Jannik Sinner 9. Ordinaria amministrazione. Archivia il terzo slam quasi in pantofole. Tolto Alcaraz, su cui permaneva una certa curiosità, nessuno avrebbe potuto impensierire Sinner che in quella tenuta giallo canarino sembrava Titti the Ripper. L'unica speranza di avversari, Kyrgios ed haters vari era che si abbrustolisse se lo avessero piazzato per tre match di fila alle 12, con sole a strapiompo e 42 gradi. Non accade e lui si mangia tutti, persino in crescendo rossiniano. Il tennis è bello perché in imprevedibile evoluzione, ma se sta bene fisicamente, solo la Wada ed eventi esterni potranno impedirgli di partire favorito anche su terra ed erba.
Novak Djokovic 5,5. Un 24 volte vincitore slam e 10 volte re di Melbourne che esce (forse) per l'ultima volta da quel campo tra i fischi, fa molta tristezza. Voto che è una media tra il gioco espresso (7), e gli scivoloni di contorno (4). Perché il Nole anziano (anche se non sembra averne contezza) gioca ancora a un livello da top 3, malgrado le quasi 38 primavere e gli acciacchi di vecchiaia. Vince di testa e facendo il cinema con Alcaraz, poi si rende conto di non averne più e molla in semifinale. Contorno indecente, col clima di accerchiamento, quasi vittima di un complotto pluto alieno mondialista delle nazioni del G8, Nato, Uefa e Codacons, rei di sminuire i suoi successi e renderlo meno carismatico di Federer e Nadal. Racconta che in Australia lo hanno avvelelenato (manco fosse Navalny) nel 2022, ma non ce l'ha con gli australiani. Polemiche pretestuose da un lato utili per trovare nuovi stimoli, e che dall'altro provocano reazioni di odio non condivisibili ma comprensibili.
Carlos Alcaraz 4--. Premio pollo Vallespluga del torneo. Dà sempre l'impressione di enorme sufficienza, con quell'aria un po' così di chi si diverte come il gatto col topo e pensa "vai, vai, tanto ti riprendo quando voglio", perché sono due categorie più forte. Rispetta e gioca con la grinta consueta solo contro i primi 3/4. Quella vecchia volpe di Djokovic lo sa, allora recita la parte del povero vecchio sciancato da non prendere troppo sul serio ed El Cabezon ci casca. Non inferisce, giochicchia, sfarfalla e l'altro vince.
Ben Shelton: 7,5. Ben è un animale da competizione dal primordiale istinto attaccante. Tutto bello, tutto esaltante per vincere qualche partita o divertire il pubblico. Per stare coi primi dovrà rinunciare a un po' della sua esplosività anarchica per un maggior equilibrio. Già lo sta mettendo in pratica. Bravo a sfruttare il buco nel tabellone e arrivare in semifinale. Sinner è ancora troppo per lui.
Alexander Zverev 7. Con quel popo' di fidanzata, io agli slam non ci penserei più.
Tommy Paul 6. Come un Filini della racchetta, timbra il suo bel cartellino impiegatizio da quarti di finale. Di più, solo in caso di pandemia mortale e scomparsa di metà del genere umano.
Learner Tien 7. Se a 19 anni la spunti di mestiere, classe e astuzia su un ex numero 1 al mondo e vincitore slam, qualcosa vorrà dire. Intelligenza tattica da giocatore di scacchi, deliziosi e geometrici colpi mancini, calma orientale da vietnamita americano: c'è tutto per farti innamorare, annessi limiti di un fisico da torello e colpi troppo leggeri per ambire al dominio totale delle scene.
Joao Fonseca 6,5. È stato un abbaglio restare così abbagliati dopo l'exploit abbagliante con Rublev? Forse. Anche perché il russo (s.v.) oggi perderebbe pure da Vagnozzi. Sonego ci fa capire che il ragazzino ha ancora limiti di gestione tattica. Resta un piccolo fenomeno, una specie di Sinner che imita Federer. Fortissimo, ma ancora acerbo. Farà una SF slam entro fine anno.
Lorenzo Sonego 7+. Gorgheggia meno (sarà perché levo il volume), arremba di più. Lo Sharapovo bruno a Melbourne si scopre serial killer di baby prodigi. Prima Fonseca mescolandogli le carte da vecchio baro, poi un Tien stremato e per poco non porta Shelton al quinto.
Daniil Medvedev 4. Difficile interpretare quella espressione, sempre in bilico tra lo squilibrato serial killer e il poeta russo malato di tisi aspirante al suicidio. Forse, semplicemente, voleva starsene altrove con moglie e figlio appena nato. Invece degli uomini malvagi lo hanno buttato sul primo low cost per Melbourne. Ha bisogno di staccare la spina. Se per sempre o solo qualche mese, staremo a vedere.
Nick Kyrgios 3-. C'è qualcosa di più patetico di un quasi ex tennista che per mesi vomita deliri inverecondi sul numero uno via social come una qualsiasi influencer? Sì, un quasi ex tennista che poi aizza folle oceaniche e lo sfida apertamente anche sul campo (provocando lo stesso effetto di Povia che dissa Roger Waters) e su quel campo viene preso a sberle da un inglese da challenger. Tennista stra finito, ed è un peccato. Gli resta il web, qualche dissing meno ambizioso con un suo pari (con Tomic faceva anche ridere, sembrava si scrivessero da due manicomi diversi), due ciance sulla terra piatta su onlyfans. Magari una puntata a sorpresa della Bromance tossica con Djokovic, che invece di sfuttarlo per le cene col cretino gli spieghi cos'è il tennis.
Musetti 5,5. Se Sinner placa la quarantennale sete di vittorie dell'italiano medio in delirante crisi d'astinenza post Seppi e Lorenzi, lui dovrebbe sollazzarne l'animo con trame tennistiche deliziose. Invece ancora sembra soffocato, inespresso. Confuso su come usare tutto quel ben di dio di talento. Farà finale a Montecarlo con Sinner. La sparo così.
Taylor Fritz 4. Da aitante Baywach a Malibù a Gino bagnino sessantenne con la panza di Torvajanica. Di notte sognerà ancora il ghigno mefistofelico di Monfils che lo sta mandando al manicomio.
Correntin Moutet 7. Il sorteggio gli consegna un picchiatore australiano sul centrale ribollente di invasati tifosi locali da cui potersi far detestare. Sembra il regalo di natale per un bimbo. Correntin la carogna si diverte a sgonfiarlo, tra graffi e sadiche zampate. Gli si apre un tabellone che è un altro regalo, della befana. Lui sì che saprebbe come far fuori Sinner: con un coltellino a serramanico. La spreca, ovviamente, perdendo da un Tien semi azzoppato.
Mensik 6. Forse il più pronto dei teeneger emergenti, abbatte il muro cartonato di Ruud (4) alla distanza. Sempre alla distanza, si arrende al funambolo Fokina. Il più credibile tra i centosei eredi di Berdych (ma poi, perché deve nascere per forza un erede di Berdych, manco fosse Federer, Nadal o Borg?). Stesso fisico, gran servizio, rovescio letale, medesime roncole tondeggianti e, temo, anche lui con tre carnefici a sbarrargli la strada per gli slam.
Davidovich Fokina 7,5. Miracoli di Melbourne. Il circense funambolo perdente si scopre maratoneta vincente. Con lo stesso schema di parata e risposta, rintuzza i giganti picchiatori Aliassine e Mensik, e li finisce di fioretto. Il tutto recuperando da 0-2. Cotto come una pera lessa, cede a Paul.
Gael Monfils 8. Il più anziano vincitore di Atp ad Auckland, laddove si rigenerano le ossa dei vecchi soldati (ricordare Gasquet 2023). A Melbourne si supera, disinnesca e spazza via Giovannone Perricard, spedisce al più vicino neurodeliri Fritz, che giorni dopo il match vaneggia ancora sugli alieni. Dio solo sa dove trovi le risorse. Si arrende solo al suo fisico, prima che a Shelton, non prima di aver lottato altre tre ore. Standing ovation meritata (meditare Nole) per questo lottatore e show-man naturale, che pare un trapezista del circo acrobatico prestato al tennis.
Donne
Medison Keys 9. L'Epifania della Bugs Bunny. Torneo perfetto. Va a vincerlo senza colpi di fortuna, ma abbattendo in lotta una dopo l'altra le favorite Ribakina, Swiatek, Sabalenka. Svolta della maturità per l'eterna promessa dalle grandi sassate estemporanee. Testa, fisico, tattica e colpi da k.o. (quelli già li aveva).
Aryna Sabalenka 5,5. Fino alla semifinale è la solita passerella fatta di roncole disumane e moine, urla da squilibrata e balletti da pin up, sguardo assassino e occhietti dolci, fisico da baffuta giavellottista anni '80 della Germania dell'est e femminili pose sexy sui social. Questa buffa (mi fa anche molta simpatia) versione caricaturale di Serena dell'est sembra non avere rivali. È avviata al tris in Australia, quando incontra una più matura e con più testa di lei che la rispedisce a casa. Sfascia la racchetta per la rabbia, poi sorridente fa i complimenti all'avversaria con tanto di vezzoso sorrisino. Più che tigre sembra un gattone soriano in calore, castrato in finale da Medison.
Iga Swiatek 5. Anti diva, e lo sappiamo. Anti tennis, pure. Perennemente nascosta dietro quella visiera, frenetica, confusionaria, compulsiva. Vorrebbe che tutto intorno sparisse e restasse lei e il suo tennis monocorde, che dà la stessa emozione elettrizzante di una macchinetta sparapalle impostata alla stessa velocità e direzione per tre ore. Si accartoccia goffamente in volata contro Keys.
Jasmine Paolini 5,5. Forse questa è la normalità e l'eccezionalità è stata lo scorso anno, ma l'impressione è che la dolce Gelsomina sia completamente scarica. I sorrisi contagiosi hanno lasciato il posto al faccione imbronciato da "Il mio amico Arnold" che si ripete "Che cavolo stai dicendo Willy?". Cede di schianto al terzo set a una Svitolina poco più che normale. Malgrado gli eminenti pareri di esperti del settore per cui è solo un allenamento proficuo, forse urge una decisione sul doppio. Le ha dato grandi soddisfazioni, ma rischia di toglierle le energie fisiche e mentali per competere al meglio in singolo. Quante top ten ci sono che arrivano in fondo anche in doppio?
Elena Rybakina 4,5. Tanto bellina ed esangue come funerea protagonista di un film di Tim Burton. In irreversibile confusione tecnico tattica. Dentro e fuori dal campo. Ivanisevic, chiamato per mettere ordine a questo postribolo tennistico, pare sia scappato di notte. Medison Keys la batte con saggezza.
Danielle Collins 7+. La contessa Dani. Non si capisce se si è ritirata, cosa ci faccia ancora lì, forse un ultimo sardanapalesco tour d'addio prima di diventare mamma. A ben vederla, complice vestitino pre maman, forse incita lo è già. In campo sembra poca cosa rispetto alla jena ammirata qualche mese fa. Fa in tempo a battere un'australiana, farsi fischiare come nemmeno Djokovic, Medvedev e Moutet messi insieme dal pubblico di casa e a rispondere da par suo: sorrisoni, piroettes e inchini da prima ballerina alla scala, prima di invitare tutti a baciarle il culo, dandosi pacche alle terga. Mancano solo Boldi e De Sica a suggellare la scena regale. Mancherà.
Diana Shnaider 6+. La seguo da tempo con discreto interesse. Russa atipica, mancina bandanata, fisico tachiatello, dritto con cui dipinge e squarcia il campo, repertorio da doppista con tanto di rutilanti colpi offensivi e volée. Perde in lotta contro Vekic, perchè fisicamente è ancora due categorie sotto le migliori. Anche lei come Paolini dovrebbe fare una seria riflessione sul doppio.
Elina Svitolina 6,5. Partecipa alla festa in famiglia, col marito Gael che fa fuoco e fiamme. Dopo la maternità è tornata forte ma non fortissima. Senza un colpo risolutore ma con buon ordine, arriva ai quarti. Pure lei vittima della castigamatti Keys.
Paula Badosa 7. La signora Tsitsipas all'arrembaggio. Bistratta il fidanzato sugli spalti come faceva lui col compianto babbo Apostolos. Si issa fino ad una inattesa semifinale pestando con ritrovata efficacia. Nulla può con Sabalenka che, da brava amica, cerca di non infierire troppo.
Coco Gauff 4,5. Fallisce l'ennesima prova di maturità, e se non ci è riuscito quel volpone di Brad Gilbert, dubito possa avvenire mai. Si schianta contro Badosa, spettatrice quasi incolpevole di uno spettacolo da guinness degli errori/orrori gratuiti.
Taylor Townsend 7,5. Ormai doppista quasi a tempo pieno, Rosalina grassottina finalmente acciuffa la vittoria finale assieme a Siniakova. Sempre uno spettacolo sublime vederla volleare come una Martina di 120kg.
Anastasija Pavlyuchenkova 7. È da così tanti anni nel circuito che leggendo il suo nome in tabellone uno pensa abbia 56 anni. Invece ne ha "solo" 33. Gioca quasi part time, ma ogni tanto la nemesi di Sharapova piazza la zampata di classe. Acciuffa i quarti dove lotta con ardimento contro l'invasata Sabalenka, strappandole financo un set.
Naomi Osaka 6. Segnali di risvegli azzoppati.
Karolina Muchova 5. Sfortunata nel sorteggio, perde male da Osaka. Le speranze per una Wta più bella però passano per il suo braccio vellutato.