Day 0 - Saluti e baci dal vostro inviato (sì, sono quello in foto. Torno in patria a bordo di una canoa, lungo il fiume)
DONNE (inizio da loro per galanteria. «Premio Boldrini» ormai in saccoccia)
Li Na. «Ancora non sa quanto è forte» come dice il suo allenatore Rodriguez, e a 32 anni non ha paura di volersi migliorare. Si prende una rivincita sul destino dopo due sconfitte in finale, firma il secondo slam della carriera e gigioneggia nel miglior discorso di sempre ostentando il tipico humour cinese (salvate il signor Li). Epifania, involtini primavera e capodanno cinese a suon di accelerazioni titaniche, ma ad onor del vero trionfa senza battere nemmeno una top 20. Laddove Mariolona Bartoli (sobb), nella sua cavalcata a Wimbledon, fu crocifissa per non aver battuto top 10.
Voto 9
Dominika Cibulkova. Culo basso, gambe tozze, panzetta da terzo mese di gestazione, incitamenti da bovara (ohh-lllééé) e viso angelico. Questa slovacca alta quanto un tubo di palline (da tre) o Brunetta, è la vincitrice morale del torneo. Sotto le sue strambe bombarde (quasi smasha colpi che le altre impattano ad altezza sterno) cadono ben due top 5. Implicitamente appagata e un po' pavida, le manca l'ultimo scatto in finale.
Voto 8
Agnieszka Radwanska. Sant'Agnese Martire (con diploma di sapiente esorcista conferitole dall'anima di Padre Amorth). Suo il picco tennistico in un torneo poverissimo tecnicamente: il modo in cui disinnesca ed esorcizza l'indemoniata tamarra Azarenka è a tratti sublime, tra carezze, smorzate, tocchetti e furbesche magie da fattucchiera. Poi perde da una nana killer, perché uno slam non lo vincerà mai. Questo lo sappiamo, e non importa.
Voto 7+
Eugenie Bouchard. Bamboletta-macchinetta tennistica, già solida di mente oltre che nei colpi anticipati, senza fronzoli. Nuova sensazione Wta, se non sarà travolta dal vortice fesciòn-tennis-patinato, sponsorizzando omogeneizzati per chiwawa o scaldapeni in lana merinos. Resisterà? Boh. Chissenefrega, alla fine.
Voto 7
Ana Ivanovic. Bim-bum-bam. Splash (fiume Yarra). O crash (vetrata infranta a Gold Coast). O «Ajde». Balzelli. Risate insensate, come il suoi colpi. La sconfitta contro Bouchard svela la casualità della vittoria su una Serena scricchiolante (s.v.), frettolosamente dipinta come «guarigione» dagli stadi di dissociazione dell'Io corpo (d'acciuga).
Voto 5,5
Flavia Pennetta. Tornerà tra le venti, battendo il würstel Kerber (5-) dimostra come se la possa giocare anche con le top ten. Non può niente contro Li Na, come niente hanno potuto tutte le altre. Mi telefona un vischioso Signorini: è vero che Flavia ha lasciato il toy-boy fotomonello per il toy-boy Pierino Fognini? «Non saprei, Alf - rispondo -, bacio».
Voto 7
Vika Azarenka. In tour col sobrio fidanzato RedFoo, accompagnerà i suoi rap (vabbè) con rotti e peti.
Voto (pietà).
Maria Sharapova. Persino Cibulkova, al suo confronto, sembra istrionica figlia di Santoro e la lascia sul posto.
Voto 4,5
Simona Helep. Furetto rumeno ormai da top ten. Podismo, intelligenza tattica e colpi facili, pure lei giustiziata da Cibulkova.
Voto 6,5
Caroline Wozniacki. Zavorrata dal brillocco di sedici chili e mezzo dell'adone McIlroy, perde dalla Muguruza (6+), marcantonia spagnola in rampa di lancio.
Voto 2
Jelena Jankovic. La guardi sgroppare e parlare con un vocione baritonale e pensi: sono all'ippodromo di Capannelle o al Muccassassina, con una trans che canta una canzone di Mario Biondi?
Voto 5
Errani/Vinci. Le Bryan's in gonnella. Nemmeno un set vinto in singolare, tengono tutte le energie per il doppio: trionfo. Entusiasmo alle stelle.
Voto 6 (media tra singolo e doppio)
UOMINI
Stanislas Wawrinka.
Cancella in un solo colpo anni da succube «svizzero minore» o
«forte coi deboli e debole coi forti». Snodo fondamentale: la
vittoria con Djokovic, dopo avergli preso le misure nelle
due battaglie rusticane dello scorso anno. Primo slam e laurea
tennistica per questo ormai maturo svizzero impettito e con
atteggiamento da torello ebbro di Topexan, e laurea breve (di quelle che non servono a un cazzo) in
psicologia, a distanza, dopo la finale thrilling. Ha però evitato
quella in Criminologia, in caso di sconfitta. «Ever
tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better»
si
è tatuato sul braccio. Riassume tutto.
Voto
10
Rafael
Nadal. El Toro di Manacor,
divenuto bove con la sciatica. Il fisico, croce e delizia di una
carriera decennale, stavolta lo tradisce. Bendato,
spelacchiato, piagato e fasciato, sembra un martire votato al supplizio per via di un tennis che sfida convenzionali leggi dell'uomo. O un reduce dalla Guerra di Secessione.
Dopo la vittoria su Federer, niente sembrava impedirgli il successo
finale. Poi la schiena cede e addio ai monti. Vincerà ancora, perché
questo è il tennis moderno e non si può pretendere la regola che
giochi sempre sfasciato. O piombato.
Voto
8
Roger
Federer: Ritorno al futuro.
Il fisico regge, il braccio fluttua, la racchetta canta. Gran colpi,
splendide dimostrazioni tennistiche e ancora la nemesi terrena Nadal
a sbarrargli la strada. Con ulteriore, quasi sadico, sberleffo:
l'inarginabile mostro iberico si fa male nel match successivo, contro
lo storico (ex) numero due svizzero. Rigenerato anche dalla nuova
paternità (dopo le gemelle, punta al parto trigemellare. Si sa, i record sono il suo maggiore stimolo).
Voto
7
Andy
Murray. E' psicologia
spiccia, infarcita di venature medico anaerobiche pornografiche. Sta
lì sul letto, apatico e con lo sguardo al mare immaginario sul
soffitto, in cui guizzano nutrie in amore. Come chi s'è chiavato una stragnocca, e nei giorni
seguenti si ripete: ora posso diventare anche gay. Ma perché non
siamo nati tutti froci? (cit.). E si masturba immaginando Marilyn.
Voto
5-
Tomas
Berdych. Stanco di farsi
notare solo per la topa fidanzata dal lungo collo di cigno, prova ad
attirare l'attenzione con un completo a strisce da fantino del Palio di Siena
(contrada dell'allocco gigante). Poi lo indossa anche lei sugli
spalti, e nemmeno questa volta ce la fa. Buona semifinale, niente
più. In medio stat orbo killer seriale di quaglie.
Voto
6
Juan
Martin Del Potro. Uccellato da uno scaltro (e poco altro)
Baustista Agut (6,5). Con due sole racchette nel borsone. Il timore è
che arrivi a legarseli col fil di ferro come facevo io a 8 anni.
Obolo spontaneo inviando sms al 144-69696969.
Voto
4
Grigor
Dimotrov. Tennista femmina. Ancora poco cattivo e non ancora di bellezza perfetta per vincere uno slam facendone a meno (della cattiveria). Ma il futuro è suo. Top 10 a fine anno, forse.
Voto
7
Stephane Robert. Robert, chi? Sperando che Fassina si dimetta dall'essere Fassina.
Voto
7 (o 6 al superenalotto)
Fernando
Verdasco. Ridicolizzato dal «Gaba»
Gabashvili (7). Il rimpianto è non poterlo vedere zimbellato anche da «Crazy
Dani» Koellerer (una prece).
Voto 3-
Novak
Djokovic. Nella volée
scotennata sul match point contro Wawrinka c'è l'essenza del sodalizio
tecnico con Boris «bum bum» Becker,
che per dimenticare ha deciso di smettere con la birra. Per dieci
minuti. Poi è partito a Leimen, per una gara di bevuta di birra e
salsiccia. Stravinta.
Voto 4,5
Florian Mayer. Lo vedi e d'incanto parte in automatico la sigla
dell'Ispettore Derrick. E triste e smunto e lento e dimesso. Con deliziose pennellate espressioniste da Gattone
(morto) Mecir, infilza Youzhny e Janowicz.
Voto
7
Tommy
Robredo 7. Esempio per i giovani, straziante condanna per chi
guarda.
Voto
6
Pizza e mandolino. Fognini (6,5) insolitamente
normale: vince quando deve vincere, e raccoglie mezza bustina di
lupini da Djokovic. Ottavi d'oro, top 15. Andreas Seppi (5,5).
L'estate australiana a 45° lo trasforma in inconsapevole guerriero della steppa. Cotto come
una scamorza affumicata fa fuori l'idolo di casa Hewitt (incredulo), torna allo stato gassoso contro Young (6). Filippo Volandri (6), gita premio e onorevole comparsa contro Tsonga












