Si parte
in una nottalba di fantozziana tregenda, io e il Cencetti, che infatti ha il
volto da cencio smunto, alla volta di Roma: Internazionali d'Italia di tennis,
dopo la ponderazione di una notte alcolica. E' allora via, cappellino "Fossa del Leontigro - Caldaro",
e si parte. Il cielo è tristo e plumbeo e soffia un venticello bizzoso. Si
inizia con la surreale scena dell'allenatore di Shuai Zhang: ha
posizionato una telecamera in direzione del "sette" e applaude, da
solo e a ritmo tombale, i (pochi) punti della sua pupilla, rapidamente
ribaltata dalla giovane cherokee Keys, pesante, annoiata, ma molto
forte. Sullo stesso campo (pare una riserva pellerossa) si batte la volenterosa
italiana Di Sarra, sconfitta in due tirati set all'altra yankee Hampton,
in scadente forma e pattinante come cavallina sull'argilla, ma di categoria
superiore.
Sull'adiacente
campo 1 Berankis cede il primo set al canadese Pospisil, una specie di
Crouch che s’invola sulla fascia. Qui assisto all'evoluzione del tifo 2.0: una
svitata sulla settantina coi capelli color ciclamino, insulta prima uno, poi
l'altro, in piena neutralità british. Il lituano dal cavallo basso e dalla mano
fatata, a suon di velenosi cambi di ritmo, sembra poter ribaltare il risultato.
Perde tante occasioni, annesse caterve di palle break e chances di servire per il match e cede alla maggior solidità e regolarità
dell'avversario, cui hanno impostato buoni fondamentali.
Mathilde
Johansson travestita da “Ape maia” fuxia, doma in rimonta la Govortosova,
mentre discuto di vodka polacca con due fanciulle russe. Sono eccitatissime per
l’incontro del connazionale pappa da frenocomio Tursunov. E tutto ha un
senso. Le due sono una bionda e l’altra mora. Ma sono identiche, nei tratti del
volto e in tutto ciò che fa "tangenziale". Uguale anche il leggins da
rettoscopia. Cencetti di tennis non capisce un cazzo, ma giudica con gran
perizia i culi delle tenniste. Qui fa un’eccezione (8,5 alle due, dice). Mi fa
piacere vedere Melanie Oudin, simpaticissima, corta e buffa, brava a regolare
la spettrale Scheepers.
Di
fianco a me un vispissimo tizio sui 95 anni, si lascia andare: “Questa Dominguez
Lino cammina come un uomo, me pare la Schiavone!”. Come la nostra
Francy, l'iberica cammina infatti col passo da John Wayne vittima di attacco
emorroidale. Ma in comune con lei anche l’età avanzata e una diabolica capacita
da terricola vera di liftare, arrotare e dar di slice. Si complica un po’ la
vita contro Mirjana Lucic, ma la spunta. Quelle della croata rimangono però
le terga di giornata (e solo quello). Cencetti annuisce, e si spinge ad un 9
pieno.
Mi reco
alla missione vettovaglie, mentre sul “Pietrangeli”, incredibilmente, Cipolla
vola: 6-0 a Rosol. Non male per il romano, ripescato all’ultimo minuto e
che da mesi pare non averne più. Al mio ritorno il ceco ha iniziato a prendere
il rettangolo e vola, 6-1 3-1 (chiuderà 6-1 6-2). Cencetti versione Vanni ha
intanto rimorchiato due nordiche. O almeno così sembrano. Bianchissime, con la
pelle arrossata anche da questo flebile sole. Penso siano danesi o islandesi.
Invece parlano il dialetto di Tor bella Monaca. “Sti cazzi de Nadal, un culo quanto ‘na capanna. Ha beccato 'sto cesso
de Andujar in semifinale a Madrid…”. Lascio l’allegra comitiva, anche
perché, se l’impressione non mi inganna, siamo in età da processo Ruby.
Troppo
leggero il fantino pugliese Fabbiano, per poter infastidire il
mostro dal collo taurino Berlocq. L'argentino arrota e muggisce come
stesse per espellere un polmone. Altro giro sul “Pietrangeli”, per godere di un
Gulbis
in gran palla, demolente, sui miseri resti del Dracula coatto dal rovescio
schioppettante Ungur. Lì vicino m’imbatto in un allenamento di Granollers e
Ramos. Due avventurieri li seguono con interesse. Poi li riporteranno in
reparto.
Sullo
stesso campo dove ha perso Fabbiano, Giannessi è ischerzato dal vecchio
“rato” Montanes. Il ratto che gioca col gatto (senza uno straccio di
rovescio). Altro giro, altra giostra. Stavolta è Gianluca Naso, su quel
campo, impegnato ne possibile match con Dutra Silva (brasiliano che è la
linea d’ombra tra l’orrore e il ribrezzo). Poco me ne cale, poi vincerà.
Mi
assiepo al campo di fianco, dove già zompetta la leggiadra (e molto bella) Alexia
Virgili, refrigerio per gli occhi. Cencetti si sbilancia per un 7+, ma
io le darei l’oscar “topa” di giornata. Compito improbo, contro l’esperta Anabel
Medina Garrigues. Lei, Alexia, una brillante, mite e vezzosa 26enne, ma
dilettante a tutti gli effetti. Uscita vittoriosa dal torneo di
pre-qualificazioni, sembra possedere buone doti naturali (questione di geni
familiari, visto che è la sorella dell'ormai mitologico Adelchi), rimaste
grezze. Mancina, con un rovescio bimane (anche lei) di pregevolissima fattura,
naturale, e gradevole. I genitori devono aver concepito la prole guardando
partite a ripetizione di Connors e Mecir. Dritto impresentabile, a livello pro,
che spesso gioca in agricolo slice. Al mio fianco, scopro che una cougar tutta
di fuxia vestita, sul cartellino ha scritto “Medina Garrigues”. Sarà la mamma.
Assieme a lei altra gente. Uno, con valigetta placcata in oro, si chiama Aznar.
Per dire.
Alexia
parte fortissimo, a tutta smorzata compulsiva. Alcune splendide, altre sconclusionate.
L’iberica (qualche giorno fa a un passo dal battere Serena) perde il primo set
da una ragazza che gioca solo i campionati Open di Toscana. Impazzisce. Ci
capisce poco, pare stanca. Chiama due volte il coach per farsi spiegare come
fronteggiare il gioco dell’avversaria, tanto dilettantesco, quanto
imprevedibile. L’entourage dell’iberica è sbigottito. Odo dei “pequena”,
piccolina. Evidentemente credono l’italiana sia una quindicenne sconosciuta e
in ascesa. Di quindicenne c'è solo l'esperienza. E a questi livelli, la paghi
tutta. Rischia di scappare anche nel secondo, ma fallisce troppe occasioni, fa
sempre la scelta tattica sbagliata e l’altra la spunta in rimonta. Due parole
sulla bella Alexia, e sul fratello. L’italia ha due grandi talenti inespressi.
Uno poteva essere, se non il nuovo Federer, un probabile Dolgopolov italiano,
stroncato da infortuni e cattiva gestione. L’altra una tranquilla
professionista da top 100/150 almeno, ma ha optato per lo studio. Entrambi hanno
un atteggiamento in campo scriteriato, tipico di chi non ha erudimenti tattici,
col carico di gran docilità caratteriale. Difficile pensare a qualcuno che
metta sul banco, ora, centinaia di migliaia di euro per formare le carriere di
tennisti già grandi. Rischiando di non guadagnarci nulla, se diventassero
“solo” top 100. Il talento c’è ma rimarrà così, anarcoide e impresentabile, nel
mondo dei pro.
grande Xav! Un turno lo possiamo anche superare a sto giro visto che toccherà un quali (dipende quale). Pare esserci un bel clima lì a Roma, soprattutto fuori dai courts.
RispondiEliminaAh, speriamo in Stanislas a Madrid.
Scommetto che un obolo sullo svizzero2 a 5,50 ce lo hai messo....
Un saluto da ste...
Ciao Ste. Ha preso Kuznetsov. Bene, visto gli altri...ma oggi ho visto il bekga spaccare racchette e buscarle nettamente da Kohli...vediamo domani.
Eliminaho azzeccato il vaticinio su madrid...mi han detto...lo spagnolo non al massimo ha lasciato 5 game al giocatore che ora pare quello più in forma sul rosso. Al RG non vedo chi possa impensierirlo, se Nole azzecca la partita della vita forse.(Nadal 90%, Dj 10%)
RispondiEliminaSpiegami una cosa: xavier spacca racchette in allenamento???
ste.
Visto per un'ora buona, sul campo 8, praticamente a contatto coi giocatiri. Simulazione di match con Kohli. Dopo aver perso 10 punti di fila (quasi tutti gratuiti), s'è spaccato la racchetta con violeanza sulla suola. E l'ha regalata a un ragazzino. quello vicino a me ha detto che ne aveva spaccata un'altra.
EliminaVisto ora di Stan, ci stava provare il colpo.
Molto divertente, Picasso. Il tuo Cencetti mi ricorda una mia segretaria, un po' bruttina in cerca perenne di marito, che andava a qualsiasi manifestazione per "cuccare". Così diceva.
RispondiEliminaA Madrid per Stan la finale era senza speranza dopo le due partite notturne vs. Dimitrov e Berdych. Comunque, venerdì persino il giudice di sedia si era entusiasmato per il gioco di Stan. "C'est génial ce que tu fais-là", gli diceva. Lui sorride lusingato, arrossisce e perde il secondo set !
Ciao Picasso, vorrei esserci anch'io a Roma.
Anna Marie
Wawrinka ha fatto già molto. In finale penso fosse normalmente scarico. E poi non giocava mica contro l'ultimo arrivato, ma contro il primo di sempre sulla terra. Non male quindi...certo è che con un Federer e Wawrinka da top 10, incredibile che in David non andiate mai lontano.
EliminaCiao Anna Marie, alla prossima.