"La Cena col cretino" era un magnifico film, forse inventato,
di non saprei bene chi. Me ne parlò nel 1997 il mio “dominus”, un povero pazzo,
una specie di raffinato intellettuale di sinistra dedito al feroce onanismo,
praticato usando strani ammennicoli (ma eviterei di scendere in scabrosi
dettagli, si scrive di tennis qui….). Narrava, il derelitto, di come anche
nella vita reale, negli anni ’70, i ricchi miliardari snob solevano invitare
settimanalmente alle loro sollazzanti cene aristocratiche a base di uova di
storione e sciampagna, un povero cristo. Un disperato, spesso un disadattato
cui mancavano un paio di venerdì. Sghignazzavano di gusto, ascoltando le sue
amenità da pazzo. Lo introducevano occasionalmente in quel dorato
mondo, solo per il gusto di ridere delle sue disgrazie e di
conseguenza sentirsi ancor più eletti.
Italtennis. Toccata e fuga in fa maggiore. Mi viene in mente quel tipo di invito occasionale, per descrivere la toccata e fuga dell’Italtennis al maschile nella serie A racchettara. Faticosamente rientrata tra le sedici superpotenze tennistiche, dopo interminabili stagioni post era Panatta/Bertolucci, passate a barcamenarsi nel purgatorio del terzo mondo tennistico. L’occasione era storica, epocale (ah, sì). Primo turno ad Ostrava, natia città di “Ivan il terribile”, al cospetto della forte nazionale Ceca da affrontare indoor su di un impervio e rapidissimo terreno. Già le convocazioni avevano destato qualche malumore. Specie nei soliti, beceri antitaliani invidiosi e pessimisti. Dato per scontato che un Berdych normale non lo avrebbe potuto battere nemmeno la reincarnazione di Panatta con Piroso in groppa, oltre ad un miracolo gaudioso in doppio (coi due avversari impazziti che iniziano a prendersi a racchettate tra di loro), si doveva puntare a giocarsi i due punti del vecchio e malfermo Stepanek, mostruoso artista dai nobili guizzi vintage. Unici a poterci, almeno, provare: Seppi e Cipolla. Il reprobo montanaro, rientrato dopo quasi due anni di punitivo esilio, non sarà campione, e nemmeno gran tennista in senso ampio, ma è il numero uno italiano. Specie sul veloce. Solo il doloroso forfait del “McSafin” di Portofino, Fognini, costringe però i nostri a convocarlo, grazie al temporaneo perdono imperiale. Cipolla invece, strano italiano che osa vincere partite nei tornei Atp, rimane a guardare. Esclusione dettata da un’illuminata scelta tecnica mista a sponsor e spartizioni di emolumenti, partorita sei mesi prima del confronto. Lungimiranza di stampo italico, che volete. Siamo stati governati per un ventennio da un vecchio barzellettiere pazzo, affetto da conclamata malattia mentale, masso-mafioso e corruttore, vuoi che ci si sorprenda per convocazioni decise sei mesi prima dell’evento o per una tennista che non viene convocata in quanto si “pensa” sia infortunata? Giammai. Ecco dunque che affrontiamo di petto il suicidio contro la forte nazionale ceca, col “piccolo Federer” (artritico, orbo, e con le gambe di piombo, ed ultimamente incapace anche di battersi da solo, mentre si rade con ardimento), come commovente e patriottico baluardo.
Seppi spegne subito il refolo di speranza italica. Ma ecco il campo, finalmente. Il sorteggio ci aveva dato una mano, facendo esordire Seppi contro Stepanek. Sulla carta l’unico match con parvenza di lontane speranze, vincendo il quale si poteva mettere pressione ai favoriti avversari. Alla fine è l’unico match che vedo, per ventidue minuti netti. Seppi lotta con l’ardimento di un garibaldino tirolese. Basta guardarlo durante l’esecuzione degli inni, per capire quanto lui non c’entri nulla con la Davis. Forse nemmeno col tennis. Capelli biondo albino, pelle lattea, sguardo gelido ed assente, coi pantaloncini sulla giacca elegante (l’unico). Ma tant’è, rimane quanto di meglio nel peggio più desolante, offra il tennis italiano, malgrado un “animus pugnandi” degno di una tigre drogata col bromuro. E sono stati costretti addirittura a convocarlo. Seppi se la gioca quasi alla pari. Piantato in mezzo al campo, come una macchinetta sparapalline posizionata a “livello debole”. Riesce a portare al quinto set l’avversario, poi che vuoi, alla distanza, quando conta la condizione fisica, normale che prevalga la maggiore freschezza del quasi 34enne ceco ormai sul viale del tramonto. Qualche guizzo antico, un magnifico rovescio ammansito coi palmi delle mani, una zampata di volo ed una carezza o un contro tempo di grande esperienza, bastano per venire a capo di quello strambo italiano dei monti: meccanico, monotono e scontato. Uno che sa fare solo poche e noiose cose. Appena gli mischi le carte, si smarrisce. Ed il vecchio satrapo ceco è davvero bravo a mischiare.
La mesta marcia verso la B, con la dignitosa resistenza di Bolelli. Tocca quindi a Bolelli affrontare il numero uno avversario, Berdych. Lasciato a casa Cipolla, normale toccasse a lui. Vuoi forse sperare che ce la faccia uno Starace col suo tennis alla moviola buono solo per la terra battuta? Meglio di lui addirittura il comatoso Bolelli (altrimenti, cosa diavolo l’hai portato a fare? Andare in giro per Ostrava travestito da turista giapponese?). Tanto vale sperare in due ore di bum-bum accecato dell’emiliano o, se vi piace il gusto del paradosso, addirittura in Bracciali, malgrado sia digiuno di singolari dai tempi delle guerre puniche. Invece Barazzutti aveva scelto proprio Starace. Solo lo stato febbricitante del campano, lo costringe a dirottare su Bolelli. Una domanda mi faccio: Possibile che qualsiasi decisione del capitano italiano mi trovi in totale disaccordo? Sarò in malafede. Oppure lui capisce di tennis ed io, da umile stronzo, non comprendo proprio cosa sia, questo sport.
Bene. Dio mi stafulmini mandando in cortocircuito l’ipotalamo, se ho visto il confronto tra l’eroe di Budrio e Berdych. Il ceco non è imbattibile. Anzi. Ogni tanto finisce anche per perdere la trebisonda e sparare tutto in piccionaia. L’importante è saperne approfittare. Ma per farlo occorre essere almeno un top 30 e soprattutto, non italiano. Bolelli, azzardo, avrà retto bene col servizio, lottando quasi alla pari per tre set. Ma appena l’altro ha alzato le percentuali dei suoi colpi, s’è spenta la luce della speranza. Ha un gran servizio e dritto poderoso. I suoi pallettoni, fluidi e piatti, se entrano, fanno malissimo. Soprattutto sul veloce. Diventano poca cosa sulla terra. Lo hanno capito tutti, tranne chi gli sta vicino. Altra verità inconfutabile è come si esprima meglio quando affronta gente di livello. Quasi più libero mentalmente, finisce per giocare più leggero di testa. Coi forti sciorina qualche bella partita, ma perde. Coi deboli fa bruttissime prestazioni, e perde. In sostanza, perde sempre. Come fare a risalire la china e schiodarsi dalla posizione numero 150? Calarsi con umiltà nella realtà dei challengers. Sul veloce. E’ risuscito umilmente a farlo, un paio d’anni fa, Xavier Malisse, tipo con la protervia che solca ogni bulbo pilifero ed un braccio da top 5, pare invece disonorevole per un normale buon tennista come il nostro. Amen, pregate.
La resa definitiva, ed un doppio improponibile. La sentenza di retrocessione arriva dopo il terzo punto che la Rep. Ceca si porta a casa, dominando il doppio. Coppia assolutamente inadeguata, quella italiana. Bracciali fa il suo mestiere di valente specialista, tutto servizio, riflessi e buone risposte. Starace, specie su terreni rapidi, non si può guardare senza provare sofferenza spirituale. Spuntato in quelli che sono i fondamentali basilari della specialità: bradipesca risposta e servizio che non fa male. Il risultato è fin troppo scontato, tre rapidi set e vittoria senza problemi per il duo ceco. Cappotto evitato solo dal capitano avversario, che con atto di benevolenza o clamorosa umiliazione, nei match a risultato acquisito, prova a farci fare il punticino della bandiera schierando le riserve. Quasi fosse un Guardiola che a vittoria del “super clasico” acquisita, butta dentro qualche pulcino di 15 anni. Seppi non riesce a battere nemmeno Rosol, ma la bandiera è salva grazie alla vittoria di Bolelli su un trentaseienne doppista, che in singolo giocava ai tempi di Berasategui, dalla miglior classifica che recita: 202.
Bel puntone, strappato con coraggio.
Italtennis. Toccata e fuga in fa maggiore. Mi viene in mente quel tipo di invito occasionale, per descrivere la toccata e fuga dell’Italtennis al maschile nella serie A racchettara. Faticosamente rientrata tra le sedici superpotenze tennistiche, dopo interminabili stagioni post era Panatta/Bertolucci, passate a barcamenarsi nel purgatorio del terzo mondo tennistico. L’occasione era storica, epocale (ah, sì). Primo turno ad Ostrava, natia città di “Ivan il terribile”, al cospetto della forte nazionale Ceca da affrontare indoor su di un impervio e rapidissimo terreno. Già le convocazioni avevano destato qualche malumore. Specie nei soliti, beceri antitaliani invidiosi e pessimisti. Dato per scontato che un Berdych normale non lo avrebbe potuto battere nemmeno la reincarnazione di Panatta con Piroso in groppa, oltre ad un miracolo gaudioso in doppio (coi due avversari impazziti che iniziano a prendersi a racchettate tra di loro), si doveva puntare a giocarsi i due punti del vecchio e malfermo Stepanek, mostruoso artista dai nobili guizzi vintage. Unici a poterci, almeno, provare: Seppi e Cipolla. Il reprobo montanaro, rientrato dopo quasi due anni di punitivo esilio, non sarà campione, e nemmeno gran tennista in senso ampio, ma è il numero uno italiano. Specie sul veloce. Solo il doloroso forfait del “McSafin” di Portofino, Fognini, costringe però i nostri a convocarlo, grazie al temporaneo perdono imperiale. Cipolla invece, strano italiano che osa vincere partite nei tornei Atp, rimane a guardare. Esclusione dettata da un’illuminata scelta tecnica mista a sponsor e spartizioni di emolumenti, partorita sei mesi prima del confronto. Lungimiranza di stampo italico, che volete. Siamo stati governati per un ventennio da un vecchio barzellettiere pazzo, affetto da conclamata malattia mentale, masso-mafioso e corruttore, vuoi che ci si sorprenda per convocazioni decise sei mesi prima dell’evento o per una tennista che non viene convocata in quanto si “pensa” sia infortunata? Giammai. Ecco dunque che affrontiamo di petto il suicidio contro la forte nazionale ceca, col “piccolo Federer” (artritico, orbo, e con le gambe di piombo, ed ultimamente incapace anche di battersi da solo, mentre si rade con ardimento), come commovente e patriottico baluardo.
Seppi spegne subito il refolo di speranza italica. Ma ecco il campo, finalmente. Il sorteggio ci aveva dato una mano, facendo esordire Seppi contro Stepanek. Sulla carta l’unico match con parvenza di lontane speranze, vincendo il quale si poteva mettere pressione ai favoriti avversari. Alla fine è l’unico match che vedo, per ventidue minuti netti. Seppi lotta con l’ardimento di un garibaldino tirolese. Basta guardarlo durante l’esecuzione degli inni, per capire quanto lui non c’entri nulla con la Davis. Forse nemmeno col tennis. Capelli biondo albino, pelle lattea, sguardo gelido ed assente, coi pantaloncini sulla giacca elegante (l’unico). Ma tant’è, rimane quanto di meglio nel peggio più desolante, offra il tennis italiano, malgrado un “animus pugnandi” degno di una tigre drogata col bromuro. E sono stati costretti addirittura a convocarlo. Seppi se la gioca quasi alla pari. Piantato in mezzo al campo, come una macchinetta sparapalline posizionata a “livello debole”. Riesce a portare al quinto set l’avversario, poi che vuoi, alla distanza, quando conta la condizione fisica, normale che prevalga la maggiore freschezza del quasi 34enne ceco ormai sul viale del tramonto. Qualche guizzo antico, un magnifico rovescio ammansito coi palmi delle mani, una zampata di volo ed una carezza o un contro tempo di grande esperienza, bastano per venire a capo di quello strambo italiano dei monti: meccanico, monotono e scontato. Uno che sa fare solo poche e noiose cose. Appena gli mischi le carte, si smarrisce. Ed il vecchio satrapo ceco è davvero bravo a mischiare.
La mesta marcia verso la B, con la dignitosa resistenza di Bolelli. Tocca quindi a Bolelli affrontare il numero uno avversario, Berdych. Lasciato a casa Cipolla, normale toccasse a lui. Vuoi forse sperare che ce la faccia uno Starace col suo tennis alla moviola buono solo per la terra battuta? Meglio di lui addirittura il comatoso Bolelli (altrimenti, cosa diavolo l’hai portato a fare? Andare in giro per Ostrava travestito da turista giapponese?). Tanto vale sperare in due ore di bum-bum accecato dell’emiliano o, se vi piace il gusto del paradosso, addirittura in Bracciali, malgrado sia digiuno di singolari dai tempi delle guerre puniche. Invece Barazzutti aveva scelto proprio Starace. Solo lo stato febbricitante del campano, lo costringe a dirottare su Bolelli. Una domanda mi faccio: Possibile che qualsiasi decisione del capitano italiano mi trovi in totale disaccordo? Sarò in malafede. Oppure lui capisce di tennis ed io, da umile stronzo, non comprendo proprio cosa sia, questo sport.
Bene. Dio mi stafulmini mandando in cortocircuito l’ipotalamo, se ho visto il confronto tra l’eroe di Budrio e Berdych. Il ceco non è imbattibile. Anzi. Ogni tanto finisce anche per perdere la trebisonda e sparare tutto in piccionaia. L’importante è saperne approfittare. Ma per farlo occorre essere almeno un top 30 e soprattutto, non italiano. Bolelli, azzardo, avrà retto bene col servizio, lottando quasi alla pari per tre set. Ma appena l’altro ha alzato le percentuali dei suoi colpi, s’è spenta la luce della speranza. Ha un gran servizio e dritto poderoso. I suoi pallettoni, fluidi e piatti, se entrano, fanno malissimo. Soprattutto sul veloce. Diventano poca cosa sulla terra. Lo hanno capito tutti, tranne chi gli sta vicino. Altra verità inconfutabile è come si esprima meglio quando affronta gente di livello. Quasi più libero mentalmente, finisce per giocare più leggero di testa. Coi forti sciorina qualche bella partita, ma perde. Coi deboli fa bruttissime prestazioni, e perde. In sostanza, perde sempre. Come fare a risalire la china e schiodarsi dalla posizione numero 150? Calarsi con umiltà nella realtà dei challengers. Sul veloce. E’ risuscito umilmente a farlo, un paio d’anni fa, Xavier Malisse, tipo con la protervia che solca ogni bulbo pilifero ed un braccio da top 5, pare invece disonorevole per un normale buon tennista come il nostro. Amen, pregate.
La resa definitiva, ed un doppio improponibile. La sentenza di retrocessione arriva dopo il terzo punto che la Rep. Ceca si porta a casa, dominando il doppio. Coppia assolutamente inadeguata, quella italiana. Bracciali fa il suo mestiere di valente specialista, tutto servizio, riflessi e buone risposte. Starace, specie su terreni rapidi, non si può guardare senza provare sofferenza spirituale. Spuntato in quelli che sono i fondamentali basilari della specialità: bradipesca risposta e servizio che non fa male. Il risultato è fin troppo scontato, tre rapidi set e vittoria senza problemi per il duo ceco. Cappotto evitato solo dal capitano avversario, che con atto di benevolenza o clamorosa umiliazione, nei match a risultato acquisito, prova a farci fare il punticino della bandiera schierando le riserve. Quasi fosse un Guardiola che a vittoria del “super clasico” acquisita, butta dentro qualche pulcino di 15 anni. Seppi non riesce a battere nemmeno Rosol, ma la bandiera è salva grazie alla vittoria di Bolelli su un trentaseienne doppista, che in singolo giocava ai tempi di Berasategui, dalla miglior classifica che recita: 202.
Bel puntone, strappato con coraggio.
Ciao Picasso, c'entra relativamente, anche perché la davis non la guardo quasi mai, ma volevo chiederti se per caso hai mai visto giocare Adelchi Virgili. A me è capitato qualche giorno fa, e sono rimasto davvero impressionato. Forse perchè influenzato da leggende metropolitane, però ho avuto la sensazione, un po' triste, di un qualcosa di grande rimasto purtroppo (ancora?) inespresso, a causa dei tanti infortuni. Ho anche sentito dire, una volta, che lui è il più grande rimpianto della federazione italiana, le cui logiche surreali tu molto bene stigmatizzi.
RispondiEliminaCiao Arturo,
RispondiEliminaAdelchi virgili l'ho visto poco. Forse troppo superficialmente per poder dare un giudizio definitivo. Qualche filmato in siti strambi. Dove l'hai visto all'opera ieri? mi pare sia fermo dallo scordso anno, quando ha fatto qualche apparizione dopo anni di stop, con un paio di soprendenti (visto il tunnel in cui è) successi nelle qualificazioni dei challengers. Da quello che ho visto ha dei numeri impressionanti, ma sembrava davvero un dilettante. Per colpa dei tanti infortuni e della schiena svitata, non ha mai potuto maturare e fare esperienza. Su youtube vidi di alcuni servizi colpiti da sotto ("servizio in chop", per citare il Fabretti - però inconsapevole -). Non per tattica, ma perché non gliela faceva più.
E, sembrerà strano, ho ricordi lontani di quando Tommasi e Clerici (a Montecarlo, credo) lo presentarono come un piccolo fenomeno, che si allenava con Marat.
Ha solo 21 anni ma mi sembra difficile possa entrare nel giro che conta. La prima cosa sarebbe guarire bene (e pare impossibile), poi trovarsi un coach serio. Non sono informato su cosa stia facendo ora. lo credo fermo da molti mesi.
La grande speranza della federazione...ah, beh. Quelli vivono sperando che nasca anche qui Federer. E lo dicono anche. Questo Adelchi aveva (ha) un talento naturale che non ha davvero nessuno degli ultimi prodotti italiani...ma la sfortuna o qualche esagerazione in chi lo ha costruito fisicamente spaccandogli la schiena (Che poi magari Federer ti nasce davvero, ma lo spacchi in due con la solita competenza - solite malelinque anti-fit, che riporto. Io non lo so -), gli hanno impedito di esprimerlo.
Ci rimangono Seppi, Starace, Volandri, Fognini. Inn In Germania convocano: Mayer, Petzschner, Haas, e Kohli (poi infortunatosi, ha rinunciato). Alla fine perdono anche, ma vederli è un piacere per gli occhi. I nostri perdono e sono inguardabili.
E pensare che un tempo nel calcio noi avevamo Bruno Conti e Baggio, i tedeschi invece Briegel, Rummenigge e Mathaesus. =)
Ciao, a presto.
L'ho visto giocare ai campionati toscani, palcoscenico che è quello che è, evidentemente, dove poi in finale ha perso con Azzaro (che non ho visto). Penso che tu abbia ragione, sotto il profilo dell'esperienza e della maturazione, impedite dalle prolungate inattività. C'era però nel suo modo di giocare qualcosa, difficile da spiegare, nel timing, nella velocità di esecuzione, anche nella fantasia, che, onestamente, lasciava a bocca aperta.
RispondiEliminaCiao, a presto.
Ah, ok. L'anno scorso provò a rientrare. Ricordo anche due successi niente male con Rottenmaier (non la signorina, ma il doppista) e Gianluca Naso, a San Marino.
RispondiEliminaChiaro che questo ragazzo ha un gran talento naturale ed estro fuori dal comune. Poteva essere uno di quegli italiani capaci anche di divertire. Tutto dipende dai gravi problemi fisici, risolti quelli, anche se in ritardo, qualcosa potrebbe ancora provare, hai visto mai...
Ciao, a presto.
Ciao, ho cambiato computer ed ho avuto un sacco di problemi per il maltempo che non ho avuto tempo di leggere i tuoi ultimi due post fino ad oggi.
RispondiEliminaChe dire sono d'accordo con te, è tristissimo il movimento di tennistico di questo paese, esattamente come questo paese (roma 2020 arrivederci e ciao, grazie petrucci!) vedrò mai un'olimpiade nel mio paese?
La Schivone è un vero caso di "si è montata la testa", oramai che si crede chissà chi con l'età che avanza è diventata insopportabile, ma cosa peggiore si è messa a giocare male.
sulla Davis si prevedeva una mattanza, solo loro potevano sperarci, appunto anche il doppio si doveva vincere sperando che si suicidassero. Stiamo dove dobbiamo essere, dato di fatto, terzo mondo del tennis. Oltre al paragone con la germania, anche con la francia è l'unico sport dove non siamo agli stessi livelli ma ci superano di brutto.
Su Virgili, lessi qualcosa qualche mese fa, oramai è davvero andato per il tennis che conta, il gran mistero è capire se "l'hanno rotto di competenza" o è davvero delicato, io credo che purtroppo la tenuta fisica è davvero soggettiva, ci sono soggetti talentuosi ma di cristallo per natura penalizzati a vita da questo(mi viene in mente Robben al volo), credo che sia il suo caso, poi magari le terapie di ripresa potevano essere fatte meglio.
-Seppi lotta con l’ardimento di un garibaldino tirolese-
10 e lode: a te e al pantaloncino!
Jess
Ciao Jess,
Eliminaah, già. La Itaglia nostra oltre che nello sport, va in crisi per qualche centimetro di neve. Siamo un popolo che fa caso a se, lo sappiamo. Ora qegli imbalsamati luminari puniranno con migliaia di euri chi nescommette 10 on-line. Mentre gli evasori e mafiosi che riciclano soldi delle cosche all'estero, continueranno ad essere promossi con un posto in parlamento.
Il paese è questo.
Anche nello sport.
Oggettivamente però, il tennis è lo sport in cui le difefrenze con le altre nazioni si fanno abissasi e diventiamo terzo mondo compassionevole. Quasi imbarazzanti. Calcio, volley, basket etc...ci vedono alla pari, se non superiori alle altre nazioni?
Il motivo? Sfortuna, dicono. Mica incompetenza ormai cinquantennale e un modo di gestire questo sport, assolutamente arcaico ed obsoleto.
Adelchi, se l'abbiano sciancato non lo so. Tra le ipotesi c'è anche quella.
Ciao a presto. Sto pensando di comperarmi per corrispeondenza la "Donnay pro one" che sta usando il Fesso tedesco ed il completo da pre-Davis di Seppi. =)
Ciao, a presto.
Stavolta piangono fontane pure coloro che effettivamente sarebbero ricchi eleganti e svolazzanti , noi bravi svizzerotti siamo finiti belli grigliati ....
RispondiEliminaInsomma Federer e Wawrinka in casa hanno incassato un pesante 5-0
RispondiEliminaCiao Alce,
Eliminaben ritrovato. Sì, anche la Svizzera piange dopo questo primo turno. Ma fa caso a se. Qualche chilometro a nord si vincono grappoli di slam, ed il numero due è un valente top ten che può mettersi in tasca tornei Atp. La Davis non l'ho mai considerata l'unico metro di giudizio per capire lo stato di salute di una nazione. Solo l'Italia fa ridere allo stesso modo, sia nei tornei del circuito che nella competizione a squadre. =)
Tornando alla Svizzera di davis, beh...ho una mia opinione. Federer e Wawrinka non sono una squadra. Federer sembra non ci tenga, è più individualista. Wawrinka in Davis non ne azzecca una da anni...certo cedere in quel modo, su terra, ad Isner e Fish (ciapa no clamoroso con Fish), rimane deludente.
Ciao, a presto...=)
Noi del piccolo ridotto alpino per ora stiamo meglio tennisticamente grazie a questo incredibile dono ricevuto ma ben coccolato e cresciuto ed al suo delfino
EliminaNei tornei si raccolgono buone messi . Un saluto
E chiamiamole "messi"...=)
RispondiEliminaE' un "dono" certo, perché di fenomeni assoluti, a tenersi bassi, ne nascono uno ogni trentennio...
Qui però, più che un Federer o un Maccherròe, basterebbe un Wawrinka, un Ferrer o (per divertirsi almeno) un Kohli/Picasso/Paire...
Ciao, a presto.