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mercoledì 18 gennaio 2012

AUSTRALIAN OPEN 2012, IL GRAFFIO DI ROMINA


Day 3- Dal vostro inviato sulla baracca che affonda. “Rimanghi sulla pescaccina, perdio, rimanghi!”

Dev’esserci qualche strana deviazione, una distorsione della mente, nel voler attendere, fiducioso, l’alba, in attesa di questo strambo derby di tennis. Poco meno di una crudele carneficina, dicevano i bene informati. Vuoi mettere la Nostra “leonessa” Francesca Schiavone? La celebratissima campionessa del Roland Garros dal tennis completo e talento sovrumano, che ti ottunde le meningi e si dipana in un profluvio di “ahuiiiiii” ad accompagnare i rifrulli da carpenteria. Matura, ma giammai anziana, la nostra, con le sue quasi 32 primavere sulle spalle rachitiche. Avrebbe fatto un sol boccone (sempre i bene informati di cui sopra) della malferma e svogliata tennista da circo, Romina Oprandi. Una giocoliera senza fisico. Per giunta mezza svizzera, questa, con un accento che rimanda ai tempi di Peter Runggaldier.
Sarà perché “morrò pecora nera e non mi lego a quella schiera”, ma arrivo anche a promettere un carosello, ignudo bruco, all'ora di punta, per le vie della fremente città che pullula di bacherozzi con sembianze umane, se solo va come deve andare nel mio sogno di melassa.
E il campo, a volte, tramuta anche le utopie in dolcissima e smielata realtà. Regge Romina, regge. Altro che miserabili cazzi. Gioca in maniera divina questa ragazzotta basculante, che riesce a volare in modo vezzosamente leggiadro, pur rimanendo pesantemente piantata in terra. Il corpo soffre maledettamente, il braccio dipinge e la pallina vola: Eccone l’essenza finale. Inizia come meglio non potrebbe, sempre sospesa tra  antiche memorie da viaggio della speranza a Lourdes ed un magnifico dipinto di Monet. Tiene bene lo scambio da fondo, con ardimento. E poi piazza la stoccata, come puntellata lama che affonda nel burro. Ora un sontuoso rovescio lungolinea, ora un angolo stretto. Meglio ancora la proverbiale foglia morta che l’altra riprende, dando luogo ad un ricamato scontro a fuoco a rete. E ne esce vincente la tortorella. Ciò che più conta è lo sguardo e l’atteggiamento di Romina. Lo capisci subito che si sente bene, è ispirata ed ha voglia di giocarsela.
Schiavone inizialmente ha l’espressione convinta. Serena, sicura che tanto la partita la gira facilmente. Quando e come vuole. E’ campionessa, del resto. Ce lo sa, soprattutto lei, ce lo sa. Ne è convinta proprio. Malgrado il 3-1, il 5-3 la riprende in un baleno, oh sì. Tutta elettrica e con quel mascolino incedere a gambe larghe da maniscalco nell’antico far west, ricca di una spocchiosa baldanza che me la fa tanto simile ad un Nadal un po’ più maschile. La milanese si fa un più tesa solo quando Romina scappa anche ad inizio del secondo set. E’ fisicamente pompata a mille, la leonessa, corre e zompa su ogni palombella colorata dell’avversaria, ma sono i colpi a tradirla. Stecche raccapriccianti appena prova un rovescio a tutto braccio, doppi falli in serie, marchiane palline trucidamente sgozzate. Un po’ di preoccupazione mi coglie quando vedo la fisioterapista che ad ogni cambio campo maneggia il piede della Oprandi. Quasi non ci credi che il suo fisico dica nuovamente "basta", sul più bello. Inizi a pensare, con fatalismo, che a questa ragazza ne capitano più di Bertoldo.
Dalle tribune si odono grotteschi e commoventi “Vai Francieskia” con accento di Melbourne alta. Romina, malgrado il problema al piede, continua a il dolce martellamento, non lasciando niente per strada. Non concede all’avversaria appigli per rientrare nel match. Nessuno sfarzo inutile, alcun orpello scenicamente lezioso. E’ centrata e concreta. Via di immacolata accelerazione lungolinea chiusa a rete, e ancora smorzatine in sicurezza. Arma letale, usata con gran discernimento, stavolta. Un arcobaleno nel cielo azzurro, questa Heidi della racchetta.
L’altra, la vincitrice del Roland Garros, seguita nel suo spettacolo raccapricciante. Alza il sopracciglio, stizzita. Trotta e riprende palombelle che altre tenniste meno atletiche accompagnerebbero solo con lo sguardo, prima che Romina la uccelli con un beffardo tocco a campo aperto. Il match è tutto lì, in quel punto. Poi sgozza altre due palline, e per Romina è il meritatissimo trionfo. Elargisce sorrisi ed una entusiastica chiamata in diretta, col cellulare,  mentre è ancora in campo. Ci sarebbe da commuoversi, non avessi così tanto sonno e dovessi mettere il caffè nella moca. Cosa vuoi che sia per uno che ha visto, con un po’ di amara rassegnazione, le gesta dell’italo-svizzera, solo un paio d’anni fa (mica dieci) in un 10mila? Ferma, pesante, quasi dedita al tennis amatoriale, dopo un’invereconda serie d’infortuni degna di un treno bianco. Cosa vuoi che sia, allora? Niente. Un po’ di soddisfazione, e la convinzione che forse, ogni tanto, le sorti umane possano anche avere sbocchi inattesi, col talento che passa sopra le ingiurie della sorte.
Sarà anche per questo che, ascoltando poco fa le parole della Schiavone, per un po’ provo a chiedermi se sia una sua missione, quella di rendersi così scostante e supponente, fino all’estremo. Ha giocato male, lo abbiamo visto. Ma l’altra, un’italiana, ha portato a termine un incontro perfetto, non consentendole mai di entrare in partita. Bastava una palla, un miserabile, delicatissimo, 15 e sul 3-3 nel secondo, e tutto si sarebbe complicato, vista la diversa esperienza a gestire le situazioni complicate. Invece no. Anzi, la milanese ha dimostrato una volta di più quanto sia sopravvalutata la sua capacità tecnica, e soprattutto tattica. Dopo le prime battute, più nessuna smorzata, che pure la lenta avversaria avrebbe patito, nessun cambio di tattica in corsa, visto che nello scambio lungo, paradossalmente, la vittima era lei. Solo inutili frulloni che l’altra tramuta in dolci bignè alla crema.
Schiavone e tutta la schiera di stolti patrioti invece, commentano mestamente, come fosse una sconfitta dell’italia tutta, non capendo come a livello di classe e talento puro, Oprandi si è bevuta Schiavone. Lo vedo anche al tg, poco fa: “Male l’Italia, Schiavone perde da Romina Oprandi”. Non si sa se incazzarsi, o farsi una risata, per tanta, imbarazzante, idiozia.
C'è da sorprendersi se, come riportano, Romina, corteggiata dalla federazione Svizzera stia pensando seriamente a cambiare nazionalità? (ma che vada, e velocemente, anche). Certamente, da queste parti, non sprecheranno troppe energie per trattenerla. Dopo le non eterne Schiavone e Pennetta (32 e 30 anni), ci saranno le varie Errani, simil-Errani e Dentoni,  a tenerci in alto.
“Il peggior match della mia vita”, chiude la milanese dalla simpatia contagiosa. E se provassimo a girare la questione domandandole (magari un giornalista, lì, avrebbe anche potuto farlo, in termini un po’ più professionali dei miei): "Na domanda eh, Francè…non è che siamo stati traviati dai tuoi due ultimi Roland Garros? Per carità, due tornei giocati benissimo, una vittoria e una finale, ma senza battere grossi nomi. Tolte quelle due o tre occasioni, in due anni, il tuo livello è stato lo stesso pre-Parigi 2010, chiaramente. Una normale top 20, e basta. Di partite 'più brutte della tua carriera' come quella di oggi, io ne avrò viste almeno dodici. Le epifanie, restano epifanie, o no? Magari ce ne sarà una terza, ma sempre epifania rimane. Sentiamme, prova a vincere un torneo minore, almeno: Linz? Palma de Maiorca? Acapulco? Piccoli passi, modestia e pedalare, che altri due anni da top 20 li puoi fare. Con stima.”.

2 commenti:

  1. clap clap clap, come sempre
    ciao!!
    Bruno

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    Risposte
    1. Ciao Bruno, ben ritrovato...
      grazie per gli applausi, ma preferisco le noccioline. =)
      Scherzo, alla prossima...

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.