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venerdì 27 gennaio 2012

AUSTRALIAN OPEN 2012 – MURRAY, “IL SOGGIORNO AL VILLINO DEL CAMPIONE” IVAN LENDL



Day 12 – Il caso del giorno. Un operaio grida ad uno degli artefici della distruzione del paese “Tu non devi rompermi i coglioni”, ed il politico se ne va stizzito. Dov’è la stranezza? Ah, già. Nei paesi normali, gli esponenti di un regime che ha causato un disastro simile, non vengono mica attaccati verbalmente. Ma usati come cibo per le mosche


La leggenda narra di come Ivan Lendl, dominatore del tennis di metà anni ’80 (lontano da Wimbledon), vivesse schiavo di maniacali fissazioni, metodiche ed immutabili. Il perfetto “uomo di cemento”, l’antesignano del cambio racchetta con le palline nuove. Durante i pochi giorni di pausa da tornei ed allenamenti, mentre Becker si dava ad improvvisate october fest con birra bevuta in boccali da sei litri assieme a smutandate aborigene, Ivan era solito invitare un tennista nella lussuosa villa ranch in Florida, per qualche giornata di sollazzante vacanza-lavoro sui suoi campi personali. Una specie di riffa in stile fantozziano. Come il duca conte, che sorteggiava il nome di un sottoposto da portare con se al casinò. Ogni volta ne pescava uno, stando ben attento che fosse un over 80 Atp e non avesse grandi potenzialità di vertice. Estratto il nome, il fortunato crollava all’indietro dando una terrificante craniata alla cariatide di marmo raffigurante una mummia egizia. Quei giorni in villa, Ivan ed il fortunato “inferiore”, trovatosi anche a dover disdire una vacanza con moglie e figli alle cure termali, li trascorrevano nella più spensierata e gioviale allegria. Del resto è notorio come il ceco naturalizzato americano fosse un compagnone, quasi un tipo da osteria (funebre, magari).
Tra un drinkino analcolico e l’altro, Ivan si sollazzava nel maciullarlo in estenuanti allenamenti, tanto per non perdere il ritmo. Pare anche usando dei colpi di frusta. Puntualmente, il sottoposto, nelle settimane che seguivano il pernottamento al villino di Ivan il terribile, si trovava ad ottenere risultati sbalorditivi. Le sue prestazioni crescevano in modo impressionante. Il numero 120 finiva per mostrare un livello da ottimo top 30/40. Molti si chiedevano quale fosse il gran segreto del robot nato in Cecoslovacchia, ed allo stesso tempo capivano perché non fossero mai invitati tennisti tra i primi al mondo. Mica sciocco "l'inumano robot", da svelare i grandi segreti del successo a gente potenzialmente perigliosa.
Perché questo orrendo cappello iniziale? Si chiederà, in modo clamoroso, qualcuno. Si torna a qualche mese fa, quando fu ufficiale lo strambo quanto affascinante nuovo binomio lavorativo tra Murray ed Ivan Lendl. Tra gli aspetti positivi, oltre all’indole meticolosa e scrupolosa del nuovo coach, c’era proprio il rimando mitologico a quei “pernottamenti al villino”. In qualche modo, anche secondo me, il nuovo coach avrebbe potuto svelare all’urticante anatroccolo scozzese i trucchi del mestiere e come si fa a vincere uno slam. Lui che ci era riuscito a 24anni, dopo svariate scoppole. Tra gli aspetti negativi o che comunque mi facevano storcere il naso, v’erano i lunghi anni di volontario esilio dalle prime pagine e dal tennis, che Ivan s’era concesso. Perché se è vero che le basilari regole e vecchi trucchi rimangono immutabili, in venticinque anni il tennis s’è evoluto diventando quasi altra cosa, rispetto ai tempi in cui Lendl se la vedeva con Edberg o prima ancora con McEnroe.
Curiosità quindi nel constatare i frutti del connubio, a cominciare dal primo slam stagionale. Murray arrivava alla terrificante semifinale contro l’orco serbo, senza aver dovuto superare insidie particolari. Tutto in un giorno, per lo scozzese apprendista campione. Sarà il 16:9 ma mi sembra aver lavorato per rafforzare un fisico troppo spesso risultato inadeguato alle gran maratone, per via di un ben evidente rachitismo. E lo sappiamo che, se non hai un talento marziano, per battere quei due devi lavorare sulla resistenza e sulla forza.
Murray è straordinario nel portarsi avanti due set ad uno, quasi dando la sensazione che il gap con Nole (versione 2012, mica 2011) sia stato annullato. La lotta deve averli messi a dura prova. Come, immagino, anche le meningi dello spettatore medio, trovatosi per quattro ore a doversi sciroppare i primi piani di uno schivo Lendl e delle due fidanzatine. Due insipide bambolette di plastica che si agitano, zompano, urlano come invasate scimmie del circo Medrano. Sono bonazze (perché se non lo premetto qualcuno assai sagace mi scambierà per Cristiano Malgioglio che imita Aldo Busi), ma santo cielo, che spettacolo indegno. Nel quarto set i due, sul campo, danno proprio l’impressione d’esser reduci da una battaglia cruenta. Due pugili suonati, sembrano. Il meno suonato è quello clamorosamente sotto nel punteggio, Novak Djokovic. D’esperienza e pazienza, senza strafare, il serbo domina il quarto e vola avanti nel quinto. Torna il Murray che conoscevamo, quelle che spalanca l’orrenda fornace zeppa di denti alla rinfusa, smoccola, si trascina come un’ameba, s’inventa infortuni immaginari. Tutto fino a quando Nole, in un inatteso “ciapa no”, vuole farci capire che la benzina l’ha finita anche lui. Esaurita tutta in quel disumano urlo post-break. Sembra possa avvenire l’incresciosamente inatteso, sul 5-5 15-40, quando il serbo mostra quello che ancora manca ad Andy: Un coraggio leonino, nell’annullare la prima delle due opportunità che avrebbero mandato l’avversario a servire per il match. E la vittoria va al serbo, apparso però tutt’altro che invincibile come nell’anno di grazia 2011. 

6 commenti:

  1. Caro Picasso,
    bellissimo post come al solito, e fantastico cappello introduttivo! :)
    La partita di oggi, poco spettacolare dal punto di vista tecnico, è stata molto bella per la battaglia di nervi e i ribaltamenti di situazione, e nel complesso ci ha consegnato un Murray per certi versi rinnovato.
    Dopo un avvio stentato, Murray ha offerto un gioco più aggressivo e pungente, ma non sufficientemente concludente; ed è proprio l'inconcludenza ad averlo (ancora una volta) punito.
    Due grandi recuperi a inizio e fine match: prova di carattere per Murray, questo sì, ma infine anche no. Nei momenti chiave, infatti, si è cacato sotto come suo solito. Insomma, Lendl deve insegnargli a condurre le danze, non soltanto a starne al passo.
    Comunque, mi sembra, malgrado l'eliminazione in semifinale, ci sono progressi rispetto all'anno scorso (pronti a essere smentiti con l'imminente tournée americana, in cui Murray è solito collezionare eliminazioni al primo turno in serie).
    Infine, comunque, sono contento della vittoria del robot serbo. Penso che vincerà lui il torneo. O almeno spero. Insomma, Djokovic è scasso finche vogliamo, ma con Nadal si rigenera proprio come quest'ultimo fa con Federer.
    (Ahimé, Federer. Quanto mi è mancato il suo Tennis, oggi, vedendo il "power tennis" di questa semifinale).

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    1. Ciao Fabio,
      indubbiamente si notano progressi rispetto al passato ma, anche se non rassegnato come altre volte, rimane sempre incompiuto. In effetti, dopo il clamoroso aggancio da 3-5 5-5 avrebbe dovuto mettere in campo "los cojones". Lo ha fatto l'altro, invece. Ma rimango fiducioso. Purché neghi a quella bamboletta di caucciù di assistere alle sue partite. =)
      Probabilmente sì, ha molte più chance di vincere la finale contro Nadal un più abituato Djokovic (ripeto, a me non mi ha poi lasciato una grandissima impressione), rispetto ad un Murray che avrebbe faticato a recuperare le tossine fisiche e mentali di una eventuale vittoria.
      Ciao, a presto...

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  2. I primi piani delle fidanzate e di Lendt erano insopportabili!!!
    La scenetta fantozziana metaforica è carinissima, poi io sono molto affezionata a Fantozzi per motivi nostalgici. Cma la coppia Lendt-Murray avrà il suo fascino ma io tutta questa utilità non la vedevo, l'ho visto migliorato ma secondo me sta maturando e basta, Lendt non c'entra nulla, ma come hai detto te alla fine è di nuovo incompouto, forse meglio di perdere un'altra finale...
    Con Lundreg libero secondo me si doveva prendere lui.
    Jess

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    1. Sì, però ho aggiunto che sono "bone". Che altrimenti si dirà in giro che sono una checca simile a quelli che mettono dentro il gf come bestie da esposizione.
      Quanto a Lendl, anch'io non credo possa modificarlo radicalmente ed in fondo è al primo "esperimento" da coach...di sicuro è un tipo tutto d'un pezzo...

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  3. Ah, quasi dimenticavo: ma mamma Judy dov'era?
    Ammetto di averne sentito la mancanza :)

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    1. Ehhhh....mamma Judy. Era abilmente celata, con camicia di contenimento. Tenuta a bada da solerti infermieri. Meterà tutta la sua sagacia nella nazionale inglese di Fed Cup. Da quello che ho sentito.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.