Amo l'Australian Open, perché col gelo nostrano che ti ghiaccia le meningi, puoi vedere dall'altra parte del mondo gente in mutande sugli spalti che stramazza per il caldo e non sai se essere felice di non essere lì o invidiarli. E, in ogni caso, mi consente di guardare qualche stralcio compulsivo di match mentre faccio colazione.
È stata la giornata delle grandi maratone e dei vecchi lupi di mare alla ribalta, con alterne fortune. Ma faceva anche il suo esordio l'ultimo dei favoriti, Daniil Medvedev. Il russo deambula in tutta la sua sciatta svagatezza, più preso dalla nascita del secondo figlio che dal tennis. Va sotto di due set contro un thailandese capitato lì per sbaglio, che gioca due set della vita ma che alla lunga cederebbe anche al Panatta odierno. Il russo lo lascia sfogare e dilaga al quinto set. Soffre, ma si salva al quinto anche Holger Rune contro Zheng. Oltre alla tigna però, sembra esserci poco altro. Nessun problema per Fritz e De Minaur che procedono spediti. La sorpresa più prevedibile di tutte è l'eliminazione di Rublev per mano di Joao Meravigliao Fonseca, diciottenne brasiliano che se in futuro non vincerà un slam, sono pronto ad evirarmi in diretta. Lo dissi anche per Shapovalov e adesso canto nel coro delle voci bianche. Ora, a Rublev si vuole molto bene e si scherza quindi senza cattiverie, ma conciato com'è attualmente (e dopo essersi affidato ai consigli di un luminare della neuropsichiatria come Marat Safin per uscire dalle sue crisi isteriche), ha un solo obiettivo quando entra in campo: uscirne vivo e con meno danni possibili causati dalle autoflagellazioni. Quindi il test mi pare poco probante, ma il giovane brasiliano sembra avere tutto per salire ai vertici e restarci per anni. Si sprecano i paragoni con Sinner, qualcuno non curante delle scomuniche si spinge oltre citando Federer (forse solo perché suo idolo d'infanzia), ma quello che più colpisce di Fonseca non sono i colpi, pure straordinari, quanto scelte tattiche sempre azzeccate e la maturità da giovane vecchio. Oggi non ha sbagliato nulla, vincendo in tre set contro il pur sempre numero 9 al mondo. E non credo si accontenterà di questo record. Poi mi capita di vedere due minuti scarsi di Shelton opposto al connazionale Nakashima. Ben sembra addirittura giocare in modo un filo più giudizioso, ma sarà un abbaglio. In ogni caso vincerà in tre set tirati.
Un sacco di maratone rusticane anche tra i non favoriti. Prevedibile battaglia di servizi nel derby francese tra il vecchio e redivivo Monfils e Giovannone perticone Mpetschi Perricard, ma alla fine della truculenta battaglia prevale l'esperienza del vecchio Gael, che a quasi 39 anni pare in overdose da Gerovital (dite a Kyrgios che non è doping o inizia a twittare compulsivamente). A proposito di vecchie lenze, non può non colpire l'attenzione Stan Wawrinka, che di anni ne ha quasi 40 e si è concesso un ultimo giro di giostra nel tour. E pare anche convinto. Vederlo lottare, tirare i soliti schiaffoni di rovescio, lanciare le tradizionali urla da pecoraio e soccombere dopo tre ore contro Sonego, lui che una decina d'anni orsono usciva vittorioso da scazzottate di 5 ore con Djokovic portandosi a casa gli slam, è il manifesto evidente del declino inevitabile. Gli anni non fanno sconti a nessuno, con buona pace di quella tifosa asiatica che ha lanciato stridule urla di incitamento allo svizzero e che spero Stan abbia abbattuto a fine match. Convincente vittoria in quattro set di Berrettini contro Norrie, che sarà anche stato uno dei peggiori top ten della storia, ma resta solido tester. Shapovalov prevale nel match tra vecchie glorie (lui che di anni ne ha 25) su Bautista Agut e Musetti si aggiudica il tiratissimo derby con Arnaldi. Sempre a proposito di italiani, crolla alla distanza Nardi contro il fromboliere canadese Diallo e, in una giornata in chiaro scuro per i nostri colori, niente da fare per Cobolli uscito sconfitto contro il più consistente Etcheverry e dall'eterna battaglia col parrucchiere.
Scemando nel pittoresco, dopo gli eroismi dello scorso anno, Mannarino cede senza un lamento sotto le roncolate da falegname di Kachanov. Stavolta non festeggerà con un margatita, ma almeno tre o quattro. Magari in compagnia di Bublik, apatico e mai in partita contro Cerundolo, che a differenza sua è un tennista di professione, di quelli strambi che giocano per fare il punto e vincere le partite. Purtroppo posso solo recuperare qualche highlights dell'altro confronto interessante di giornata tra Popyrin e Moutet. Ora, di poche cose sono certo nella vita, una di queste è che la carogna francese comunque vada: venderà cara la pelle, si farà detestare dal pubblico, si esalterà col tifo contro, dipingerà il campo col suo artiglio mancino in modo tanto bello da sembrare quasi irrididente, va sempre giocato da sfavorito perché, ogni tanto, dà soddisfazioni. E così è stato.
Tra le donne, esordio senza problemi per l'adorabile Gelsomina Paolini. Inizia agile come un carro funebre anche la morte ti fa bella Rybakina, così come Ons globetrotter Jabeur. Fuori big mama Taylor Townsend, ormai da ammirare quasi solo in doppio.
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