola Kvitova. Sicuramente descritta come modesta, sempliciotta e ridicola, al
cospetto del guru Schiavone. Peccato che la leonessa forse non ci sarà nemmeno.
Come ogni anno, pur essendo giovane, potrebbero risparmiarla per Parigi (ah, Parigi…).
Davvero complimenti, mi piacciono moltissimo i tuoi articoli ma devo ammettere che questo è uno di quelli che mi ha divertito maggiormente.
RispondiEliminaTi confesso che son molto dspiaciuto dagli atteggiamenti della Schiavone: il suo gioco mi ha sempre divertito, malgrado nelle giornate no sia sempre stata inguardabile (la partita con la Oprandi a mio parere non è stata assolutamente tra le peggiori). Però ha ormai un atteggiamento sia in campo che in conferenza stampa che è realmente insostenibile. Ricordo ancora quando quest'estate parlando del ritorno di Serena ha affermato che le campionesse come loro (?!?!?!?!?!) non vanno mai date per morte. Come dici bene tu ha azzeccato le due settimane della sua vita, trovandosi al posto giusto nel momento giusto, le vanno riconosciuti i legittimi meriti ma se mi posso permettere tra una come la Dementieva, che pur non ha mai vinto uno Slam, e la Schiavone c'è un abisso (o forse anche due!).
In conclusione volevo chiederti un parere su Venus, di cui sono un grandissimo fan dal 1996, quando ancora era in età post-puberale: credi che ormai sia una ex-tennista o quest'anno potrebbe ancora avere qualche possibilità?
Personalmente ritengo che in relazione al suo tennis avrebbe potuto e dovuto vincere molto ma molto di più e malgrado adesso non sia più la giocatrice di una volta se uno Slam lo vincono giocatrici del calibro di Schiavone, Stosur e Li non vedo perchè non potrebbe anche lei concedersi un ultimo Wimbledon...
Insomma dai, sarà anche molto più lenta e meno solida di un tempo ma credi che il suo attuale livello sia inferiore a quello delle sopracitate giocatrici?!
Ciao Carlo,
Eliminagrazie. Francamente Schiavone pre-epifania era anche piacevole. Ma dopo quelle due settimane, tutto ciò che le si è creato attorno, i soldoni "alla riconoscenza" che la federazione ha fatto piovere su di lei (invece che su altre cose utili per il futuro del tennis italiano), i "porta a porta", quella sindrome da santona-campionessa-guru che ha assunto come nemmeno una che ha completato tre Grand Slam di fila, è diventata insopportabilmente spocchiosa. Hai ragione, si crede gran campionessa e non fa niente per nasconderlo. Forse in proporzione (vista l'atavica fame tricolore) lo è, in Italia. Ma al confronto con le campionesse vere, beh, non bastano due settimane (perché oltre a quelle due, non ricordo altri importanti successi con top ten, negli slam e nemmeno nei tornei minori. Forse solo l'emozionante match di Melbourne con una Svetonia Kuznetsova che ormai è sciroccata e fuori dal grande giro).
Su Venere, oltre all'età ed al fatto che comunque credo lei, come anche Serena, danno l'impressione d'esser satolle di gloria, dollari e titoli, incombe il problema di salute che la affligge. Non so francamente in cosa consista il morbo di Sjogren di cui è affetta, ma temo ne limiti parecchio le prestazioni. Chissà, forse proverà qualche altra zampata isolata, magari a Wimbledon.
Ciao, a presto.
Questa volta e per una volta la faccio breve... ma non posso evitare di farti i complimenti per il pezzo, mi fa male la mascella dal ridere!
RispondiEliminaComplimentissimi =)
Ciao Siro,
RispondiEliminagrazie mille. Spero non mi citerai per danni alla mascella. Nel caso io la rigiro al vate Fabretti, che lui è la colpa di tutto...=)
Fabretti è isopportabile già quando parla di ciclismo con quel tono manierato e nazional-popolare che fa tanto mamma Rai e raggiunge vette di inconsapevole e imbarazzante (per chi ascolta) banalità quando si esibisce in una telecronaca di tennis. Egli il tennis non lo conosce, non lo sa raccontare, non sa nemmeno come si chiamano i fondamentali. Alcuni anni orsono lo smerdeggiò anche Scanzi e Fabretti fingendosi autoironico gli rispose da finto umile. Fabretti è l'Italia peggiore che occupa i posti di comando, è il figlio del notaio che non merita un cazzo ma è lì per diritto acquisito. Fabretti è l'esempio del perchè questo paese va allegramente a puttane senza che a nessuno freghi niente. Comunque malgrado tutto questo schifo ti ringrazio degli splendidi ritratti che cavi fuori dalla tua penna bastarda e velenosa. Che gli Dei ti preservino. giovanni
RispondiEliminaNon conosco la storia personale del soggetto. Dà l'impressione di commentare il tennis come tappabuchi, perché lo ricordavo dedito al ciclismo. Ha una scarsa conoscenza del tennis, questo è evidente. Ma quello che suscita un effetto grottesco è che, malgrado l'evidente lacuna, abbia il tono solenne e piglio di gran saccenza. Come se credesse che, commentando sulla Rai (dove non trasmettono un torneo dal 1997), nessuno sappia cos'è un rovescio in back. Chiaro che se non sei l'indimenticato Roberto Lombardi, che ti descriveva la balistica di un colpo con competenza sovrumana, almeno, tu che sei un Fabretti, buttala in vacca come faceva Bisteccone, non darti un tono che non hai. Altrmenti fai la fine della vecchia imbellettata di Pirandelliana memoria.
RispondiEliminaA tratti fa ridere per l'effetto grottesco, poi davvero mi risulta incomprensibile come la tv di stato non trovi qualcuno che sappia di tennis. E' esattamente un commentatore "nazionalpopolare", come quei politici demagoghi e farabutti che credono di spiegare la politica e dimostrare la loro cristallina onestà, alle ottantenni semianalfabete che guardano le telenovelas di rete4.
Certo, come dici tu, anche in un "piccolo" ambito come questo, il tennis in tv, è la lampante dimostrazione di come funzionino alcune cose in Italia. Un piccolo ed esaustivo esempio di come alcuni posti siano occupati da gente che non ne abbia le minime competenze. Dalla costa concordia ai vertici del paese che s'è dovuto imporre un governo tecnico dopo anni di manigolda ignoranza totale.
Ciao Giovanni, a presto