Giornata undecima – Ora sì, le abbiamo
viste tutte
Marion
Bartoli: E ora chiamatela la “Divina”. Marion, Suzanne Lenglen, Bartoli. Uno
vive attendendo questi momenti. Marion premiata dalla Duchessa di Kent mentre
un raggio di pallido sole ne illumina l’orrendo volto. E le guance paciocche si
stendono in un raggelante sorriso. Un moto di oscena timidezza, poi si concede
ai fotografi come ritrosa vamp. Tutta sudata e con l’occhio da pernice raggiante,
la gambetta destra flessa all'indietro da étoile de L’Opera de Paris. Santo cielo.
Santissimo. Poco prima si era aggrappata come un primate sugli spalti, per
raggiungere i suoi. E l’impalcatura non ha ceduto, questa è la novità. La degna
conclusione di una deliziosa fiaba moderna, horror/kitsch. Il brutto
anatroccolo divenuto cigno (va beh, uno sforzo di fantasia…), novella Suzanne
Lenglen, divina ed elegante quanto un facocero che passeggia sul red carpet. E
un poco commuove anche me. Ammetto d’averla sostenuta (con ausilio del doping),
in finale. Potere di Crauto Pallido-Lisicki, intifabile.
Poco ortodossa nei grevi colpi quadrumani e in gambe paffute che mulinella in modo insospettabilmente efficace. Uno spettacolo che stenti a credere vero, e vorresti finisse alla svelta. Col contorno di ragli rochi, insensate danze, mosche immaginarie scacciate e pugnetti minacciosi. L’irripetibile “creatura” fu congegnata dalla sofisticata (e sadica) mente del babbo, grazie ad allenamenti a metà tra il circo e lo schiavismo: partite coi tacchi a spillo, legata a elastici da torture medievali e magari anche tenendo due ovetti di serpente in testa su un candelabro. La vittoria più importante della carriera, proprio quando si è separata dal suo burattinaio ed è ingrassata a vista d’occhio. Surreale anche in questo. O forse no, immaginando la leggiadra palombella di un quintale svolazzare con le sue grassocce ali, fuori dal nido. Sul torneo, poco da dire. Tabellone agevole per la piccola fiammiferaia d'oltralpe, e finale che doveva vincere. Così era scritto nelle stelle.
Poco ortodossa nei grevi colpi quadrumani e in gambe paffute che mulinella in modo insospettabilmente efficace. Uno spettacolo che stenti a credere vero, e vorresti finisse alla svelta. Col contorno di ragli rochi, insensate danze, mosche immaginarie scacciate e pugnetti minacciosi. L’irripetibile “creatura” fu congegnata dalla sofisticata (e sadica) mente del babbo, grazie ad allenamenti a metà tra il circo e lo schiavismo: partite coi tacchi a spillo, legata a elastici da torture medievali e magari anche tenendo due ovetti di serpente in testa su un candelabro. La vittoria più importante della carriera, proprio quando si è separata dal suo burattinaio ed è ingrassata a vista d’occhio. Surreale anche in questo. O forse no, immaginando la leggiadra palombella di un quintale svolazzare con le sue grassocce ali, fuori dal nido. Sul torneo, poco da dire. Tabellone agevole per la piccola fiammiferaia d'oltralpe, e finale che doveva vincere. Così era scritto nelle stelle.
Sabine
Lisicki: Crauto pallido. Un solo
consiglio: a-na-li-si. Come inatteso passista che schizza in fuga a due
chilometri dalla fine. Ma si pianta agli ultimi 50 metri, in modo tragico. Pesta
sodo e fa fuori Serena. Tentenna, ma vince contro Radwanska. Capisci che
perderà la finale, in modo netto, appena entrano in campo. La sua faccia da
scamorza affumicata, non ha scampo. Marion ha occhi assassini, iniettati di
sangue. E così è. Mai però ci si sarebbe attesi un simile spettacolo pensoso. Smorfie
incomprensibili, roncole in piccionaia, pallori inquietanti. Temi possa svenire.
Piange, poi ride, poi piange ancora. Larmante e sconsolata, con gli applausi
del pubblico impietosito. Sembra una puntata di “Amici”, mica la finale di
Wimbledon. Ora le abbiamo viste tutte. Ma
proprio tutte.
Kirsten
Flipkens: Pifferaia magica. C’è la sconcia favola surreale di Bartoli, e una magia da libro cuore. Quella di questa belga tarchiata
e con inguardabili occhiali da sole stile Gustav Thoeni, ma in possesso di un
tennis ordinato e brioso, elegante. Capace di raggiungere la semifinale di Wimbledon
dopo calvari fisici incredibili.
Serena
Williams. Il capitombolo. Una Marlene Ottey allibita di fronte a
Katrin Krabbe sfrecciatale avanti nella finale dei 100 metri piani. Si scompone
nei colpi, danza a rete come ippopotamo avvinazzato. Capita, succede. Se avrà
voglia di allenarsi ancora così e senza intoppi fisici, il prossimo anno vincerà
il grande slam (accetto scommesse).
Maria
Sharapova: In “esterna” con Grigor. Seccata
dall’urlatrice giovane Lacher de Brito in un match da sponsor di museruole per
labrador col cimurro. Contrappasso fenomenale. Tifa Dimitrov sugli spalti, e
quello perde in modo ridicolo. Poco male, ora se lo porterà in vacanza. Paga
lei.
Agnieszka
Radwanska. Il treno che passa e va. E lei lo
guarda passare, come quelle mucche indolenti, sul ciglio della strada. Spiace
assai. Ma se in un torneo privo delle prime tre, non batti una picchiatrice
intermittente numero 23 (da 3-0 avanti nel terzo), giusto che uno slam non lo
vinca mai.
Victoria
Azarenka: Palma d’oro a Cannes. Le sue
urla strazianti dopo la caduta nel primo turno, rimarranno, vivide e atroci,
conficcate come spilli nel mio cervello. Annesso silenzio tombale nello stadio,
raccattapalle immobili e arbitro che parrebbe invocare un defibrillatore, l'esorcista o un prete per l’estrema unzione.
Kaia Kanepi:
Monnalisa bionda. Come
leggiadra gioconda dell’est ha sciorinato tennis incantevole (perché non l’ho
visto, chiaro).
Kvitova:
Una ceres al tavolo due.
Aspettando la cura Stepanek. Goffa sconfitta contro Flipkens, quando sembrava
lanciata per un incredibile bis.
Na Li: Crepitii
nella muraglia. Poco appariscente,
ma esperta e costante. Trema contro Agnese nei quarti, e perde.
Sara Errani/Roberta Vinci: l’erba a insalata. Lo scorso anno il set perfetto, senza vincere nemmeno un punto. Quest’anno netta sconfitta al primo turno contro Puig. Il prossimo anno s’iscriverà a Jump. A Sara l’erba non piace (dicono). E sticazzi. A me non piace la chitarra, altrimenti Jimi Hendrix me lo metterei in saccoccia. Sull’erba, il suo nulla appare di crudele evidenza. Basta lì. Come i gatti coi padroni, ne subisce l’influsso anche Roberta Vinci. Buon ottavo, ma raccattare due giochi da Na Li non può esistere. Male anche in doppio, fuori contro Goerges (tipa che ha giocato una volée in vita sua, sbagliata, nel 1997) e l'adorabile gnappa isterica Barbora Zahlavova Strycova.
Sara Errani/Roberta Vinci: l’erba a insalata. Lo scorso anno il set perfetto, senza vincere nemmeno un punto. Quest’anno netta sconfitta al primo turno contro Puig. Il prossimo anno s’iscriverà a Jump. A Sara l’erba non piace (dicono). E sticazzi. A me non piace la chitarra, altrimenti Jimi Hendrix me lo metterei in saccoccia. Sull’erba, il suo nulla appare di crudele evidenza. Basta lì. Come i gatti coi padroni, ne subisce l’influsso anche Roberta Vinci. Buon ottavo, ma raccattare due giochi da Na Li non può esistere. Male anche in doppio, fuori contro Goerges (tipa che ha giocato una volée in vita sua, sbagliata, nel 1997) e l'adorabile gnappa isterica Barbora Zahlavova Strycova.
Flavia
Pennetta: segnali di vita. La Dea
Bendata (con cui è in debito fino al 2027) le dà una mano levando di torno
Azarenka, lei è brava ad arrivare in ottavi.
Kimiko date Krumm: Minuscolo monumento che cammina. Si va oltre al tennis, con lei. 43 anni, due turni superati, e dignitosa resistenza a Serena.
Karin Knapp: Frankenstein in gonnella. Una specie di sorellona violenta di
Seppi. Ottimo torneo, e ottavi raggiunti. Nulla può, disinnescata a suon di
tribali colpi quadrumani da Marion (la Divina).
Sloane
Stephens: The body.
Ordinata e sempre positiva negli slam. Procede, gradualmente la sua scalata, se
Bartoli non le avrà bloccato la crescita.
Camila
Giorgi: In difesa mai. “E’
una torrida sfida, ideologicamente proibita”. Un folle scapigliato, dopo un
errore, sembra incitarla a tirare più forte. E quella riparte. Sempre e solo bombe
a testa bassa. Mai un colpo interlocutorio. La Federazione la riporta a casa. Meglio
tardi che mai, per tutti.
Monica
Puig: Da Puertorico con Furore.
Schianta Errani. Discrete geometrie, temperamento caliente e chiappe
impertinenti. Top 20, senza problemi.
Samantha
Stosur: Nuove strade. L’hanno
avvistata, vestita da poliziotto, coi baffi, in un locale gay sul mare a Brighton. Faceva la sua bella figura.
Suggerisco alla WTA di usare una gigantografia della Bartoli con sotto scritto "Se ce l'ha fatta lei a vincere Wimbledon, allora c'è speranza per tutti!" come prossima iniziativa pubblicitaria.
RispondiEliminaScherzi a parte, a me dispiace prenderla in giro, perché poverina con un padre del genere probabilmente sarei anch'io ridotto da così a peggio, e perché se prendesse un dollaro per ogni insulto rivoltole nei forum tennistici la Bartoli sarebbe più ricca di Serena e Sharapova messe insieme, però non si può vedere. E non perché è brutta (adoravo Mauresmo ed Henin che non eran certo delle bellezze da copertina) ma perché ha un gioco semplicemente inguardabile. Tra i colpi quadrumani, il servizio bislacco, gli "ahrleeez", i balletti da 12enne è veramente insopportabile. Robe da rimpiangere le uscite premature di Sharapova e Azarenka.
Veramente, l'ultimo chiodo nella bara della WTA.
PS
Uno Slam vinto senza mai affrontare una top 10, s'è mai visto nulla di simile? La Schiavone, tanto bistrattata, ha vinto il Rolando battendo Wozniacki; Dementieva e Stosur, che non saranno Hingis; Graf e Navratilova, ma perlomeno erano delle top 10.
PS 2
Tanti cari e sentiti auguri per la tua salute cui accennavi un paio di post fa. Spero non sia nulla di grave.
Non c'è paragone con quanto successo a Bartoli, è cosa a sé. Schiavone ebbe un tabellone agevole, ma battè delle top ten (scarse) con ritiro di Dementieva, e Stosur che le levò di mezzo le più forti. Un po' come Lisicki che ha battuto la numero 1 e la numero 4, ma poi si arrende alla Divina numero 13 che trionfa senza aver battuto una top ten. A ben pensare però. Sorprede che non abbia battuto top ten. Ma nemmeno lei, è top ten. E negli ottavi, di top ten, ne sono arrivate 3 su 16. Non è che poteva andarle a cercare a casa.
EliminaNon so se sia mai accaduto, e nemmeno voglio controllare. Se fosse la prima, conferirebbe al successo un'aura ancor più irreale di quanto già non sia. Ma è il contorno di una storia che mi colpisce (e inorridisce) per altri motivi.
Ciao Ray a presto
Quanto al dispiacersi nel "prendere in giro" Bartoli, lo capisco. A me no, per niente. Ha vinto Wimbledon e intascato 2,5 milioni di euro. Idem la crucca frignante, 1,25 milioni. Dopo la figuraccia, si consolerà. E passerà sopra al fatto che qualcuno nel mondo l'abbia presa in giro.
EliminaE' solo sport, è satira. E la satira, politica, tennistica o ittica, prende in giro i potenti, i forti, i privilegiati e quelli che vincono. A me, almeno quello, viene spontaneo e naturale.
Di certo non direi obesa ad una malata vera. O non ironizzerei sull'analisi con una normale ragazza che ha seri problemi di mente.
Ri-ciao ray
ahah 'a-na-li-si' è citazione da 'Maledetto il giorno che t'ho incontrato' vero?
RispondiEliminaBellissimo il pezzo!
Quando è scoppiata a piangere nel secondo set mi ha fatto tenerezza la Lisicki, temevo il 6-1 6-1.
Su un forum inglese si parlava di chi fosse da considerarsi più grande ora se la Radwanska o la Bartoli, mai avrei pensato che hanno un testa a testa di 7-0 in favore della polacca con un solo set vinto su 15 dalla francese...
Volevo segnalarti una chicca di Bogomolov al challenger di Winnetka
http://www.youtube.com/watch?v=gHifflPwDlc
Ciao!! Paolo
Ah, immagino gran dibattito, tra gli esperti di badminghton. O tra i ciechi.
Elimina7-0 a parte nei confronti diretti, lo capirebbe anche Ray Charles come la polacca sia nettamente più forte, tecnicamente e in tutto.
Più "grande", e non solo di peso, da ieri, nei risultati, è però Bartoli. Ma non solo di lei. Di tutte quante quelle che non hanno vinto uno slam (tante sono). Surreale e unico quanto vuoi, ma è altra cosa. L'altra deve solo fare mea culpa per quella semifinale persa da 3-0 avanti al terzo, quando ha ridato fiducia ad un'avversaria in bambola. E che in bambola va ogni due per tre.
7-0 o meno negli scontri diretti, la finale contro Mariona, Radwanska l'avrebbe vinta bendata. Perché capace di variarle gioco (e Mariona si smarrisce) e non pensa solo a sparare a vanvera. Tecnica a parte, aveva esperienza e carattere per ricadere nella goffa figuraccia in cui è incappata Lisicki. Mai visto cosa simile. Mai. Più decorose anche Zvereva con Graf ed Errani contro Masha al RG. Nettamente.
Ciao Paolo
il torneo di wimbledon piu' mediocre degli ultimi 30 anni infatti hanno vinto due mediocri.
RispondiEliminaMa così è lo sport.ciao a presto marco.
Posso essere d'accordo su Mariona. Vittoria strana, fortunosa, piena di stranezze. In primis, tutte le altre si sono ammazzate da sole. Povera tecnicamente, ma comunque, a suo modo divertente.
EliminaMurray però ha vinto con merito, battendo nettamente il numero uno al mondo in finale. E più volte ha battuto anche Federer giovane. Può piacere o meno, ma non credo sia un mediocre.
Ciao Marco
No dai ho esagerato,ha un ottimo servizio e ti ributta dall altra parte qualsiasi cosa solo che e di una noiosita terribile...comunque a parte djokovic arrivato stremato dal match con del potrò non ha battuto grandi fenomeni e non ha mi entusiasmato.marco
RispondiEliminaSì, può legittimamente annoiare, io infatti mi riferivo al fatto che la sua vittoria è meno "estemporanea" di quella del botolo. Da anni Andy è comunque lì, ci arriva vicino al titolo e batte i primi in classifica. Ciao Marco
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