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lunedì 27 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 - PAGELLE ANTICONCEZIONALI







Day 0 - Saluti e baci dal vostro inviato (sì, sono quello in foto. Torno in patria a bordo di una canoa, lungo il fiume)


DONNE (inizio da loro per galanteria. «Premio Boldrini» ormai in saccoccia)

Li Na. «Ancora non sa quanto è forte» come dice il suo allenatore Rodriguez, e a 32 anni non ha paura di volersi migliorare. Si prende una rivincita sul destino dopo due sconfitte in finale, firma il secondo slam della carriera e gigioneggia nel miglior discorso di sempre ostentando il tipico humour cinese (salvate il signor Li). Epifania, involtini primavera e capodanno cinese a suon di accelerazioni titaniche, ma ad onor del vero trionfa senza battere nemmeno una top 20. Laddove Mariolona Bartoli (sobb), nella sua cavalcata a Wimbledon, fu crocifissa per non aver battuto top 10.
Voto 9

Dominika Cibulkova. Culo basso, gambe tozze, panzetta da terzo mese di gestazione, incitamenti da bovara (ohh-lllééé) e viso angelico. Questa slovacca alta quanto un tubo di palline (da tre) o Brunetta, è la vincitrice morale del torneo. Sotto le sue strambe bombarde (quasi smasha colpi che le altre impattano ad altezza sterno) cadono ben due top 5. Implicitamente appagata e un po' pavida, le manca l'ultimo scatto in finale.
Voto 8

Agnieszka Radwanska. Sant'Agnese Martire (con diploma di sapiente esorcista conferitole dall'anima di Padre Amorth). Suo il picco tennistico in un torneo poverissimo tecnicamente: il modo in cui disinnesca ed esorcizza l'indemoniata tamarra Azarenka è a tratti sublime, tra carezze, smorzate, tocchetti e furbesche magie da fattucchiera. Poi perde da una nana killer, perché uno slam non lo vincerà mai. Questo lo sappiamo, e non importa.
Voto 7+

Eugenie Bouchard. Bamboletta-macchinetta tennistica, già solida di mente oltre che nei colpi anticipati, senza fronzoli. Nuova sensazione Wta, se non sarà travolta dal vortice fesciòn-tennis-patinato, sponsorizzando omogeneizzati per chiwawa o scaldapeni in lana merinos. Resisterà? Boh. Chissenefrega, alla fine.
Voto 7

Ana Ivanovic. Bim-bum-bam. Splash (fiume Yarra). O crash (vetrata infranta a Gold Coast). O «Ajde». Balzelli. Risate insensate, come il suoi colpi. La sconfitta contro Bouchard svela la casualità della vittoria su una Serena scricchiolante (s.v.), frettolosamente dipinta come «guarigione» dagli stadi di dissociazione dell'Io corpo (d'acciuga).
Voto 5,5

Flavia Pennetta. Tornerà tra le venti, battendo il würstel Kerber (5-) dimostra come se la possa giocare anche con le top ten. Non può niente contro Li Na, come niente hanno potuto tutte le altre. Mi telefona un vischioso Signorini: è vero che Flavia ha lasciato il toy-boy fotomonello per il toy-boy Pierino Fognini? «Non saprei, Alf - rispondo -, bacio».
Voto 7

Vika Azarenka. In tour col sobrio fidanzato RedFoo, accompagnerà i suoi rap (vabbè) con rotti e peti.
Voto (pietà).

Maria Sharapova. Persino Cibulkova, al suo confronto, sembra istrionica figlia di Santoro e la lascia sul posto.
Voto 4,5

Simona Helep. Furetto rumeno ormai da top ten. Podismo, intelligenza tattica e colpi facili, pure lei giustiziata da Cibulkova.
Voto 6,5

Caroline Wozniacki. Zavorrata dal brillocco di sedici chili e mezzo dell'adone McIlroy, perde dalla Muguruza (6+), marcantonia spagnola in rampa di lancio.
Voto 2

Jelena Jankovic. La guardi sgroppare e parlare con un vocione baritonale e pensi: sono all'ippodromo di Capannelle o al Muccassassina, con una trans che canta una canzone di Mario Biondi?
Voto 5

Errani/Vinci. Le Bryan's in gonnella. Nemmeno un set vinto in singolare, tengono tutte le energie per il doppio: trionfo. Entusiasmo alle stelle.
Voto 6 (media tra singolo e doppio)




UOMINI


Stanislas Wawrinka. Cancella in un solo colpo anni da succube «svizzero minore» o «forte coi deboli e debole coi forti». Snodo fondamentale: la vittoria con Djokovic, dopo avergli preso le misure nelle due battaglie rusticane dello scorso anno. Primo slam e laurea tennistica per questo ormai maturo svizzero impettito e con atteggiamento da torello ebbro di Topexan, e laurea breve (di quelle che non servono a un cazzo) in psicologia, a distanza, dopo la finale thrilling. Ha però evitato quella in Criminologia, in caso di sconfitta. «Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better» si è tatuato sul braccio. Riassume tutto.
Voto 10

Rafael Nadal. El Toro di Manacor, divenuto bove con la sciatica. Il fisico, croce e delizia di una carriera decennale, stavolta lo tradisce. Bendato, spelacchiato, piagato e fasciato, sembra un martire votato al supplizio per via di un tennis che sfida convenzionali leggi dell'uomo. O un reduce dalla Guerra di Secessione. Dopo la vittoria su Federer, niente sembrava impedirgli il successo finale. Poi la schiena cede e addio ai monti. Vincerà ancora, perché questo è il tennis moderno e non si può pretendere la regola che giochi sempre sfasciato. O piombato.
Voto 8

Roger Federer: Ritorno al futuro. Il fisico regge, il braccio fluttua, la racchetta canta. Gran colpi, splendide dimostrazioni tennistiche e ancora la nemesi terrena Nadal a sbarrargli la strada. Con ulteriore, quasi sadico, sberleffo: l'inarginabile mostro iberico si fa male nel match successivo, contro lo storico (ex) numero due svizzero. Rigenerato anche dalla nuova paternità (dopo le gemelle, punta al parto trigemellare. Si sa, i record sono il suo maggiore stimolo).
Voto 7

Andy Murray. E' psicologia spiccia, infarcita di venature medico anaerobiche pornografiche. Sta lì sul letto, apatico e con lo sguardo al mare immaginario sul soffitto, in cui guizzano nutrie in amore. Come chi s'è chiavato una stragnocca, e nei giorni seguenti si ripete: ora posso diventare anche gay. Ma perché non siamo nati tutti froci? (cit.). E si masturba immaginando Marilyn.
Voto 5-

Tomas Berdych. Stanco di farsi notare solo per la topa fidanzata dal lungo collo di cigno, prova ad attirare l'attenzione con un completo a strisce da fantino del Palio di Siena (contrada dell'allocco gigante). Poi lo indossa anche lei sugli spalti, e nemmeno questa volta ce la fa. Buona semifinale, niente più. In medio stat orbo killer seriale di quaglie.
Voto 6

Juan Martin Del Potro. Uccellato da uno scaltro (e poco altro) Baustista Agut (6,5). Con due sole racchette nel borsone. Il timore è che arrivi a legarseli col fil di ferro come facevo io a 8 anni. Obolo spontaneo inviando sms al 144-69696969.
Voto 4

Grigor Dimotrov. Tennista femmina. Ancora poco cattivo e non ancora di bellezza perfetta per vincere uno slam facendone a meno (della cattiveria). Ma il futuro è suo. Top 10 a fine anno, forse.
Voto 7

Stephane Robert. Robert, chi? Sperando che Fassina si dimetta dall'essere Fassina.
Voto 7 (o 6 al superenalotto)

Fernando Verdasco. Ridicolizzato dal «Gaba» Gabashvili (7). Il rimpianto è non poterlo vedere zimbellato anche da «Crazy Dani» Koellerer (una prece).
Voto 3-

Novak Djokovic. Nella volée scotennata sul match point contro Wawrinka c'è l'essenza del sodalizio tecnico con Boris «bum bum» Becker, che per dimenticare ha deciso di smettere con la birra. Per dieci minuti. Poi è partito a Leimen, per una gara di bevuta di birra e salsiccia. Stravinta. 
Voto 4,5

Florian Mayer. Lo vedi e d'incanto parte in automatico la sigla dell'Ispettore Derrick. E triste e smunto e lento e dimesso. Con deliziose pennellate espressioniste da Gattone (morto) Mecir, infilza Youzhny e Janowicz.
Voto 7

Tommy Robredo 7. Esempio per i giovani, straziante condanna per chi guarda.
Voto 6

Pizza e mandolino. Fognini (6,5) insolitamente normale: vince quando deve vincere, e raccoglie mezza bustina di lupini da Djokovic. Ottavi d'oro, top 15. Andreas Seppi (5,5). L'estate australiana a 45° lo trasforma in inconsapevole guerriero della steppa. Cotto come una scamorza affumicata fa fuori l'idolo di casa Hewitt (incredulo), torna allo stato gassoso contro Young (6). Filippo Volandri (6), gita premio e onorevole comparsa contro Tsonga


domenica 26 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – WAWRINKA, DRAMMA, TRIONFO E CONSACRAZIONE







Day 14 – Nadal-Wawrinka: Un tribolato parto sul lettino di uno strizzacervelli freudiano


C'è da stropicciarsi gli occhi, nel vedere il Wawrinka che mena colpi a destra e sinistra, impettito, cattivo e con l'atteggiamento di chi non pensa al domani. Sembra invincibile Stan, benedetto da qualche divinità svegliatasi con impune erezione dopo una notte turbolenta. «Nessuno può uccidermi, sono benedetto», si dirà mentre si prende il break di vantaggio in apertura del secondo set con un game mostruoso, dopo aver dominato il primo. Indeciso se andare a pregare in chiesa o farmi il caffè, essendo in mutande, decido di farmi un caffè.
Torno, con la tazzina fumante, e vedo scene concitate. Il butterato svizzero è inferocito. Avrà finito il Topexan? domanda all'arbitro «Perché se n'è andato». E quello, imbarazzato «Non posso chiederglielo (tradotto: fa il cazzo che gli pare)». S'è perso Nadal. Scappato, rapito, o sta fumando una sigaretta in bagno? Mi par di sentire lo speaker: «Attenzione, si è smarrito un Nadal. Rafaelito torna, zio Toni ti aspetta. Chiunque lo incroci, non lo infastidisca. Altrimenti vi arrota e vi fa barba e capelli». Poi realizzo: è col fisioterapista, in bagno. Un Mto privatissimo, forse sconcio da vedere. Scadono i minuti e Wawrinka è solo sul rettangolo. Credo possa servire a campo vuoto, rinverdendo fasti da challenger col compianto «Crazy Dani» Koellerer. Nadal torna in campo e quello che sembrava solo un insignificante problemino, o solita trovata psico-teatrale buona per destabilizzare un avversario indemoniato, si rivela qualcosa di serio. L'iberico avrà un problema alla schiena che gli impedisce di servire. Tiene in modo decente lo scambio, ma serve a due allora, come a tamburello in spiaggia. Scena surreale, e le salve di fischi del pubblico (malfidato) si tramutano in incoraggiamento. Stan non si scompone, e porta a casa il secondo set.
Panico negli occhi di Nadal, maschera di sofferenza fisica e mentale di chi vede il titolo sfuggirgli dalle mani per un malvagio malanno. A conclusione del secondo set pare debba gettare la spugna. O meglio, chiunque l'avrebbe fatto. Invece Rafinho continua. Gioca persino un serve&volley grottesco. Servendo la prima come la seconda di Errani a softball, hai la benché minima possibilità di fare un game? E invece accade quello che non ti aspetti, col semovente spagnolo avanti di un break nel terzo. Incomprensibile o forse sì, se dopo tanti anni hai imparato una regola di base: «Non c'è niente di più difficile del giocare contro un avversario infortunato». Perché mentalmente cambia tutto. Pensi di più. Credi basti rimettere la palla dall'altra parte, aspettando l'errore del menomato. Attendi inconsciamente che l'altro si ritiri e te la lasci. Ahivoglia a immaginare mental coach freudiani a ruttarti sacre verità come un mantra, invitandoti cancellare tutto e ripartire come nulla fosse. Facile a dirsi, ma il cervello è una sfoglia 'e cipolla. Mentre i fantasmi barzotti iniziano a ballare rumbe nella testa dello svizzero, confuso e impacciato, che insulta quelli del suo angolo e psicologi improvvisati davanti allo schermo. Nadal lentamente si scioglie, inizia a forzare il servizio, ogni volta più forte, e anche il volto si distende. L'antidolorifico (immagino) inizia a dare i suoi benefici e lui torna a giocare in modo decente e servire come un Volandri, almeno.
L'iberico vince il terzo set e la presunta commedia dell'arte diventa dramma psicologico. Stan passa dalla confusione al terrore reale. Dal non sapere come comportarsi contro un avversario fermo e sul punto di ritirarsi, alla sensazione terrorizzante nel vederlo tornare a spingere e forzare. La sua sagoma dall'altra parte della rete diventa sempre più grande, e spaventosa. Tutto rischia di franargli sotto i piedi e un'eventuale sconfitta ammazzarebbe una mandria di tori. Tra «Stan The Man» e «Stan The Chicken» la differenza è labile, labilissima. «Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better», frase di Beckett che si è persino tatuato sul braccio, rischia di essere rivisitata nella parte finale: «Perdi ancora peggio». E Rafa, con la faccia da diavolo resuscitato, sornione, attende lo psicodramma suicida si completi. Lo svizzero torna ad esplodere due o tre schiaffoni antichi, prendendosi un break di vantaggio. Si liberara da ogni fantasma urlando un belluino «C'mon». Sembra. Invece nulla. Ennesimo colpo di scena finale come in tutti gli psycho-thriller di quart'ordine che si rispettino, col controbreak. Prima di chiudere. Finalmente.
Finale surreale, tecnicamente nulla, psicologicamente avvincente, dall'esito sorprendente. Spiace per Nadal, tradito da un fisico che tante battaglie interminabili gli ha fatto vincere in passato. Succede. Primo Slam in carriera e consacrazione nel gotha tennistico per Wawrinka, a 28 anni. Finale schizoide a parte, a coronamento di un torneo magnifico.

sabato 25 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – FINALE FEMMINILE, TRIONFA LI NA






Day 12 + 1 – Dal vostro inviato a San Martino di Castrozza (gita premio per il week end)


Un alieno verdognolo e con tre occhi, sceso in quel momento sulla terra, vedendo Dominika Cibulkova esalare un trascinante «ohhhl-llèèè» da bovara, penserebbe a finale avvincente, combattuta o, almeno, tirata. Invece la giovane gnappa slovacca è sotto 7-6 5-0 40-15. E ha appena annullato un match point alla sua avversaria Li Na. Sta tutta lì l'essenza frenocomiale della vita, del tennis e del mondo. Talmente in trance da aver perduto di vista la realtà. O davvero ha un nocciuolo di percoco al posto del cervello.
Li Na, signora cinese composta e gradevole prossima ai trentadue anni, si prende finalmente il meritato titolo a Melbourne rocambolescamente sfuggitole due volte in finale. Gridava vendetta soprattutto quella dello scorso anno, con ruzzolate fantozziane in serie, infortunio alla caviglia e titolo alla trucicomica bielorussa Azarenka tra salve di fischi Qualcuno, saggio e detentore del S.T:A. (Sapere Tennistico Assoluto), lo aveva subodorato. Era scritto a chiare lettere dal fato, nelle stelle. E quanto vedi le streghe sdentate e qualcuno ti salva acciuffandoti per i capelli dall'abisso (vedasi match point annullati contro Safarova), tutto il resto appare una passeggiata di salute.
Molta tensione e finale brutta, a conferma di un livello Wta abbastanza scadente, ma con esito da Sacre Scritture. L'esperta cinese sente la pressione, sbaglia parecchio, perdendo molto della violenza senza sbavatura mostrata nei turni precedenti. Cibulkova, protagonista a sorpresa del torneo, invece di proseguire in quell'abbrivio insensato e folle di bombe sparate sulle righe che le ha fatto battere due top 5, decide improvvisamente di pensare. Dà quasi l'impressione di voler stare lì, affacciata alla finestra, sperando che la cinese possa regalargliela. Barry Sheene professore di un corso di guida sicura. O kamikaze che si lancia col paracadute. Non ha senso. E se un pugile capace solo di menar colpi a vanvera inizia a pensare, non diventerà certo filosofo e nemmeno fine stratega sportivo. Può solo pensare una cazzata. Perché la signora Li Na, pur non nella giornata migliore, mostra la maggiore classe e testa di campionessa. Fa suo il set con un tie-break quasi perfetto, poi nel secondo, ormai libera di mente, infierisce in modo terrificante.
Rimane un ottimo torneo per la Slovacca Dominika alta una racchetta (di ping pong) e mezza, cui è mancato solo lo spunto finale. Ma almeno ci evita lacrime e stridori di denti (di vampira) stile Lisicki a Wimbledon. Se dovessi scommettere su una nuova carriera da costante top players, preferirei tenere i soldi in tasca, ma è l'esempio di quanto si vaneggia da tempo: una tennista da anni nel limbo, ma con colpi potenzialmente devastanti, ha sempre qualche sorprendente possibilità di vincere uno slam. Cosa proibita ad altre, magari costanti top 5. I book l'hanno capito da tempo, i tifosi meno.
Gran soddisfazione per Li Na invece. Una che lo scorso anno voleva smettere e dopo un bel match a Wimbledon vinto in modo insolito, giocando servizio e volée, ha deciso di continuare. E migliorarsi ancora, perché negli ultimi anni, grazie al contributo del nuovo allenatore Rodriguez e senza più l'unica guida del marito coach (che si vantava di non ascoltare. Un Sandra-Raimondo in salsa cinese, confermata dall'umorismo quasi zemaniano, rivolta durante la premiazione«Thanks my agent, he makes me rich, My husband, you're famous in China... He fix drinks, fix my racquet. Thank's a lot, you're nice guy») ha saputo migliorarsi tecnicamente, rendendo il dritto meno sfarfallante e arricchito il repertorio tattico con trovate offensive in passato sconosciute. Esempio per molte, così come esemplare e, ormai desueto (abituati come siamo a rotolamenti, lacrime e maglie strappate), è il modo composto con cui esulta alla fine.

venerdì 24 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – TAYLOR TOWNSEND MUFFIN AL CIOCCOLATO. NADAL BATTE FEDERER, PARE







Day 12 – Dal vostro solerte inviato, in bikini, a Daytona Beach


Tanto tuonò che non piovve. Anzi, grandinarono magli arrotati da ogni verso.
Bene, avevo deciso di mettere on-line questa puntata specialissima di Game, set & Becuzzi in serata, dopo aver visto in modo tranquillo e per intero il big match della mattinata (nottata australe). «Il» Match per antonomasia, evento che avrebbe fatto fermare il mondo tennistico e battere i cuori allo unisono. Invece, in extremis, decido di mandarlo nella solita mezz'oretta di buco (al braccio) quotidiana.
Di cosa stra-parlo? Solo gli sprovveduti o i miserandi digiuni della magnifica arte racchettara, possono non aver capito ancora: Taylor Townsend - Alexandra Wozniak, secondo turno nel fondamentale Itf di Daytona Beach. L'incontro fa vibrare il mio cuore di vecchio appassionato, e mi solletica una scommessa da lestofante: Taylor a 3,00 va presa, comunque. La teenager americana pur vivendo quella strana fase della carriera tennistica tra junior e pro, densa di ombre, inquietudini, bignè e piccole delusioni, è comunque lanciata verso un futuro radioso. Altro mondo, il professionismo. E la canadese Wozniak, solida tennista di lunga milizia tra le top 100, rappresenta un banco di prova per il suo tennis così brioso, quanto estemporaneo, infarcito di frizzi e lazzi. Almeno per il tennis moderno. Era dai tempi di Martina Navratilova e di Maria Josè Martinez Sanchez (futura mamma), che non vedevo giocare un tennis così folle ad una ragazza. Servizi e volée, tagli, attacchi contro tempo, dritti uncinati di rara bellezza, smorzate, chip&charge e tutto un campionario assai divertente. Parte subito di slancio, un break di vantaggio che tiene con grande classe e testa già matura. Ah, che spettacolo.
Grassottina e rotolante come una «girella», questa ragazzona ha temperamento da vendere e non si accontenta mica. Parte a razzo anche nel secondo set, a suon di rasoiate e melliflue volée a chiudere. Un morbido e delizioso muffin al cioccolato. L'esperta canadese con la scucchia però non ci sta, prova ad approfittarne quando la bimba un po' trema sul punto di chiudere. Ma è tutto vano e inutile, Taylor alla seconda occasione va a servire per il match, aggredisce la rete come leziosa ballerina di un quintale che volteggia graziosa sulle punte, e la chiude. Di giustezza. Che spettacolo.
Come dite? Già la sento qualche stolta e afona voce, querula e petulante: «E di Nadal-Federer, che ci dici, che ci dici, eh? Eh?». E va bene, già premesso: «Tanto tuonò che non piovve un cazzo di niente». Onesta e dignitosa difesa di Roger Federer che conferma i buoni progressi mostrati durante il torneo, ma contro il suo animalesco incubo non può nulla. Il fatto che lo svizzero in questo inizio stagione sia riuscito con classe e sfolgorante rinascita fisica a deviare la parabola discendente, non cambia le cose. Non ci è riuscito, semplicemente. Nemmeno Nadal gli ha dato una mano, dopo i balbettii dei turni precedenti, nella sua ormai proverbiale caratteristica di alzare il ritmo smutandante nelle fasi finali. Rispetto ai turni precedenti Federer è un po' meno sicuro, Nadal molto più incattivito, e il gioco è fatto. Come sempre, o quasi.
Roger tiene bene nel primo, perso al tie-break, poi non riesce più a far male a quello strambo essere mezzo uomo e mezzo toro della Asturie che arpiona ogni sua stilettata e fluido attacco. Infilzato quando va a rete, col destino segnato se rimane dietro, con l'altro a riprender tutto. Almeno quello s'era detto: per provarci, Roger avrebbe dovuto vincere il primo set. Dopo, Nadal va in discesa la chiude in tre. E' una parabola divina, o infernale, questa. Lo sappiamo. Da anni. Etereo e distaccato Roger, carnale e cannibale Rafa, algido ed elegante lo svizzero, storto e irriducibile combattente lo spagnolo, goduriosa masturbazione della balistica Federer, evirazione di ogni credenza tecnica Nadal, estremo fino al violentarsi i tendini e lacerarsi palmi delle mani e dita fasciate, manco fosse un disperato giunto al pronto soccorso la notte di capodanno perché gli è esploso un petardo in mano.
Considerazioni finale, di questo (lasciatemelo dire, immortale. Immortale) Game, set & Becuzzi: Rafa Nadal lanciato verso il suo ennesimo titolo di Major (ci credete che conosco chi ha vinto il secondo turno dell'Itf di Daytona beach, ma non so quanti diavolo di slam ha vinto? No? E chi se ne frega) e difficile che Wawrinka, stando anche ai precedenti, riesca a impensierirlo. «Stan The Man» deve fare una sola cosa: tirare come un pazzo schiaffoni di dritto e rovescio. Poi si contano i punti. Quanto a Federer, le buone esibizioni avevano forse illuso i suoi tifosi, ma la strada imboccata sembra quella giusta. Stante una buona condizione fisica e fiducia con la nuova racchetta, deve giocare in questo modo, forcing e attacco dall'inizio alla fine. Non so se un altro slam lo vincerà, ma almeno potrà provarci.
E ancora sento delle vocine, tediose e pedanti: «E di Errani/Vinci super-campionesse del doppio, non dici niente? Sei un marrano in malafede, forse? Eh?». Giusto, me ne dimenticavo. Gran bella affermazione delle ragazze italiane. Ma proprio non vorrei guastare la festa ricordando come nella finale del singolo ci sia una Cibulkova. Dio mi strafulmini. Io ci provo.


giovedì 23 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – ASPETTANDO NADAL-FEDERER, «STANIMAL» WAWRINKA GIA' IN FINALE








Day 11 – Dal vostro inviato tramite microchip inserito nei lepidotteri che Berdych prova impunemente a stecchire


Finale femminile Li Na-Cibulkova, che se qualche illuminato scommettitore l'avesse prevista mettendoci sopra un copeco, ora potrebbe svernare alle Bahamas. L'esperta cinese dispone agevolmente di Eugenie Bouchard, una delle sorprese del torneo. Prosegue invece l'incontrollata e folle marcia di Dominika Cibulkova che asfalta (anzi bituma e prematura, come la supercazzola) Sant'Agnese Martire Esorcista del Male. Cotechini di trenta centimetri al posto delle gambe, pancetta da terzo mese di gravidanza e atroci «ohhh-lllèèè» a profusione da mandriana che libera i buoi, ma c'è poco da fare: questa gnappa slovacca alta una racchetta e mezzo manico (junior), ha trovato due settimane d'ispirazione violenta. Si può poco e finirà per vincere il torneo. Unica, vana, speranza: che ripercorra le orme lagrimanti dell'altra eroina involontaria, Lisicki. Agnese l'incompiuta, se non vince slam in cui sono fuori Serena, Masha e Vika (per sua stessa manina umiliata e rispedita alla gara di rutti e scorreggioni a Gold Coast), non si capisce quando ci riuscirà. Lo dico io: mai. Poco ce ne cale, la vittoria sulla trucida bielorussa rimane il momento più alto del torneo femminile. Gemma imperitura. E poi, se sono vincenti ci piacciono meno. Aspettando la «mammasantissima» Vera Zvonareva.
Torneo maschile enormemente più interessante e incerto. Berdych e «Stan The Man» (o «Stanimal» se volete) Wawrinka, se le danno di santa ragione. Posta in palio altissima, occasione della vita per entrambi, tensione e match brutto. Ci vuol pazienza, calma e sangue freddo. Berdych, bardato da fantino gigante della contrada del Bruco o stopperone della Spal (sperando questa moda orripilante non dilaghi) mena, e sugli spalti la girlfriend vestita allo steso modo, trepida come una madonna ceca addolorata. Lo svizzero la porta a casa, agguantando la prima, meritatissima, finale di Major.
L'attesa però, inutile sottolinearlo, è per l'altra semifinale in programma domani. «La» semifinale: Federer-Nadal, dualismo che ha caratterizzato gli ultimi anni e uno dei duelli più avvincenti della storia tennistica. Oltre che il più medagliato. Solo un paio di mesi fa sembrava un confronto al capolinea: Nadal lanciatissimo e tornato numero uno, Federer sulla soglia dei 32anni, reduce dalla peggior stagione della sua carriera, costretto a guadagnarsi il Masters di fine anno con le unghie. Curioso invece come a Melbourne ci giungano con stati d'animo opposti. Svizzero rigenerato dal nuovo coach, ma soprattutto da una ritrovata condizione fisica e confidenza col nuovo strumento. Il resto vien da se, convinzione mentale e nuove danze punitive inferte con sadica dolcezza a Tsonga e Murray. Ora, ancora lui, Rafael Nadal, ostacolo per l'ennesima rinascita, possibile liberazione finale. Contro l'omaccione esasperato ed esasperante, che a Melbourne non ha destato grandi sensazioni. E quando mai. Tra polemiche iniziali, lamentele sulla superficie veloce, e la regola dei venticinque secondi tra un punto e l'altro pretesa, «ad personam Rafinho», un po' più flessibile. Sempre polemico e con l'atteggiamento da accerchiato che tanto aiuta, se Mourinho ha insegnato qualcosa. Ha bisogno di sentirsi solo e con nemici immaginari da combattere, ormai spelacchiato, stravolto, rantolante, fasciato come un reduce di guerra, con le piaghe sulle mani da fraticello San Pio Rafito da Manacor. Ma non molla un centimetro e un punto. Mai.
Sentivo fantasiose e avvincenti teorie su questo confronto. Rinnovato. Per me non cambia niente rispetto a quando Federer giocava come (e anche meglio) di quanto mostrato con Tsonga e Murray. Se tiene mentalmente e fisicamente tre set allo stesso ritmo esibito nei giorni scorsi, vince. Se cala e tentenna di fronte alla maschera spaventosa dell'altro perdendo sicurezza, finirà per perdere. Come sempre. Le cose sono più facili di quello che si pensa. Monsieur de Lapalisse Cerchiobott Cirìn Pomicìn.



mercoledì 22 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – SEMIFINALE NADAL-FEDERER. RADWANSKA ESORCIZZA AZARENKA






Day 10 – Dal vostro inviato, in fila alla mutua, con vecchi smoccolanti contro il malgoverno. Sembrava Twitter


Una giornata di musica e magia, a Melbourne. E' notte fonda quando mi piazzo, avvolto da un virtuale bandierone polacco, davanti alla tv per vedere Radwanska-Azarenka La sveglia suonerà alle 7,15, ma conta poco, dormo meno di Berlusconi (io per insonnia, lui per alti impegni istituzionali e pensieri superiori: tette, culi e gare di burlesque). Avevo invitato i fedeli a fervorose preghiere laiche, ma anche a invocare il Papa polacco o i preti che la scomunicarono per quelle malandrine foto desnuda (perché poco desnuda, credo), persino l'anima fluttuante di padre Amorth, affinché Agnese facesse il miracolo d'esorcismo. Mai confronto fu così netto, tra il bene e il male assoluto della Wta. E l'inizio è di quelli che riconciliano col mondo: un miracolo d'intelligente leggerezza che umilia la violenza trucida. Agnese, occhio tagliente, scucchia e atteggiamento serafico, lascia sfogare il tamarro bielorusso, scava colpi dal cemento, inventa deliziose rabdomanzie, fa apparire palline dal nulla come un prodigio di magia. Il commentatore inglese è in estasi mistica, un trionfo di: meraviglioso, incredibile, magico, geniale. Forse un po' esagerato, ma la smilza polacca manda in tilt e fuori giri il paracarro ululante. 
Sul punto di beccarsi un ovetto la vedi, tutta violacea, urlare frasi rabbrividenti (canonico «ohhhh» atterrito del pubblico), tirarsi pugni e racchettate sulle gambe. Spettacolo orrendo. Perché l'interpretazione di Linda Blair sia perfetta manca solo il rigurgito verdognolo. La maghetta vince il primo, tiene anche nel secondo mulinellando colpi leggeri nel concerto di urla da sirena d'ambulanza (che sia una invocazione freudiana?) che mai arriverà, per portarsi via l'indemoniata buzzica dell'est. E io m'addormo sul 2-2.
Stamani mi sveglio alle 7 meno quasi, e vedo il risultato 6/1 5/7 6/0. Esorcismo completato, con sadica illusione nel secondo set (che fattucchiera sarebbe la dolce Agnese, altrimenti?). Provo a trovare in rete qualche filmato, e trovo questo. Godetene tutti e andate in pace. E accendete due ceri a Sant'Agnese martire fuori le mura, sulla Nomentana.


Semifinali completate: Na Li-Bouchard e Radwanska-Cibulkova. Tranne la cinese, semifinali a sorpresa. Nell'altro quarto, la gnoma Cibulkova aveva facilmente disposto di Simona Halep. Slovacca che ha trovato la settimana d'ispirazione violenta davanti al suo fidanzato hipster. Le entra qualsivoglia bomba terra aria accompagnata da inebrianti (come un mix di ebola e scorbuto) «ohhh-llllèèè» da toreador di tori nani di peluche. Secondo esorcismo difficile per Agnese (anche se quella bicicletta inflittale lo scorso anno è ancora nel cuore e nella mente).
E' ingiusta la programmazione quella che mi mette gli uomini di mattina, quando mi è impossibile vedere qualcosa, tranne appendici prandiali, perché a lavoro o alla mutua come stamattina. Continua la «Cavalcata delle Valchirie» di Roger Federer, sulla scia della splendida prestazione contro Tsonga. Da quanto leggo e vedo, batte Murray in quattro set, col brividino finale. Match già vinto e scozzese rianimato, portato al quarto set dopo aver servito per chiuderla in tre, con possibili fantasmi che si ripropongono nella mente a minarne la serenità. Tutto bene quel che finisce bene, nessuno psicodramma freudiano (e un po' gasquettiano), e Federer la chiude al quarto set. Sembra tornato leggero, rilassato, sciolto. L'impressione è che abbia mollato gli ormeggi e, stante condizione fisica e sintonia col nuovo strumento, voli sul manto azzurro. Sul match point Edberg esplode levando le braccia al cielo con una grinta ed entusiasmo mai visti, nemmeno quando vinceva Wimbledon. 
Vedo l'intervista post match dello svizzero e finalmente gli si legge in faccia una soddisfazione infantile, ringiovanito di dieci anni rispetto all'annus horribilis 2013. S'incupisce un poco solo quando gli parlano della semifinale con Nadal. Già. Match storico, ma cui arriva con speranze più alte rispetto al recente passato. Rafa il piagato, malgrado le stimmate sul palmo (la Santa Sede in serata manderà un emissario - che ne approfitterà per aprire un gay bar a Melbourne - per analisi accurate sul fraticello di Manacor) dispone del bulgaro Dimitrov. Il giovane signor Sharapova pecca d'inesperienza, fallendo tre palle per andare avanti due set a uno. E lì la perde. Con maggiore fiducia, in futuro potrà dire la sua.


martedì 21 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – STAN «THE MAN» WAWRINKA ABBATTE DJOKOVIC. NADAL E LE VESCICHE-STIMMATE SANTE







Day 9 - (intuitivamente meraviglioso)



La camera con un cinematografico effetto, complice un propizio refoletto di vento, indugia sullo svolazzante gonnellino plissettato che si solleva lentamente, scoprendo le italiche terga fasciate di un vivido giallo ocra. Si ringrazia sinceramente il regista (immagino vecchio voyeur d'altri tempi), perché quello è il momento più intenso di un quarto di finale senza storia: troppo tutto Li Na per la nostra Flavia Pennetta. Solida, impeccabile, rocciosa, impossibile da battere se affrontata facendo a braccio di ferro dal fondo. Con lei in semifinale la giovane Bouchard, che fa fuori Ana Ivanovic (quella che era guarita. Sì, guarita per una che era sul ponte d'Ariccia). Aumentano le già alte credenziali della cinese per il successo finale. Non illudetevi: titolo nelle sgrinfie di Azarenka, fidatevi di uno che vuole, inutilmente, tirargliela.
Mentre scrivo si è da poco conclusa l'ennesima dimostrazione di forza di Stan Wawrinka. Punto dopo punto, sberla su sberla, finalmente batte Djokovic dopo ennesima maratona. Il serbo si batte (o ci si prova almeno) così: chiudi gli occhi, gonfi il petto e spari colpi meravigliosi. Violenti, sfrontati. Con protervo atteggiamento da bullo al bar, sguardo strafottente che trasmette sicurezza, «Stan The Man» appunto o «fischio maschio», protagonista capace di accendere la serata. Prima o poi doveva batterlo e ce la fa a questo giro. Scusandomi per la bestemmie (accetto preventive crocefissioni in sala mensa), questo Wawrinka può rappresentare ulteriore stimolo per Federer, nella lotta al numero uno di Svizzera e vittoria di un altro slam. Stan il butterato è maturato, fisicamente e mentalmente, raggiungendo il livello dei super top.
Che strano e ancora avvincente sport è il tennis. Proprio perché non puoi prevederlo. Si teme una scontata finale Djokovic-Nadal, col cammino del serbo in discesa? e invece ecco Wawrinka. Murray e Federer dati per annaspanti sembrano risvegliarsi come putti, mentre Nadal mostra ogni giorno segnali di nervosismo e insofferenza. Polemiche e atteggiamento da bizzoso figlioccio putativo di Mazzarri, perseguitato da cospirazioni mondiali. Dopo i campi troppo veloci, le lagne sul warning per «time violation» che la sadica mistress Asderaki gli infligge senza nemmeno avvertirlo (lo sappiamo, noblesse oblige almeno un «warning pre warning», diamine), ora il dramma sono le vesciche alle mani che stanno martoriando il nostro eroe. Per qualcuno si tratta di stimmate sante, un simbolo del divino. Il Vaticano è però ancora perplesso e attende gli esami scientifici. Tra Mazzarri e San Pio da Manacor. Si aspetta durante la notte l'arrivo a Melbourne di un'equipe di luminari per l'operazione a cuore aperto. Si scherza e la si butta in vacca, ma quello delle vesciche è un problema così apparentemente insignificante, quanto serissimo. Chiunque abbia mai giocato, preso in mano una racchetta o una zappa per dissestare il giardino, sa bene quanto fastidio e dolore provochino.


lunedì 20 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – ALLINEATI I QUARTI, FEDERER TORNA A VOLARE







Day 8 – Italia, terra di santi, poeti, navigatori, allenatori di pallone ed esperti di leggi elettorali


Game, Set & Petzchner speciale: tra gli uomini, sette su otto delle prime teste di serie giungono ai quarti. Manca all'appello solo Del Potro, ipotetico spauracchio di Rafa Nadal (e si sa, il nostro smutanda anche la sfortuna nei sorteggi).
Confronto sempre interessante e brioso quello tra Federer e Tsonga. Per quanto si possa capire da otto minuti di highlights mangiando un sandwich al tonno (anche per me che sono 666 volte più intelligente e intuitivo di Gesù Cristo – cit. il pazzo del mio paese –), sembra un Roger Federer deluxe, tirato a lucido, smagliante, nuovamente leggiadro come ballerina del Bolshoi in calzamaglia. Intendiamoci, Jo è tipologia di tennista che non lo impensierisce troppo, carente in difesa e con un punto debole a sinistra in cui chiuderlo impietosamente, asfissiandolo dal primo all'ultimo minuto. Appare uno di quei magnifici soliloqui indisturbati da «uomo solo al comando», che tanto eccitano le folle. Frizzi, lazzi e lampi di classe finissima come il cioccolato Lindt. Fila via che è una bellezza e anche nel suo sguardo si legge una malcelata soddisfazione punitiva. Leggero e mortale. Deciso, in questa sua seconda carriera, ad abbreviare gli scambi e proporre subito le sue tante soluzioni attaccanti, evitando sfinimenti da corride iberico-serbe. Merito di una condizione fisica buona, schiena in ordine e forse della nuova racchetta. Il nuovo, e più umano ovale allargato, gli dà sicurezza e si vedono meno inquietanti stecche.
Un Federer show, che malgrado l'estasi mistica della commentatrice (sembrava venirsene impunemente anche per come l'adorato Roggger porgeva l'asciugamani al raccattapalle, valletto propizio: «Ah, che grazia sublime!» temevo squillasse), non deve portare a facili entusiasmi. Contro Murray, poi Nadal ed eventualmente Djokovic, sarebbe altra musica e spartito probabilmente inguacchiato. Difficile vedere un altro soliloquio d'estate contro combattenti capaci di fargli sentire il fiato sul collo, il peso del loro agonismo e di una difesa strenua. Vicende che spesso gli generano confusione e turbamento, ammaccando l'ego da infallibile. Stiamo a vedere. In ogni caso è un bene che ci sia, e in queste lucenti condizioni.
Nadal-Dimitrov. Occasione per la consacrazione definitiva di Dimitrov. Crediamoci. Vedo e prevedo: Spagnolo in quattro set.
Federer-Murray. Vedi sopra. Murray non l'ho proprio visto e gli avversari battuti fanno poco testo. Direi Federer in quattro set, per affetto.
Ferrer-Berdych. Si salvi chi può. Più divertente guardare la corse virtuali dei levrieri. Per me vince il ceco.
Djokovic-Wawrinka. Il nuovo Stan «The Man» o «'u tuost» ci proverà. Nessun dubbio. Bombe di dritto e manrovescio come piovesse. Ma scardinare la «cosa» serba è affare improbo. Dico Nole in quattro. Spero Stan in cinque.
Tra le donne, dopo il tonfo Serena, altra grande sorpresa l'eliminazione di Maria Sharapova per mano della gnoma killer Cibulkova (una che a 24 anni, pur restando sempre fuori dalle prime dieci, in carriera ha battuto venti volte una top ten. Inutile fare paragoni con nostrane top ten). Anche qui, complice un mezzo infortunio della siberiana alla chiappa (flaccida, ho occhio clinico) sinistra. Quarti femminili con più sorprese e infiltrate rispetto agli uomini, ovviamente.
Ivanovic-Bouchard. Festa nazionale degli onanisti militanti che ostentano pallore e occhiaia da competizione. La picchiatrice acefala di Serbia contro la nuova sensazione canadese. Per esperienza dovrebbe prevalere la prima. Meno peggio la seconda.
Na Li-Pennetta. Classe '82 al potere. Speranza per Flavia (in gran spolvero), ma oggettivamente favorita la cinese, in possesso di arsenale più pesante.
Cibulkova-Halep. La rumena corre e tira in modo ordinato, poco appariscente, ma facile di braccio. Di Cibulkova già detto. Dovrebbe essere confronto equilibrato. Vedo tre set.
Azarenka-Radwanska. Si spera Radwanska (già accesi tredici ceri a Santa Agnese, esorcista del maligno). Ma la trucida camionista bieloriussa è oggettivamente favorita, e solo lei può perdere il torneo. O per squalifica (abuse of rutti&bestemmie). Cosa inguardabile.


domenica 19 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – TONFO SERENA, PENNETTA SUPER, DJOKOVIC SCHIANTA FOGNINI






Day 7 – Dal vostro inviato al summit Renzi-Berlusconi. «Ohi Silvio, non è da escludere il modello spagnolo, senza scorporamento e sbarramento al 7% e come se fosse Antani scribai con cofandina, come antifurto per esempio». Silvio, estatico: «Ah, Matteo. Sapessi le spagnole che mi feci nel lontano '62 in crociera, senza sbarramento...».


Che poi, guardi i campi dell'Australian Open di un azzurro intenso che diventa quasi cobalto quando il sole cade a picco, come una piscina senz'acqua, e non ci vuole molto a immaginare Serena Williams che ci si tuffa dalla piattaforma a cinque metri. Il tonfo dev'essere clamoroso, avvertito anche in tutto l'emisfero boreale. Rimanda a uno di quei boati orrendi nelle isole di Mururoa ai tempi degli esperimenti atomici francesi. La sostanza, stringendo: Ana Ivanovic batte Serena Williams, in rimonta. Qualcosa che se te la raccontano, senza aver visto niente, può solo scapparti da ridere. Provi, invano, a fare congetture, immaginare credibili scenari: una Serena tenuta ferma da quattro energumeni in mutande e l'acciuga serba che se la batte punto a punto a campo vuoto, da sola: un buco sul campo, e un doppio fallo, due tordi morti. Poi, via via, sempre con i quattro erculei valletti a bloccare Serena, Ana ingrana. Capisce che deve tirarla dentro (una specie d'intuizione). Riesce persino a lanciarsi la pallina al servizio, suo storico tallone d'Achille e su cui Freud avrebbe scritto tre o quattro saggi, prima d'infilzarsi con una fiocina.
La vedo tornare dietro la riga di servizio, smilza come un'acciuga marinata, con sguardo assente e vago sorriso insensato sul volto olivastro, dopo un afono «Ajde» condito da giravolta e balzelletto sollevando la gamba come un pincher nell'aiuola. Insensatezza, è la parola che viene in mente vedendola. Ogni tanto riesce a lanciarsi la pallina sopra la testa, altre se la tira all'altezza della prima fila e la vedi avvitarsi tutta storta come un crotalo fluttuante, per abbrancare la pallina. Via via migliora, trova il campo e vince.
Altre soluzioni non ne vedo. Scherzi a parte, dimostrazione di quanto la Wta non sia così scontata rispetto all'Atp e l'americana tanto cannibale, imbattibile o a livello maschile. Puttanate, prenderebbe doppio 6-3 anche da coach Beppe Menga. Anzi, vero è il contrario, se si osserva Djokovic-Fognini. Basta qualche scambio per capire quanto sia un confronto imbarazzante, a tratti impietoso e improponibile. Finisce 6/3 6/0 6/2. Niente leva al buon torneo del ligure, ma dimostra la differenza esistente tra un numero 2 al mondo e un buon top 20. Tre galassie di differenza. Mentre Serena, la numero uno e favorita indiscussa del torneo, contro una discreta top 20 può addirittura perderci.
Non colgo nemmeno un fotogramma del match, ma mi fa felice la vittoria di Flavia Pennetta sulla teutonica coi coscioni da Briegel (magari, di più) Kerber. Una specie di Italia-Germania 4-3. Conferma di quanto l'italiana sia determinata, in gran spolvero e se messa a posto fisicamente vale tranquillamente la top ten tedesca. E può anche batterla. Flavia dagli Us Open in poi è l'italiana col rendimento più alto e, classifiche a parte, la migliore. Attualmente. Forse anche come classifica tra qualche mese. Nota di merito per una ragazza martoriata da tanti infortuni, che a 31 anni ha ancora voglia di mettersi in discussione e agguantare per la prima volta i quarti in Australia. Peccato solo che ora trovi Li Na, la più dura rimasta nella parte alta di tabellone, rispetto a Bouchard e Ivanovic, appunto.
Detto di Djokovic, tra gli uomini, facile vittoria di Berdych, prevedibile successo delle arrotate agricole di Ferrer sulle parabole e manovre di bolina di Florian Mayer. Alla distanza. Mentre scrivo (dita incrociate) Stan Wawrinka sta prendendo a sberle «highlander» Robredo. Preghiamo.
Non ho controllato le scommesse postate ieri, ma se qualche saggio pazzo le ha giocate, ora sarà ben messo e speranzoso (può furbescamente «coprirsi»). E starà già pregustando vacanze in Polinesia. O una gita sul Lago di Garda.


sabato 18 gennaio 2014

AUSTRALIAN OPEN 2014 – OTTAVI DI FINALE, RITI SACRI, VATICINI, PRONOSTICI & SCOMMESSE VINCENTI






Day 6 – Dal vostro inviato, il cui modesto ego oscilla tra quello di Seedorf e Mourinho



L'essenza di Kurumi Nara/1 la cogli guardandola servire. La vedi, tutta composta e concentrata, fa rimbalzare la pallina davanti ai suoi piedini e quella le s'impenna quasi sopra il delizioso testone. Qualcosa che puoi, incantato, ammirare solo negli incontri di bambini di 5 o 6 anni. Ma poi Kurumi dà battaglia, tiene in modo encomiabile il campo contro il dromedario Jankovic. La piccina del sol levante che non arriva al metro e mezzo contro la gigantesca serba oltre il metro e ottanta. Kurumi si conferma erede designata, nel mio cuore, di Kimiko. L'unica possibile. E' straordinaria, nel mezzogiorno australiano che s'intuisce di un caldo afoso ingabbiato da una cappa di nuvoloni, a rispondere colpo su colpo agli ignobili pallettaroni serbi. Geometrica, compita, leggera. Perde il primo set in volata, ma non si abbatte, forte di una calma zen superiore. Tiene lo scambio, trovando begli anticipi, angoli e non disdegna bliz repentini a rete, dove mostra manina ben educata. Essenza Kurumi/2, bellissimo rovescio tirato dal centro del campo a uscire verso sinistra, volée bassa depositata nell'angolo opposto su cui la serba organizza un casuale pallonetto. La nostra prova a librarsi in volo, esala un urletto di dolore arrampicandosi, ma non riesce ad afferrarlo. Lei con le gambe segate e braccia così corte. Crudeltà.
Da non credersi: l'eroina dagli occhioni a mandorla scappa via, 5/2, tirando un paio di splendide smorzate a cucchiaio, che lasciano l'avversaria di sale. Parte con dei «c'mon» acutissimi, contraltare ai baritonali «ajde» da transgender con un velo di barba di Jelena, che s'innervosisce, smoccola come un camionista serbo ubriaco di vodka cui hanno rubato il calendario di Playboy. Insulta l'allenatore, rimprovera il raccattapalle di non porgerle l'asciugamani in modo perfetto, lei equina regina. Poi si umetta gli zigomi orrendi. Solito spettacolo dell'orrore. Essenza Kurumi/3, sul punto di dilagare nel secondo set, benevolo nastro favorevole alla Brendona serba che alza i braccioni al cielo e si fa la croce. Lei la guarda con commiserazione concedendosi un sorrisetto rassegnato. Poi è pronta, testone basso, per ripartire. Potrebbe chiudere il secondo set, ha anche un set point, ma pecca d'inesperienza e finisce per cedere. Si può perdere anche dopo aver giocato meglio, lo sappiamo.


Veniamo a noi, ora. Tabellone allineato agli ottavi. Breve analisi e pronostici, vista la mia proverbiale infallibilità (presa una scheda su sei. Mai così male negli slam, dal 2007).

Uomini

Nadal-Nishikori 90%/10%. Il mio amore per il Giappone è evidente da quanto scritto sopra, malgrado detesti il sushi e se, per sventura, mi ritrovo a doverlo mangiare lo sputo con destrezza mettendolo in un fazzoletto per portarlo al gatto. Nishi-san, mentre gli altri svengono e si ritirano in preda a convulsioni, dice di trovarsi benissimo col caldo a 45°. Con Nadal rischia però di finire ridotto in sushi.
Dimitrov-Bautista 60%/40%. Ottavo a sorpresa. Occasione per la consacrazione definitiva di Dimitrov, solido iberico che ha fatto fuori Del Potro e ridicolizzato Benoit «circo Togni» Paire. Dico bulgaro in quattro set. Secco a 1,44.
Murray-Robert 95%/5%. Murray fino ad ora perfetto. Poche energie spese e gran sicurezza. Un ottavo cadeaux, questo con Robert, 34enne miracolato del torneo: «lucky loser» ripescato, issatosi agli ottavi battendo avversari da challenger di Trnava.
Federer-Tsonga 60%/40%. Ottavo più nobile, oltre che tecnicamente interessante e potenzialmente divertente. Tsonga al solito, confusionario e arrembante, attacco dello svizzero. Pronostico: over 3,5 set. Forse cinque.
Ferrer-Mayer 70%/30%. Mayer è uno dei protagonisti del torneo, ma le sue zampate felpate dovrebbero poco contro lo spagnolo zappatore. Uno che più chilometri mette nelle gambe, più carbura. Poco conta il precedente di Shangai. Vedo un 3-1. Ma non chiamatela scaramanzia. No.
Berdych-Anderson 70%/30%. Ceco (sarà la maglia della Spal) insolitamente sicuro. Fassino Anderson eroe silenzioso, con due (dicansi due) rimonte da 0-2. Prevedo una vittoria di Berdych. Con uno o due set tirati.
Wawrinka-Robredo 75%/25%. «Brufolo Bill» Wawrinka chiamato a liberarci, si spera con estrema violenza, della gramigna Robredo. Allez.
Djokovic-Fognini 95%/5%. Non si dovrebbe sfuggire dal 3-0, senza tie-break. Ma perché il nostro «McSafin» non sta bene, altrimenti...ben lieto di sbagliarmi. Giocata: «tie-break no» a 1,50.


Donne

Serena-Ivanovic 90%/10%. Tutto è possibile nel tennis e nella vita ma, pur tornata a livelli di decenza, poco dovrebbe la tennisticamente dislessica serba contro Serena. 2-0 d'obbligo, ma ridicola quota da lasciar perdere.
Dellacqua-Bouchard 40%/60%. Ottavo sorprendente (magone pensando che doveva essere occupato da Vinci/Errani). L'emergente teenager canadese dall'anticipo di macchinetta obliteratrice leggermente favorita sull'australiana, protagonista della favola locale.
Li Na-Makarova 70%/30%. Cinese miracolata nel turno precedente. Dovrebbe essere un segno del destino. Prendo il 2-0 a 1,72.
Kerber-Pennetta 60%/40%. Tedesca favorita, ma occhio a Flavia. Mai così determinata e sicura. Se parte bene (fondamentale) può minare le sicurezze della Briegel in gonnella, sempre in crisi quando deve inseguire. Per un azzardo prendete la nostra a 2,75.
Sharapova-Cibulkova 75%/25%. Sharapova tutt'altro che convincente, Cibulkova rull(etto) compressore. Spaccano palline da due diverse altezze (1,88 e 1,55). Ma vista le quote (1,36 e 2-0 a 2,00) urlante da giocare tutta la vita.
Jankovic-Halep 49%/51%. Ancora negli occhi quel precedente tragicomico a Roma. Con la pavida pallettara serba a rattrappirsi e perdere contro il furetto in ascesa. 1,60 Halep o over set a 2,25.
Radwanska-Muguruza 65%/35%. L'adorabile fattucchiera è riuscita con magheggi e rabdomanzie a intortare una ritrovata Pavlyuchenkova. Muguruza è la nuova sensazione della Wta, in cerca di consacrazione. Prendo la maga, per affetto, a 1,44.
Azarenka-Stephens 75%/25%. I sogni son desideri (che mai si realizzano): obesa bielorussa che manca otto match point, si fa raggiungere, perde il senno, crisi di nervi, aggressione ad arbitro e raccattapalle, paonazza. Squalifica, tra gli ululati del pubblico.


Djokovic-Fognini no tiebreak 1,44
Ferrer 1,22
Wawrinka 1,36
Li Na 1,28
Dimitrov 1,50
Tsonga-Federer over 3,5 1,50
Radwanska 1,44
Sharapova 1,36
13,46 la posta

Wawrinka-Robredo 3-0 2,50
Pennetta 2,75
Bouchard 1,40
Sharapova-Cibulkova 2-0 2,00
Halep 1,60
Li-Makarova 2-0 1,80
55,44 volte la posta

Giocatele. Oppure shakeratele facendone una sola. Con margine di un errore. O singole e doppie. Vincerete, o perderete con classe.



Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.