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giovedì 16 gennaio 2025

AUSTRALIAN OPEN 2025 - Day 5 - Tien-Medvedev, maratona d'altri tempi





La bellezza del tennis. Non si fa in tempo ad immergersi nell'isteria collettiva per il nuovo fenomeno generazionale Sinnerer Joao Fonseca, che si deve ricalibrare il tiro. Il giovanotto brasiliano fallisce la tommasiana prova del nove e arricchisce i bookmakers. Bravo Sonego a imbrigliarlo e mischiargli le carte come non aveva saputo fare il monocorde Rublev (che notoriamente ha l'intelligenza tennistica di un broccolo). A Fonseca serviva pazienza e mestiere, ma avrà tempo per imparare.

Pillole di viagra dai vari campi, in una giornata a forti tinte azzurre. Il bisonte Berrettini affonda nella palude, contro un più reattivo Rune. Vince bene Musetti in tre set contro quella che è ormai un'allegoria tennistica defunta (Shapovalov). Sinner lascia il primo set all'arrembante australiano minore Schoolkate, prima di dilagare. Panico in Italia. Dopo 29 set vinti di fila, il nostro ne perde uno. Dove vogliamo andare così? Crisi. Avvisaglie. Declino inesorabile. Forse è già troppo vecchio. Sotto traccia, nell'ombra, avanzano cedendo le briciole De Minaur e Fritz, pronti (quest'ultimo soprattutto) ad approfittare di eventuali testacoda dei favoriti. Fra le donne niente di rilevante, Gelsomina Paolini procede di slancio contro una messicana piccina (le due a cavacecio non superano in altezza Sabalenka) che in sei anni ha tirato due vincenti (per sbaglio). La jena Collins batte l'idolo di casa Aiava e, da contessa quale è, si rivolge al pubblico con un vezzosissimo ed eloquente gesto "baciatemi il culo".

Una giornata destinata a concludersi senza squilli di tromba, quando nella notte di Melbourne va in scena qualcosa che sembra sceneggiata da Spielberg, Lynch, Stephen King e Vanzina dopo una serata matta passata a sbronzarsi in osteria col vino a 50 centesimi al bicchiere. Dopo due giornate trionfali e le ultime due deludenti, avevo puntato qualche spicciolo sul giovane americano di origini vietnamite Tien opposto a Medvedev. Confidando sì nel talentino dell'oriundo americano, ma soprattutto su un russo che pareva arrivato a Melbourne più svagato del solito. E il match si conferma apertissimo, con Tien che vince addirittura il primo set. Colto dal demone del gioco come Fantozzi al casinò di Saint Vincent, punto ancora qualche fiches live sull'americano dato ancora alla folle quota di 2,80, anche se è avanti di un set. Ma il meglio deve ancora venire, con Medvedev più adorabile, storto ed emaciato del solito, in balia dei refoli mancini del mefistofelico ragazzo con le guance che sembrano il culetto di un bambino. Perde anche il secondo e va ad un punto dalla sconfitta prima di riacciuffare il match per i capelli. Niente di strano, si dirà: il solito copione del giovane emozionato colto da braccino e l'esperto campione che si salva e va a vincerla. Tien infatti sembra mollare completamente nel quarto e a inizio del quinto set. Nessuno capisce che, con sapienza orientale, sta solo rifiatando. Infatti rientra, tra angoli a buttare fuori dal campo l'avversario che rintuzza con la lingua penzoloni, contrattacca, prima di soccombere all'improvvisa fiammata del bambino diabolico. Sembra Michelino Chang contro Ivan Lendl a Parigi, quando non solo lui, ma forse nemmeno i genitori erano nati. A Melbourne quasi inizia ad albeggiare e si assiste a una battaglia di rara intensità, con buona pace di chi vorrebbe abolire il 3 su 5, per un tennis smart e più fruibile dai cretini. Peccato solo questa splendida battaglia, un po' di boxe e un po' di scacchi, non possa finire in parità, perché meriterebbero entrambi. La bellezza del tennis si diceva, ma anche la crudeltà. Alzano il tetto sul 5-5. Medvedev ha lo sguardo assente di chi sta aspettando l'autobus, Tien la serenità di chi aspetta un big mac al tavolo. Ma paga la pausa, cede il servizio e manda il russo a servire per il match. Sembra finita davvero, prima dell'ennesimo rientro del serafico stanasso, che la spunta al super tiebreak del quinto dopo quasi 5 ore. Match del torneo, e forse lo resterà fino alla fine. Peccato perdere un protagonista come Medvedev, ma vittoria meritata per il ragszzino, che stupisce per carattere, sapienza tattica, manualità non banale e una calma olimpica da tennista navigato.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.